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La polemica dello scorso novembre sulle parole del ministro Giuseppe Valditara a proposito della maggiore propensione degli immigrati al crimine non era stata accompagnata dalla necessaria mole di dati statistici che avrebbe da sola potuto tacitare ogni specioso distinguo di fronte a una realtà dimostrabile per tabulas.

A parte le puntuali inchieste della giornalista Francesca Totolo, in Italia ben pochi si sono cimentati con i dati forniti dalle autorità di polizia e dall’ISTAT. A riempire la lacuna è ora arrivata una valanga di infografiche prodotte dal ricercatore francese Marc Vanguard e pubblicate in massa su X.

Chi è Marc Vanguard

Le informazioni su questo analista sono davvero scarne e non è possibile risalire alla sua reale identità (il nome, infatti, appare più che altro come uno pseudonimo). Nel suo sito marc-vanguard.com – tutto in francese e senza traduzioni in altre lingue – Vanguard parla di sé al singolare, lasciando intendere che si tratti di un individuo e non di un collettivo. Come ci informa “Atlantico”, che ha pubblicato alcune sue inchieste, “Marc Vanguard è un analista di dati. Si occupa in particolare dei seguenti ambiti: demografia, criminalità, economia. Marc Vanguard è attivo sul suo account Twitter”.

Nel sito, Vanguard scrive di sé:

Questo sito fornisce statistiche il più possibile “grezze”. In rarissimi casi fornisco le mie stime, che sono poi documentate con la massima precisione possibile, e offro intervalli molto ampi. Di conseguenza, il mio lavoro si concentra molto poco sull’interpretazione dei dati e lascio ad altri questo lavoro essenziale. È difficile essere perfettamente neutrali, qualsiasi lavoro può essere di parte, e il pericolo sarebbe quello di accettare queste cifre senza alcun senno del poi. Vi invito a incrociare le vostre fonti di informazione per confrontare e, spero, rafforzare i vostri punti di vista. Vi do la possibilità di risalire alle mie fonti, che sono sempre verificate, in modo che possiate essere sicuri della veridicità delle cifre che vi propongo.

Il Centro Studi Machiavelli ha potuto confrontare le fonti indicate nelle infografiche con i dati esposti e conferma che essi corrispondono. Va anche notato che le statistiche sono sulla base dello status giuridico (nazionalità sul passaporto) e non etnorazziale: quindi i cittadini italiani di origine straniera sono considerati italiani a tutti gli effetti, così come non si fanno differenze, per esempio, fra i cittadini francesi o rumeni di origine europea e – rispettivamente – magrebina o rom.

Marc Vanguard, inoltre, fornisce un piccolo vademecum per effettuare i controlli sui dati che riporta, a beneficio dei lettori (e di eventuali fact checker che vogliano andare a fargli le pulci).

Le infografiche

Il lungo thread su X illustra le statistiche sulla criminalità in Italia e in subordine la Germania, evidenziando ciò che molti osservatori, fra cui il ministro Valditara, hanno più volte detto.

“THREAD: Immigrazione e criminalità.
L’Italia pubblica uno dei più grandi database di sospettati di reato per cittadinanza.
Ecco un riassunto in 20 immagini sorprendenti di queste cifre accumulate in 4 anni (3,4 milioni di dati!)


La copertina della discussione mostra con una tavolozza di sfumature del fucsia la preminenza di determinate nazionalità nel casellario giudiziario italiano. Nessuna sorpresa su quali siano i paesi più rappresentati.
La seconda infografica mostra le proporzioni relative e assolute nell’incidenza degli stranieri sul totale dei sospettati di crimine in Italia.


Il dato globale, l’8% di popolazione allogena, è relativo al periodo 2018-2021 e oggi deve purtroppo essere aggiornato al rialzo, con una fetta di popolazione residente nel nostro paese non italiana che sfiora un decimo del totale (senza contare coloro i quali nel frattempo hanno ricevuto la cittadinanza, risultando così “nuovi italiani”).
Balzano all’occhio il dato dei sospettati di stupro – pari al 41% del totale – e di furto – 48%.
La terza diapositiva spiega nel dettaglio la copertina, aggiungendo un elemento ulteriore: gli immigrati dai paesi gialli hanno un tasso di criminalità paragonabile o perfino inferiore a quello degli italiani autoctoni.


Nella quarta infografica si entra ulteriormente nel dettaglio, evidenziando la maggiore predisposizione ai reati sessuali da parte di magrebini e africani (rispettivamente 10 e sette volte superiori a quelle degli italiani autoctoni), mentre gli immigrati dall’Asia orientale mostrano percentuali del tutto paragonabili a quelle degli italiani.


Nella successive scheda Marc Vanguard fornisce i dati sui crimini violenti – rapina e lesioni – incrociando il numero di individui incriminati con quello dei residenti in Italia per ciascuna nazionalità, secondo le informazioni fornite dall’ISTAT. Anche qui emerge come talune aree del globo siano sovrarappresentate, particolarmente Nordafrica e Africa nera, America Latina e Vicino e Medio Oriente.


I dettagli di questa analisi sono evidenziati con la sesta infografica, dove un grafico a colonne mostra chiaramente come gli immigrati provenienti dal Magreb abbiano rispetto agli italiani 11 volte le probabilità di comparire fra i sospettati di lesioni dolose, otto volte quelli del resto dell’Africa, cinque volte Pakistan e Afghanistan e tre da Romania e Bulgaria. Gli altri europei (dentro e fuori l’UE) solo due volte, mentre i popoli gialli hanno una propensione uguale se non inferiore a quella degli italiani ai reati violenti.


Cambiando il tipo di reato – vandalismo, stavolta – l’ordine delle nazionalità più presenti nel casellario giudiziario non cambia (infografica numero sette), quantomeno nei primi posti di questa poco onorevole classifica. Interessante constatare come in fondo, invece, i popoli orientali siano ancora più rispettosi e disciplinati degli italiani e soprattutto degli europei comunitari, che invece nei confronti del vandalismo mostrano un’inclinazione paragonabile a quella di pakistani e afghani.


Segue quindi l’analisi dei casi di minacce, dove la panoramica non cambia molto.


Al contrario, la curva si impenna nei casi di possesso e spaccio di droga. Su questo fronte la possibilità che un magrebino o un africano siano fra i sospetti ascende a ben venti volte per i primi e 17 per i secondi. A una certa distanza si trovano pakistani e afghani (cinque volte) e altri europei comunitari (tre volte). In fondo, europei dell’est e dei Balcani e – come di consueto – gli asiatici dell’est in fondo alla classifica.


La decima infografica è dedicata agli omicidi, e anche qui la panoramica non cambia di molto, se non negli ultimi posti in fondo della classifica, dove la propensione degli europei comunitari sembra essere più bassa di quella di asiatici orientali e ai popoli di Russia e Ucraina – paragonabili a quella italiana. In testa di nuovo i magrebini, le cui possibilità di essere accusati d’omicidio è quasi il doppio di quella degli altri africani: rispettivamente nove volte e cinque volte la media dei nazionali italiani.


Undicesima e dodicesima infografica raccontano la pagina orrenda degli stupri. Per tabulas Marc Vanguard assevera le affermazioni di Giuseppe Valditara sulla evidentissima disparità fra gli accusati di questi crimini con passaporto straniero rispetto agli italiani. In cima alla classifica afghani e pakistani, nazionalità già agli “onori” delle cronache per le vicende delle grooming gang in Gran Bretagna o di alcuni casi orrendi di perdonismo giudiziario nei paesi scandinavi e nell’Anglosfera, seguiti al solito dai magrebini e dagli altri africani, di un’incollatura ciascun gruppo di nazionalità. Molto distanziati i balcanici e in fondo europei comunitari e di area russo-ucraina e asiatici.


Si noti che nella cartina appaiano sovrarappresentati anche molti paesi dell’America Latina, in particolare quelli dove la popolazione d’origine india è più numerosa, come quelli andini e mesoamericani, zone da cui provengono alcune delle gang che vanno a costituire le “nuove criminalità organizzate” che affliggono alcune delle nostre città, come già raccontato in un dossier del Machiavelli dedicato a questo inquietante fenomeno.


Se poi si stringe l’inquadratura sui reati sessuali contro i minorenni sia nel campo delle violenze carnali sia della pedopornografia, le nazionalità più propense a finire fra i sospettati sono pakistani e afghani, seguite a distanza da nordafricani e africani neri. Il fondo di questa detestabile e abominevole classifica è more solito costituita da altri europei (comunitari e russo-ucraini) e da asiatici gialli.


Qualche “sorpresa” (virgolette d’obbligo) appare nelle statistiche relative ai furti con destrezza, dove la classifica viene scalata da alcune nazionalità balcaniche.


È interessante come compaiano anche altre nazioni, nella cartina relativa, come la Georgia, la Lituania ma anche la Francia, oltre ai paesi latinoamericani andini e quelli mesoamericani.


Quando invece la violenza torna al centro del reato, come nel caso delle rapine, la sovrarappresentazione delle nazionalità magrebine spicca nettamente: la possibilità che un sospetto di rapina violenta provenga da un paese della sponda sud del Mediterraneo è ben venticinque volte superiore a quella di un italiano. Seguono gli africani neri (undici volte), i pakistani e afgani (sei) e i balcanici (quattro). Gli europei, comunitari e no, hanno circa il doppio della possibilità d’essere fra i sospetti di un italiano, mentre gli asiatici gialli mostrano un’incidenza paragonabile.


Nei furti con scasso, ferma restando la consueta “palma del vincitore” ai magrebini, salgono in classifica tutte le nazionalità europee.


Alcune sorprese provengono da altri tipi di reati: il crimine informatico vede ai primi posti le nazionalità dell’Africa nera, e solo in fondo i magrebini. Mentre per il riciclaggio di denaro sporco per la prima volta vediamo gli asiatici gialli entrare in classifica in un secondo posto, ex aequo con le nazionalità della sponda sud mediterranea.


I commenti di Marc Vanguard

L’analisi di Marc Vanguard è stringata e laconica. In pochi casi il francese si dà a commenti o propone ipotesi (per esempio nel caso della contro-intuitiva scarsa presenza di pakistani e afghani fra gli indiziati di furto con scasso rispetto al picco dei reati sessuali e soprattutto pedofili, Vanguard azzarda l’ipotesi che possano esserci motivi socio-culturali).
In fondo alla carrellata di infografiche, Vanguard puntualizza che i dati dovrebbero essere aggiustati considerando la composizione delle popolazioni residenti in Italia, in particolare il fatto che gli italiani hanno una fetta di inattivi (anziani e bambini) più elevata mentre i magrebini vedono generalmente più rappresentati i giovani maschi.
Tuttavia, sebbene manchino i dati specifici per l’Italia, su quelli tedeschi è possibile costruire una statistica con i dati aggiustati che non cambia radicalmente la prospettiva.


Vanguard infine confronta le fattispecie di crimine sui dati italiani e tedeschi. I grafici mostrano una pressoché perfetta sovrapponibilità.


Conclusioni

Sebbene Marc Vanguard sia molto attento nei suoi caveat, insistendo sul fatto che i criminali siano una minoranza fra gli immigrati e che il crimine sia sempre esistito, anche prima delle ondate migratorie in Europa, resta evidentissimo come esista un problema di appartenenza a determinate realtà nazionali e culturali che va a influenzare le statistiche sul crimine nel nostro paese.
Quello che resta da capire è se queste statistiche siano più spiacevoli delle conclusioni che possiamo trarre da esse.

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Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è redattore capo di "CulturaIdentità" ed è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).