di Giovanni Giacalone

L’aggressione a colpi di coltello perpetrata nella mattinata di giovedì 8 giugno in un parco di Annecy da un profugo siriano di 31 anni, identificato come Abdelmasih Hanoun, ha provocato il ferimento di 4 bambini e un adulto. L’assalitore non era noto ai servizi di intelligence europei e non era segnalato come soggetto pericoloso. Nonostante le circostanze e la motivazione dell’aggressione siano ancora poco chiare, poco dopo il fatto molti giornali e siti d’informazione si sono subito affrettati a precisare come il soggetto in questione fosse cristiano. In aggiunta, molti di questi siti hanno anche riferito che durante l’aggressione il siriano stringeva un crocifisso al collo e gridava “nel nome di Gesù Cristo”, come a voler mettere subito le mani avanti sul fatto che questa volta non si trattasse di un islamista.

Una questione tra l’altro ancora poco chiara visto che nel filmato emerso in rete, girato da un passante, si vede il siriano che stringe con una mano una collanina, ma non si vede cosa vi è appeso e solo in seguito verrà affermato da alcuni media che si trattava di un crocifisso. Inoltre, la voce che si sente nel video “in the name of Jesus Christ” sembra molto vicina al telefonino in fase di ripresa e appare come arrivare addirittura da dietro l’apparecchio, fatto che ha generato non pochi dubbi sulla presunta esclamazione attribuita all’assalitore.

L’unico elemento che poteva eventualmente convalidare tale ipotesi è il nome dell’assalitore, Abdelmasih, ovvero “servo del Messia”, nome difficilmente attribuibile a un musulmano, ma tutto ciò è rilevante? Le autorità francesi hanno infatti da subito scartato l’ipotesi terrorismo, seppur in maniera forse un po’ affrettata. Il punto focale è in questo caso un altro, perché è evidente come l’assalitore punti esclusivamente ai bambini, fatto a dir poco agghiacciante e che la dice lunga sui personaggi che l’Europa lascia entrare sul proprio territorio, con tutte le relative conseguenze.

Hanoun aveva infatti ottenuto asilo in Svezia nel 2013 e successivamente anche in Italia; è per questo motivo che le autorità francesi avevano respinto la sua domanda. La decisione era stata presa lo scorso 26 aprile, ma la notifica gli era arrivata soltanto quattro giorni prima della carneficina; che sia stato questo il motivo che ha poi scatenato la furia sanguinaria del siriano? Difficile dirlo per ora. Una cosa è certa, quanto avvenuto ad Annecy è l’ennesimo risultato di politiche della cosiddetta “accoglienza” senza capo né coda, prive di qualsiasi filtro e che permettono a chiunque di entrare in Europa e mettere a repentaglio la vita delle persone. Questo è il punto chiave che molti continuano a non voler vedere, cercando di dirottare l’attenzione su altri inutili elementi.

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Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.