di Guglielmo Picchi

Mentre partecipavo, in rappresentanza dell’Italia, al 52th Pacific Islands Forum (PIF) Leaders Meeting tenutosi a Rarotonga, nelle Isole Cook, è emerso con urgenza il tema del seabedmining. Questo tema, di cui parlo qui per il Machiavelli, è stato sollevato in modo piuttosto repentino e ha rivelato un complesso arazzo di opportunità economiche, sfide ambientali e opinioni divise tra gli Stati membri.

Potenziale economico

L’estrazione dai fondali marini, in particolare nella vasta zona Clarion-Clipperton dell’Oceano Pacifico, ricca di minerali, è stata identificata come una potenziale miniera d’oro economica. Qui si trovano vasti depositi di noduli polimetallici, ricchi di minerali preziosi come il nichel, il cobalto, il rame e il manganese. Questi minerali sono fondamentali per il fiorente settore delle energie rinnovabili e sono componenti essenziali per la produzione di batterie e altre tecnologie che guidano la transizione energetica verde. Per molte nazioni insulari del Pacifico, ciò rappresenta un’opportunità senza precedenti di sviluppo economico e di partecipazione al mercato globale delle energie rinnovabili.

L’attuale processo di approvazione

La governance e il quadro normativo per l’estrazione dai fondali marini, in particolare nelle acque internazionali, sono principalmente supervisionati dall’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA). L’ISA è responsabile del rilascio delle licenze di esplorazione e sta sviluppando un quadro normativo per la fase di sfruttamento. Tuttavia, questo quadro normativo è ancora in fase di elaborazione e suscita preoccupazioni in merito alla governance ambientale e alla gestione sostenibile delle attività di estrazione dai fondali marini. Molti Paesi del Pacifico hanno già stretto partnership con compagnie minerarie e hanno ottenuto licenze di esplorazione, attendendo con ansia il via libera per iniziare lo sfruttamento.

Dinamiche all’interno degli Stati membri

Tra gli Stati membri del PIF, l’estrazione dai fondali marini è emersa come una questione polarizzante. Da un lato, alcuni Paesi la considerano una porta verso la prosperità economica e un mezzo per assicurarsi un punto d’appoggio nell’industria globale delle energie rinnovabili. Dall’altro lato, i Paesi insulari più piccoli sono preoccupati per i potenziali rischi ambientali e l’impatto sugli ecosistemi marini. Questi ecosistemi non sono solo hotspot di biodiversità, ma sono anche alla base dei mezzi di sussistenza, della cultura e della sicurezza alimentare di molte comunità del Pacifico.

Un problema divisivo

Il cuore del dibattito sta nel trovare un equilibrio tra il fascino dei guadagni economici e l’imperativo della responsabilità ambientale e sociale. I fautori dell’estrazione dai fondali marini sostengono il suo significativo potenziale economico e il suo ruolo critico nel sostenere la transizione energetica pulita. Tuttavia, i critici, tra cui gruppi ambientalisti, scienziati e alcune comunità del Pacifico, mettono in guardia dai danni ecologici irreversibili e dal potenziale sconvolgimento dei modi di vita tradizionali. L’incertezza e la mancanza di dati scientifici conclusivi sugli impatti ambientali a lungo termine dell’estrazione dai fondali marini alimentano questo dibattito. Si fa sempre più insistente la richiesta di un approccio precauzionale, che richieda valutazioni ambientali approfondite e quadri normativi solidi prima di procedere con le operazioni estrattive.
All’interno del Forum delle Isole del Pacifico (PIF), gli Stati membri si dividono in due fazioni principali per quanto riguarda l’estrazione dai fondali marini: quelli che sostengono una moratoria e quelli che sono favorevoli all’avvio delle attività estrattive.

  1. Sostenitori della moratoria: Questo gruppo comprende i leader di Figi, del Front De Liberation Nationale Kanak Socialiste (FLNKS), di Papua Nuova Guinea, delle Isole Salomone e di Vanuatu, che durante il 22° vertice dei leader dell’MSG hanno dichiarato una moratoria sull’estrazione mineraria in alto mare all’interno delle loro giurisdizioni. Questo gruppo, di cui fa parte anche Tuvalu, chiede di approfondire le ricerche sulle conseguenze ambientali dell’estrazione dai fondali marini. Sottolineano la necessità di una ricerca imparziale per comprendere appieno i potenziali impatti. Le preoccupazioni sono radicate nei rischi di danni ambientali e di danni a lungo termine o irreparabili alla vita dei fondali marini. La mancanza di ricerche approfondite rispetto agli ambienti terrestri e gli impatti testimoniati delle attività estrattive terrestri alimentano la loro cautela.
  2. I sostenitori dell’estrazione mineraria: Nauru, Kiribati, Tonga e le Isole Cook, che collaborano con aziende come The Metals Company per sfruttare le loro aree di licenza nella Zona Clarion-Clipperton. Queste nazioni, con popolazioni piccole e opportunità economiche limitate, considerano l’estrazione dai fondali marini come un potenziale guadagno. Sostengono che l’estrazione in profondità fornirà metalli essenziali per le batterie e le tecnologie verdi, favorendo la transizione dai combustibili fossili. Tuttavia, questa posizione è vista come potenzialmente in grado di minare la loro autorità morale su altre questioni ambientali come il cambiamento climatico.
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L’emergere di questo tema al PIF sottolinea le complesse sfide che le nazioni insulari del Pacifico devono affrontare per navigare nel loro futuro. Evidenzia la necessità di un delicato equilibrio tra il cogliere le opportunità economiche e la salvaguardia del loro ricco patrimonio marino. Poiché il mondo guarda sempre più alle profondità oceaniche per le risorse, le decisioni prese in forum come il PIF avranno implicazioni di vasta portata, non solo per la regione del Pacifico ma per la comunità globale in generale.

L’impegno del Machiavelli a seguire da vicino il tema dell’estrazione mineraria dai fondali marini, con ulteriori ricerche e rapporti, sarà fondamentale per fornire approfondimenti e prospettive informate. La loro analisi potrebbe contribuire in modo significativo alla comprensione delle complesse dinamiche, delle implicazioni economiche e delle considerazioni ambientali dell’estrazione dei fondali marini nei Paesi del Forum delle Isole del Pacifico. Questo approccio sarà determinante per dare forma alle discussioni e alle decisioni politiche su questo tema controverso e cruciale.

(foto: Bilddatenbank des GEOMAR – Autore ROV-Team/GEOMAR CC 4.0 sa by)

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Direttore per le Relazioni internazionali del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Deputato nelle legislature XV, XVI, XVII, XVIII e Sottosegretario agli Affari Esteri durante il Governo Conte I. Laureato in Economia (Università di Firenze), Master in Business Administration (Università Bocconi), dirigente di azienda bancaria.