di Emanuele Mastrangelo

Affermare che il sesso biologico è reale oppure che ogni vita umana ha il suo valore? Opinioni illegittime che comportano licenziamento «per giusta causa». Accade infatti in Canada e in Gran Bretagna, dove – rispettivamente – una professoressa universitaria e un giornalista radiofonico hanno perduto il posto per aver espresso queste opinioni.

Kathleen Lowery, un’accademica presso l’Università dell’Alberta, è stata licenziata dal Dipartimento di Antropologia. “Alla professoressa Lowrey è stato comunicato che le sue opinioni stanno in qualche modo rendendo l’ambiente di apprendimento «insicuro»”, e conseguentemente si «chiedevano» le sue dimissioni. A marzo alcuni studenti erano andati all’Ufficio dell’Università per «l’insegnamento sicuro e i diritti umani» per lamentarsi di lei ma senza presentare reclami formali. L’accusa verso la Lowery è di aver reso l’ambiente di apprendimento “insicuro” per loro esprimendo “idee femministe di genere”. La Lowery infatti ha spiegato nelle premesse del suo corso di «Antropologia delle donne» che il sesso biologico è un dato fondamentale, aggiungendo tuttavia che gli studenti erano liberi di non esser d’accordo con lei. Una postilla non sufficiente a risparmiarle le accuse (informali) che hanno condotto l’ateneo a licenziarla. Affermare infatti la semplice esistenza del sesso biologico sarebbe considerato una forma di negazione delle cosiddette «teorie del gender», che invece affermano l’esistenza di una serie di «identità» individuali del tutto scollegate dal dato biologico, che a sua volta è negato, minimizzato o ridotto a «costrutto sociale» e pertanto falso. Affermare invece l’importanza del dato biologico significa cadere nello psicoreato di «transfobia», una fattispecie che potrebbe essere anche introdotta nel nostro ordinamento qualora fosse approvato l’attuale disegno di legge Zan-Scalfarotto in discussione alla Camera.

Le università d’oltreoceano dipendono in larga misura dalle sovvenzioni private da parte di società farmaceutiche (con il loro giro miliardario di prodotti per le cure ormonali per chi vuole «cambiar sesso» e di psicofarmaci per sostenere il conseguente disagio mentale) e di associazioni di «beneficenza» o no profit legate all’attivismo gender, cosa che implica una stretta dipendenza dei rettorati dai desiderata di questi finanziatori.

LEGGI ANCHE
Ma a sinistra frega qualcosa quando muore un italiano?

In Gran Bretagna invece un radio DJ dell’Isola di Man è stato sospeso e messo sotto inchiesta dopo aver minimizzato l’esistenza del «privilegio bianco» e aver affermato che “ogni vita è importante” in una discussione in diretta sull’emittente “Manx Radio”. Stu Peters – questo il nome del giornalista – aveva semplicemente risposto a un ascoltatore di colore, durante una diretta, di non aver mai avuto “più privilegi nella mia vita di te. Sono un uomo bianco, sei un uomo di colore”. Peters ha anche espresso dubbi sul perché l’uccisione del pluri-pregiudicato George Floyd, avvenuta per mano di un poliziotto durante un violento arresto a Minneapolis, abbia portato a mobilitazioni popolari a Man, “un’isola fredda, grigia e spazzata dal vento nel Mare d’Irlanda”. Il direttore della radio ha deferito Peters al consiglio disciplinare, sospendendo nel frattempo la sua trasmissione. “Attendiamo le istruzioni della commissione disciplinare circa qualsiasi potenziale violazione del codice di radiodiffusione” – ha detto il direttore Chris Sully – “Manx Radio non perdona il razzismo in nessuna forma tra il suo staff”. Secondo i sostenitori del movimento Black Lives Matter infatti lo slogan «ogni vita è importante» svaluterebbe il messaggio del movimento e pertanto sarebbe «razzista».

+ post

Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è redattore capo di "CulturaIdentità" ed è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).