Una fatica di due settimane di discussione parlamentare e poi finalmente ce l’ha fatta, Orban è riuscito a instaurare una… dittatura. Che spreco di tempo. Bastava una telefonata al suo collega Conte, che gli avrebbe suggerito una serie di Dpcm, da annunciare magari in diretta Facebook. Invece il «dittatore» Orban ha voluto far votare dal Parlamento una legge, che introduce uno Stato di eccezione per contrastare l’epidemia di Coronavirus. Ma per Conte tutto bene, mentre Orban e il suo governo hanno in queste ore scatenata addosso tutta la canea della stampa europea, persino quella conservatrice solo di nome come “Figaro”, “Faz”, “El Mundo” e “Times” e tutta la fauna di Ong, la maggior parte tedesche, di «osservatori europei» (cosa sono?) ed «esperti di diritti umani »

La vicenda sarebbe comica se non ci dicesse dello stato di decadimento anche logico di quella che un tempo era l’Europa occidentale e che oggi è solo un vasto acquitrino putrescente e malato, in tutti i sensi. Prima di tutto, a un confronto tra ciò che scrivono i giornali europei e quello che riportano quelli ungheresi, si vede che la maggior parte delle informazioni dei primi sono false od imprecise. Ad esempio, non è vero che sarà il governo a decidere quando finirà lo stato di emergenza, perché ciò sarà sottoposto di nuovo al vaglio del parlamento. Per il resto, il governo interverrà, fino alla durata dello Stato di emergenza, con decreti legge: un’autorizzazione che potrà essere revocata dal parlamento anche prima della fine della pandemia.

Insomma qualcosa di non molto diverso da quanto deciso da Francia, Spagna, Regno Unito (che forse chiuderà la Camera per due mesi) e soprattutto Italia. Qui, ricordiamolo, il Parlamento è stato convocato dopo, e non prima come chiesto da Orban, del varo dei Decreti, e per farlo ci sono volute le proteste delle opposizioni più vari appelli, tra cui quello dell’ex presidente del senato Marcello Pera. Solo mala fede e spirito di propaganda possono far scrivere che Orban è un dittatore e Conte Sanchez Macron no.

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È evidente che c’è molto di strumentale. E che si intende colpire Orban per altre ragioni. È attiva certo la solita rete open society internazionale, che ancora non riesce a superare il lutto della cacciata da Budapest della università di Soros, che a questo punto è lecito pensare fosse qualcosa di diverso da un ateneo. Ma c’è poi la rete europeista e globalista per la quale Orban è uno scandalo vivente. Che cosa ha osato infatti il primo ministro ungherese? Con questa legge di emergenza ha sospeso i trattati Ue: cioè ha anteposto le leggi varate dal Parlamento magiaro a quelle redatte al di fuori dei confini nazionali dalle istituzioni europee. Lo stesso prevede la Costituzione tedesca, ma Berlino evidentemente può cose che a Budapest sono negate. L’altra pietra dello scandalo, per i globalisti e gli europeisti, è che in Ungheria sono defunte… troppo poche persone. Solo tredici morti di Covid 19 fino ad ora, scrivono sconsolati “Repubblica” e “Le Monde”. Vuoi mettere rispetto agli eroi della libertà Conte Sanchez e Macron, che prima di muoversi hanno aspettato che il virus si diffondesse e che ora hanno migliaia di morti sulle spalle? Globalisti ed europeisti non possono tollerare che un governo democratico, eletto in maniera regolare, possa difendere i propri cittadini. Viva invece i liberali, che li fanno morire.


Marco Gervasoni, professore ordinario di Storia contemporanea, è Consigliere Scientifico del Centro Studi Machiavelli.