di Raffles

Nella drammatica esperienza che stiamo vivendo con la pandemia cinese, si annida una domanda implicita, che va oltre l’emergenza, i suoi colori e le sue statistiche. Guardando più lontano, con lungimiranza, prendono forma in modo sempre più rilevante sistemi valoriali concorrenti. In particolare Russia e Cina, ma anche i Non State Actors appaiono promotori di sistemi valoriali alternativi a quello liberale fondato principalmente sulle organizzazioni internazionali. È questa una minaccia, o forse anche un’opportunità per riequilibrare il nostro sistema valoriale?

Le sfide del potere geostrategico sono temi che si sovrappongono con molteplici e variegate interrelazioni che si verificano per approfondimenti successivi. La politica cinese è alla ricerca di una modernità politica, sociale e militare con sforzi di ampio raggio d’espansione (global reach). L’attuale regime totalitario ha infatti raggiunto un vantaggio competitivo incrementando la propria influenza con metodi commerciali irregolari, uso delle proprietà intellettuali esterne, impiego massivo dei dati e molteplici pratiche incoerenti con i principi di diritto internazionale (si pensi in particolare all’uso della tecnologia e dello spazio). La Cina non condivide l’attuale ordine internazionale e vuole metterlo in discussione, inizialmente a livello regionale e successivamente con aspirazione globale: vincere senza sparare un colpo.

Anche la Russia dalla sua parte attua una politica estera assertiva, con forme di intervento asimmetriche basate principalmente sulla disinformazione, una narrativa autoritaria ben strutturata, significativi investimenti militari a cui si deve aggiungere l’assertività nell’ambito cibernetico.

Entrambe evidenziano un approccio centralizzato all’ambito tecnologico, nel quale intravedono l’opportunità di riscrivere e ridefinire l’attuale sistema di regole, definito in epoca pre-digitale nel Novecento a seguito delle guerre mondiali e della Guerra Fredda. In particolare l’auspicio cinese è quello di riscrivere con nuovi paradigmi, basati su algoritmi tecnologici, l’ordine internazionale. Si pensi ad esempio alle campagne mediatiche di successo sul tema della gestione della pandemia attraverso sistemi tecnologici basati sull’Intelligenza Artificiale e la gestione centralizzata dei dati; attività che è apparsa, a primo acchito, di maggiore efficacia rispetto a quella dei sistemi democratici. Nel caso cinese alla base vi è un sistema politico totalitario, di stampo leninista, che pratica il social credit system e la social governance in aperto contrasto alle istituzioni democratiche, ai diritti umani, al rule of law, all’indipendenza del giornalismo ed a quelli che, oggi, si considerano valori universali.

Tale governance centralizzata-autoritaria potrebbe essere esportata per raggiungere una posizione egemonica mondiale (Cina) o regionale (Russia), in una forma di convenienza strategica tra i due Paesi piuttosto che una vera e propria partnership. Gli strumenti con i quali si svolge il lento accerchiamento sono in ogni dimensione – economica, scientifica, culturale e militare – e si fondano, comunque, su alcuni equivoci e punti deboli occidentali, derivanti dall’approccio alla globalizzazione. Dal punto di vista atlantico-europeo si è pensato, per lungo tempo, che lo sviluppo economico avrebbe creato una inevitabile pressione verso la liberalizzazione, e lentamente le regole internazionali avrebbero normalizzato e socializzato i Paesi autoritari (convergenza). Adesso siamo in una situazione, opposta, accelerata dal fenomeno pandemico, nel quale, in particolare la Cina, ma anche la Russia a livello regionale, cercano di farsi accettare come attori insostituibili per l’ordine globale in aperta contrapposizione al ruolo statunitense nel rapporto transatlantico.

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Il totalitarismo, guidato dalla tecnologia, ha brevettato un vero e proprio sistema esportabile alternativo al diritto internazionale, improntato su un neo-colonialismo economico basato sull’occupazione delle nuove infrastrutture, specialmente quelle digitali. Si pensi in tal senso al 5G ma in prospettiva di lungo termine alla connettività eccezionale che nascerà nei prossimi 20 anni con i nuovi sensori, il 6G. Su tale aspetto deve essere tradotto con attenzione l’interesse cinese per definire, a livello internazionale, gli standard degli applicativi nella gestione dei dati. Un attivismo, con significativi investimenti, che vuole avvolgere il vecchio continente, destabilizzare l’ordine esistente del rule of law con quello del rule by law, in cui la gestione dei dati rappresenterà il potere.

Tuttavia, per quanto possa sembrare contradditorio, il sistema totalitario non ha alla base un approccio favorevole all’innovazione, in quanto il controllo totale (micromanagement of Innovation) è il primo ostacolo alla creatività e all’Innovazione Aperta (Open Innovation) alla base dei recenti sviluppi tecnologici e relative innovazioni dirompenti. Si prefigura pertanto un’opportunità, sapendola cogliere, per l’Occidente e i suoi valori, riscoprendoli e alimentandoli, promuovendo l’apertura all’innovazione, facendola correre senza ostacoli dirigisti per mantenere il vantaggio tecnologico.

La promozione di un sistema valoriale concorrente può alimentare una frammentazione geopolitica globale minando il ruolo delle organizzazioni internazionali, generando un problema collettivo che esige una risposta corale. L’approccio euro-atlantico ha l’opportunità di promuovere una nuova e più assertiva visione dell’ordine internazionale basata sugli storici, e di prospettiva, vantaggi del multilateralismo. In tal senso deve essere vinta l’attuale guerra delle narrative e ricentralizzare l’Ordine Liberale Internazionale come architettura di sicurezza globale.

Pseudonimo. Professionista nel settore della Difesa.