di Angelo Mercuri 

Fino a due decenni fa, i disturbi sessuali nei giovani maschi al disotto dei 40 anni erano piuttosto rari: mancanza di desiderio, difficoltà nel raggiungere l’orgasmo o impotenza, quando presenti, avevano cause soprattutto psicologiche come ansia da prestazione, fobie, ossessioni o, in qualche caso, depressione; più raramente tali disturbi erano provocati da anomalie anatomiche, ormonali, circolatorie o neurologiche. Sporadicamente infine erano provocati dall’uso di psicofarmaci come ansiolitici o antidepressivi.

In uno studio effettuato nel 2002 ad esempio, tra i maschi europei sotto i quarant’anni la percentuale di disfunzione erettile era appena del 2% mentre in uno studio successivo, del 2011, tale percentuale era già salita al 22%. L’anno dopo, uno studio svizzero trovò addirittura una percentuale del 30% di disturbi dell’erezione nella fascia di età 18-24 anni mentre uno studio canadese del 2014 calcolò, negli adolescenti maschi tra i 16 e i 21 anni, una percentuale di disfunzione erettile del 26%, scarso desiderio sessuale 24% e problemi con l’orgasmo 11% . Dopo appena due anni, nel 2016, fu ripetuto lo studio e si trovò un 47.9 % di scarsa soddisfazione sessuale, 46.2%  scarso desiderio e 45,3%  di disfunzione erettile. E stiamo parlando di giovanissimi! Cosa sta dunque succedendo ai giovani maschi europei ed americani?

È vero che negli ultimi vent’anni la salute psico-emotiva dei giovani europei e statunitensi è peggiorata e l’uso di psicofarmaci è fortemente aumentato (entrambe le cose possono disturbare la sessualità) ma questi fattori non spiegano il crollo di interesse per il sesso di coppia anche tra giovani mentalmente sani e con una sessualità fino a poco prima normale.

È emersa invece una certa correlazione tra la visione di pornografia online e i disturbi sessuali: non si sa con esattezza quale sia il limite oltre il quale la pornografia rovina la sessualità reale tra uomo e donna ma nel 2015 uno studio statunitense  trovò che la percentuale di studenti diciottenni con scarso desiderio sessuale era pari allo 0% tra chi non guardava porno online mentre era del 6% in chi lo guardava meno di 1 volta a settimana e andava al 16% in chi guardava pornografia online più di 1 volta a settimana.

Effettivamente, le ricerche testimoniano che la crescita esponenziale dei disturbi sessuali tra i giovani è cominciata dopo il 2006, anno in cui ha aperto i suoi battenti virtuali il primo portale di porno online, You Porn, (“evolutosi” poi nell’attuale e famosissimo Porn Hub), il quale ha donato alle persone un nuovo svago tossico fatto di filmati sessualmente espliciti facilissimi da raggiungere, gratuiti, sempre nuovi e visibili nell’anonimato (e quindi rispettando la santa privacy): tutti requisiti da manuale per irretire nella spirale della dipendenza. Effettivamente, studi di neuro-imaging con Risonanza Magnetica Nucleare funzionale (f-RMN), hanno evidenziato che durante la visione del porno online il cervello si accende nelle stesse aree della gratificazione e del piacere accese dalla droga. E proprio qui sta la questione: il porno online stimola le aree cerebrali del piacere con intensità innaturale, forte al punto da renderle meno sensibili agli stimoli più naturali e delicati del sesso reale. È molto comune tra le persone credere che la pornografia online stimoli la fantasia e il desiderio e faccia bene quindi alla sessualità di coppia; ma questo può essere vero se parliamo di piccole dosi di pornografia fruite da un pubblico maschile adulto il cui desiderio sessuale viene meno fisiologicamente e risente positivamente di uno stimolo risvegliante; non è applicabile certamente a ventenni pieni di testosterone e libido che di stimolazione della fantasia non hanno certo bisogno. Dare la possibilità agli adolescenti di accedere alla pornografia online così facilmente e gratuitamente è come mettere loro sotto il naso la droga dicendo: “State attenti perché è divertente ma da usare con moderazione”.

A proposito di adolescenti appena affacciati nel mondo delle emozioni amorose e delle prime esperienze sessuali, la volgare e spesso brutale e anormale pornografia online ha un effetto devastante non solo sulla  maturazione psicosessuale e sentimentale ma, col piacere artificiale e anormalmente intenso che provoca, essa è in grado alla lunga di forzare e compromettere il delicato meccanismo cerebrale della gratificazione-ricompensa che presiede non solo al piacere sessuale ma a tutti i piaceri; questo è drammatico soprattutto per gli adolescenti in quanto il buon funzionamento dei circuiti del piacere sta alla base di quel sottile appetito per le cose belle della vita che consente di mantenere viva a lungo la motivazione fino a raggiungerle. Nessuna grande impresa di lunga gestazione può essere realizzata da chi si è abituato a desiderare solo piaceri forti e immediati come droga e pornografia che possono sostituirsi alle sane e delicate motivazioni edificanti di un giovane.

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È vero che l’uomo ha sempre creato piccole realtà virtuali coi quadri, i romanzi, le poesie, il cinema, la televisione ed è vero che ha sempre cercato il piacere scorporandolo dalle fonti naturali per concentrarlo e fruirne fine a se stesso: mangiare per il sapore e per le piacevoli sensazioni di appagamento che dà e non per nutrirsi; correre per l’ebbrezza della velocità e non per reale fretta; viaggiare non per necessità ma per svagarsi; fare sesso per il piacere che procura e non per dimostrare amore o per procreare. L’attrazione per il piacere con la tendenza a desiderare piaceri sempre più intensi e facili è un’inclinazione tipicamente umana che ha guidato nel bene e nel male l’evoluzione della società. Ma il problema di oggi è quantitativo perché da quando c’è internet è possibile viaggiare dall’Alaska all’equatore guardando tutto ciò che si desidera, comodamente seduti sul divano; partendo dall’anoressia sessuale dei giovani provocata dall’eccessiva visione di pornografia online, bisogna notare che l’anedonia non è per loro limitata solo al sesso ma spesso generalizzata a tutti gli aspetti della vita e questo è in buona parte provocato dalla realtà digitale di seconda mano che li rende già sazi di una vita non vissuta ma mille volte vista nelle immagini e nei cortometraggi di You Tube & Co.

Tornando al caso particolare dei danni da pornografia online, capita talvolta che nemmeno l’andrologo colleghi l’impotenza funzionale di un giovane con l’uso eccessivo di pornografia online; anzi, capita spesso che lo specialista stesso parli di una generica impotenza psicogena e non è raro che prescriva di conseguenza, magari ad un trentenne, Viagra o simili, i quali nulla possono di fronte ad un’impotenza da sazietà e disinteresse per il sesso di coppia.

Riassumendo, nei maschi il porno virtuale fa al sesso reale una concorrenza sleale per i seguenti motivi:

  • non provoca ansia da prestazione, non è necessario promettere amore e fedeltà, non serve il preservativo e non si rischiano malattie o gravidanze.
  • è possibile soddisfare tutte la fantasie erotiche, cosa che non può avvenire nel sesso reale.
  • c’è ogni volta l’elemento novità: l’aspettativa di trovare nuovi filmati ancor più eccitanti dei precedenti amplifica l’attrazione e la dipendenza dal porno virtuale
  • con la visione del porno online le aree cerebrali della gratificazione e del piacere vengono stimolate più intensamente e più a lungo di quanto avviene durante il sesso di coppia

Dal momento che la pornografia online è spesso visionata da adolescenti minorenni con conseguenze ancora poco note ma sicuramente deleterie, concludo domandandomi: è giusto che internet rimanga incensurabile perché santuario di una democrazia in cui si celebra la libertà di scegliere cosa guardare anche quando il suo pubblico è incapace per età di operare selezioni ponderate e di moderarsi?

Dire che internet è libero per statuto sa un po’ di untuosa ipocrisia quando è ben noto che la troppa democrazia, con la sua libertà di scelta, può  diventare una diabolica giustiziera: col plauso di tutti e senza sporcarsi le mani né stancarsi a vietare, lascia le persone libere di autodistruggersi.

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Medico psicoterapeuta di formazione cognitivo-comportamentale, oltre che di psicofarmacologia (Tranquillanti: come liberarsene, 2017, e Farmaci antidepressivi: effetti collaterali, 2020) si interessa dell’insorgenza dei disagi psico-emotivi tra cause mediche, sociali, ambientali e di stile di vita. Sull’argomento ha scritto nel 2015 il libro Quarant’anni di riflessioni. Il suo sito è www.angelomercuri.it