di Gianandrea Gaiani

Come era facile prevedere la sanatoria decisa del governo italiano che regolarizzerà un numero di immigrati clandestini previsto in 200 mila unità dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, sta facendo impennare gli sbarchi dalle coste di Libia, Tunisia e Algeria ma anche i tentativi di raggiungere l’Italia dai confini terrestri.

Un “fattore d’attrazione” non certo imprevisto, specie in concomitanza con la bella stagione che favorisce i traffici di esseri umani sul mare, al punto che è lecito chiedersi se l’iniziativa di regolarizzare un numero così ampio di clandestini non abbia anche l’obiettivo di attirare nuovi flussi per riprendere a finanziare su vasta scala le lobby del soccorso e dell’accoglienza, tutte legate con diverse sfumature alle forze politiche immigrazioniste dell’attuale maggioranza di governo.

Dal primo gennaio al 29 maggio sono sbarcati in Italia dall’Africa 5.024 clandestini (per oltre la metà da Bangladesh, Sudan, Costa d’Avorio, Algeria e Marocco) più del triplo dei 1.456 sbarcati l’anno scorso nello stesso periodo. Oltre agli sbarchi vanno segnalati i flussi in aumento di clandestini che dalla Bosnia si infiltrano in Croazia e Slovenia senza di fatto trovare ostacoli fino all’ingresso in Italia, dove l’accoglienza continua ad essere garantita a tutti. Inoltre sono ripresi i transiti di migranti al confine con la Francia, che starebbe attuando i respingimenti verso l’Italia graditi a quanto pare anche ai clandestini che sperano di regolarizzarsi con la sanatoria voluta dal ministro Bellanova e rivolta a chiunque dichiari (anzi, autocertifichi) di essere entrato in Italia prima del 31 ottobre scorso.

Altri Stati europei, in prima linea come l’Italia sul fronte dell’immigrazione, attuano però politiche opposte a quella di Roma. La Grecia respinge da mesi, in mare come in terra, gli immigrati clandestini: nell’Egeo i gommoni vengono rimorchiati nelle acque turche da dove provengono neutralizzando così il ricatto sui migranti attuato da anni dal governo turco. Malta, che subisce da tempo pressioni da parte di Bruxelles per aver consegnato alle motovedette libiche i clandestini fermati nelle acque di competenza maltese per la ricerca e soccorso (SAR), ha firmato una nuova intesa con Tripoli che regolarizzerà i respingimenti.

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Il memorandum d’intesa, firmato a Tripoli dal primo ministro maltese Robert Abela e dal premier del Governo di accordo nazionale libico (GNA) Fayez al Sarraj, prevede l’istituzione di unità congiunte per il coordinamento delle operazioni contro l’immigrazione illegale nel Mediterraneo centrale. Un’ipotesi che lascia intendere che le motovedette maltesi coopereranno con quelle libiche per soccorrere barconi e gommoni e farli rimorchiare di nuovo sulle coste libiche. Nel comunicato ufficiale diffuso dal governo de La Valletta viene evidenziato che Abela ha ribadito ad al-Sarraj la posizione di Malta sull’esigenza di fermare il traffico di esseri umani e il quotidiano “The Times of Malta” ha valutato che l’accordo costituisca un “cambio di approccio” nei rapporti bilaterali in tema di immigrazione. L’accordo siglato il 28 maggio prevede anche un sostegno finanziario che potrebbe riguardare la cessione di fondi Ue a Tripoli per i campi d’accoglienza gestiti dalle Nazioni Unite e contrastare i trafficanti. Secondo Abela, uno dei punti su cui insistere per arrivare ad una soluzione è individuabile in “azioni concrete” sulle coste libiche ed ai confini meridionali del paese africano, in modo da frenare il traffico di esseri umani piuttosto che lavorare sui ricollocamenti e sui salvataggi in mare.

Grecia e Malta indicano la strada da percorrere per difendere gli interessi nazionali: esattamente l’opposto di quanto sta facendo il governo italiano.

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Giornalista e saggista esperto di storia, guerra e strategia, è direttore di "Analisi Difesa". Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del Ministro dell’Interno.