«Un vero leader sorprende sempre, e Donald Trump lo fa fin troppo!». Sono i primi commenti a caldo del lancio della campagna elettorale per il 2020 del Presidente degli Stati Uniti d’America. Tutti pensavano che riuscire meglio del 2016 sarebbe stato impossibile, eppure è già successo. Un esempio: dall’annuncio della ridiscesa in campo, lo scorso giugno, in sette giorni Trump ha raccolto donazioni per 36 milioni di dollari. Più del doppio del favorito del partito democratico, Bernie Sanders, che ha impiegato tre mesi per racimolarne 18. Ma non sono i soli numeri che danno forza al Presidente-candidato: il gradimento per il suo operato non soltanto supera il 50% tra gli americani, ma raggiunge il 94% tra i repubblicani, più del picco storico raggiunto da Ronald Reagan, che fu dell’87%. Per non parlare della crescita dell’economia Usa, dell’occupazione e dei salari, o dei record registrati da Wall Street e dalla fiducia di consumatori e imprese.

Ma in questo contesto altamente ben augurante, la strategia di Donald Trump non cambia: affermare le proprie posizioni e ripeterle in maniera martellante per farle entrare fin nelle ossa dell’elettorato, individuare nemici da additare continuamente con soprannomi ad hoc, anch’essi ripetuti fino allo stremo, e cori per i comizi. Come l’ultimo a Greenville, in Carolina del Nord, che tanto fa discutere, Send her back, rimandatela a casa, riferito a chiunque non apprezzi i valori fondanti della cultura americana, a prescindere dal colore della pelle, discendente diretto di quel “Lock her up”, arrestatela, rivolto a tamburo battente nei confronti di Hillary Clinton, che fece la fortuna della campagna del 2016.

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Al completo anche la squadra, da Brad Parscale, capo dello staff elettorale, a un ruolo di rilievo per i tre figli del primo matrimonio, Ivanka, Donald Junior ed Eric, a cui si aggiungono i relativi consorti: oltre a Jared Kushner, famoso marito di Ivanka, sono più che mai attive la giornalista televisiva ex di Fox News, Kimberly Guilfoyle, nuova compagna di Donald Jr., e la moglie di Eric, Lara, incinta del secondo figlio, che guida la delegazione delle “donne per Trump”, partita dalla Pennsylvania martedì scorso, anch’essa alla conquista di Washington. Ruolo centrale avranno, come pure nel 2016, i nove, presto dieci, nipotini, sempre presenti nelle occasioni che contano. La famiglia è lo stimolo più importante per il Presidente Trump, che vuole sempre tutti attorno a sé. Famiglia e valori, così riconquisterà la Casa Bianca nel 2020. Il viaggio è appena iniziato.


Paola Tommasi è economista e giornalista pubblicista