di János Nagy
La questione della supremazia del diritto europeo

La supremazia della legge dell’UE fu stabilita nei trattati istitutivi e sviluppata nei precedenti legali della Corte Europea di Giustizia. Si può parlare di questo principio fin dal caso “Costa v. ENEL” del 1964. Merita però d’essere menzionata anche la sentenza Van Gend en Loos del 1963, che per prima stabiliva l’effetto diretto dei trattati. Secondo il principio della supremazia della legge europea, qualora ci sia un conflitto tra una norma UE e una nazionale di Paese membro, prevarrà sempre la legge europea. La motivazione fondamentale di detto principio è assicurare che i cittadini siano protetti da una norma europea uniformemente in tutto il territorio dell’UE.

È problema costituzionale generalizzato nell’UE come la legge nazionale d’uno Stato membro, specialmente la sua Costituzione, si rapporti col diritto dell’Unione Europea. La questione principale è se le corti costituzionali nazionali possano esaminare la conformità delle leggi UE con la Costituzione nazionale. Gli Stati si sono divisi nella soluzione: alcuni hanno adottato una teoria “monista”, altri una “dualista”.

Da un lato della disputa, con l’obiettivo d’una integrazione più profonda, c’è l’UE, stabilita da Paesi sovrani che hanno scelto di limitare la propria autorità cedendole competenze. Dall’altro lato c’è lo Stato membro, la cui soluzione al problema dipende dal modo in cui legifera e fa rispettare le leggi. Le decisioni delle corti costituzionali degli Stati membri di tanto in tanto infiammano un dibattito che non si è saputo risolvere in cinquant’anni.

Cosa ne pensa la Polonia?

Sulla questione della riorganizzazione del sistema giudiziario polacco, il Tribunale Costituzionale, udita la mozione del Primo Ministro, ha dichiarato le leggi europee non compatibili con la Costituzione polacca nella misura in cui gli organi UE agiscono al di fuori delle competenze delegate dalla Polonia stessa. Il Primo Ministro Mateusz Morawiecki desiderava una risoluzione esaustiva sul problema della collisione tra diritto europeo e Costituzione. Secondo il Tribunale Costituzionale, la regolazione del sistema giudiziario della Repubblica di Polonia appartiene all’identità costituzionale polacca. Non è mai stata trasferita all’Unione Europea e rimane perciò competenza esclusiva del legislatore polacco. Il giudice Bartłomiej Sochański ha sottolineato che il vaglio di costituzionalità degli accordi internazionali interessa indubbiamente anche i trattati europei. Nella gerarchia delle fonti di diritto, il Trattato dell’Unione Europea sta al di sotto della Costituzione, esattamente come qualsiasi altro accordo internazionale.

La Commissione Europea ha dichiarato che la sentenza polacca solleva serie preoccupazioni circa la supremazia del diritto UE e l’autorità della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La Commissione sostiene e riafferma i princìpi fondativi dell’ordine legale dell’UE, tra cui la supremazia della legge europea su quella nazionale, ivi incluse anche le disposizioni costituzionali. La Commissione ritiene inoltre che tutte le sentenze della Corte Europea di Giustizia siano vincolanti per ogni autorità degli Stati membri: anche, quindi, per i tribunali nazionali. La Commissione ha dichiarato che non esiterà a ricorrere ai poteri conferiteli dai Trattati per salvaguardare l’uniformità d’applicazione e l’integrità del diritto unionista.

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Gli altri contestatori: Germania e Ungheria

Non è solo la Polonia a scontrarsi con l’UE. Fin dal caso “Costa v. ENEL” pure la Germania ha avuto problemi col principio della supremazia del diritto UE. L’anno scorso la Corte Federale Costituzionale si è pronunciata contro un giudizio della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Secondo la sentenza la Corte di Giustizia UE aveva oltrepassato il proprio mandato giudiziario e mancava della minima legittimazione democratica. A tale decisione la UE ha risposto lanciando una procedura d’infrazione contro la Germania.

Il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán ha altresì replicato alle preoccupazioni della Commissione firmando una risoluzione governativa che accoglie favorevolmente la decisione della Corte Costituzionale polacca e invita le istituzioni dell’UE a rispettare la sovranità degli Stati membri. Nella risoluzione si legge che le istituzioni europee sono obbligare a rispettare le identità nazionali degli Stati membri, poiché parti integranti dei rispettivi ordini politici e costituzionali. Esaminare scopo e limiti delle competenze UE non spetta solo alle istituzioni dell’UE medesima, ma pure agli organi d’applicazione delle leggi degli Stati membri (in particolare corti costituzionali e tribunali). La risoluzione di Budapest chiede insomma alle istituzioni europee di rispettare la sovranità degli Stati membri nel loro funzionamento.

Gergely Gulyás, Ministro dell’Ufficio del Primo Ministro, ha dichiarato a “MTI” che sono in corso, in Europa, dei tentativi di male interpretare la sentenza (chiarissima) della Corte Costituzionale polacca. La questione non è se la legge europea abbia supremazia su quella nazionale, bensì quali siano i limiti di tale supremazia. Non è cioè una questione di supremazia ma di competenza – ha spiegato il Ministro – poiché non vi sono dubbi che ci siano aree in cui leggi comuni europee siano essenziali per il funzionamento del mercato comune (vedi ad esempio nel campo della competizione): in questi casi le leggi europee debbono prevalere sulle nazionali. Tuttavia, la sentenza polacca è una risposta alla cattiva prassi degli ultimi anni, per cui le istituzioni europee cercano, senza emendare i trattati fondativi, d’estendere il proprio potere ad aree “in cui non abbiamo mai trasferito nessun potere all’UE”.

Gulyás sottolinea che proprio per questa ragione i tribunali nazionali, in particolare le corti costituzionali, hanno il diritto e il dovere d’esaminare in ogni caso se le istituzioni dell’UE abbiano oltrepassato i propri poteri, adottando decisioni o proposte su questioni che gli Stati membri non hanno reso parte delle politiche comuni.

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MCC Fellow presso il Centro Studi Machiavelli.