Con buona pace delle autrici della serie TV su Cleopatra, non c’è la più remota possibilità che l’ultima Regina d’Egitto fosse anche solo abbronzata. Ma la posta in ballo non è solo la correttezza filologica.
L'omicidio di Alika Ogorchukwu è divenuto da fatto di cronaca a spunto di polemica politica in campagna elettorale. Polemica che si potrebbe però rigirare contro coloro che l'hanno avviata. Cosa hanno fatto i progressisti quando, in passato, era l'immigrato a uccidere l'italiano per futili motivi?
L’Università di Melbourne ha conferito sei dottorati honoris causa. I premiati avrebbero una “colpa”: quella di essere tutti maschi e bianchi. La Snow Medical Research Foundation, uno dei maggiori enti non profit australiani che finanzia la ricerca medica, ha interrotto ogni rapporto con l’ateneo.
Il Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, alla cui guida nel 1968 salì Stuart Hall, si rivelò una fucina di pensatori e di idee in grado di riconfigurare negli anni a venire concetti come cultura e società. I lavori di Hall sono molto utili ad individuare la forte affinità col pensiero di sinistra occidentale.
Il libro analizza gli ultimi cinquant'anni cercando di leggere tra le righe degli eventi e spiegare come e perché sia mutata la società. Imprescindibile per lo studioso di cose americane, interessante e prezioso anche per gli altri.
Gli afroamericani in passato hanno subito vergogne e ingiustizie, ma oggi sono la minoranza più tutelata dell’intero Nordamerica, anche quando queste tutele scadono nell’ingiustizia verso i bianchi o nel ridicolo verso il buonsenso.
Gli Europei di calcio sono risultati un evento sportivo che, per la prima volta nella storia, è stato saturo di riferimenti politici continui (per di più unilaterali: LGBT, multietnicità, rispetto della diversità ecc.), ma che alla fine ha trovato la loro smentita proprio sul campo da gioco.
Far doppiare i bianchi solo da bianchi, i neri da neri, gli omosessuali da omosessuali: questa è una delle ultime derive che ha preso piede tra le major dell’industria cinematografica. Poi ci sono le polemiche sull'etnia degli attori o le tematiche sempre più politicizzate.
E alla fine si scoprì che la causa del tragico gesto del giovane Seid Visin non sarebbe "il razzismo" bensì il lockdown. Un clamoroso rovesciamento di fronte, se si pensa che gli stessi "anti-razzisti" che hanno strumentalizzato la morte di Visin spesso sono anche i più accaniti sostenitori delle chiusure e delle restrizioni.
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