Salvarsi dal wokeismo: la comunità come antidoto all’homo homini lupus liberista
Il disagio che la nostra società sta subendo a causa del wokeismo è funzionale agli interessi delle classi dominanti e va combattuto partendo dalle comunità.
Il disagio che la nostra società sta subendo a causa del wokeismo è funzionale agli interessi delle classi dominanti e va combattuto partendo dalle comunità.
Dato per assodato che non esiste un concetto di felicità che si attagli a tutti gli individui, occorrerebbe però una riflessione seria, da parte della filosofia conservatrice, su quali siano perlomeno i tratti essenziali di una vita felice e soddisfacente.
Il problema del mito non è correlato solo ed esclusivamente al pensiero scientifico, attraverso l’individuazione dei limiti che intercorrono tra esso e quello primitivo. È correlato anche e soprattutto alla teoria dello Stato.
“La libertà è il riconoscimento della necessità”. Così si è espresso, citando G.W.F. Hegel, lo scorso 26 Gennaio in un intervento al Bundestag il ministro della sanità tedesco Karl Lauterbach.
Inutile criticare il “Green Pass” all’italiana sul piano della legittimità giuridica. Un limite all’arbitrio del legislatore in materia sanitaria può essere invocato solo sulla base di una precisa visione dell’uomo e del suo rapporto col mondo.
In un'epoca in cui lo Stato pretende (con successo) di limitare le libertà più essenziali del cittadino, c'è una parte di Destra che continua a chiedere "più Stato". Dimostrando così di non averci capito nulla della fase che stiamo vivendo.
La sconfitta dello Stato è essenzialmente questa: forzato dall’esplosiva situazione sociale esso sarà costretto, volente o nolente, alle riaperture, pur con una significativa percentuale di persone ancora a rischio. Perché il covid-19 uccide, ed è bene ricordarlo, ma lo fa anche la fame.
Tradizionalmente, nel Vecchio Continente, la parte cooptata dagli apparati è rappresentata dalle forze progressiste. È oggi possibile modificare questa congiuntura storica. Nel panorama della Sinistra si fanno strada approcci costruttivisti che gli apparati non possono che vedere come nocivi.
L’Istituto «Stato e Partecipazione» nasce nella profonda convinzione che sì, anche in un’epoca "moderna" come la nostra, le migliori armi dell’uomo siano riposte nell’identità, nella responsabilità contro l’ipertrofia dei diritti, nell’amore per la propria comunità e per la Nazione intesa come entità che abbraccia sia le generazioni passate che quelle future.