di Andrea Di Lizio

Nelle settimane scorse è stato il Nasdaq a fare notizia (sebbene in Italia non se ne sia parlato). Esso ha infatti inviato una richiesta alla Sec, l’autorità statunitense che vigila e regola sui mercati, per imporre alle società quotate sul suo listino una maggiore presenza femminile o di rappresentanti di “minoranze” (ad esempio della comunità LGBTQ) nei consigli di amministrazione: chi non lo farà non solo dovrà spiegare il perché ma rischierà anche il delisting, ossia l’esclusione dall’indice. Inoltre le nuove regole, se approvate, richiederanno alle società di divulgare le statistiche relative ai propri consigli di amministrazione e d’adeguarsi alle nuove direttive entro un anno dall’entrata in vigore del nuovo regolamento.

Questioni di forte attualità e che sembrano essere una “priorità” anche per il nuovo presidente designato degli Stati Uniti, Joe Biden: nominata per la prima volta nella storia americana una donna come vicepresidente, Kamala Harris; scelte sette donne per lo staff che si occupa della comunicazione della Casa Bianca; nominate varie altre donne per il team economico (Janet Yellen, ex numero uno della Federal Reserve, è la nuova ministra del Tesoro, prima donna della storia americana a guidare questo dicastero; nel Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca sono entrate Neera Tanden, con l’incarico di capo dell’Ufficio per la gestione e il bilancio della Casa Bianca, e l’economista dell’università di Princeton Cecilia Rouse).

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Il nuovo standard promuoverà una “leadership aziendale più rappresentativa” secondo il numero uno del Nasdaq Adena Friedman. La scelta del Nasdaq segue una serie di azioni che ha in parte coinvolto anche Wall Street. Rientra in questo trend la nomina alla guida di Citigroup di Jane Fraser, la prima donna amministratore delegato di una grande banca di Wall Street. Ma anche la decisione di Goldman Sachs di non sottoscrivere le quotazioni iniziali di aziende americane ed europee che non abbiano nel loro consiglio di amministrazione almeno un componente “diverso”, con attenzione soprattutto alle donne.

Considerazioni? Non importano i tuoi meriti, l’importante è che tu non sia un uomo bianco etero. La “guerra” ideologica messa in atto da queste società prescinde completamente dal concetto di meritocrazia e mira unicamente ad eliminare la figura dell’uomo bianco, peggio se anche etero, svincolando completamente le vere necessità e piegandosi al mondo del politicamente corretto che ci abitua ormai, a queste punte di ridicolo.

Studente di Scienze politiche all'Università di Teramo, dov'è rappresentante degli studenti del corso di laurea; coordinatore cittadino di Pescara della Lega Giovani.