L’introduzione di misure più severe

Dopo l’attentato islamista avvenuto al Crocus City Hall il 22 marzo 2024 in cui hanno perso la vita 145 persone, nella Federazione russa si è assistito a un’inasprimento delle politiche migratorie. Questo evento ha consolidato l’insoddisfazione generale per le evidenti difficoltà legate ai flussi migratori dagli ex paesi sovietici dell’Asia centrale che con la Russia godono di un regime senza visti. Alla tragedia del Crocus sono seguiti controlli su larga scala nei luoghi di residenza e di lavoro degli immigrati, inclusi dormitori, ostelli e cantieri edili. Nella settimana successiva all’attentato solo a Mosca i tribunali hanno emesso oltre 400 ordinanze di espulsione forzata nei confronti di irregolari. In molte regioni della Russia sono stati introdotti divieti che impediscono agli immigrati di lavorare in determinati settori come l’istruzione, la sanità, i trasporti e la ristorazione. Ad esempio, nella regione di Omsk tale misura è stata estesa ai settori del commercio, della caccia, della fornitura di servizi sociali e, infine, della produzione di medicinali e generi alimentari. Restrizioni simili sono state varate nelle regioni di Samara, Kaliningrad, Lipeck, Novosibirsk, Kursk, Voronež e in altre aree del paese.

Prima di proseguire l’analisi di queste riforme, è doveroso descrivere brevemente a che procedure si debbano attenere i cittadini stranieri che vivono nella Federazione russa. Ogni cittadino straniero è obbligato a “registrarsi” presso un domicilio che per legge può non coincidere con il luogo di residenza. La durata della “registrazione temporanea” (vremennaja registracija) dipende dal tipo di visto di cui il soggetto in questione dispone e, in generale, dalla natura e dal motivo del suo soggiorno. Quando si ottiene un nuovo visto (o si prolunga quello precedente) la registrazione temporanea deve essere effettuata nuovamente, anche se l’indirizzo di residenza non è stato modificato o lo straniero non ha lasciato il paese (lo stesso vale, ad esempio, per i ricoveri ospedalieri poiché la struttura di riferimento “registra” automaticamente presso di sé l’immigrato che, una volta dimesso, dovrà preoccuparsi di registrarsi nuovamente presso la propria residenza). In generale, l’iter giuridico che porta uno straniero dallo status di immigrato a quello di cittadino della Federazione russa è scandito dalle seguenti tappe: visto/patente di lavoro (indispensabile per chi si trova legalmente in Russia senza visto, come appunto la maggior parte degli immigrati economici), il “permesso di soggiorno temporaneo” (razrešenie na vremennoe proživanie, RVP), il “vid na žitel‘stvo” (VNŽ), ossia un permesso di soggiorno permanente che conferisce il diritto di muoversi o trasferirsi in piena libertà per il paese senza dover rieffettuare la registrazione (che in questo caso ha valenza quinquennale) all’unica condizione di vivervi per un totale di almeno 180 giorni all’anno (nella fattispecie i cittadini stranieri sono esentati dai doveri militari e non hanno diritti politici) e, in ultimo, la cittadinanza.

Maggiore libertà alla polizia e norme più stringenti

Tornando dunque al tema principale, una delle riforme più rilevanti riguarda i nuovi poteri assegnati alle forze dell’ordine. Dal 5 febbraio di quest’anno la polizia russa ha ottenuto il diritto di espellere i cittadini stranieri per violazioni amministrative senza processo se costoro:

  • hanno violato le condizioni di soggiorno;
  • non si sono sottoposti alla procedura di rilevamento biometrico o delle impronte digitali;
  • rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica;
  • non si sono registrati correttamente o hanno violato i termini previsti dalla normativa migratoria.

Per la stessa ragione queste decisioni non possono più essere oggetto d’appello.

Inoltre, per gli irregolari  è stato creato un “regime di espulsione speciale”. Gli immigrati che si trovano illegalmente in Russia o, avendo commesso una o più infrazioni, hanno perso lo status di regolare verranno inseriti in un apposito “registro di soggetti controllati” a cui avranno accesso anche alcune categorie di cittadini come i datori di lavoro. Ciò comporta il divieto di essere assunti, di iscrivere i figli all’asilo o a scuola, di registrare proprietà di sorta, contrarre (o sciogliere) matrimonio, acquistare immobili e veicoli (per il momento questa proposta del MVD, il Ministero degli affari interni russo, non si è ancora concretizzata in una legge), guidare un’automobile, ottenere prestiti, aprire nuovi conti bancari, effettuare spese mensili (ossia ricevere e fare bonifici) superiori a 30.000 rubli (circa 334 euro) da conti già esistenti (la stessa limitazione vale per il prelievo di contanti) e, infine, spostarsi liberamente per il paese. In riferimento al penultimo punto, stando alle modifiche dal 5 febbraio 2025 della legge “Sulle banche e le attività bancarie” le uniche eccezioni previste si limitano all’assolvimento di “pagamenti obbligatori” (cioè spese previste dalla legge). Le banche inoltre devono fornire informazioni sulle operazioni, i conti e i depositi di tali soggetti se richieste dai dirigenti (o dai loro vice) degli organi del MVD. Per giunta, i reati commessi durante un soggiorno illegale saranno considerati delle “circostanze aggravanti”. Infine, a tutti i cittadini stranieri (quindi anche agli immigrati regolari) è stato imposto un limite al numero di schede SIM che possono acquistare (non più di 10) e l’obbligo di sottoporsi all’identificazione biometrica presso i rispettivi negozi di telefonia.

Il periodo di soggiorno temporaneo in Russia per i cittadini stranieri provenienti dai paesi della CSI (la Comunità degli Stati Indipendenti) senza obbligo di visto è stato ridotto a 90 giorni all’anno. In precedenza, era possibile soggiornare 90 giorni ogni sei mesi. Questa modifica complica la permanenza nella Federazione russa per quegli stranieri che in passato prolungavano il proprio soggiorno semplicemente uscendo e rientrando nel paese attraverso i valichi di frontiera, in particolare al confine con il Kazakistan.

Passando al permesso di soggiorno temporaneo e permanente, precedentemente la legislazione non stabiliva un termine minimo alla durata del matrimonio con un cittadino russo per poter richiedere questi documenti in forma semplificata. Ora, per ottenere il RVP con procedura semplificata lo straniero deve essere sposato da almeno tre anni con un cittadino russo che risiede stabilmente nella Federazione russa. Il permesso può essere altresì concesso nel caso i coniugi abbiano figli. Tuttavia, se il matrimonio viene sciolto o dichiarato nullo dal tribunale oppure se lo straniero perde la patria potestà, allora il documento può essere annullato. In merito al rilascio del VNŽ senza previo ottenimento del RVP, tale prerogativa rimane appannaggio degli stranieri con un figlio in possesso della cittadinanza russa e residente in Russia. Secondo le ultime modifiche legislative, se il figlio è nato fuori dal matrimonio ai fini dell’ottenimento del VNŽ lo straniero dovrà dimostrare in tribunale il fatto della convivenza con il coniuge, della partecipazione al mantenimento e all’educazione del minore. Questa disposizione si applica ai cittadini di Bielorussia, Moldavia, Kazakistan e Ucraina nonché ai partecipanti del programma statale di “reinsediamento dei connazionali”, nella maggior parte dei casi russi etnici che prima del crollo dell’URSS vivevano nelle altre repubbliche sovietiche.

Oltre a ciò, lo svolgimento dell’esame “di conoscenza della lingua russa, della storia e delle basi della legislazione” (necessario per ottenere la cittadinanza) è stato vietato alle università private e alle organizzazioni commerciali poiché di fatto gli immigrati compravano tale certificazione, senza dimostrare realmente la conoscenza della lingua russa (che è richiesta anche per la maggior parte dei documenti sopraelencati). Casi simili si sono riscontrati presso il “Centro multifunzionale migratorio” (una struttura delegata dal Ministero degli affari interni all’espletamento di parte delle pratiche che offre servizi a pagamento) “Sacharovo” a Mosca: è stato segnalato che gli immigrati potevano acquistare certificati di conoscenza della lingua russa per 5.000 rubli, senza sostenere l’esame. Le offerte per l’acquisto dei certificati venivano fatte direttamente alla fermata dell’autobus vicino al centro. La nuova legge ha assegnato il diritto di svolgere tale esame solo a 12 università statali e a un’organizzazione del Governo di Mosca (la capitale russa è amministrativamente distinta dalla rispettiva regione).

In modo simile è stato introdotto un esame obbligatorio di russo per i figli degli stranieri al momento della loro ammissione a scuola. Coloro che non dimostreranno di conoscere la lingua russa non saranno ammessi. La legge è stata adottata per limitare l’afflusso dei figli degli immigrati nelle scuole. Anche in questo caso non sono mancate le polemiche. Il 29 settembre 2024, dopo che alcuni genitori si erano lamentati dei rischi legati all’elevato numero di alunni uzbeki che non parlano russo, il direttore della scuola n. 7 di Kaliningrad avrebbe consigliato loro di insegnare ai propri figli l’uzbeko.

Per quanto riguarda gli stranieri che hanno già ottenuto la cittadinanza russa, l’8 agosto 2024 Vladimir Putin ha firmato una legge che introduce la possibilità di annullare la cittadinanza russa nel caso della mancata registrazione presso il servizio militare (che non implica automaticamente l’obbligo di sottoporsi alla leva militare o, nel caso in cui essa sia stata svolta, per esempio, per un altro paese o in periodo sovietico, di essere chiamato alle armi).

Per comprendere la rilevanza di queste novità basti considerare che nel 2024 la Federazione russa ha registrato un numero di quasi 6. 200.000 di immigrati: più o meno la popolazione del Kyrgyzstan (7, 1 milioni) o del Turkmenistan (7.3 milioni). Una percentuale importante del PIL di questi paesi dipende appunto dalle rimesse effettuate dagli immigrati che vivono in Russia. Per tutti questi motivi, le reazioni al cambiamento di marcia di Mosca non si sono fatte aspettare. All’insoddisfazione e alle preoccupazioni esternate dalle autorità di Taškent e Dušanbe (gli attentatori del Crocus erano appunto tagiki) si è aggiunta una voce interna, quella del leader ceceno Kadyrov, ovviamente molto sensibile alle questioni riguardanti i rappresentanti di popolazioni storicamente sunnite (infatti solo i tagiki sono sciiti). Nel caso delle autorità kirghize, a detta di molti si è addirittura arrivati a una ripicca. Tutto nasce da un controllo effettuato il 14 aprile in una banja [tipica sauna russa NdR] di Mosca che ha portato al fermo di molti immigrati di nazionalità kirghiza accusati dai residenti di aver occupato e di impedito agli autoctoni di usufruire dei servizi della struttura. Circa 10 giorni dopo in Kyrgyzstan Natal‘ja Sekerina, una dipendente della “Casa Russa” (Russkij Dom), è stata arrestata con l’accusa di reclutare mercenari. Secondo le autorità locali, la donna avrebbe cercato di arruolare cittadini kirghisi per combattere al fianco delle forze russe in Ucraina. In totale, nell’ambito di questo procedimento penale sono state fermate quattro persone. Il giorno dopo, il 24 aprile, la stessa sorte è toccata all’africanista e blogger russo Viktor Vasil‘ev, arrestato con la stessa accusa a Biškek, la capitale del paese.

Il futuro della questione migratoria tra calo demografico, mancanza di manodopera, “nuovi” immigrati e robot

Le riforme analizzate sono volte alla piena regolamentazione e legalizzazione dell’immigrazione e del percorso d’inserimento degli allogeni nel tessuto sociale d’arrivo. Esse mirano alla prevenzione dei disagi che oramai caratterizzano tanto le grandi città quanto i villaggi, anche se il ripensamento delle modalità di gestione non muta l’atteggiamento generale nei confronti di questa tematica. Ciò si spiega con la grave carenza di manodopera, in particolare nei settori dell’edilizia e della logistica, dovuta alla crisi demografica e in minor misura alle conseguenze del conflitto (mobilitazione, emigrazione). Per far fronte a queste difficoltà, il Ministero del Lavoro e della Difesa Sociale russo è impegnato nella gestione di nuovi flussi migratori. Nel 2025 è previsto il rilascio di 235.000 quote per lavoratori provenienti da paesi soggetti all’obbligo di visto. Il maggior numero di posti vacanti è stato registrato nella regione dell’Amur (27.100, principalmente in progetti a partecipazione privata cinese), in quella di Mosca (23.000 posti), Leningrado (22.300 posti) e nella repubblica del Tatarstan (9.300 posti). Un elemento di novità è costituito dall’aumento del 70 % di immigrati indiani rispetto l’anno precedente per un totale di 35.000 lavoratori. Oltre a ciò, nella regione di Sachalin e nel Baškortostan è aumentato il numero di immigrati provenienti dall’Asia meridionale, dall’Africa e dall’America Latina. Recentemente, si è iniziato a discutere di immigrazione africana sebbene, in realtà, il reclutamento di lavoratori africani sia già iniziato. Scorrendo le offerte di lavoro su Internet o su siti come HeadHunter, si può notare che, ad esempio, per lavorare nei fast food è richiesta la conoscenza del francese.

Un’altra proposta riguarda la sostituzione degli immigrati con i robot. Nonostante gli alti livelli di digitalizzazione del paese – si pensi al portale digitale di servizi rivolti al cittadino gosuslugi  o al “sistema dei pagamenti veloci” che permette di trasferire denaro sul conto o la carta di un’altra persona in maniera istantanea anche solo inserendo il numero telefonico di quest’ultima (quando vi sono, le limitazioni impediscono di inviare attraverso una sola operazione più di 100.000/150.000 rubli) – la produzione interna di robot industriali resta limitata e quindi, al momento, non permetterebbe di sostenere una sostituzione sistemica su larga scala. La maggior parte delle dichiarazioni politiche in questo senso sono assai estemporanee, essendo motivate dall’urgenza di rispondere alle pressioni mediatiche scaturite da fatti di cronaca particolarmente rilevanti. Esse infatti sorvolano questioni quali l’effettiva interscambiabilità dei lavoratori con i robot e le tempistiche e i costi che piani di questo tipo richiederebbero.

Le opinioni espresse negli articoli del Belfablog sono quelle dei rispettivi autori e potrebbero non rispecchiare le posizioni del Centro Studi Machiavelli.

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Sacha Cepparulo è nato nel 1996 a Magenta (MI). Ha studiato Filosofia e Letteratura russa a Milano e San Pietroburgo, dove risiede tuttora. Da anni collabora con diverse testate giornalistiche e riviste sia italiane sia russe tra cui Limes, Studi Evoliani, Il Borghese, Dimensione Cosmica, STOL. Ha tradotto dal russo il romanzo Ul‘tranornal‘nost‘ e ha pubblicato un libro, La Russia allo specchio.