Nel Dossier n. 45, realizzato con il contributo della Augustus Foundation, Sara Brzuszkiewicz si occupa di come stiano svanendo una serie di vantaggi tutti italiani, come la presenza fino ad oggi più contenuta di radicalizzati provvisti di cittadinanza, e delle contromisure che bisogna prendere.

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SOMMARIO ESECUTIVO

 

  • Diversamente dalla maggioranza dei Paesi dell’Europa occidentale, ad oggi l’Italia non ha subito alcun attacco jihadista su larga scala e sembra presentare minori livelli di radicalizzazione.
  • Questo vantaggio relativo è però destinato a scomparire in breve tempo a causa di molteplici cambiamenti: la crescita delle seconde e terze generazioni di migranti (universalmente riconosciute come spesso più vulnerabili alla radicalizzazione rispetto alle prime), l’aumento dei radicalizzati con cittadinanza italiana e dunque non passibili di espulsione preventiva e la ricerca, negli ambienti radicali, di nuove prassi del jihad dopo il collasso dello Stato Islamico, il quale forniva modelli accessibili e attivi, assai lontani da un approccio esclusivamente teoretico e dottrinale.
  • Questa spinta all’azione è stata profondamente rafforzata da Hamas e dall’attacco a Israele del 7 ottobre scorso e, in seguito, dalla morte di civili palestinesi nella rappresaglia israeliana.
  • Da questo contesto in mutamento nasce l’esigenza di ripensare la lotta alla radicalizzazione in Italia, con strumenti in grado di entrare in sinergia con quelli europei e al tempo stesso fornire rilevanza primaria alle peculiarità nazionali, dando finalmente spazio alle misure preventive accanto a quelle repressive.

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Dossier 45 - La radicalizzazione jihadista in Italia
Sara Brzuszkiewicz
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Ricercatrice per ITSTIME, Università Cattolica di Milano. È stata per quattro anni caporedattrice di European Eye on Radicalization e precedentemente ha fatto ricerca ad al-Mesbar Studies & Research Center (Dubai, EAU) e come visiting researcher nel Program on Extremism della George Washington University (Washington D.C.).