di Emanuele Mastrangelo

Sono lontani i tempi in cui il centro politico poteva dettare le regole del gioco. Per questo certe chiusure preventive e pregiudiziali da parte dei centristi sulle future alleanze in Europa appaiono quantomeno premature. Anche se il centro politico rimane il naturale alleato di entrambe le estreme dell’arco parlamentare, liberali e cristiano-democratici possono davvero scegliere senza impedimenti e con serenità fra i due corteggiatori accasandosi poi col miglior offerente? Molti commentatori politici stanno sostenendo tesi di moderazione, rimandando pragmaticamente a post-voto ogni considerazione su quale alleato prendersi. Ma sfortunatamente per chi ha aderito al fronte moderato, la libertà di scelta è illusoria. L’avvento a sinistra dell’ideologia wokeista ha cambiato radicalmente le stesse categorie politiche e introdotto un nuovo elemento distruttivo e tossico: il fanatismo.

Il patto col Diavolo arcobaleno

Il wokeismo, le cui basi filosofiche poggiano sul decostruzionismo e sulla Scuola di Francoforte, è un’ideologia i cui assiomi negano l’esistenza di una realtà oggettiva e contemporaneamente impongono la sostituzione della morale alla politica. Secondo chi aderisce a questi meccanismi mentali, i sentimenti individuali contano più dei fatti e il giudizio morale sui fatti più d’ogni valutazione oggettiva e contingente. Il combinato disposto fra questi due meccanismi mentali fa sì che non sia possibile alcuna piattaforma comune di ragionamento al di fuori dell’accettazione supina e fideistica degli assunti ideologici della sinistra wokeista: l’estremismo ambientalista, l’agenda LGBT e immigrazionista, l’espansione a dismisura dei reati d’opinione e della censura, la lotta contro ogni tipo di identità. Il fanatismo è l’esatto opposto della politica, che resta l’arte del possibile. Se ti allei coi fanatici, rinunci alla politica.

Le sfide che realmente nell’immediato futuro si porranno all’Europa non provengono da minacce esterne, umane (Russia, Cina…) o naturali (il “cambiamento climatico”). Esse sono tutte, indistintamente provocate dalle sconsiderate politiche portate avanti dall’attuale regime di centro-sinistra, a fortissima vocazione wokeista. La distruzione dell’economia attraverso le politiche “verdi”, la sostituzione etnica e la denatalità degli europei autoctoni, la cancel culture contro le radici classiche e cristiane della nostra civiltà, l’attacco alla libertà di parola, l’introduzione di principi di soggettivismo nel diritto, il controllo sempre più tentacolare delle vite dei cittadini.

Tutte queste minacce sono parte di agende scritte nero su bianco, alle quali le sinistre hanno giurato fedeltà. Un centro che si alleasse con questo schieramento non avrebbe altra scelta che aggiogarsi a queste agende, ottenendo contentini insignificanti dai propri soci e solo quando non comportassero deviazione alcuna dalla tabella di marcia. Gli esponenti del centro condanneranno se stessi a diventare meri portatori d’acqua di interessi lobbistici (che esistono in tutti gli schieramenti), dovendo rinunciare a qualsiasi identità politica che sia esterna al perimetro del wokeismo e per ciò stesso moralmente irricevibile.

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Se il centro – liberale o cristiano – persevererà nel suo abbraccio con la sinistra wokeista perderà insomma la sua anima. Non vi sarà alcuna possibilità di difendere i valori cristiani oppure i principi liberali in economia e nel diritto una volta incaprettati alla sinistra wokeista.

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Viceversa, pur con tutte le differenze ideologiche che il centro liberale e cristiano-democratico può trovare con le destre populiste, identitarie e nazionaliste, esso potrà contare da quel lato della barricata su menti politicamente tuttora ancorate a una visione politica e dunque dialogica. Le istanze liberali in economia potranno confrontarsi su un piano pragmatico e di opportunità con quelle keynesiane della destra populista, mentre le posizioni libertarie costituirebbero un salutare contraltare alle pulsioni più securitarie dei partiti conservatori. I valori cristiani hanno più chances d’essere preservati e onorati fra gli atei in un fronte conservatore che fra i fedeli in uno wokeista.

Chi insomma nei partiti di centro ha ancora un’anima politica può salvarla, abiurando, maledendo e detestando ogni alleanza con la sinistra wokeista.

Post scriptum

Un’ultima considerazione, più cinica ma non meno dirimente, dovrebbe spingere i politici di centro a considerare le più ampie aperture verso le destre, anche per puro tatticismo: le elezioni in USA e Russia nel 2024. Vi è la fortissima possibilità che le elezioni presidenziali in USA facciano finire l’amministrazione democratica mentre quelle in Russia vanno verso una scontata conferma dell’amministrazione Putin (che al momento è accreditata di un 70-80% di consenso nei sondaggi). La qual cosa stabilirà in entrambe le capitali due governi dichiaratamente anti-wokesti, anti cancel culture, del tutto refrattari alle sirene eco-allarmiste e profondamente identitari. Se – al Cielo piacendo – verremo liberati dall’incubo nero dell’amministrazione Biden, l’Europa si troverà stretta geopoliticamente fra un’America a trazione nazional-populista e a est dalla spinta espansionista di una Russia sempre più convintamente conservatrice. Al centro sono davvero convinti che puntare sul cavallo wokeista possa essere una scommessa politica vincente?

 

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Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).