di Daniele Scalea

L’istituto polacco “Ordo Iuris” (molto attivo nella promozione di una cultura giuridica disallineata da quella, predominante, progressista; e proprio in questi mesi impegnato nel lancio di una nuova università, il Collegium Intermarium) ha presentato un voluminoso rapporto che, in quasi 200 pagine, eviscera come il percorso di “approfondimento dell’integrazione” europea tenda alla creazione di un autentico super-Stato. Il rapporto, scritto in inglese e intitolato Between a Europe of nations and a superstate. Doctrinal, legal and economic aspects of the project of “deeper integration” in the European Union, sarà presto reso disponibile al pubblico.

Chi ha avuto l’occasione di visionarlo in anteprima, non può che elogiare il mastodontico lavoro compiuto dai curatori Bartosz Zalewski e Tymoteusz Zych, che hanno coordinato i contributi di undici ricercatori (Konrad Dyda, Filip Furman, Katarzyna Gęsiak, Rafał Kruszyński, Anna Kubacka, Filip Ludwin, Maciej Łobza, Paweł Łukaszewski, Eryk Łon, Maria Podlowska, Weronika Przebiorła). I capitoli del rapporto affrontano in maniera tecnica questioni come la Brexit, il principio di sussidiarietà, l’inefficienza della gestione centralizzata, i processi di convergenza economica, l’interferenza dell’UE nel diritto di famiglia degli Stati membri, i diritti sociali, le politiche migratorie, quelle sanitarie e il Next Generation EU.

La tesi che vogliono dimostrare gli autori è che vi siano in atto dei processi che porteranno l’Unione Europea a trasformarsi in un super-Stato federale. In effetti, in tutti i campi esaminati, essi rilevano interventi ingiustificati da parte dell’UE, che ricorre a interpretazioni “creative” dei trattati, soft law (risoluzioni o dichiarazioni non vincolanti ma orientative), favoritismo verso alcuni membri, pressioni finanziarie su quelli che cercano di arginare le istituzioni europee. Varie sono le conseguenze negative di quest’atteggiamento. L’inefficienza (con una “inflazione normativa” che è negazione totale del principio fondamentale della sussidiarietà, ossia delle decisioni da prendersi al livello più basso adeguato), le misure favorevoli solo per i Paesi più ricchi (in particolare per la Germania, che dall’unione monetaria ha beneficiato grandemente e a detrimento soprattutto dell’Italia), l’attacco alle identità nazionali degli Stati membri.

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Inquadrati i problemi, il rapporto di Ordo Iuris indica pure le soluzioni per risolverli. La proposta dell’istituto polacco è di rafforzare i poteri del Consiglio (organo inter-governativo per eccellenza), opponendosi pure a quelle misure (come le maggioranze qualificate) che annullano i poteri di veto degli Stati membri.  Va inoltre promossa una deregolamentazione legislativa, tornando a rispettare il principio di sussidiarietà e lasciando l’adozione di regolamenti vincolanti come ultima ratio.

Se non si assumeranno queste iniziative, ma si continuerà a perseguire la federalizzazione dell’Europa – ammonisce il rapporto – allora è prevedibile che l’UE finirà per spezzarsi in aree più piccole ed uniformi. L’UE, infatti, si sta arrogando competenze che non ha e le sta sfruttando per attaccare il pluralismo culturale e valoriale del continente, ad esempio spingendo un nuovo diritto di famiglia, improntato all’ideologia gender, anche in quei Paesi che lo rigettano.

Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.