di Giovanni Chiacchio

Nel suo capolavoro del 1978 denominato Two Cheers for Capitalism (letteralmente “due acclamazioni per il capitalismo”), il grande pensatore americano Irving Kristol, fin dal titolo, sosteneva che il capitalismo meritasse solo due acclamazioni e non tre – come tipico nel “tre hurrà per…” che viene invocato per gli eroi o i vincitori su un podio – sottile metafora di come questo sistema economico con le sue profonde implicazioni sociali necessitasse di correzioni. È in particolare nel capitolo Horatio Alger and Profits che Kristol analizza una delle piaghe del capitalismo moderno, costituita dalla crescente asimmetria tra il concetto di moralità e quello di profitto. In particolare il pensatore statunitense indicava come nelle opere letterarie di Alger i protagonisti inseguivano il sogno americano attraverso la creazione di un’impresa, iniziativa dal carattere indubbiamente profittevole, ma parimenti costituente una crescita umana e personale dell’individuo, il cui successo risultava derivante dalle qualità personali di quest’ultimo (ivi inclusa la moralità), costituenti le cosiddette “virtù borghesi”, presenti nel capitalismo originale.

Un modello definito profitable because honorable, rappresentato forse nella sua forma più pura dalla società industriale degli Stati settentrionali degli Stati Uniti, permeata da un’etica puritana che garantiva una distribuzione della ricchezza proporzionata alle virtù individuali e che costituì la base morale della strenua battaglia che tali Stati condussero, sopportando cinque anni di durissima guerra civile, al fine di abolire la schiavitù. Un conflitto la cui sopportazione delle atroci conseguenze non può essere giustificata solo dal mero interesse, ma che affonda necessariamente le proprie radici in profonde convinzioni morali. Tale modello è tuttavia andato incontro ad un costante processo di erosione nel corso del Novecento, concretizzatosi nella nascita di un nuovo paradigma, honorable because profitable.

 Gli imprenditori sono quindi divenuti “mercanti di opulenza”, la cui legittimazione non deriva dalle proprie qualità umane, o dalla propria moralità, bensì dalla semplice capacità di fornire una prestazione che il governo risulta impossibilitato a fornire, o in maniera maggiormente efficiente rispetto a quanto il governo possa fare. La visione di Kristol, “padre spirituale” del reaganismo, venne perfettamente recepita durante i due mandati del presidente Ronald Reagan, il quale condusse una politica fortemente favorevole alla libera impresa, senza mai scadere nel più puro libertarianismo, come rappresentato dalla lotta senza quartiere al traffico della droga, rappresentata dalla campagna Just Say No condotta dalla first lady Nancy Reagan.

I due “hurrà”

La posizione di Kristol viene confutata dall’economista Irwin Stelzer nella raccola di saggi La Visione Politica di Irving Kristol. Nello specifico Stelzer analizzava le tre grandi problematiche affrontate da Kristol in Two Cheers for Capitalism, ossia la mancata comprensione del business cycle, la presenza di grandi imprese guidate da manager che spesso ignorano gli interessi degli azionisti e non presentano l’attaccamento all’impresa proprio del capitalismo originale, e infine la presenza di mercati non regolati che possono minare le istituzioni tradizionali, assunto affrontato in particolare nel saggio On Conservatism and Capitalism. Il presente contributo si focalizzerà sul terzo punto espresso.  Nel capitalismo moderno, segnato dalla presenza di aziende volte a fornire qualsiasi tipologia di prestazione senza alcuna considerazione morale, il mercato non riesce infatti a fornire una bussola morale agli individui. Esso risulta infatti in grado di produrre beni caratterizzati dalla presenza di esternalità negative, il cui impatto coinvolge anche coloro i quali non partecipano fattualmente alla transazione. La pornografia rappresenta la massima espressione di tale paradigma, in quanto la diffusione di tali prodotti non rappresenta solo un grave pregiudizio alla pubblica moralità, ma anche un veicolo di potenziali comportamenti negativi da parte di coloro che ne fruiscono, in virtù del generale svilimento del sesso che essi comportano.

Tale assunto viene affrontato da Kristol nel saggio Pornography Obscenity and The Case for Censorship, dove la sfiducia nel capitalismo moderno traspare forse nella sua più pura rappresentazione. In tale saggio il padre del neoconservatorismo esprime infatti come le esternalità negative della pornografia siano tali da giustificare l’unica azione possibile in caso di fallimento del mercato, un intervento dello Stato, inteso come la censura di questa attività. Kristol indica come tale censura sia stata applicata per gran parte delle storia americana, senza che ciò comportasse né la classificazione degli Stati Uniti come regime non democratico, né la morte della libertà d’espressione. Ciò è accaduto in quanto l’originaria concezione della democrazia americana non prevedeva una libertà assoluta, bensì l’educazione degli individui alle cosiddette “virtù repubblicane” che avevano guidato i padri fondatori. Pertanto la censura della pornografia era da intendersi come una censura “liberale” e non repressiva.

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La confutazione

Il pilastro della confutazione operata da Stelzer circa l’assunto di Kristol risiedeva nella fiducia espressa dall’economista circa le capacità del libero mercato di formare gruppi di tutela dei consumatori, i quali avrebbero limitato la diffusione e la fruizione di tali prodotti, richiedendo contestualmente ferree regole per la loro produzione. Nei fatti tale paradigma risulta assolutamente errato, in quanto i gruppi di tutela dei consumatori non risultano assolutamente adeguati a garantire la completa eradicazione delle esternalità negative di tali prodotti garantita dalla censura liberale. Ciò è dimostrato dalla proliferazione di siti quali OnlyFans, i quali non solo perpetuano lo stato di cose descritto da Irving Kristol, ma dimostrano la generale necessità di un intervento governativo.

OnlyFans è un servizio che consente, dietro il versamento di un abbonamento mensile, la fruizione di contenuti esclusivi segnati da un basso grado di controllo, il quale favorisce la pubblicazione di materiale pornografico. Piattaforme come OnlyFans comportano l’insorgere di due differenti problemi, il primo relativo al favoreggiamento del costante stato di atomizzazione nel quale sta piombando la società, la quale in virtù della caduta di ogni istituzione sociale sta divenendo sempre più composta da individui isolati e alienati, disposti a spendere una cifra mensile per vedere soddisfatti i propri istinti più bassi. Dall’altro tali piattaforme legalizzano anche lo sfruttamento dello stato di alienamento da parte dei propri creatori di contenuti, creando quindi nuove forme di lavoro che nei fatti lucrano sui mali della società, nascondendosi dietro la giustificazione della “libertà di scelta”, la quale tuttavia non rappresenta certamente un ostacolo alle esternalità negative prodotte da questi lavori. Emblematico è il recente caso ormai divenuto virale di un uomo che pur di incontrare la donna dietro le immagini da lui usate per soddisfare i suoi istinti, ha sborsato una cifra pari a 10.000 dollari, prontamente usati dalla content creator in questione per girare il mondo assieme al suo reale fidanzato.

Le proteste dei consumatori e la richiesta di procedure di controllo più rigide sugli account registrati non hanno sortito effetti sulla piattaforma, il New York Post ha fatto notare come le procedure di controllo di OnlyFans si siano finora rivelate completamente inadeguate nel prevenire la registrazione di account da parte di utenti minorenni, o da parte di soggetti affetti da disturbi psichici. Il fallimento del libero mercato nell’autoregolarsi su tale fronte ha quindi comportato il necessario intervento dell’autorità pubblica, tradottosi nella presentazione da parte di Ann Wagner, rappresentante repubblicana per il secondo distretto dello stato del Missouri e già autrice del SESTA/FOSTA ACT, storico provvedimento contro il traffico di sesso, di una petizione al procuratore generale Merrick Garland richiedente l’avvio di un’indagine da parte del dipartimento di Giustizia circa l’impiego da parte della piattaforma OnlyFans di materiale collegato ad abusi sui minori.

Il caso per l’intervento dell’autorità pubblica

La vicenda di OnlyFans ha dimostrato come il libero mercato non sempre sia in grado di regolarsi da sé, in particolar modo sulle questioni morali, ciò rende quindi assolutamente necessario l’intervento dell’autorità pubblica, per garantire che le imprese non diffondano prodotti segnati da esternalità negative. Nel 2008 il presidente americano George Walker Bush, fiero sostenitore del libero mercato, optò per l’intervento dell’autorità pubblica tradottosi nell’immane programma economico noto come TARP. Tale iniziativa salvò il libero mercato, grande vincitore della Guerra Fredda, dal suo peggior nemico, se stesso. Sarebbe forse ora che l’autorità pubblica svolgesse questa funzione ancora una volta, aprendo la strada ad un ritorno del capitalismo permeato da etica e virtù borghesi. In conclusione, mi dispiace signor Stelzer, ma Irving Kristol aveva ragione nel ritenere di dover concedere solo due “hurrà” al capitalismo e personalmente, il terzo hurrà non lo griderò neanch’io.

 

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Laureando in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha conseguito come borsista il master “Leadership per le relazioni internazionali e il Made in Italy” presso la Fondazione Italia USA e ha frequentato l’accademia estiva della Heritage Foundation. Scrive per vari blog. I suoi campi sono le relazioni internazionali, gli studi strategici e il conservatorismo di matrice anglosassone.