di Marco Malaguti

Quale inverno aspetta la Germania? Un inverno buio, e non è una metafora. Se si escludono le elezioni per il Land della Bassa Sassonia, la Germania non ha appuntamenti elettorali degni di nota fino al 2023 e questo, indubbiamente, agevola la trasparenza con la quale i partiti di governo e i mass media d’oltralpe stanno informando la popolazione a proposito dei razionamenti energetici in arrivo in autunno. L’Italia, in piena campagna elettorale balneare, sembra far finta di non sapere alcunché a riguardo dei prossimi razionamenti a causa della sostanziale cessazione, data ormai per certa, della fornitura di gas da parte di Mosca. Ma in Germania, nonostante una maggior diversificazione dei mezzi di produzione energetica, non si parla d’altro.

Case al freddo, palestre calde. La Germania si prepara all’inverno

Si potrebbe dire molto a proposito di questa differenza di approccio tra Roma e Berlino, ma andiamo a vedere in cosa consistono i cosiddetti “razionamenti” tedeschi. L’argomento è di grande interesse per il semplice fatto che i nostri piani, quelli cioè predisposti mesi fa dall’attuale governo dimissionario, esistono già, anche se non ne sono stati resi noti i termini, che potrebbero essere molto simili a quelli tedeschi (i quali non solo sono ampiamente noti alla popolazione della Repubblica Federale, ma sono già in via di attuazione in ampie zone del Paese). Sono già diverse, infatti, le amministrazioni tedesche che stanno preparando spazi comunitari riscaldati nelle palestre e negli stabili parrocchiali per permettere alla popolazione che non riuscirà a pagare bollette e affitti di avere un posto caldo dove vivere, o quantomeno passare la notte, durante i mesi freddi. In un articolo di “Bild” è stato reso noto che amministrazioni cittadine come quelle di Ludwigshafen, Neustadt, Frankenthal e Landau, in Länder sviluppati come l’Assia e la Renania-Palatinato, si stanno dando da fare non solo cercando spazi tra le infrastrutture cittadine ma anche rivolgendosi a privati cittadini proprietari di immobili sfitti.

L’indiscrezione, confermata da vari amministratori locali, vedrebbe la nuova prassi degli “spazi comuni” ispirarsi alla recente esperienza dei “covid hotels” del periodo pandemico. Una prassi che, se si confermasse, vedrebbe la Germania ricadere nell’incubo di Weimar, quando intere comunità di disoccupati, reduci di guerra mutilati e persone senza fissa dimora cercavano rifugio presso i dormitori ecclesiastici e presso i Wärmestube dello Stato, grandi spazi comuni riscaldati da imponenti stufe di ghisa.

Le città tedesche inghiottite dal buio

Nel frattempo, in piena estate e in piena stagione turistica, le grandi città, inclusa la capitale, sprofondano nel buio. Il Senato della città-Stato di Berlino ha infatti reso noto che si spegneranno le luci che illuminano i principali monumenti della capitale quali il Duomo, la Marienkirche, la Staatsoper, la Deutsche Oper, il castello di Charlottenburg, ai quali si aggiungeranno edifici amministrativi quali la Rotes Rathaus (il municipio) e lo Schloss Bellevue, residenza del Presidente della Repubblica, l’equivalente del nostro Quirinale (ma la lista degli edifici da “spegnere” ammonta a quasi duecento siti).

Si tratta di una misura senza precedenti, che colpisce luoghi cari all’immaginario tanto dei berlinesi quanto dei turisti che abitualmente inondano le strade della capitale teutonica, omphalos della movida europea. Liste analoghe sono in preparazione in ogni grande città tedesca, con grandi capoluoghi come Lipsia, Monaco e Norimberga che si stanno già unendo a questa grande campagna di “spegnimento”.

La Germania sta già razionando

Ad Hannover, capitale del Land della Bassa Sassonia con oltre mezzo milione di abitanti, la vendita di condizionatori portatili è stata vietata, mentre l’acqua calda non arriva più negli edifici pubblici ad eccezione di asili nido e ospedali. Dopo una certa ora, ancora da stabilirsi, verranno spenti anche i semafori, compresi quelli delle aree cittadine più centrali. Queste misure recepiscono la raccomandazione di Helmut Dedy, presidente della Deutscher Städtetag (DS), l’associazione tedesca dei sindaci (l’equivalente della nostra ANCI), che già settimane fa, mentre in Italia si discuteva di Rosatellum, aveva invitato gli amministratori locali tedeschi a procedere immediatamente coi razionamenti, senza attendere di trovarsi alle strette in inverno. Un invito accolto con innegabile abnegazione dalle Alpi al Mar Baltico, in un Paese dove, riscaldamento globale o no, l’inverno è lungo e i termosifoni difficilmente si spengono prima di Maggio. Anche per quanto riguarda i riscaldamenti privati, infatti, non ci sarà da stare allegri: colossi immobiliari come la Vonovia di Bochum (quasi quattrocentomila appartamenti tra Germania e Austria) non hanno aspettato le raccomandazioni della politica e si sono mossi autonomamente, ingiungendo il mantenimento delle temperature massime negli appartamenti a 17 gradi per le ore notturne (per quelle diurne si vedrà).

LEGGI ANCHE
Dopo la Germania, anche la Francia si muove per censurare i social network
Un’opinione pubblica sempre più inquieta

Al netto della proverbiale disciplina del popolo tedesco, non è dato sapere come reagiranno i suddetti tedeschi quando queste misure cominceranno a mordere in tutta la loro effettiva durezza. Ammesso e non concesso che non vengano superate da ulteriori misure, ancora più stringenti. L’opinione pubblica, per ora, appare inquieta, seppur parzialmente distratta dalle vacanze estive.

Il governo comincia a trovarsi di fronte alle prime contestazioni, come ha imparato a sue spese il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, pesantemente contestato durante un comizio a Bayreuth, in Baviera, dove il numero dei contestatori era ampiamente superiore allo striminzito capannello di sostenitori ambientalisti e dove i fischi dei cittadini preoccupati dai razionamenti coprivano la voce del ministro.

Un tema, quello della tenuta del corpo sociale, sul quale ha messo in guardia, in un’intervista al quotidiano degli industriali “Handelsblatt”, anche il ministro dell’Interno, la socialdemocratica Nancy Faeser, secondo la quale la crisi del gas e delle materie prime genererà un’ondata di radicalismo e violenza mai vista nella storia della Germania postbellica. Per la Faeser, rispetto a ciò che si vedrà durante il prossimo inverno, “le proteste del Movimento Querdenker sembreranno una festa di compleanno per bambini” – un’affermazione pesantissima se si considera che il Movimento Querdenker, il 29 Agosto 2020, durante un’oceanica manifestazione contro le restrizioni covid diede l’assalto al Bundestag in quella che fu una sostanziale Capitol Hill berlinese.

Vaticini decisamente sinistri, soprattutto se si considera quanto il sistema economico italiano (in particolare settentrionale) sia collegato a doppio filo a quello teutonico e, soprattutto, quanto più fragili siano le istituzioni italiane rispetto a quelle germaniche. Se davvero le parole della Faeser siano state esagerate ed allarmistiche lo scopriremo presto, ma nel caso fossero anche soltanto realistiche viene davvero da sperare che questa lunga estate di campagna elettorale peninsulare non finisca mai.

Marco Malaguti
+ post

Ricercatore del Centro Studi Machiavelli. Studioso di filosofia, si occupa da anni del tema della rivalutazione del nichilismo e della grande filosofia romantica tedesca.