di Vincenzo Pacifici

Nelle parole iniziali del lungo saggio (390 pagine) Quando Mussolini non era il Duce (Garzanti, 2020) l’autore, Emilio Gentile, lo presenta come “concepito e scritto col metodo dello storicismo, che cerca, attraverso i documenti, di conoscere e raccontare come sono andate le cose nel momento in cui avvennero, quando nessuno sapeva quel che sarebbe accaduto nel tempo successivo”. Sono queste le c.d. “fonti”, che il mio Maestro, Fausto Fonzi, definiva le “voci che giungono dal passato” nella loro autenticità.

Sensatamente, e in piena e legittima antitesi con tanti sedicenti storici passati e presenti, Gentile avverte che “il dramma della storia si svolge senza un copione scritto e senza un esito scontato”. Al di là degli schemi ideologici, assai di frequente prolissi, che hanno condizionato migliaia di pagine e continueranno a farlo, “è compito dello storico ricostruire lo svolgimento del dramma [nel senso etimologico di azione] così come lo vissero i protagonisti nel periodo esaminato, evitando di attribuire la preveggenza retrospettiva di un futuro che a loro era ignoto”.

Protagonista assoluto del libro è Benito Mussolini, con la sua attività politica a partire dal 1902 fino al drammatico e catastrofico 1919. Lo spazio maggiore è riservato agli anni dalla Grande Guerra fino alla chiusura del 1919, “perché fu uno dei periodi più cruciali della vita di Mussolini, durante il quale avvenne una radicale metamorfosi nella sua personalità politica, da socialista marxista rivoluzionario e internazionalista fino al 1914, a promotore di un movimento nazionalista [il secondo] ferocemente antisociale, al quale Mussolini diede il nome di fascismo”.

Il volume è fondato e trae la propria qualità scientifica dalla revisione e dalla rivisitazione capillare e centrata della produzione scientifica di e su Mussolini.

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Alcuni esempi: Amilcare Cipriani lo apprezza e Cesare Sarfatti, marito di Margherita, lo considera “il dominatore futuro del partito” , Gaetano Salvemini, più tardi duro critico, ritiene porti “in sé tanta parte dei futuri destini d’Italia”.

La ricostruzione fatta da Gentile, che ha ovviamente riguardo del precedente lavoro biografico (1883–1920) di Renzo De Felice, di pagina in pagina merita di essere valutata uno dei più completi ed approfonditi saggi, delineato lungo un percorso lungo, impervio ed articolato quanto pochi altri.

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Laureato in Giurisprudenza e in Lettere, è stato fino al 2015 Professore ordinario di Storia contemporanea presso l'Università Sapienza di Roma. Ha pubblicato, tra l'altro, volumi su Crispi, sul problema dell'astensionismo e dell'assenteismo nelle consultazioni politiche del periodo unitario, sui consigli provinciali all'inizio del XIX secolo, sulle leggi elettorali del 1921 e del 1925. È presidente della Società tiburtina di storia e d'arte.