di Emanuele Mastrangelo

Su monumenti e statue dell’Ottocento e Novecento la finestra di Overton era stata aperta già da tempo pure in Italia, ma ora hanno deciso di spalancarla per bene. La richiesta di un gruppo di fanatici di abbattere la statua di Indro Montanelli a Milano – già fatta bersaglio di un attacco vandalistico delle femministe, l’8 marzo 2019 – anziché essere stata respinta in quanto irricevibile, come ci si sarebbe dovuto aspettare, ha ottenuto dai membri di sinistra del Consiglio comunale di Milano il diritto d’essere discussa a Palazzo Marino. È inquietante che, nonostante l’ultima azione vandalica fosse stata ampiamente annunciata, nessuna autorità milanese abbia fatto predisporre misure in difesa del monumento, che è stato letteralmente abbandonato alla violenza dei manifestanti, che hanno potuto agire indisturbati e che – presumibilmente – resteranno ignoti e impuniti.

L’azione è intelligente: si vuole creare un precedente colpendo un monumento moderno (risale al 2006, seppur di uno scultore riconosciuto a livello internazionale come Vito Tongiani), che non è passibile di una difesa da parte dei Beni Culturali come invece finora è stato per le opere d’arte del passato, anche quello più controverso come il Fascismo.

Bisogna diffidare anche di chi nei confronti di queste opere recenti parla di «contestualizzazioni»: è solo l’utile idiota di chi mira alla distruzione integrale, come dimostrano gli atti di vandalismo nei confronti di monumenti ai caduti, monumenti funebri, monumenti a figure del Medioevo e persino a quelli di storici personaggi abolizionisti e del primo soldato di colore nella guerra di Secessione!

È dunque solo questione di anni, forse mesi, e anche in Italia assisteremo agli innominabili scempi di opere d’arte del passato che negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Spagna e Canada si stanno compiendo nel nome del politicamente corretto. L’agenda è già scritta ed è chiarissima.

Il vantaggio dell’Italia – tuttavia – è di essere un “paese arretrato2. Mentre i paesi cosiddetti “più progrediti” stanno avanzando spediti, il nostro è ancora beatamente retrogrado. Quando si è uno dei lemming che si precipitano verso la scogliera, non essere fra quelli di testa conferisce l’indubbio privilegio di avere ancora una manciata di secondi per poter decidere di sfilarsi all’ultimo minuto, mandando gli altri ad affogarsi e salvando la pelle. L’Italia deve dunque prendere delle immediate contromisure per arginare l’infezione che sta distruggendo gli altri paesi Prima che da noi possa attecchire e far danni irreparabili.

Occorrono leggi a tutela del patrimonio artistico, delle radici culturali (per esempio i punti nodali dei programmi scolastici: storia, letteratura, storia dell’arte, latino e greco) e del paesaggio. Occorrono leggi per colpire inesorabilmente non solo il vandalismo, ma è necessario già muoversi contro l’apologia del vandalismo. È infatti di queste ore la notizia che la curatrice del piccolo museo del Royston, nell’Hertfordshire (Inghilterra), Madeline Odent, ha iniziato a twittare su quali siano gli agenti chimici ideali per danneggiare maggiormente bronzo e marmo… La Odent sarebbe stata «ammonita» dalla polizia e le autorità locali hanno preso le distanze dai suoi tweet. Tuttavia non è stato preso alcun provvedimento disciplinare nei suoi confronti, e il consiglio comunale di Royston ha affermato che le modifiche alle statue e monumenti verranno effettuate «in maniera legale e consensuale». Occorre una campagna di sensibilizzazione che stigmatizzi per quel che sono queste orge di distruzione e le renda odiose agli occhi dell’opinione pubblica, in maniera che quando i loro alfieri si presenteranno apertamente anche da noi, non possano trovare alcuna sponda.

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Cullarsi nell’illusione che «da noi queste cose non possono accadere» è folle. Negli Stati Uniti è sotto attacco Cristoforo Colombo, personaggio storico solo fino a pochi decenni fa considerato un mito nazionale, al quale erano dedicate feste, strade, monumenti e persino il distretto federale su cui sorge la capitale Washington. In Inghilterra ci si inizia a scagliare contro un mito nazionale come Winston Churchill, l’uomo che ha sconfitto Hitler. Pensiamo che lo stesso non possa accadere da noi a Dante Alighieri? Già qualcuno ha provato a dipingerlo come antisemita, anti-islamico, razzista, omofobo, integralista cattolico… ce ne sarebbe abbastanza per impiccarlo in pubblica piazza davanti alle canee ululanti che in America fanno a pezzi i monumenti sudisti o quelli a Colombo. Quanto ci vorrà perché la stessa sorte non tocchi al Sommo Poeta?

La macchina di distruzione si è messa in moto anche in Italia. Inizieranno con Montanelli. Poi sarà il turno dei monumenti fascisti o di quelli dell’Italia liberale dedicati alle imprese d’Africa: chi oserà difenderli, rischiando l’accusa di «fascista» o di «colonialista»? Quindi si passerà al Risorgimento, alle vestigia cattoliche e a quelle romane. Non c’è un sasso in Italia che non possa essere messo sotto processo dal punto di vista degli attivisti che sono in azione in mezzo mondo. Se pensate che il Colosseo non possa entrare nel mirino di qualche fazione di pazzi fanatici sbagliate di grosso: vi venivano fatti combattere schiavi contro belve feroci. E questi schiavi a volte erano africani. Per di più la sua stessa edificazione è avvenuta grazie alla manodopera servile, per ordine di un sovrano imperialista e guerrafondaio, contro cui combattevano popoli liberi, devoti alla pace e alla democrazia, come recenti documentari BBC e blasonati storici di Oxford pretendono di insegnare. Argomenti sufficienti per smuovere orde di attivisti anche da noi. Intollerabile, d’altronde che un luogo che gronda di sangue come quello possa essere meta di milioni di turisti. Va tirato giù. Nel nome della «giustizia».

Agiamo dunque ora, prima che possa essere troppo tardi. Facciamo un muro, contrattacchiamo sul terreno della cultura e nelle sedi istituzionali. Blindiamo il nostro patrimonio culturale e artistico, nell’interesse dell’intera umanità.

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Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).