di Emanuele Mastrangelo e Daniele Scalea
Ci risiamo. Netflix propone l’ennesima rilettura woke della storia, questa volta con un docu-film in cui Cleopatra è impersonata da un’attrice nera. Non è una mera “licenza artistica”, su cui già ci sarebbe da questionare. In quanto documentario, Queen Cleopatra ha pretese di corretta divulgazione storica e fin nel lancio fa pesare il colore della pelle che assegna alla regina egizia: una delle intervistate afferma che “è possibile fosse un’egiziana” (in senso etnico), mentre un’altra si spinge anche oltre con un memorabile esempio di rigore storiografico: “Ricordo mia nonna dirmi: Non mi interessa cosa ti dicono a scuola, Cleopatra era nera”.
Parlando del caso, un articolo de “La Stampa” afferma che “l’etnia di Cleopatra è stata a lungo al centro di discussioni accademiche”: una frase che punta a far sembrare che, in fin dei conti, l’ennesimo caso di blackwashing non sia altro che una legittima posizione con basi storiografiche, magari controverse ma solide.
La realtà, invece, è che non vi è alcun dubbio sull’appartenenza di Cleopatra VII Tea Filopatore (69-30 a.C.), regina d’Egitto, al gruppo umano che in epoca di politicamente corretto non possiamo chiamare “razza bianca” senza essere tacciati di “suprematismo”. E questo nonostante qualche possibile (ma assai improbabile) quarto di sangue egizio a cui s’attacca il sostenitore del blackwashing, poiché gli stessi egizi antichi erano un popolo mediterraneo, non certo dalle fattezze subsahariane.
Cosa è e a cosa serve il blackwashing
Il blackwashing è quella pratica wokista che da diversi anni sta inserendo a forza la “società multirazziale” in contesti anacronistici, fino alla falsificazione etnica dei personaggi principali della storia, in cinema, opera e teatro. La cosa parte con un improbabile personaggio africano piazzato in una trama europea (tipicamente Morgan Freeman in Robin Hood, 1991) e arriva alle nobildonne di colore durante la Reggenza Inglese (1811-1820) di Bridgerton. In mezzo abbiamo Achille, Zeus, San Pietro, Giovanna d’Arco, Giulio Cesare e Margherita d’Angiò (solo per citarne qualcuno) interpretati da attori d’origine africana. Oltre ad anonimi legionari romani, guerrieri celti, monaci cistercensi, bibliotecari francesi del XVII secolo in film, serie TV e documentari.
Ogni uscita di questo genere – pudicamente travestita dietro la locuzione “Color-blind casting“, “audizioni senza guardare al colore della pelle” – suscita puntualmente ondate di indignazione fra il pubblico bianco e contro-ondate di scandalizzati articoli in cui si biasima il “razzismo” e il “suprematismo” di chi non è esattamente contento nel vedere un personaggio della propria storia interpretato da un attore proveniente da un contesto etnico non conforme alla realtà storica (cosa si direbbe di un Nelson Mandela interpretato da un attore bianco?).
Di che colore erano gli egizi?
Prima di concentrarci su Cleopatra, sgombriamo subito il campo da un equivoco. Il “Nord-Africa” non è “Africa” intesa come “continente nero”. Il Nordafrica sta nella subregione euromediterranea (parte della ecozona paleartica) per fauna, flora e popolamento umano, separata dal resto della massa continentale africana (ecozona etiopica) da quel deserto del Sahara che è una barriera semi-impenetrabile, al contrario del Mar Mediterraneo che (come le cronache di questi giorni dimostrano) è invece un’autostrada aperta e senza pedaggi.
Gli Egizi marcavano molto la loro differenza razziale con i Nubiani, rappresentando loro stessi bianchi (le donne) o abbronzati (gli uomini) e neri, nerissimi gli “africani” stricto sensu provenienti da sud della Seconda Cateratta. Greci e Romani rappresentavano con perfetto realismo gli abitanti di Cartagine, Cirene, Alessandria, Meroe e in nessun caso troviamo un Annibale o un Sant’Agostino dai tratti somatici sub-sahariani (altresì raffigurati con rigore etnografico quando necessario). Del resto la geografia antica distingueva fra il “Nordafrica” e la “Etiopia” intesa come “Africa Nera”, nonostante la massa continentale sia stata poi chiamata grossolanamente col nome di una regione fra Cartagine e la Numidia.
La greca Cleopatra
Cleopatra, tuttavia, etnicamente non era nemmeno egizia. Si trattava dell’ultima discendente della dinastia tolemaica, impostasi due secoli prima sul trono egiziano, quando il satrapo Tolomeo si proclamò faraone. Questo Tolomeo veniva dalla Macedonia, ossia da un regno greco. Là era stato uno dei somatophylakes (guardie del corpo) di Alessandro Magno, accompagnandolo nella conquista del suo impero e, al disfacimento di quest’ultimo a seguito della morte prematura del sovrano macedone, ricevette il dominio sull’Egitto.
La dinastia tolemaica era una di conquistatori stranieri. Per quanto si arrogassero il titolo di “faraoni”, i nomi che si davano, ancora 250 anni dopo (quando la dinastia finì), erano solo greci: Tolomeo, Cleopatra, Arsinoe, Berenice. I loro appellativi erano in greco: Soter, Philadelphus, Euergetes e via dicendo, fino a Philopator, quello della “nostra” Cleopatra (VII), che significa “che ama il padre”. Per inciso, il nome Cleopatra significa, in greco, “gloria di suo padre”.
I regnanti tolemaici non risiedevano a Menfi ma ad Alessandria, la colonia greca fondata da Alessandro Magno: una metropoli in cui i greci convivevano con egiziani ed ebrei, ma in cui le tre etnie rimanevano alquanto separate. La ben nota Biblioteca di Alessandria fu creata come centro della cultura ellenica: faceva parte di una più ampia istituzione culturale, il “Museo”, dedicato alle Muse (divinità greche), e collezionava testi scritti in greco; le opere scritte in altre lingue venivano sistematicamente tradotte per entrare nel “catalogo” della biblioteca.
I membri della dinastia tolemaica parlavano in greco, rifiutandosi di imparare la lingua egizia. Cleopatra VII è ricordata propria come la prima faraona tolemaica ad aver appreso l’egiziano, ma nel quadro di un più vasto talento per le lingue che la portò ad apprenderne molte altre. Per meglio preservare il sangue intatto, i discendenti di Tolomeo si sposavano tra loro; spesso persino tra fratelli e sorelle. Cleopatra VII era molto probabilmente frutto di un’unione di questo tipo (sebbene permanga qualche incertezza sull’identità della madre) e, prima di sposarsi con Marco Antonio, ebbe due suoi fratelli per mariti. Quando non sposavano una sorella o una cugina, i faraoni tolemaici sceglievano mogli elleniche (non necessariamente dalla Grecia, ma sempre da dinastie regnanti di sangue greco). L’unico accertato innesto di sangue non greco nella dinastia fu rappresentato da Cleopatra I Sira, moglie del quinto faraone Tolomeo V Epiphanes: la madre era una principessa pontica di sangue persiano, mentre il padre aveva un’antenata sogdiana. Stiamo comunque parlando di etnie indo-europee e siamo ben lontani dall’Africa nera.
A parte le origini familiari, su Cleopatra abbiamo anche una certa disponibilità iconografica. Oltre alle monete con la sua effigie, sono stati conservati almeno due suoi busti coevi (uno si trova all’Altes Museum di Berlino, l’altro ai Musei Vaticani). I busti e le monete non hanno colore, ma permettono di conoscere gli altri tratti somatici – e non vi si ravvisa alcun indizio d’origine subsahariana.
La prova definitiva potrebbe trovarsi in un affresco di Pompei: comparandolo coi suddetti busti e monete, si è stabilito essere molto probabile che raffiguri Cleopatra VII, cui è coevo. E questo affresco non lascia dubbi, poiché la pelle della presunta faraona è bianchissima.
Conclusioni
E sì: perché, con buona pace delle autrici della serie TV su Cleopatra, non c’è la più remota possibilità che l’ultima Regina d’Egitto fosse anche solo abbronzata (le donne del resto fino a qualche decennio fa evitavano il sole, come i biblici versi del Cantico dei Cantici rammentano). Questa “finestra di Overton” va dunque subito chiusa senza appello rigettando per quello che sono, balle politicamente interessate, i tentativi di seminare dubbi intorno all’origine di Cleopatra. La posta in ballo non è solo la correttezza filologica: la sostituzione etnica non è affatto una fola, come dicono i detrattori del Ministro Lollobrigida che ha osato evocarla in pubblico; e la sostituzione etnica comincia innanzitutto inserendo equivoci e bufale nelle teste dei meno avveduti, complici una ben nutrita legione di volenterosi carnefici della nostra identità.
Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è redattore capo di "CulturaIdentità" ed è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).
Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.
Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).
Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.
👍
Una tendenza culturale imposta, satura di idiosincrasia, e più distruttiva di una contaminazione nucleare. Forse l’unico mezzo possibile per disinnescarla.
Nel tempio che a Mantova (sulle colline sovrastanti la città) il poeta Virgilio dedicò al divino Cesare Augusto ci sono due ritratti in pietra scolpita della regina Cleopatra. In uno il colore della pietra in corrispondenza del viso é grigio scuro. Nel secondo in porfido é sappresentata accanto a
Marco Antonio. Presenta il naso schiacciato e una marcata piega sulla palpebra superiore. Queste sono caratteristiche somatiche dei popoli Nilotici. L’autore delle sculture dovrebbe essere Aulanio Evandro che ben conosceva Cleopatra essendo stato portato da Atene a Alessandria d’Egitto da Marco Antonio e da qui a Roma come schiavo da Ottaviano.
Nel tempio che a Mantova (sulle colline sovrastanti la città) il poeta Virgilio dedicò al divino Cesare Augusto ci sono due ritratti in pietra scolpita della regina Cleopatra. In uno il colore della pietra in corrispondenza del viso é grigio scuro. Nel secondo in porfido é sappresentata accanto a
Marco Antonio. Presenta il naso schiacciato e una marcata piega sulla palpebra superiore. Queste sono caratteristiche somatiche dei popoli Nilotici.
Forse ti riferisci alle colline del Garda, perché Mantova non ha colline nel raggio di 20 km.
In realtà Virgilio non dedicò alcun tempio a Cesare Augusto, ma lo immaginò poeticamente. In ogni caso saremmo curiosi di vedere la foto di questi ritratti d’epoca augustea, che sono anche ben conservati, perché su internet cercando “cleopatra + mantova” (anche in inglese) non esce altro che un busto rinascimentale. Peraltro, che il colore della pietra fosse scuro non rileva, visto che le sculture erano spesso colorate.
Comunque, che Cleopatra potesse avere anche solo una goccia di sangue nilotico nelle vene è completamente da escludersi a meno che qualche sua antenata non abbia avuto avventure extraconiugali con qualche schiavo proveniente dalla Nubia.
Mantova é pianura e collina e la Pieve di Cavriana é posta di fronte alla Basilica di Sant’Andrea di Mantova. La Pieve fu costruita col materiale ricavato dalla demolizione del tempio romano etrusco adiacente. Il tempio fu dedicato dal poeta Virgilio immortale al Divino figlio di Dio Tribuno della Plebe Dio Salvatore. Se mi mettete in condizione vi invio le fotografie.
Si tratta del tempio di cui parla Virgilio nel libro terzo delle Georgiche. È posto a 30 km di distanza dalla città esattamente dirimpetto alla fine delle colline moreniche del lago di Garda. È un territorio patrimonio dell’UNESCO per gli insediamenti dell’età del bronzo ma importante anche in epoca etrusca e romana. Di questi ultimi insediamenti si parla ancora molto poco.
Se Cleopatra era una figlia illegittima del Faraone e di una concubina nilotica queste caratteristiche somatiche sono compatibili. La scultura (Aulanio Evandro?) ha caratteristiche pittoriche e prospettiche che sono quelle che verranno riprese nello stiacciato del Rinascimento.
Antonio e Cleopatra sono rappresentati accostati. Antonio più in alto e con caratteristiche somatiche caucasiche porta sopra la testa un’aquila. Cleopatra un gradino in basso ha caratteristiche somatiche nilotiche. Questo in una più grande scultura che rappresenta il Dio Ammone e Ottaviano Cesare Augusto Faraone d’Egitto.
Nel tempio di Mantova, che era dedicato a Agdos la madre degli Dei, Cleopatra è divinizzata e rappresentata come Iside. Questo corrisponde alle tradizioni romane che assumevano nel proprio pantheon le divinità straniere. Non era sicuramente nella volontà di Augusto uccidere Cleopatra che voleva solo portare con sé nel trionfo a Roma,diversamente da Cesarione che sicuramente fece uccidere. Col suicidio la Regina fu divinizzata e questo Ottaviano lo riconobbe. Sicuramente non ebbe alcuno scrupolo nel fare uccidere Cesarione.
Why do you call Adele James black? She is the actress who portrays Cleopatra VII in the docudrama. However, she does not look black, but is a sort of light brown. She is mixed race but far from looking black.
There is not only uncertainty about Cleopatra’s mother but also about her grandmother. Her father was called a bastard. So it is likely she had some recent Egyptian ancestry. So we really don’t know what Cleopatra’s skin tone was. It may be not that far off from that of Adele James. Start with Episode 1 at about 17 minutes, and you can see Adele in the sunlight.
And what difference does it make to the story told in the docudrama?
It makes a huge difference because portraying an historical figure that clearly belonged to a certain race as another race is falsifying history! Although we don’t know exactly who Cleopatra’s mother was we can confidently affirm she was caucasian because of her European ancestry and the strict practices of intermarrying which maintained her ethnic lineage, not to mention the obvious evidence of her appearance left to us by the many statues and coins depicting her. Because of these two facts we know beyond the shadow of the doubt that Cleopatra was caucasian and had caucasian traits.
But, aside from the Cleopatra controversy, this “blackwashing” goes way beyond the individual instances, it’s a tool of the extreme left to conquer the world.
As an Italian-American living in the thick of it, I am getting totally fed up by this “woke” movement bent on the systematic defaming, diminishing, detracting and appropriation of European and American history which is, in plain terms, nothing less than an assault on the “white man” himself, his culture and his heritage!
Why is this done, you may ask? Officially, to wrestle away the unfair hegemony of power from the “evil, white man.” In reality; to conquer and subjugate the only race that has being capable of creating free, advanced and enlightened societies and still stands as the last bastion of freedom in the world. Many European countries, Canada and Australia, however, have already being subdued, but America still hangs on, though if things don’t change soon, will be conquered as well.
The conspirators’ plan (a.k.a politicians and their financial sponsors, the rich world’s elite) is to take complete control of the world by first destroying “white people” and taking over their countries by various means, including but not limited to:
Destroying public schools mission and effectiveness of educating our children in secular subjects.
Indoctrination children in schools and colleges against own country, capitalism, patriarchy, heterosexuality, Christian religion, the family, morality and anything that has to do with national identity and pride;
Promoting savage immigration to replace white people with populations and races that have extremely different cultures and values, that have no common history, nor language nor religion with Europeans and who, in many cases, flat out hate them. Because of those facts, new “immigrants” often do not feel any particular affection or allegiance to their hosting countries, they do not understand their values and democratic principles and fail to integrate;
Demonizing and removing law and order, thus creating chaos. Chaos creates malcontent, malcontent demands actions by politicians, politicians blame each other for the situation while hiding their own responsibilities, they then implement draconian and oppressive measures to “resolve” the problems they created in the first place thus gaining more power over the people;
Manufacturing economic hardship through inflation, closing of factories and mines, social unrest and health crises;
Through environmental nazism, which promotes extreme regulations and demands absurd actions such as: destroying all cows, stop cultivating crops, closing coal mines and stop drilling for oil, which in turn causes more economic hardship. (Let me open a parenthesis and share with you a little secret as to why this is also done: the politicians who push for these actions, aside from ideological reasons, have invested heavily in emerging technologies such as solar and wind, or have received bribes from other countries that want to export their products, and that is why they promote policies they know are detrimental to their countries. In their minds those politicians and rich corporate people who control their counties and the world, believe they have the right to control them and get rich in the process.);
Either hiding, changing, or denigrating white people’s history, which will result in self doubt, self shame and self hate;
Promoting intermarriages, which will “dilute” and eventually eliminate “white blood” and thus create an homogenous, barely educated, brown race that will be easily controlled.
That is the world’s elite final goal; to destroy white societies and replaced them with a more complacent and controllable, generic, brown race, thus allowing them to install a universal dictatorship that oppresses billions.
And this is why white people get really ticked off by backwashing; because it is a mean to an end, namely the end of the white race.
Condivido in pieno tutto quello che avete detto. “Blackwashing” e’ un metodo per cancellare la cultura Europea sia in Europa che in ogni altro paese del mondo fondato dagli Europei per motivi politici e dunque di potere. Ed e’ assolutamente vero che la sostituzione etnica comincia prima inserendo interpretazioni sbagliate o interamente false nei cervelli di gente meno colta, creano cosi’ legioni di imbecilli ben disposti a distrugge la nostra identità. Io vivo negli Stati Uniti da moltissimi anni ed ho visto questo processo prendere sempre più piede nelle nostre scuole e università, culminando poi in violenza sfrenata in opposizione a Trump. I nostri giovani sono stati indottrinati nel credere di essere cattivi e di non aver mai fatto nulla di buono, mentre le altre razze di essere sempre vittime dei bianchi e di non far mai niente di male. Entrambi teorie sono completamente false! Continuate a contrastare la menzogna, a difendere la cultura Europea ed a dire sempre la verità.