di Emanuele Mastrangelo

Puntuale come le tasse, l’ennesima previsione dei “complottisti” si è rivelata esatta: l’Italia farà da apripista e banco di prova in Europa per l’introduzione di un sistema di credito sociale, dove i cittadini saranno premiati per il loro “buon comportamento”.

Ovviamente – secondo la prassi della rana bollita – questo sistema verrà introdotto lentamente. All’inizio saranno meccanismi premiali, come si dice con orrido eufemismo dei meccanismi pavloviani di ricompensa: bravo cagnolino, tieni il croccantino.

I citizen wallets a Roma e Bologna

A Bologna e Roma sono in fase di rodaggio i “citizen wallet”, i portafogli dei cittadini. Nel 99% dei casi se c’è il nome in inglese, c’è la fregatura. Infatti questi sistemi di credito sociale vengono proposti come una sorta di “carta punti” simile a quella dei supermercati: accumuli bollini, a fine raccolta prendi il servizio di piatti o il tostapane. Nel sistema del “citizen wallet” invece i comuni premiano i loro sudditi che si comportano “virtuosamente” secondo la morale pro tempore del momento. Nella fattispecie, ora la parola d’ordine è green (altro anglicismo, altra fregatura), pertanto verranno premiati dal potere (con sconti e convenzioni nelle catene del grande commercio) i comportamenti dei cittadini considerati in linea con l’ambientalismo gretino.

In linea di principio, cosa ci sarebbe di male? La raccolta differenziata, pensa l’uomo medio della strada, non è una cattiva cosa: giusto premiare chi differenzia di più. L’argomento principale per questo programma è quello di “risparmiare risorse” e promuovere comportamenti “rispettosi del clima”. A prescindere dal fatto che le questioni climatiche così come vengono poste dal mainstream sono alquanto contestabili, se si entra nel metodo e non nel merito ci si deve chiedere per quale motivo, in pieno 2022, con una quarta rivoluzione industriale in atto (quella dell’intelligenza artificiale), sia ancora obbligatorio per un cittadino compiere una vera e propria corvée quale la raccolta differenziata: un lavoro inutile, dispendioso, anti-ecologico (secondo chi l’ha pensata, lavare una scatoletta di tonno a casa prima di conferirla all’apposito secchione è “ecologia”), fonte di multe e in ultima analisi inutile poiché la maggior parte della differenziazione ottenibile in sede domestica necessita di un secondo passaggio negli impianti di trattamento. Tanto varrebbe tornare immediatamente alla raccolta indifferenziata – rapida e solerte, senza mucchi di monnezza per le strade o buste lasciate a stagionare nei cortili condominiali in attesa del giorno giusto di raccolta – investendo nelle tecnologie che riescono a differenziare a valle, velocemente e senza errori.

Premialità e sottomissione

Ma “fare la differenziata” è oramai un totem. Si addestrano i bambini fin dalle elementari alla differenziata; pazienza se non imparano bene le tabelline o i congiuntivi. Dal punto di vista dell’ingegneria sociale, imporre un comportamento inutile a cui si deve obbedire meccanicamente è un sistema di sottomissione. Lo sanno bene gli istruttori militari, le guardie carcerarie, gli addetti alla sicurezza degli aeroporti. Se a questo aggiungiamo un sistema di “premialità” otteniamo un ulteriore risultato: costringiamo il suddito a obbedire e in più impieghiamo questa sua obbedienza per implementare sistemi pavloviani di condizionamento. E poi ancora di più: una volta che questi sistemi di condizionamento siano stati resi obbligatori (poco vale il discorso dell’assessore di Bologna all’Agenda Digitale che il sistema non sarà obbligatorio: lo diventerà quando verrà ritenuto maturo), potranno diventare la chiave per condizionare l’accesso del suddito a quei beni, servizi e libertà che prima erano parte del suo bagaglio di cittadino.

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Al momento né Roma né Bologna prevedono l’accesso a questi “portafogli” premiali con l’ID digitale. Ma l’identità digitale diventerà sempre più pervasiva. Già il nostro regime la sta estendendo anche ai minorenni – che quindi potranno essere “spenti” con un clic come i loro genitori – mentre altri Paesi europei come Austria e Germania procedono a passi da gigante verso la loro resa obbligatoria. Il regime UE della Von der Leyen auspica l’estensione all’intera popolazione europea e la subordinazione al possesso dell’ID digitale per accedere a internet.

L’attacco a tenaglia contro la libertà dei cittadini condotto da questi sistemi insieme all’implementazione dell’ID digitale porterà all’estensione del “modello Microsoft” (la grande invenzione di Gates che cambiò il panorama dell’informatica) a quelli che una volta erano i diritti costituzionali. Esattamente come un software o un cellulare, anche se vengono acquistati in moneta sonante da un utente, non possono essere usati senza accettare “termini&condizioni” del loro produttore (che ne resta proprietario e si riserva il diritto di cambiare termini&condizioni senza preavviso e unilateralmente), anche gli ex diritti costituzionali verranno sottoposti al medesimo meccanismo: termini&condizioni diverranno sistemi extra-costituzionali decisi dal potere pro-tempore secondo i desiderata dell’agenda globalista per distribuire o restringere quelli che una volta erano diritti stabiliti per legge.

L’esperienza della cosiddetta “emergenza covid” ha dimostrato che è possibile imporre limitazioni ai diritti costituzionali per decreto, stravolgendo completamente la gerarchia delle fonti di diritto. A poco vale il ricorso giudiziario, nel momento in cui un regime riesca intanto a imporre un meccanismo come il green pass col quale la mancata adesione alla desiderata del potere trasformi l’ex cittadino in un Fu Mattia Pascal privato dei più elementari diritti che aveva fino a pochi giorni prima. Anche ammesso che il cittadino riesca a far valere in sede giudiziaria il suo buon diritto, egli si troverà nella scomodissima posizione d’essere “spegnibile con un clic”. E resterà “spento” fino all’eventuale accoglimento della propria istanza da parte del proverbiale giudice a Berlino. Se c’è.

In altre parole, si comincia col croccantino concesso per aver sciacquato bene la scatoletta del tonno; si finisce ostaggi di sistemi che subordinano gli ex diritti costituzionali all’agenda del momento. Sulla quale nessuno di noi ha potere decisionale attraverso il voto, è bene ricordarlo…

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Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).