di Jacopo Ugolini

Giovedì 16 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma fiscale, in uno dei momenti più importanti di questi cinque mesi di governo. Le tempistiche non sono sicuramente brevi: ci vorranno ventiquattro mesi e numerosi decreti delegati prima che entri totalmente in azione. Finalmente, però, il nostro Paese riceverà una scossa, una scossa importante. Il fisco è sostanzialmente l’ingranaggio principale della nostra economia, che necessita di un vero e proprio cambio di passo, anche per rimanere in linea con le normative europee.

Oltre all’esame del provvedimento in CdM, i tempi della delega prevedono che approdi in Parlamento e la legge venga approvata entro inizio dell’estate, poi si avrà tempo ventiquattro mesi per adottare tutti i vari decreti che implementano le novità. La legge delega, approvata dal Governo, è composta da quattro parti e ventuno articoli. L’intenzione, stando alle parole di Maurizio Leo, Viceministro dell’Economia, è quella di fare un primo passo nella direzione di un cambiamento completo dell’intero sistema fiscale italiano. L’obiettivo ultimo, oltre ad applicare una graduale e sostanziale riduzione delle tasse, è quello di alleviare il ceto medio dalle vessazioni economiche a cui è sottoposto.

Un ceto medio che, pur fungendo da pilastro dell’economia italiana, ha sofferto negli ultimi anni momenti drammatici, tanto che la soglia di differenza tra indigenti e benestanti è sempre più sottile. Non a caso il primo passo è ridurre le aliquote, accorpando in tal modo la seconda – quella che va dai 15 mila ai 28 mila, per la quale ora è prevista una tassazione del 25% – e la terza fascia di reddito – dai 28 mila ai 50 mila, sulla quale pesa un’aliquota al 35% – così riducendo il peso fiscale sul ceto medio.

Quelli che erano in pole position nel criticare il centrodestra, sostenendo che avrebbe messo in pericolo i conti dello Stato, dovranno cambiare leitmotiv. Infatti, non vi sono all’orizzonte tagli drastici alle varie aliquote. L’accorpamento è però sinonimo di un obiettivo ultimo: flat tax per tutti. L’impostazione adottata è chiara: passaggi graduali nella direzione di un ammodernamento del sistema fiscale, tale da renderlo finalmente amico delle famiglie e aperto agli investimenti, italiani e non.

Oltre all’intervento sulle aliquote, si interverrà sull’imposta sulle società, l’IRES. Stando a quanto è scritto nella delega, il Governo prevede di mantenere l’aliquota ordinaria del 24%, che verrà affiancata da una tassazione agevolata, basata sull’ammontare del reddito che nei due anni successivi viene destinato alle assunzioni o agli investimenti. È qui che si realizza il sano principio del “più investi e assumi, meno paghi”. Soprattutto a fronte della global minimum tax che entrerà in vigore dal primo gennaio dell’anno prossimo, la nostra economia deve rendersi attrattiva.

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Nel capitolo sulle imprese troverà poi spazio una semplificazione della disciplina sulla deducibilità degli interessi passivi e il riordino del regime di compensazione delle perdite fiscali basato sulle norme europee. Sono previsti interventi anche sulle norme che intervengono nei casi di crisi d’impresa, sulle società di comodo (disciplina che vuole superata), sul riaccostamento tra valori fiscali e quelli civilistici e sulla revisione dei cosiddetti “costi deducibili”.

Infine, è prevista anche l’eliminazione definitiva dell’IRAP – l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive – dando priorità all’abolizione prima per le società di persone, poi gli studi associati e le società tra professionisti, trasformandola nel frattempo in una sovra-imposta IRES.

Merita una menzione, infine, la procedura in merito a tutto il comparto della riscossione. Sono 1.153 i miliardi di euro di debiti che il Fisco ha dentro di sé, pari a 174 milioni di cartelle. Tanti di questi denari non si vedranno più e, spesso, è più conveniente rottamare alcune rate piuttosto che riscuoterle. Per affrontare questo problema in modo definitivo, tenendo conto della volontà di superare questo sistema di controllo/riscossione (in alternativa rottamazione), verrà introdotto l’accesso a sistemi di rateizzazione a 120 rate e un’operazione di semplificazione per eliminare costi legati ad inefficienze organizzative.

Chi pensava a un governo che avrebbe abbassato le tasse da un giorno all’altro, viveva in mondi fantastici. Allo stesso tempo, chi ipotizzava – ancor prima del giuramento – che il governo del Centrodestra avrebbe sfasciato i conti pubblici si deve ricredere. Questa legge delega non è altro che un primo passo verso un nuovo sistema fiscale, che permetterà all’economia italiana di uscire dalla stagnazione in cui versa ormai da decenni.

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Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, ora laureando magistrale in Governo, Amministrazione e Politica alla LUISS Guido Carli. Collaboratore parlamentare della XIX Legislatura. Collabora con Nazione Futura e Atlantico Quotidiano.