di Andrea Bandelli
In Italia il settore delle scienze della vita (life sciences), che include l’industria farmaceutica, l’industria delle biotecnologie, l’industria della produzione di dispositivi biomedici e i servizi sanitari, rappresenta uno dei più importanti settori di creazione del valore ad alta specializzazione tecnologica. Si tratta di un settore strategico ed indispensabile per il nostro Paese ed in grado, con le sue filiere, di contribuire significativamente, e strutturalmente allo sviluppo economico nazionale.
I NUMERI DELLA FILIERA LIFE SCIENCES ITALIANA
Farmaceutica | Biotecnologie | Dispositivi medici | |
---|---|---|---|
Numero di imprese | 291 | 696 | 3957 |
Valore della produzione (mld €) | 32,2 | 12,1 | 11,4 |
Investimenti in R&S (mld €) | 1,65 | 2,3 | 2,2 |
Numero di addetti | 66.500 | 13.313 | 76.400 |
Fonte: elaborazione The Europea House–Ambrosetti su dati Farmindustria, Assobiotec e Confindustria Dispositivi Medici, 2019 e BioinItaly report 2020
Le aziende del settore life sciences italiane sono riunite nel Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita ALISEI, che si propone sia come soggetto principale a livello nazionale per l’indirizzo e la promozione della ricerca e sviluppo, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, sia come soggetto facilitatore e acceleratore del processo di trasferimento delle conoscenze e delle tecnologie dal settore della ricerca multidisciplinare a quello dell’industria farmaceutico-biomedicale, e infine come soggetto capace di promuovere gli investimenti e l’impiego di capitale pubblico e/o privato, indispensabile per lo sviluppo dei progetti innovativi, mettendo in rete imprese, università, enti pubblici di ricerca, strutture di produzione avanzata e di servizi a elevato valore aggiunto, presenti sul territorio nazionale.
Alisei è il promotore insieme a Farmindustria, Equalia e Federchimica Aschimfarma di un importante progetto che prevede investimenti per 1,5 miliardi di euro da parte di alcune decine di aziende della filiera italiana del farmaco, la creazione a regime di circa 11.000 nuovi posti di lavoro che di questi tempi sono merce rara, ed il raggiungimento nel medio periodo di una sostanziale indipendenza dalle forniture dei Paesi extra Ue (Cina, India, etc) con la conseguente riduzione delle importazioni ed un miglioramento della bilancia commerciale nazionale. Si tratta di un progetto di “reshoring” che si sostanzia nell’ampliamento delle strutture produttive nazionali e che punta dritto al decoupling delle filiere italiane del farmaco rendendo il nostro Paese indipendente da fornitori esteri. Un progetto di questa portata e così strategico dovrebbe ricevere tutto l’appoggio da parte delle istituzioni nazionali ed anche risorse finanziarie pubbliche adeguate alla sfida ed agli obiettivi. Tuttavia occorre evidenziare che questo progetto è frutto della iniziativa di un cluster di imprese private e, nonostante non sia “supportato” sufficientemente dalle istituzioni e non faccia parte di un progetto più ampio di reshoring, raggiunge risultati significativi in termini strategici, di aumento di Pil, di incremento dell’occupazione, di incremento del reddito disponibile e di conseguente decremento delle importazioni.
Le aziende del cluster Life sciences hanno progetti pronti per essere realizzati che prevedono investimenti in Italia per diversi miliardi di euro, con tutte le ricadute reddituali ed occupazionali appena evidenziate, così come accade per le filiere e le catene di creazione del valore di altri settori produttivi nazionali.
Quello che manca all’Italia ed alle sue aziende è un vero Piano straordinario di rimpatrio produttivo che sia capace di supportare un processo di reindustrializzazione del Paese e che consenta nel medio termine il totale e strutturale recupero dei miliardi di PIL e dei tanti posti di lavoro persi a causa della crisi pandemica. È quindi auspicabile che una quota significativa delle risorse che arriveranno con il Recovery Plan siano destinate a finanziare la realizzazione di un Piano straordinario di rimpatrio produttivo come quello proposto dal Centro Studi Machiavelli che, se venisse attuato nella sua interezza, consentirebbe al nostro Paese di recuperare nel medio periodo le quote di pil ed i posti di lavoro persi con la crisi pandemica rendendo il debito nuovamente sostenibile.
Per il Centro Studi Machiavelli è responsabile del programma di ricerca su "Reshoring e rilocalizzazione d'impresa". Laureato in Economia (Università degli Studi di Firenze), Dottore Commercialista, Revisore legale e socio fondatore di uno Studio professionale specializzato in consulenza societaria e fiscalità nazionale ed internazionale.
Un raggio di luce in tanto scoramento / strategia mancante nelle aree politiche / grazie e forza.