di Nathan Greppi

Sebbene a febbraio, come tutti gli anni, i riflettori fossero tutti puntati sul Festival di Sanremo, il vero evento musicale del 2022 in Italia sarà l’Eurovision Song Contest che – grazie alla vittoria ottenuta alla scorsa edizione dai Måneskin – si terrà da oggi al 14 maggio al Palasport Olimpico di Torino. Si tratta della terza volta che il nostro Paese ospita quello che, con centinaia di milioni di ascoltatori, è stato riconosciuto come l’evento non sportivo più seguito al mondo.

Ma negli ultimi anni l’Eurovision è divenuto un evento sempre più politicizzato. Tensioni internazionali si sono proiettate sulla gara carnora. Notevole è stata la (sovra-)rappresentanza di persone LGBT nell’Eurovision: già nel 1998 a vincere fu un transessuale, mentre nel 2014 toccò al travestito austriaco Conchita Wurst. L’anno scorso la presentatrice Nikkie de Jager era in realtà un uomo transessuale. Gli stessi Måneskin fanno sfoggio di un’estetica molto “gender fluid”.

L’Eurovision non fa altro che rafforzare lo stereotipo per cui i cantanti (quanto meno quelli di successo) siano sempre e solo progressisti. Eppure sono esistiti ed esistono molti artisti della musica apertamente schierati a destra o che hanno espresso idee e valori riconducibili a essa. Eccone una selezione (si tratta di 12 nomi), che parte da oltre mezzo secolo fa per arrivare ai giorni nostri.

Elvis Presley

Considerato uno dei cantanti di maggior successo di tutti i tempi e tragicamente morto nel 1977 a soli 42 anni, nel 1970 offrì spontaneamente il suo appoggio all’allora presidente americano repubblicano Richard Nixon per partecipare alle campagne contro l’abuso di droga tra i giovani. Il loro storico incontro alla Casa Bianca è stato di recente spunto per un film. In tale occasione, Presley criticò anche i Beatles che, secondo lui, negli anni della Guerra in Vietnam sarebbero stati colpevoli di aver aizzato sentimenti antiamericani.

Leo Valeriano

Uno dei primi cantautori italiani dal secondo dopoguerra ad essere identificato come musicista impegnato politicamente a destra, in virtù delle sue canzoni contro il comunismo e l’URSS durante la Guerra Fredda. All’impegno politico e musicale ha affiancato una carriera nel cinema e nella televisione, ad esempio doppiando vari personaggi nei cartoni animati dei Looney Tunes.

Johnny Hallyday

Scomparso nel 2017, è stato uno dei maggiori esponenti del rock francese nonché attore cinematografico, con una carriera durata più di sessant’anni. Hallyday, il cui vero nome era Jean-Philippe Léo Smet, non ha mai fatto mistero per le sue simpatie di destra; a quasi ogni elezione francese ha espresso il proprio sostegno a candidati gollisti. Nella sua autobiografia scrisse: “Non amo la mediocrità. Penso che la sinistra la incoraggi … Il talento non si può dividere in parti uguali”. Aggiungendo: “Sono stanco di essere considerato un uomo senza cuore soltanto perché ho una sensibilità di destra”. Dopo gli attentati islamisti del 2015 tornò sul palco esibendo il tricolore francese per onorare le vittime del terrorismo.

Pier Francesco Pingitore

Attivo principalmente come autore di teatro, cinema e televisione, nel 1965 fondò la fortunata compagnia teatrale “Il Bagaglino”, da cui uscirono numerosi talenti. In campo musicale, Pingitore ha scritto i testi di diverse canzoni politiche collocabili a destra, tra cui la più famosa è senza dubbio Avanti ragazzi di Buda, scritta nel 1966 per rendere omaggio alla rivolta ungherese contro il comunismo del ’56.

Kiss

Tra i gruppi rock e metal di maggior successo degli anni ’70, i suoi membri si sono fatti notare per le prese di posizione vicine alla destra americana. Gene Simmons, il bassista di origini israeliane, ha sostenuto apertamente sia Trump sia Bush. Alla domanda se fosse repubblicano o democratico rispondeva di essere del “Partito Americano”, conservatore in economia e politica estera ma un liberal sui diritti. La sua posizione pro-Trump è stata condivisa anche dall’ex-chitarrista, Ace Frehley.

Rita Pavone

Con milioni di dischi venduti in tutto il mondo la Pavone è uno dei nomi più importanti del pop in Italia, ancora attiva a 76 anni. Negli ultimi tempi ha preso posizioni decise e controcorrente: quando nel 2019 il gruppo americano dei Pearl Jam attaccò il governo italiano per i tentativi di bloccare gli sbarchi dei clandestini, lei li invitò farsi gli affari propri. Per certe posizioni e per il ringraziamento ricevuto da Matteo Salvini ci fu chi si lamentò per il suo invito al Festival di Sanremo l’anno successivo.

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Ramones

Fondati nel 1974 a New York e scioltisi nel 1996, sono considerati da molti i padri del genere punk. Il loro chitarrista Johnny Ramone, scomparso nel 2004, era una acceso sostenitore del Partito Repubblicano, al punto che definì Ronald Reagan “il miglior presidente del mio tempo”. Ebbe modo di dire: “Le persone si avvicinano alle idee di sinistra in giovane età, e spero sempre che cambino quando vedono com’è fatto veramente il mondo”.

Enrico Ruggeri

Da decenni un nome di punta del rock italiano, il cantautore milanese nel corso del tempo ha preso posizioni molto controcorrente. In un’epoca in cui le celebrità cercano spesso di apparire cittadine del mondo e globalizzate, lui al contrario ha rimarcato l’importanza del concetto di patria. Intervistato nel 2021 dalla rivista “Cultura Identità“, spiegava che se da un lato non hanno senso certi nostalgismi del passato, “la ‘Patria’ per me è una grande famiglia composta da persone che condividono valori e radici culturali”. Ha anche parlato più volte dell’importanza di ricordare le vittime delle Foibe.

Kid Rock

Lungo oltre trent’anni di carriera si è cimentato nel fondere molti generi diversi, dal rock al rap, dal metal al country. Kid Rock, nome d’arte di Robert James Ritchie, negli anni si è anche fatto notare per le sue prese di posizione politiche fuori dagli schemi: nel 2016, quando molti atleti afroamericani si inginocchiavano durante l’inno nazionale per attaccare le forze di polizia, lui se la prese con uno di questi, il giocatore di rugby Colin Kaepernick. Spesso ha rimarcato il proprio sostegno al Partito Repubblicano, tanto da essere vicino a candidarsi al Senato nel 2018 – ma alla fine sfruttò solo la voce per promuovere un nuovo album. Nel recente pezzo We the People attacca direttamente Fauci, Biden, Black Lives Matter.

Five Finger Death Punch

Fondato a Las Vegas nel 2005, questo gruppo metal ha fatto del patriottismo il proprio marchio di fabbrica. Nei testi e nei videoclip di canzoni come Wrong Side of Heaven e Gone Away si esprimono solidarietà ed empatia nei confronti dei veterani dell’esercito americano e delle loro famiglie, al punto che negli anni hanno collaborato con diverse associazioni benefiche che aiutano in particolare i veterani affetti dal disturbo da stress post-traumatico. Il video di Living the Dream, pubblicato nel 2020, è apparso una critica all’establishment americano, opposto al popolo, e alle restrizioni sanitarie imposte.

Subliminal

Poco conosciuto in Italia, questo rapper israeliano, il cui vero nome è Yaakov “Kobi” Shimoni, è da oltre vent’anni uno dei più importanti cantanti del suo Paese. Si distingue dalla maggior parte dei colleghi occidentali per i messaggi patriottici insiti in molte delle sue canzoni. Nel testo di Tikva, singolo del 2002 realizzato assieme al rapper Yoav “L’Ombra” Eliasi, figurano diverse allusioni ai suoi commilitoni dell’esercito morti in guerra e alle loro famiglie distrutte dal dolore, mentre colui che canta chiede a Dio di dargli speranza (“tikva” in ebraico) per il futuro.

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Giornalista pubblicista, ha scritto per le testate MosaicoCultweek e Il Giornale Off. Laureato in Beni culturali (Università degli Studi di Milano) e laureato magistrale in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale (Università di Parma).