di Giovanni Giacalone

Sul caso Regeni le autorità italiane si concentrano sull’Egitto, tirando in ballo l’esecutivo di al-Sisi, accusando il Cairo di non collaborare adeguatamente alle indagini e chiedendo l’aiuto dell’Europa.

È intanto stata fissata per il prossimo 29 aprile l’udienza preliminare davanti al gup di Roma Pier Luigi Balestrieri per i quattro agenti dei servizi segreti accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni. Nei loro confronti le accuse mosse dal procuratore Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

Se il dito da parte dell’Italia è costantemente puntato sull’Egitto, ben poco sembra invece interessare la pista britannica che ha portato Regeni in Egitto, una pista tutt’altro che limpida e già ampiamente evidenziata in più occasioni dal giornalista e reporter di guerra, Fausto Biloslavo.

In primis, il ruolo della tutor di Regeni a Cambridge, Maha Abdel Rahman, controverso personaggio già indicato come vicino ai Fratelli Musulmani. Ci vollero ben tre rogatorie prima che il Pm Colaiocco riuscisse a interrogare la donna che aveva addirittura “dimenticato” l’incontro al Cairo con Regeni poche settimane prima della sua morte, quando il ricercatore le avrebbe consegnato dei report, fatto negato dalla docente. Curiosamente però, in una mail di diversi giorni dopo, la Abdel Rahman si congratulava con il ricercatore per l’ottimo lavoro svolto. Una ricerca, quella sui sindacati autonomi degli ambulanti (spesso in contrasto con il governo), che alla docente interessava molto, al punto che diverse fonti hanno confermato come la tutor avesse insistito affinché Regeni si occupasse proprio di questo; come del resto confidato dallo stesso Regeni alla madre in una chat di Skype del 26 ottobre 2015. La docente aveva però successivamente dichiarato ai magistrati che la scelta era stata di Regeni.

Va poi evidenziato che il giorno successivo all’interrogatorio ottenuto da Colaiocco, su richiesta della Procura di Roma, le forze dell’ordine inglesi hanno perquisito l’ufficio e la casa della docente, sequestrando Pc, cellulari, sim, chiavette, hard disk esterni e documenti. Non è però noto cosa sia emerso dall’analisi di questo materiale.

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C’è poi la mentore della Abdel Rahman, Anne Alexander, che aveva incontrato Regeni per fornirgli i contatti al Cairo. Poco più di due mesi prima della sparizione di Regeni, la Alexander aveva tenuto un comizio a Londra contro Al-Sisi, definendolo, davanti a manifestanti con bandiere pro-Fratelli Musulmani, “un assassino e dittatore pazzo”. Regeni si era pronunciato con preoccupazione su almeno uno dei contatti forniti dalla Alexander, a causa del forte attivismo anti-governativo, ma la Alexander aveva risposto: “Finirà che ti dovremo mettere con qualcuno del governo”.

Una cosa è certa: una crisi tra l’Italia e l’Egitto di Al-Sisi fa comodo ai Fratelli Musulmani, organizzazione islamista radicale che è da decenni ampiamente attiva in Italia, ma è utile anche alla British Petroleum che puntava al contratto per il giacimento egiziano di gas off shore di Zohr conquistato dall’italiana Eni.

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Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.