di Alberto Basile

I fatti di Washington hanno scosso e sorpreso tutti noi. Il mondo conservatore e sovranista si deve interrogare senza reticenze sui motivi di quella che non possiamo non definire una sconfitta.

La definisco tale perché l’avanzata sovranista in opposizione alle élite tecnocratiche e globaliste voleva riportare al centro della discussione politica temi e soggetti dimenticati e disprezzati dal mainstream. Il profondo disagio che i movimenti sovranisti hanno segnalato e del quale si sono fatti carico ha riportato nel dibattito politico e nelle istituzioni un conflitto nuovo, radicale e profondo, che altrimenti sarebbe potuto sfociare in violenza e sovversione. Quel conflitto doveva appunto essere mediato e alleviato all’interno dell’agone politico e non invece “straripare” nelle oscene immagini viste a Washington il 6 Gennaio.

In questo senso Trump ha perso perché, dopo ottimi risultati in campo economico e di politica estera, ha dilapidato il suo consenso prima a causa di irresponsabili messaggi sul Covid, e successivamente gestendo in maniera pessima il post-elezioni del 4 Novembre: egli ha infatti anteposto i suoi fini personali all’interesse del Paese che era ancora chiamato a rappresentare fino al nuovo insediamento. Trump ha peccato di autoreferenzialità e ha dimenticato che la ragion di Stato non gli permetteva un comportamento così distruttivo e poco istituzionale.

Ecco che, venute meno le armi e le ragioni della politica, è risorta la violenza che, non dimentichiamocelo, insieme alla disponibilità di armi da fuoco è una peculiarità della società americana. Ma la violenza è sempre distruttrice e mai creatrice e la situazione è onestamente scappata di mano allo stesso Trump. Non ho un atteggiamento deterministico, come invece stanno avendo molti commentatori in maniera faziosa, per cui non credo che quanto accaduto sia la naturale conseguenza del “trumpismo”; le cose sarebbero potute andare diversamente, ma sta di fatto che la realtà è quella che tristemente ci siamo trovati davanti.

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Si tratta di un colpo da non sottovalutare per chi ha creduto e crede nelle ragioni del sovranismo e nella sua positiva funzione di pluralismo e di richiamo alla centralità della politica. Un assist inaspettato per tutta l’intellighenzia liberal e di sinistra che cavalcherà questi fatti per demonizzare ancora di più il sovranismo in ogni sua forma, contribuendo ad inasprire un clima che, non va dimenticato, era già inquinato dalle violenze dei movimenti “antifa” e  “BlackLivesMatter”.

Spero che i movimenti sovranisti e conservatori sappiano affrontare questa sfida politica e culturale, riprendere in mano il conflitto e tornare a proporre politiche coraggiose, rimettendo al centro la democrazia e la libertà dei popoli.

 

(Foto: © Martin Falbisoner)

 

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Classe 1988, dottore in Lingue straniere (Università Cattolica di Milano). Poliglotta ma sempre profondamente legato al proprio Paese, si reputa un liberale conservatore e realista. Lavora in ambito commerciale per un marchio italiano del lusso.