di Emanuele Mastrangelo

“L’ultima volta che avevano cercato di zittirmi con la polizia fu quando nel 1988 i comunisti mi mandarono le guardie contro”. La dichiarazione su X di Viktor Orban è un duro atto d’accusa all’inaudita azione di disturbo, mobbing e intimidazione operata dal sindaco di Saint-Josse-ten-Noode, nella città metropolitana di Bruxelles contro la National Conservatism Conference (NatConTalk) in programma 16 e 17 aprile nella capitale belga.

Una gravissima provocazione di vero e proprio squadrismo istituzionale, alla quale gli organizzatori hanno risposto adendo le vie legali e ottenendo a tempo di record una sentenza favorevole: la mattina del 17, infatti, il consiglio di Stato del Belgio ha decretato che la NatConTalk non può essere impedita, perché “l’art. 26 della Costituzione garantisce a tutti il diritto di riunirsi”.

L’azione di disturbo del primo cittadino di Saint-Josse, Emir Kir (islamico d’origine turca) era cominciata da diversi giorni, con la cancellazione dell’autorizzazione all’uso delle prime due sedi della National Conservatism Conference, addirittura con l’invio della polizia. Per tutta la giornata del 16 e 17 aprile un cordone di guardie ha impedito ai relatori, agli spettatori, addirittura agli europarlamentari di entrare nel luogo dell’evento, l’hotel Claridge, secondo quanto riferito da diversi italiani presenti alla conferenza, come Francesco Giubilei di Nazione Futura e Lorenzo Bernasconi del Centro Studi Machiavelli. “Il Belgio è ancora una democrazia? – ha protestato Francesco Giubilei, presidente del think tank Nazione Futura, e fra gli organizzatori della conferenza, ieri pomeriggio, all’acme del blocco ordinato da Kir – Non solo è vietato entrare nel luogo dell’evento ma addirittura il sindaco ha fatto intervenire le guardie. Ora il luogo dell’evento è circondato dalla polizia che non fa più entrare nessuno, neppure Eric Zemmour che avrebbe dovuto parlare alle 16”.

La scusa accampata da Kir per impedire il regolare svolgimento della conferenza era di una “minaccia all’ordine pubblico”, ma è stata rigettata dal consiglio di Stato belga. Che ha anzi rovesciato l’interpretazione, identificando proprio negli oppositori alla NatConTalk (gli estremisti dei centri sociali e delle organizzazioni antifà che avevano impedito a suon di intimidazioni lo svolgimento nelle prime due sedi) la vera fonte di possibili disordini. Dalle informazioni che diversi social hanno diffuso, infatti, addirittura gli estremisti di sinistra avrebbero minacciato i lavoratori del servizio di ristorazione della location e le loro famiglie nel caso avessero effettuato il catering alla NatConTalk.

Il tentativo di censura della conferenza ha suscitato la reazione indignata e l’intervento del presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, che si è interfacciata con il suo omologo belga Alexander De Croo, ottenendo una ferma condanna dell’operato del sindaco di Saint-Josse. “Ciò che sta accadendo a Bruxelles ci lascia increduli e sgomenti. Il sindaco di uno dei comuni della capitale belga ha vietato una conferenza, alla quale dovrebbero partecipare capi di governo, parlamentari nazionali ed europei. In seguito all’ordine, la polizia ha impedito fisicamente a ospiti e relatori di poter accedere alla conferenza”, ha dichiarato la Meloni secondo AskaNews. “Ho immediatamente chiesto al primo ministro belga Alexander De Croo di seguire quanto stava accadendo e lo ringrazio per la sua posizione tempestiva e chiara contro l’odiosa oppressione della libertà di espressione che ha luogo a Bruxelles. A tutte le vittime di questo ingiustificabile abuso, in particolare ai membri dell’ECR presenti, va la mia totale solidarietà”. Immediatamente De Croo è intervenuto, dichiarando poi su X la sua ferma condanna dell’azione di Kir: “Quello che è successo oggi al Claridge è inaccettabile. L’autonomia comunale è una pietra miliare della nostra democrazia, ma non può mai annullare la Costituzione belga che garantisce la libertà di parola e di riunione pacifica dal 1830. Vietare le riunioni politiche è anticostituzionale, punto e basta”.

Alla conferenza hanno quindi preso la parola esponenti di primo piano del fronte conservatore e nazionale europeo, fra cui Viktor Orban, l’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, gli europarlamentari di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini e della Lega Marco Campomenosi e intellettuali come il francese Eric Zemmour e l’israeliano Yoram Hazony.

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Il sindaco Emir (Erdal) Kir è un personaggio controverso della politica belga. Nato nel 1960 da genitori immigrati dalla Turchia, è stato iscritto al Partito socialista belga dal 1995 al 2020. Un primo scandalo riguardante la sua carriera fu l’aver millantato una laurea in Scienze Politiche mai conseguita. Nonostante questo ha ricoperto la carica di assessore agli Affari Sociali e alla Pubblica Istruzione dal 2000 al 2004, segretario di Stato per la regione di Bruxelles capitale nel 2004 prima di diventare sindaco di Saint-Josse nel 2012. È deputato federale dal 2014. Nel 2006 fu aspramente criticato per la discutibile gestione della Festa del Sacrificio islamica – che prevede la macellazione di pecore vive. Nel 2012 è il primo sindaco di origine turca della parte francofona del Belgio, confermato nel 2018 in un clima di accuse di brogli, scambi di favori e compravendita di voti. Nonostante l’affiliazione al Partito socialista, Kir è stato protagonista di azioni che gli sono costate aspre critiche. Nel 2013 fece espellere con una violenta operazione di polizia circa 200 senzatetto da un ex convento occupato. Nel 2015 rifiutò di presenziare alla commemorazione del genocidio armeno, culmine di una serie di atti di ostilità verso armeni e curdi con cui aveva costellato la sua carriera. Nel 2019 aveva paragonato il Belgio al Terzo Reich per i controlli sulle moschee clandestine in funzione antiterrorista. Nel 2020, dopo aver ricevuto alcuni sindaci turchi – fra cui due eletti dal partito di estrema destra Partito del Movimento Nazionalista (il braccio politico dei Lupi Grigi) – è stato espulso dal Partito socialista, che aveva in precedenza proibito ai suoi iscritti di intrattenere relazioni ufficiali con i movimenti di destra.

“Quando importi una persona, stai importando anche la sua cultura. E la stragrande maggioranza delle culture fuori dall’Europa non sanno cosa sia la democrazia e ritengono che l’unico modo di trattare con le minoranze sia col machete o con la dhimma” ha dichiarato il presidente del Centro Studi Machiavelli Daniele Scalea. L’unico filo conduttore dell’azione di Kir, infatti, sembra essere quella del filo-immigrazionismo turco-islamico, sostenuto con perfetta incoerenza ideologico-politica di volta in volta con atti di estrema destra (come l’accoglienza data ai sindaci turchi del PMN, lo sfollamento dei senzatetto e il negazionismo del genocidio armeno) o di estrema sinistra, come, in quest’ultimo episodio, schierandosi gomito a gomito con il radicalismo degli extraparlamentari, arrivando a mobilitare addirittura le forze dell’ordine per impedire una pacifica conferenza. Che, però, ha evidentemente il torto di parlare di argomenti a lui sgraditi come l’argine all’immigrazione e all’islamizzazione dell’Europa.

[aggiornato al 18 aprile 2024. Questo pezzo è stato originariamente pubblicato su CulturaIdentità]

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Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).