di Simone Billi

In questi giorni molti mi chiedono quale sia il reale problema dietro alla crisi ucraina, che potrebbe sfociare in una guerra con la Russia coinvolgendo i Paesi occidentali. Effettivamente, seguendo le varie trasmissioni televisive che ne parlano, non appare molto chiaro. Il motivo è presto detto: l’Ucraina ha dimostrato interesse ad entrare nella NATO. Sia per una questione di sicurezza nazionale (come ha detto il Presidente Volodymyr Zelensky), sia probabilmente anche per spingere lo sviluppo e il progresso economico del Paese.

Ricordo che la NATO è una organizzazione internazionale fondata dopo la Seconda Guerra Mondiale dai Paesi occidentali come “alleanza difensiva”, in contrapposizione a quelli del blocco sovietico. “Lo scopo della NATO – avrebbe affermato Lord Ismay, suo primo Segretario Generale – è di tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi”. Dopo la caduta del muro di Berlino, la fine del socialismo e l’attentato dell’11 settembre 2001, la NATO si è configurata maggiormente verso la gestione delle crisi e la lotta al terrorismo (un nuovo Concetto Strategico sarà però prodotto quest’anno). Ad oggi conta 30 Paesi aderenti.

In contrapposizione alla NATO sorse il Patto di Varsavia, alleanza militare tra gli Stati socialisti del blocco sovietico. L’Ucraina fu una delle 15 repubbliche dell’Unione Sovietica, da cui si separò nel 1991. L’Ucraina è il più grande e il più popoloso Paese dell’ex-blocco sovietico, a parte la Russia, con quasi 50 milioni di abitanti ed un’estensione di 600mila kmq (più dunque della Polonia, che ha 40 milioni d’abitanti in 313mila kmq).

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Da queste premesse appaiono chiare le basi su cui si fondano le affermazioni di Vladimir Putin, secondo cui “un’ulteriore espansione della Nato verso est è inaccettabile”.

A complicare la situazione vi è anche il gasdotto che dalla Russia porta il gas in Europa attraversando l’Ucraina. La Russia contribuisce con circa il 35% al fabbisogno europeo di gas, di cui circa un terzo attraverso il territorio ucraino. Risulta quindi chiara l’importanza del gas russo alla luce dei recenti aumenti del costo dell’energia, che sta mettendo in ginocchio famiglie e attività produttive italiane ed europee.

Il nostro Paese deve fare di tutto per evitare una guerra: anche per proteggere i 10.871 italiani residenti in Russia e i 1.476 che vivono in Ucraina. Stiamo lavorando per trovare un accordo tra le forze in campo.

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Deputato eletto alla Camera nella Circoscrizione Estero - Europa. Capogruppo della Lega nella Commissione Affari Esteri e presidente del Comitato per gli Italiani nel Mondo. Laureato in Ingegneria industriale è dirigente nel settore della proprietà intellettuale.