Molto tempo fa, all’indomani del crollo del Muro di Berlino, in Italia e in Europa salirono al potere forze conservatrici e di destra anche sull’onda di un mutamento socio-culturale che sgorgava dalla presa d’atto delle fallimentari teorie e utopie neo e post marxiste che avevano imperversato nei decenni precedenti il 1989.

L’esperienza non fu breve; in Italia ci furono, intervallati, ben quatto governi di centro-destra, due dei quali di lunga durata. Complessivamente, il centrodestra, imperniato allora su Forza Italia, governò per ben nove anni, di cui cinque consecutivamente. Furono esperienze di governo contrassegnate dall’alleanza tra la destra liberale di Forza Italia, quella regionalista della Lega e il mondo cattolico rappresentato dai cosiddetti centristi, dagli esotici acronimi imperniati sulla parola magica “Centro”.

Furono governi dominati, non elettoralmente ma mediaticamente e culturalmente, dai cosiddetti “cespugli” cattolici, che facevano da portavoce alle istanze della Chiesa cattolica in seno alla maggioranza di quel tempo. Tutta l’azione di governo fu sempre condizionata dai Casini e dai Buttiglione di turno, cioè da un’agenda politica scandita e decisa Oltretevere. Il cosiddetto “partito dei cattolici” egemonizzò la destra, portandola a sconfitte micidiali e ipotecando l’arrivo e la presa di potere dei progressisti. Famosa fu in quel senso la battaglia politica persa dall’allora Cardinal Ruini, a inizio anni Duemila, quando decise che il centrodestra dovesse andare a rimorchio delle sue idee e diventare cieco e sordo di fronte ai cambiamenti di costume e di morale che stavano mutando la società italiana, e che si sono dimostrati irreversibili.

Il centrodestra, oltre a mediocri risultati di politica economica, pensò bene di ricalcare quindi il vecchio modello di tutte le destre novecentesche: l’alleanza con la Chiesa cattolica sui temi etici, finendo con il riproporre obsoleti modelli che rimandavano a una società ipotetica e non reale. Oggi la destra sovranista corre lo stesso pericolo. Se vuole costruire una vera egemonia culturale, ma soprattutto se vuole durare nel tempo e cambiare realmente lo status quo, essa deve fare i conti con i propri fantasmi.

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Il sovranismo deve decidere quale destra vuole incarnare: se quella passatista, reazionaria, emanazione di una micro-realtà di nicchia (i cattolici praticanti sono minoranza e i matrimoni con rito civile hanno superato quelli religiosi, per non parlare della “morale sessuale”, ormai distante anni luce dal bigottismo clericale), oppure se essere una destra rivoluzionaria, che guarda al futuro, che ambisce a essere maggioritaria, che riattualizza semmai certe componenti del passato.

Una destra che riesca a scardinare l’ideologia globalista ruotante attorno ai temi della grande omogeneizzazione mondiale, che faccia della differenza, in opposizione all’egualitarismo, sia esso liberale, cattolico o post marxista, e dell’uomo concreto in opposizione all’umanità astratta dei globalisti, la sua propria ragion d’essere.

In questo senso è decisivo capire di quali compagni di viaggio ha bisogno il sovranismo. Può essere un valido compagno di viaggio il velleitario tentativo di una parte della Chiesa cattolica di recuperare un certo controllo sulla società sfruttando l’onda lunga sovranista e cercando di colonizzarne l’immaginario ideologico? Il sovranismo che cosa ha da guadagnare da queste interessate, e politicamente sempre perdenti, profferte di alleanza politico-culturale? Come può una destra nuova e al passo con il qui e ora accettare di autorappresentarsi come un manipolo di pittoreschi mattacchioni nostalgici? Sarebbe come dirsi, oggi, “bonapartisti”, o “mazziniani”, o “monarchici”: sterili pulviscoli incapaci di produrre alcunché e di incidere sulla realtà.


Abyssus, pseudonimo, è un professionista che opera nel settore culturale ed editoriale italiano.