di Giovanni Giacalone

L’arresto della diciannovenne italo-kosovara Bleona Tafallari, avvenuto lo scorso 17 novembre a Milano, riporta in primo piano il pericolo jihadista in Italia ma anche in Europa, visti i legami dell’arrestata con soggetti di primo piano in ambito islamista radicale tra Austria, Germania e Kosovo.

Secondo quanto emerso dalle carte dell’inchiesta, la Tafallari svolgeva un importante ruolo all’interno di una rete transnazionale. Il marito della donna, Perapin Beliqi, era infatti amico di Kujtim Fezjulai, il cittadino austriaco di origine albanese che il 2 novembre del 2020 aveva colpito a Vienna. Beliqi, assieme ad altri due albanesi residenti in Germania (perquisiti dalla polizia tedesca la scorsa estate), lo era andato a trovare nell’estate del 2020, pochi mesi prima dell’attentato.

Beliqi e la Tafallari erano poi stati sposati nel gennaio del 2021 presso un centro islamico del Kosovo dall’imam Nehrudin Skenderi, arrestato assieme ad altri quattro soggetti lo scorso 12 ottobre. La cellula è accusata di aver progettato attentati in Kosovo a pochi giorni dalle elezioni amministrative ed era in possesso di armi da fuoco, missili anticarro, esplosivi e un drone.

Non basta, perché la Tafallari era anche al centro di una rete di mogli dei jihadisti in costante contatto tra loro anche per condividere materiale propagandistico; tra queste, la moglie di Skenderi, quella di Ardijan Guraj (un foreign fighter rientrato in Kosovo dalla Siria e arrestato assieme a Skenderi e ad altri tre jihadisti) ed anche con la moglie di Arjan Babaj, uno dei quattro kosovari arrestati nel marzo del 2017 in Veneto per aver pianificato attentati a Venezia e attualmente in carcere a Rossano, in Calabria, dove dovrebbe terminare di scontare la pena a dicembre 2021 per poi venire espulso.

La Tafallari era in possesso dei contatti dei familiari di noti predicatori radicali balcanici come il kosovaro Rexhep Memishi e gli albanesi Genci Balla e Bujar Hysa; questi ultimi due erano finiti agli arresti con l’accusa di aver reclutato gran parte dei foreign fighters albanesi poi inviati in Siria.

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Resta il mistero su cosa ci facesse a Milano, dove era arrivata con un volo da Pristina lo scorso 1° di agosto per rinnovare la carta d’identità. Ospitata assieme al fratello presso l’abitazione di un italiano in via Padova, la ragazza usciva di rado per paura di “contaminarsi con i miscredenti”.

Alla Tafallari viene contestato il reato previsto dall’art. 270/bis 2° c. c.p. in quanto partecipante all’organizzazione terroristica di stampo jihadista denominata “Leoni dei Balcani”, facente parte della più ampia associazione terroristica “Stato islamico“, allo scopo di commettere atti di violenza con finalità di terrorismo, anche internazionale.

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Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.