Da diversi giorni impazza sui social il video di un servizio del TG Leonardo andato in onda su Rai 3 il 15 novembre 2015. Il servizio, incentrato sulla creazione di un virus polmonare, sintetizzato in un laboratorio cinese a partire da pipistrelli e topi, ha ottenuto milioni di visualizzazioni, finendo per essere ripreso da figure di spicco della scena politica italiana come Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Le forze di governo, dal canto loro, hanno immediatamente denunciato il gesto dei leader dell’opposizione come propaganda spicciola. Quali considerazioni possiamo fare sul servizio di TG Leonardo?

Il video, dopo aver presentato la notizia, solleva la domanda se valga o meno la pena di creare un virus tanto pericoloso per scopi di ricerca. Poco dopo racconta la creazione del “supervirus”. Questo sarebbe frutto di un innestamento della proteina superficiale di un coronavirus presente in una particolare specie di pipistrello su di un virus che provoca la Sars nei topi. La modificazione, effettuata in un laboratorio cinese, avrebbe fatto in modo che il virus fosse trasmissibile anche all’uomo. Altri ricercatori avrebbero poi confermato che il virus sarebbe in grado di contagiare l’uomo anche senza l’intermediario del topo, sia nella sua versione “naturale” che ingegnerizzata.

Come fa sapere Alessandro Casarin, direttore regionale della testata regionale Rai, il servizio era basato su un articolo della rivista “Nature”, pubblicato il 12 novembre 2015. La stessa rivista ha chiarito in una nota, leggibile in testa all’articolo, che è “conscia questa storia sia usata come base di teorie non verificate secondo cui il nuovo coronavirus che causa la COVID-19 sarebbe stato ingegnerizzato. Non c’è alcuna prova che ciò sia vero; gli scienziati credono che un animale sia la più probabile fonte del coronavirus”. Nel testo viene affermato come il virus ingegnerizzato, SHC014, non è il solo a poter essere trasmesso dal pipistrello all’uomo. Un articolo della stessa rivista, datato 2013, sollevava nuova attenzione sul rischio dei coronavirus. L’articolo afferma che diverse evidenze puntano sui pipistrelli come principali indiziati al ruolo di serbatoi originali della malattia osservata nel 2003: “Vi sono ora resoconti di diversi coronavirus simili a quello SARS (SL-CoVs) da pipistrelli in Cina, Europa e Africa”. I rischi del consumo dell’animale sono citati anche in un articolo del 2011 apparso sulla testata scientifica “Biological Conservation”, in quanto possibili serbatoi di henipavirus e lyssavirus.

Sono stati molti gli scienziati, sia qui in Italia che a livello internazionale, ad affermare che la coincidenza, per quanto singolare, specie se sposata al famoso laboratorio di Wuhan, non è nient’altro che casualità. Un articolo di poche settimane fa, apparso sulla rivista “Emerging Microbes and Infections”, chiarisce che il virus che si è diffuso nel 2020 dalla Cina è troppo diverso dalle versioni di laboratorio, mentre mostra una somiglianza relativa importante con altri coronavirus presenti in alcune specie di pipistrello. L’appello è stato ripreso anche dal virologo Roberto Burioni e da Enrico Bucci, docente alla Temple University. Infine, nessuno, in fase di isolamento del virus, ha riscontrato le tracce di una presunta ingegnerizzazione.

Questi sono i fatti, ma i fatti lasciano presto spazio alle reazioni e le reazioni aprono ad importanti considerazioni. Innanzitutto, le forze di governo, il ministro Di Maio in primis, hanno fatto di tutto per etichettare il servizio come “bufala”; a sollevare il governo cinese da questa nuova responsabilità, poco dopo si è accodato il Partito Democratico. Il video, in realtà, non è una bufala: in Cina si facevano esperimenti per ingegnerizzare un coronavirus, con particolare attenzione alla trasmissibilità verso l’uomo. Come è realtà il fatto che le ricerche indichino che le zoonosi derivate dal pipistrello sono tra le più comuni e che i pipistrelli possano essere ricettacolo di diversi coronavirus; gli stessi pipistrelli sono regolarmente consumati in Cina, come in altri paesi del Sud Est asiatico. Il divieto di consumare carne di pipistrello è stato disposto dal governo cinese solo in seguito allo scoppiare della pandemia da Covid-19. Le zoonosi, inoltre, hanno terreno facile dove il contatto uomo-animale non è soggetto a restrizioni sanitarie e gli animali sono tenuti in condizioni più che precarie dal punto di vista igienico, proprio come nel famigerato mercato di Wuhan. Anche questi, come quelli citati nel servizio, sono fatti.

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La reazione per smentire il servizio di TG Leonardo non è assolutamente paragonabile, caso strano, alle reazioni sulle illazioni, ben più diffuse, per cui dietro la diffusione del virus ci sarebbe il chiaro intento da parte americana, russa od occidentale di diffondere la malattia per trarne un beneficio politico. Ancora una volta, quella delle critiche alla Cina si dimostra come un’area particolarmente sensibile, quasi un taboo.

Che il governo attualmente insediato sia il più vicino a Pechino che abbia mai occupato il Parlamento non è un segreto; tuttavia negli ultimi tempi la difesa del governo cinese ha assunto una dimensione assolutamente nuova. Non è venuta una parola sui gravi casi di censura che hanno contribuito al diffondersi dalla pandemia, si sono provati a presentare come aiuti le grandi quantità di materiale cinese in realtà acquistate, si è dato un risalto particolare al materiale proveniente da Pechino, specie le mascherine, piuttosto che al materiale proveniente dalle altre nazioni.

La diffusione del servizio di TG Leonardo può esser stata enfatizzata fin troppo, ma la reazioni suscitate illuminano su verità ben più importanti: per l’esecutivo giallo-rosso la Cina non si può criticare e le responsabilità del celeste impero non sono altro che fake news. Le conseguenze di questo avvicinamento al dragone, sebbene non immediate, non tarderanno ad arrivare, quando l’Italia si renderà conto che essere la frontiera di una nuova guerra fredda sino-americana sarà la pietra tombale sul perseguimento dell’interesse nazionale.

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Studia la comunicazione politica, la narrazione, la capacità di creare miti e simboli per comprendere fino a che punto questo velo sia in grado di mascherare la realtà dei fatti. Proviene dal mondo del giornalismo, incubatore assieme all'università dei grandi miti post-moderni.