di Maiya Clark e Jacob Montoya

(Traduzione da: Heritage Foundation)

A tre mesi dall’ultima invasione russa dell’Ucraina, l’esercito di Kiev continua a combattere valorosamente. Le armi fornite dai membri della NATO hanno finora sostenuto la resistenza, ma ne serviranno altre se si vuole che l’Ucraina abbia una possibilità di combattere contro l’esercito russo, di gran lunga più imponente. L’Occidente intende chiaramente mantenere il flusso di armi e munizioni, ma la sua base industriale-militare, in via di atrofizzazione, sarà all’altezza del compito? Gli Stati Uniti e la NATO hanno abbastanza armi per rifornire l’Ucraina in un conflitto prolungato?

Gli Stati Uniti non sono più l'”arsenale della democrazia” di un tempo. Infatti, molti esperti dubitano che abbiano la capacità necessaria per soddisfare le proprie stesse esigenze, considerando la possibilità di un conflitto con la Cina o forse anche di una guerra su due fronti. La fornitura di armi all’Ucraina, sebbene necessaria, quasi certamente aggraverà il problema di un arsenale americano già esaurito. Anche se spingono per accelerare le consegne all’Ucraina, diversi funzionari governativi hanno sottolineato la necessità per gli Stati Uniti di rifornire le proprie scorte di munizioni.

Il sottosegretario alla Difesa per l’Acquisizione e il Mantenimento, William LaPlante, ha recentemente affermato che il Pentagono deve “avere più linee di produzione calde”, anche se ciò significa avere “linee di produzione ridondanti” per risolvere i malfunzionamenti di un singolo punto. Il senatore Jack Reed, democratico del Rhode Island e presidente del Comitato “Servizi Armati” del Senato, ha dichiarato che la sua commissione sta spingendo il Pentagono a ricostituire l’inventario delle armi inviate in Ucraina, ma che molteplici problemi intralciano la strada. Questi problemi includono catene di montaggio ferme, scarsità di parti specializzate e catene internazionali di approvvigionamento interrotte.

Prendiamo ad esempio il FIM-92 Stinger. Lo Stinger, un missile antiaereo spalleggiabile, è stato fondamentale per la difesa dell’Ucraina contro gli attacchi aerei e il dispiegamento di truppe effettuate da elicotteri russi. Il problema è che, prima dell’invasione, gli Stati Uniti non avevano pianificato di rinnovare le scorte di Stinger prima, al più presto, degli anni ’30. L’obiettivo era invece quello di prepararsi ad avviare la produzione di uno Stinger più avanzato. Ora gli Stati Uniti stanno cercando di superare le difficoltà, tra cui componenti obsoleti e problemi di manodopera, per produrre altri missili Stinger degli anni ’70 per l’Ucraina. Raytheon, il produttore, ha dichiarato questa settimana che ci vorranno “anni” prima di poter costruire nuovi Stinger.

Nel frattempo, i nostri alleati hanno problemi ancora più gravi. Molte difese degli alleati NATO si basano su vecchi sistemi sovietici che devono essere sostituiti o potenziati. L’offerta della Polonia di inviare all’Ucraina la sua intera flotta operativa di caccia MiG-29 ha fatto luce su questo fatto. Alcuni alleati NATO – soprattutto Polonia, Slovacchia e Bulgaria – continuano a utilizzare obsoleti equipaggiamenti russo-sovietici ereditati dai rispettivi regimi predecessori dopo il crollo del comunismo del 1989-1991. La Slovacchia ha inviato all’Ucraina un’altra vecchia piattaforma di epoca sovietica, il sistema missilistico antiaereo S-300. I MiG-29 sono entrati in servizio nel 1982 e il sistema S-300 nel 1978, e ottenere pezzi di ricambio e missili sostitutivi sarebbe una vera sfida, anche se la fonte non fosse ostile come la Russia.

LEGGI ANCHE
Putin, la Destra italiana e... Spinoza

Il conflitto, tuttavia, ha mostrato un lato positivo. Molti dei nostri alleati si stanno rendendo conto della necessità di aumentare le spese per la difesa. La Germania ha deciso di acquistare gli F-35 dagli Stati Uniti e si è impegnata ad aumentare il bilancio della difesa, superando l’obiettivo del 2% del PIL fissato dalla NATO. Anche la Polonia ha deciso di aumentare la spesa per la difesa, con l’obiettivo di raggiungere il 3% del PIL entro il 2023.

In un certo senso, il conflitto tra Russia e Ucraina è servito da stress test per la base industriale della difesa occidentale. Da ciò è scaturita la crescente consapevolezza che, per troppo tempo, l’America ha sottovalutato la quantità di munizioni e piattaforme necessarie per la guerra moderna.

A causa della complessità e del tempo necessario per produrre le odierne armi di precisione, dobbiamo iniziare a pensare ora, prima che scoppi una guerra, se l’America abbia abbastanza armi per sostenere un conflitto.

Il mese scorso il Presidente Biden ha presentato una richiesta di bilancio per la difesa che non tiene nemmeno il passo con il tasso di inflazione, figuriamoci se prevede una crescita per soddisfare le nostre esigenze. È una ricetta per la debolezza in un momento in cui il mondo libero ha disperatamente bisogno di forza.

Ricercatrice associata senior presso il Center for National Defense di Heritage Foundation (USA). B.A. in Relazioni internazionali (University of Southern California).

Membro del "Young Leaders Program" di Heritage Foundation (USA) per la primavera 2022.