"From the Alps to Sicily everywhere is Legnano". The League between history and future is the fifteenth Dossier of the Machiavelli by Dario Citati.

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EXECUTIVE SUMMARY

  • In the contemporary history of Italy, the political concept of League was born in the Risorgimento, to indicate a national project of Italian Confederation among the pre-unitary states as an alternative to the forced unification into a single state. Until 1848, it was supported across the board from North to South, by intellectuals and politicians of all orientations and by the Catholic Church itself.
  • The constant attempts at autonomous reforms and administrative decentralization have shown the greater validity of the confederal project compared to the unitary and centralized state, which since its inception has generated strong criticism from federalists throughout the country. From the unification of Italy to the post-war period, federalism was born and developed in the South, in parallel with "Southernism", while during the Republic it moved to Northern Italy, finding expression in the Northern League.
  • The transition from the Northern League to Matteo Salvini's national League is rooted in this history and can recover the federalist political cultures of the South and the North, updating the idea of a single but plural homeland that accompanied the project of Italian Confederation. The League's federalism and sovereignism are two sides of the same coin, because they arise from the same need to bring power closer to the citizen and to restore legitimacy from below to political choices at the top.
  • The League has a historic opportunity to become a conservative mass party with strong social tones and a majority projection. Its future will depend on its ability to become institutional while remaining populist, bringing forward a qualified ruling class but always in contact with the real country and consolidating a network of strategic international alliances abroad.

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[showhide type=”testo” more_text=”Mostra di piรน” less_text=”Mostra di meno”]1. Il progetto di Lega italiana nella storia del Risorgimento

In Italia il tema della costruzione dello Stato nazionale unitario rappresenta un argomento molto divisivo e spesso foriero di ripercussioni importanti anche nellโ€™attualitร  del dibattito politico. Da ormai diverso tempo si sono affacciate, tanto nella storiografia quanto nella pubblicistica, interpretazioni revisionistiche del Risorgimento che hanno enfatizzato non solo il carattere annessionistico della politica del Regno di Sardegna verso gli altri territori italiani (in particolare verso il Sud), ma anche il ruolo e gli interessi delle potenze straniere nella creazione dello Stato unitario, la dimensione anti-cristiana delle spedizioni garibaldine, lโ€™esclusione o la scarsa partecipazione delle masse popolari allโ€™unitร  nazionale, nonchรฉ lโ€™accentramento amministrativo sul modello napoleonico in spregio alle tradizioni locali precedenti e lโ€™aumento delle disuguaglianze socio-economiche dopo il 18611. Se vanno senzโ€™altro criticate talune esagerazioni in tal senso โ€“ miranti ad alimentare una visione complottistica dellโ€™intero processo risorgimentale e a suggerire nostalgie acritiche e idealizzate circa la realtร  degli Stati italiani preunitari โ€“ il merito di questo revisionismo รจ stato perรฒ quello dโ€™aver gettato luce su problematiche reali della storia nazionale, cosรฌ come su quelle che avrebbero potuto costituire alternative concrete alle modalitร  in cui si รจ realizzata lโ€™unitร  italiana. In particolare, il progetto di una Confederazione tra i diversi Stati italiani del XIX secolo (Regno delle Due Sicilie, Stato pontificio, Granducato di Toscana, Ducati di Modena e di Parma, Regno di Sardegna e Lombardo-Veneto liberato dallโ€™occupazione austriaca) ha probabilmente rappresentato la piรน grande occasione mancata del processo risorgimentale. Nelle sue diverse articolazioni e proposte, tale progetto si imperniava infatti sullโ€™idea di dar vita a una Lega italiana che sola avrebbe potuto garantire la piena indipendenza e sovranitร  a tutta la penisola, assicurando al contempo ampia autonomia politico-amministrativa alle diverse entitร  che la componevano.
Due erano le caratteristiche di tale proposta confederale: in primo luogo quella di esprimere una visione autenticamente nazionale, nel senso che si trattava dโ€™un progetto teorizzato e sostenuto da intellettuali e patrioti del Nord, del Centro e del Sud Italia. Secondo, in essa emergeva una concezione dello Stato sostanzialmente trasversale alle diverse culture politiche: dal legittimismo cattolico al costituzionalismo liberale, dalla cultura monarchica a quella repubblicana, dai moderati ai democratici radicali, lโ€™idea di una Confederazione fra gli Stati allora esistenti โ€“ possibile preludio allโ€™esistenza di un futuro unico Stato federale โ€“ appariva a molti lโ€™unica opzione atta a costruire unโ€™Italia coesa e rafforzata di fronte alle ingerenze straniere ma pur sempre composta di entitร  autonome nel proprio governo interno. Risulta che la prima idea di costituire una Lega di Stati italiani nel XIX secolo si debba, inaspettatamente, a Ferdinando II di Borbone, che la invocรฒ inizialmente soprattutto come difesa dallโ€™estremismo giacobino e rivoluzionario sobillato dalle potenze straniere. Nel novembre 1833 lโ€™ambasciatore borbonico a Roma, conte Ludolf, propose infatti al Cardinal Bernetti, segretario di papa Gregorio XVI, ยซla formazione d’una Lega offensiva e difensiva di tutte le Corti d’Italia sia contro le opere della propaganda rivoluzionaria, sia contro quella qualsifosse potenza che pigliasse a favoreggiare la rivoluzioneยป2. Lโ€™idea di Lega o Confederazione iniziรฒ perรฒ rapidamente a farsi strada ben oltre i legittimisti, mietendo consensi tra tutte le forze che intendevano mantenere le proprie tradizioni di governo locale, migliorandole con necessarie riforme costituzionali e facendo fronte comune per garantire lโ€™indipendenza di tutte le terre italiane. Modello di questo approccio divenne presto lo Zollverein tedesco, lโ€™Unione Doganale fra i 38 Stati della Confederazione Germanica inaugurata nel 1834. Combinando protezionismo verso lโ€™esterno e abolizione di tariffe doganali interne, il caso tedesco appariva un buon esempio da imitare per avviare un processo di aggregazione realmente condiviso e partecipato tra i popoli e le classi dirigenti della penisola3.

2. Il Primato degli Italiani e lโ€™idea di Lega nellโ€™Italia del Nord e del Centro

A conferire dignitร  intellettuale di dottrina e cultura politica allโ€™ipotesi di una Confederazione di Stati italiani fu in primo luogo lโ€™opera del presbitero torinese Vincenzo Gioberti (1801-1852), caposcuola di quella corrente di pensiero detta spregiativamente ยซneoguelfismoยป perchรฉ guardava al cristianesimo cattolico come collante di civiltร  primario per le genti e i popoli dโ€™Italia. Il suo libro Del primato morale e civile degli Italiani, pubblicato nel 1843 e significativamente dedicato ad un altro patriota cattolico quale il saluzzese Silvio Pellico (1789-1854), ebbe una grande fortuna negli anni Quaranta dando un impulso fondamentale alla fase iniziale del processo risorgimentale, quella che si concluse con la Prima guerra dโ€™indipendenza. Benchรฉ lโ€™insieme del pensiero giobertiano non fosse privo di aspetti problematici (per esempio la scarsa attenzione al ruolo del Lombardo-Veneto sotto occupazione austriaca, ma anche talune posizioni eterodosse in materia ecclesiastica e una certa strumentalizzazione del Papa nellโ€™idea utopistica di affidargli la presidenza della Confederazione italiana), il merito indubbio e tuttora valido del Primato resta proprio quello di aver associato patriottismo e federalismo, indipendenza italiana e autonomie locali. Lโ€™appassionata difesa dellโ€™Italia e della sua missione nella storia delle civiltร  andava di pari passo con una concezione dello Stato dichiaratamente anti-centralistica, nella piena convinzione che lโ€™unitร  spirituale italiana, ben viva nella lingua e nella letteratura, nelle arti e nella religione, si articolava perรฒ in una tale pluralitร  di concrete espressioni locali โ€“ tanto culturali quanto soprattutto politico-amministrative โ€“ da richiedere forme di governo il piรน possibile decentrate. Per questo nel Primato si proponeva ยซil concetto di una lega italiana, che lungi dallโ€™intimidare, aggiungerebbe spiriti ed audacia al nostri governi, come attissimo ad accrescere la loro potenza [โ€ฆ] non coi gretti interessi della giornata, ma colla providenza oculata dellโ€™avvenireยป4.
Di origine trentina era Antonio Rosmini (1797-1855), filosofo e sacerdote che tentรฒ senza successo di mediare tra Papa Pio IX e il governo di Torino, e che parimenti si fece sostenitore di una ยซconfederazione perpetuaยป per assicurare lโ€™indipendenza e la sovranitร  degli Stati italiani lasciandoli autonomi nelle questioni di governo interno5. Piemontese come Gioberti era invece lo storico Cesare Balbo (1759-1853), che nelle Speranze dโ€™Italia (1844) si fece portavoce della medesima proposta, argomentando con dovizia di particolari che ยซle confederazioni sono lโ€™ordinamento piรน conforme alla storia dโ€™Italiaยป6 , al contempo disapprovando lโ€™utopistica idea di Gioberti di affidarne al Papa la presidenza e sottolineando con maggiore chiarezza il problema rappresentato dallโ€™Austria. Il concetto politico di ยซlegaยป, presente nelle pagine di Gioberti, Rosmini e Balbo in riferimento alla Lega doganale ma utilizzato talvolta anche come sinonimo di Confederazione politica, richiamava in parte la Lega italica (lโ€™alleanza seguita alla Pace di Lodi del 1454 che aveva garantito una politica dellโ€™equilibrio nella penisola, su cui da sempre vi erano giudizi contrastanti), ma soprattutto la Lega Lombarda dโ€™epoca medievale. Proprio lโ€™alleanza dei comuni del Nord, che nella battaglia di Legnano del 29 maggio 1176 avevano sconfitto lโ€™imperatore Barbarossa, divenne facilmente un efficace mito ispiratore per la cultura politica neoguelfa. La battaglia di Legnano e lโ€™esperienza della Lega Lombarda figuravano non a caso come ยซlโ€™impresa piรน grande e ad un tempo piรน sublime che la nostra storia ricordiยป7 nei Pensieri sullโ€™Italia di un anonimo lombardo (1846), sotto cui si celava il patriota valtellinese Luigi Torelli (1810-1887). Celebre per aver issato il tricolore su una guglia del Duomo di Milano allโ€™alba del 20 marzo 1848, durante le Cinque Giornate, Torelli fu sostenitore di una futura confederazione tripartita in un Regno dellโ€™Alta Italia, Regno dellโ€™Italia centrale e Regno della Bassa Italia in accordo con le idee neoguelfe. In terra lombarda il pensiero federalista trovรฒ perรฒ espressione soprattutto a sinistra, in attivisti e autori di orientamento repubblicano e radical-democratico quali Giuseppe Ferrari (1811-1876) e soprattutto Carlo Cattaneo (1801-1869). Prendendo a modello la Svizzera e gli Stati Uniti dโ€™America, essi muovevano da posizioni progressiste, ostili alle dinastie regnanti e intenzionati a modificare profondamente lโ€™ordine sociale, ma erano altrettanto critici nei confronti del centralismo unitario teorizzato e poi realizzato da Mazzini, Garibaldi e Cavour.
In Veneto la proposta politica confederale si manifestรฒ invece nel solco della concezione neoguelfa grazie soprattutto allโ€™attivitร  del ยซpadre spirituale di tutte le genti adriaticheยป, cioรจ il letterato dalmata Niccolรฒ Tommaseo (1802-1874), protagonista dellโ€™insurrezione veneziana del marzo 1848 durante la quale fu liberato dal carcere. Sincero patriota e sostenitore dellโ€™irredentismo italiano in Dalmazia, filologo di grande levatura per i suoi studi sulla lingua, Tommaseo apprezzava lโ€™iniziativa dei Savoia nella misura in cui questa poteva contribuire a liberare le terre italiane dallโ€™occupazione austriaca, ma ne contestava le mire espansionistiche convinto che fosse necessario ยซa ciascuna provincia lasciare che, salva lโ€™unitร , si governi, quanto puรฒ, da se stessaยป, e che tale autonomia locale ben si accordava allโ€™auspicio ยซche tutta Italia, fino allโ€™ultimo confine segnato dalla favella, compreso il Friuli e quel che chiamano Tirolo italiano, sia libero: e che in vincoli di confederazione si unisca il Piemonte allโ€™altre regioni dโ€™Italiaยป8. Unโ€™altra figura importante del neoguelfismo veneto, rimasta poco nota ma che meriterebbe ben altra attenzione, fu il padovano Eugenio Albรจri (1807-1878). Storico e poligrafo di grande erudizione, sostenitore della Confederazione italiana e difensore del Papato, durante la Prima guerra dโ€™indipendenza e si arruolรฒ volontario nellโ€™esercito pontificio entrando a far parte dello Stato maggiore del Generale Durando. A partire dagli anni Cinquanta Albรจri divenne poi sempre piรน critico del percorso unitario proprio per lโ€™abbandono dellโ€™ipotesi confederale e per il predominio delle tendenze centralistiche e anticlericali; negli anni Sessanta sostenne quindi con forza provvedimenti in favore del decentramento amministrativo, ad esempio la fallita riforma Minghetti, nellโ€™auspicio che un ordinamento regionalista potesse riavvicinare la popolazione alle istituzioni locali e favorire la costituzione degli Stati Uniti dโ€™Italia9.
Altro polo di diffusione di idee leghiste e confederali in Italia settentrionale fu Genova: il 5 gennaio 1848 nel capoluogo ligure uscรฌ il primo numero del giornale La Lega Italiana, fondato e diretto dal pesarese Terenzio Mamiani della Rovere (1799-1885) e dallโ€™alessandrino Domenico Buffa (1818-1858). Anche in questo caso lโ€™idea dominante era la consapevolezza che il solo nazionalismo possibile, in Italia, scaturiva dalla preservazione e dalla corretta armonizzazione delle identitร  cittadine e regionali. Soltanto attraverso una Lega italiana si sarebbe potuta garantire indipendenza e sovranitร  verso lโ€™esterno e governi che fossero legittima espressione delle comunitร  locali allโ€™interno. Scendendo verso lโ€™Italia centrale, unโ€™altra cittร  dove si diffusero gli ideali patriottici allโ€™insegna della proposta leghista-confederale fu Firenze. Qui il 2 luglio 1847 uscรฌ il primo numero del giornale La Patria, fondato e diretto dal giurista Vincenzo Salvagnรฒli (1802-1861), che animรฒ un vivace dibattito con altri esponenti del moderatismo liberale toscano quali Gino Capponi (1792-1876) e Raffaello Lambruschini (1788-1873). Lโ€™idea di Patria, di ยซterra dei padriยป libera dallo straniero, da molti di essi veniva declinata non secondo il paradigma napoleonico dello Stato-nazione burocratico e centralizzato, bensรฌ appunto nella proposta di confederare gli Stati italiani. Nella Lega italiana essi avrebbero trovato il mezzo per rafforzarsi gli uni con gli altri, e forse in un successivo momento si sarebbero evoluti in un singolo Stato federale. Sempre nella cittร  di Dante e Machiavelli, un originale progetto confederale era stato formulato anche da Giovan Pietro Vieusseux, fondatore dellโ€™omonimo gabinetto scientifico-letterario ed esponente di primโ€™ordine della vita culturale fiorentina. Nel suo Frammenti sull’Italia nel 1822 e progetto di confederazione, Vieusseux articolรฒ una proposta di Confederazione di nove Stati italiani, certo che la soluzione dโ€™una Lega e dโ€™un sistema federale fossero ยซnelle condizioni in cui si trova ora lโ€™Italia, il partito piรน savio a cui si possa appigliarsi nellโ€™interesse deโ€™ popoli e deโ€™ loro sovraniยป10.

3. La Lega italiana e il mito di Legnano nel Regno delle Due Sicilie

Un fatto solo apparentemente sorprendente รจ che il proposito di creare questa Lega italiana trovรฒ un fecondo terreno di coltura anche e soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, grazie anche alla diffusione dellโ€™opera di Gioberti11. Se in Abruzzo la figura piรน rappresentativa fu il marchese Luigi Dragonetti (1791-1871), che sperava nella possibilitร  di riformare il Regno delle Due Sicilie mantenendone la fisionomia nella futura Confederazione, nel resto del Sud fu la Campania la principale sede di dibattiti sul futuro confederale del Paese. Una serie di giuristi, storici alti funzionari definiti ยซmunicipalistiยป e attivi soprattutto a Napoli, quali Carlo Troya (1784-1858), Federico Persico (1829-1919), Enrico Cenni (1825-1903), Giovanni Manna (1813-1865) e Giacomo Savarese (1808-1884), si fecero interpreti audaci dellโ€™idea di Lega italiana. Sottolineando il ruolo unificante a livello nazionale del cristianesimo e della cultura alta, essi insistevano sulla necessitร  di preservare e valorizzare, riformandole, le forme istituzionali degli Stati italiani assegnando ovviamente un ruolo essenziale al Regno delle due Sicilie nel processo confederale. Come sarร  successivamente riconosciuto anche dagli avversari, soltanto la vittoria politica del filone centralista e unitario avrebbe poi oscurato lโ€™importanza di questa corrente culturale12, fortemente ancorata alla tradizione dello storicismo vichiano e che avrebbe senzโ€™altro meritato maggiore ascolto da parte della Corona borbonica. Vicino alla scuola municipalista fu anche Pietro Calร  Ullรฒa (1801-1879), lโ€™ultimo Primo ministro del Regno delle Due Sicilie, che in un pamphlet dallโ€™evocativo titolo Unione, non unitร  dโ€™Italia argomentava: ยซla confederazione รจ l’unica possibile in Italia, perchรฉ poggia sul genio della nazione [โ€ฆ] I difensori piรน illustri dell’indipendenza italiana lโ€™hanno sempre intesa, e servita, attraverso leghe e confederazioni [โ€ฆ] Per quanti amano veramente la patria, lโ€™unitร  non puรฒ essere che nella federazione, un fatto di fede e di coscienzaยป13.
La vittoria a Legnano della Lega Lombarda, ยซsimbolo dellโ€™alleanza tra potere civile e papato in nome del riscatto della nazioneยป14, anche a Napoli divenne esplicitamente un mito ispiratore. Lo si vede ad esempio nellโ€™opera dellโ€™abate benedettino Luigi Tosti (1811-1897), partenopeo vicino anchโ€™egli ai municipalisti neoguelfi. Nel 1848 Tosti pubblicรฒ una Storia della Lega Lombarda, dedicata a Pio IX, in cui il Carroccio assurgeva a rappresentazione morale della patria, ยซche quasi viva e seguita dalle piรน sante affezioni di Dio e famiglia, sorreggeva i battaglianti a fronte del nemicoยป nellโ€™evidente parallelismo tra lโ€™alleanza dei comuni settentrionali nel Medioevo e quella di cui erano in cerca gli Stati italiani, da Nord a Sud, nellโ€™Ottocento: ยซle insegne e le bandiere militari le usarono tutti i popoli negli eserciti: il Carroccio fu solo degli Italianiยป15.
In Basilicata, i sostenitori della Lega degli Stati italiani furono anchโ€™essi animati da uno spirito riformatore nel segno della continuitร  con le tradizioni locali, non privo perรฒ di mordaci critiche allโ€™amministrazione borbonica. รˆ il caso del poeta Nicola Sole (1821-1859) e del giurista Vincenzo dโ€™Errico (1798-1855), fondatore del Circolo Costituzionale Lucano, che si possono entrambi ascrivere a un filone centrista e moderato nella loro adesione al progetto di Confederazione italiana. In Calabria le istanze confederali erano invece spostate piรน a sinistra, come nellโ€™opera e nellโ€™azione del cosentino Francesco Saverio Salfi (1759-1832). Erudito di formazione illuminista, il suo progetto di Lega italiana prevedeva comunque di preservare il principio di legittimitร  e le dinastie regnanti, in vista perรฒ di un loro successivo rovesciamento in favore dโ€™una ยซrepubblica federativaยป. Giร  nel 1820, un altro esule calabrese riparato a Londra, il capitano Francesco Romeo, aveva redatto un opuscolo dal titolo Federative Constitution for Italy. Project for its Regeneration, rimasto ignoto come il suo autore, che pure anticipava di circa un ventennio alcune idee โ€“ come il riferimento allโ€™ordinamento costituzionale inglese quale fonte cui ispirarsi per riformare le monarchie italiane โ€“ che sarebbero poi state espresse, in particolare, da Cesare Balbo16.
Se i grandi intellettuali sardi come Giorgio Asproni e Giovanbattista Tuveri non potevano che sostenere la causa dellโ€™autonomia dellโ€™isola, accanto alla Campania lโ€™altro baricentro meridionale di idee confederali fu senzโ€™altro la Sicilia, dove si sviluppรฒ una ricca pubblicistica di segno costituzionalista e autonomista grazie allโ€™attivitร  editoriale di alcune delle migliori menti dellโ€™epoca: Emerico Amari (1810-1870), Raffaele Busacca (1810-1893), Vito Dโ€™Ondes Reggio (1811-1885), Francesco Paolo Perez (1812-1892) e Francesco Ferrara (1810-1900). Economisti, magistrati e giuristi, inizialmente riuniti attorno al ยซGiornale di statisticaยป, costoro articolarono un vasto dibattito in cui venivano teorizzate riforme costituzionali ed economiche finalizzate a combattere i monopoli e le rendite improduttive, perorando la causa dellโ€™autonomia della Sicilia dai Borbone di Napoli (come apparve evidente nel loro sostegno alla Rivoluzione siciliana del 1848) e il suo successivo inserimento nella Lega italiana, ยซperchรฉ prima viene l’indipendenza riconosciuta e poi la lega, perchรฉ lega significa indipendenza e unioneยป17. In modo che oggi puรฒ apparire profetico, questi autori combinavano inoltre lโ€™esigenza di riforme costituzionali a una forte critica delle politiche assistenzialiste, a cui opponevano un approccio liberista allโ€™economia. Tra i migliori frutti della scuola federalista siciliana si puรฒ menzionare il giornale palermitano Lโ€™indipendenza e la Lega, in cui si parlava appunto dellโ€™indipendenza della Sicilia ยซnon in senso separatista, ma come eminentemente utile alla emancipazione dโ€™Italiaยป18 e che faceva emergere nondimeno la crisi di legittimitร  dei Borbone nellโ€™isola. Palermitano e sostenitore di una Sicilia indipendente allโ€™interno della Lega italiana fu anche una delle figure intellettuali piรน sottovalutate di tutto il Risorgimento: quel padre Gioacchino Ventura (1792-1861) che insieme a Rosmini e Gioberti compone la triade di sacerdoti consiglieri di Pio IX che si sforzarono, non senza contraddizioni ed errori, di tenere insieme la fedeltร  alla Chiesa e lโ€™amore per lโ€™Italia. Autore estremamente prolifico, seguace e primo divulgatore in Italia dei filosofi controrivoluzionari Joseph de Maistre e Louis de Bonald, Ventura sarร  anche uno dei riferimenti di don Luigi Sturzo per il suo proposito di ยซbattezzare la democraziaยป, cioรจ per il non facile tentativo di dare una base democratica e popolare al cattolicesimo, sottraendo alle sinistre il consenso delle masse senza perรฒ snaturare in senso progressista e modernista il messaggio cattolico19.

4. Il 1848 e il tramonto del sogno leghista-confederale

Il biennio 1846-1848 segnรฒ senzโ€™altro lโ€™apogeo di questo patriottismo leghista e confederale che fermentava vivacemente dalle Alpi alla Sicilia. Nel 1846, lโ€™elezione di Pio IX accese le speranze di molti per il suo iniziale sostegno alla causa italiana che culminerร  nel celebre ยซBenedite, gran Dio, lโ€™Italiaยป di due anni dopo. Nel 1847, proprio su iniziativa del Pontefice e prendendo a modello lo Zollverein tedesco, furono avviate le trattative diplomatiche per la costituzione della Lega Doganale Italiana tra lo Stato Pontificio, il Granducato di Toscana e il Regno di Sardegna20. Lo scopo era quello di ยซaddivenire ad una Lega politica, che fosse come il nucleo cooperatore della nazionalitร  italiana, e potesse dare allโ€™Italia quellโ€™unitร  di forza che รจ necessaria alla difesa interna ed esterna ed allo sviluppo regolare e progressivo della prosperitร  nazionaleยป21. Di lรฌ a poco fu fondata la Societร  nazionale per la Confederazione italiana22, mentre tutti i sovrani della penisola concessero delle Costituzioni e gettarono le basi dโ€™una alleanza per opporsi allo straniero. Nella fase iniziale della Prima guerra dโ€™indipendenza si trovarono brevemente schierati insieme il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana, lo Stato Pontificio, i Ducati e di Parma e Modena e il Regno delle Due Sicilie, coalizzati per liberare le terre venete e lombarde. Parve cosรฌ realizzarsi lโ€™unitร  dโ€™intenti di costituire la tanto agognata Lega italiana, libera Confederazione di Stati, come si puรฒ leggere nel proclama di Ferdinando II del 7 aprile 1848: ยซNoi consideriamo comโ€™esistente di fatto la Lega Italiana, dacchรฉ lโ€™universale consenso deโ€™ Principi e deโ€™ popoli della Penisola ce la fa riguardare come giร  conchiusa, essendo prossimo a riunirsi in Roma il Congresso che Noi fummo i primi a proporre; e siamo per essere i primi a mandarvi i rappresentanti di questa parte della gran famiglia italianaยป23. Il Re affermava quindi che ยซle sorti della comune patria vanno a decidersi in Lombardiaยป, dove ยซogni Principe e popolo della penisola รจ in debito di accorrere, e prender parte alla lotta, che ne deve assicurare lโ€™indipendenza, la libertร  e la gloriaยป24. Secondo recenti scoperte archivistico-documentarie, in questo di clima generale la pur effimera iniziativa ยซnazionaleยป da parte del sovrano borbonico riscosse lโ€™approvazione di Giuseppe Verdi, il grande compositore emiliano che nei mesi precedenti, dopo la concessione della Costituzione napoletana (poi revocata), gli aveva dedicato persino un inno: La Patria โ€“ Inno nazionale a Ferdinando II25.
Lโ€™illusione sarebbe durata poco, con il ritiro del Borbone e del Papa dalla coalizione antiaustriaca, le sconfitte di Custoza e Novara ed il rapido estinguersi sul nascere dellโ€™alleanza politica nonchรฉ della stessa Lega Doganale. Le oscillazioni tra necessitร  di riforme e mantenimento di vecchi privilegi, lโ€™incapacitร  dei governi preunitari di valorizzare le proprie migliori componenti culturali, la mancanza di una idea giuridica precisa e condivisa su come strutturare la Confederazione, nonchรฉ soprattutto lโ€™aggressivitร  delle forze centraliste e unitarie condurranno poi a unโ€™unificazione nazionale molto diversa da ciรฒ che sino al 1848 avevano auspicato i patrioti leghisti-confederali del Nord, del Centro e del Sud Italia. E purtuttavia del mito della Lega Lombarda e di Alberto da Giussano, simbolo ispiratore di unโ€™Italia indipendente dallo straniero e composta da Stati alleati nel vincolo confederale, resteranno tracce anche nella cultura nazionale unitaria: per esempio nellโ€™inno di Mameli, dove si rammenta che dallโ€™Alpi a Sicilia dovunque รจ Legnano, ma anche nei cicli pittorici celebrativi del Risorgimento quali i dipinti di Amos Cassioli dedicati alla Battaglia di Legnano e al Giuramento di Pontida.

5. Le radici cristiane del progetto preunitario di Lega italiana

ยซIo non solo approvo la Lega, ma la riconosco necessaria; per questo ho invitato pertanto i sovrani di Napoli, di Toscana e di Sardegna a concluderla; disgraziatamente il Governo di Torino si mostra restioยป26. Con queste parole Papa Pio IX aveva dato il suo assenso al progetto di Lega italiana, e giร  allโ€™indomani della sua elezione in molti avevano sperato in un contributo alla causa dellโ€™indipendenza e di una qualche forma di unione confederale della penisola. Non bisogna dimenticare che la rivolta antiaustriaca nelle Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848), fu incoraggiata proprio dalla nomina di un italiano, Carlo Bartolomeo Romilli, come arcivescovo della cittร , salutato con gran favore dalla popolazione. Ciรฒ testimonia quanto il sentimento nazionale italiano โ€“ anche espresso nella forma di appartenenza locale e cittadina โ€“ e il sentimento religioso cattolico andassero di pari passo. Con lโ€™allocuzione al Concistoro del 29 aprile 1848 Non semel, il Papa fece perรฒ marcia indietro, ritirando il contingente militare pontificio dalla guerra contro lโ€™Austria e dichiarando di non volersi immischiare nei conflitti nazionali. Lโ€™assassinio del Primo ministro dello Stato pontificio Pellegrino Rossi nellโ€™ottobre dello stesso anno e la proclamazione della Repubblica Romana avrebbero poi rappresentato, ai suoi occhi, la controprova che fra coloro che combattevano in nome dellโ€™Italia avevano ormai preso il sopravvento forze ideologicamente ostili alla Chiesa, per le quali lโ€™unitร  nazionale rientrava in un processo di matrice giacobina e rivoluzionaria il cui fine ultimo era una societร  completamente scristianizzata27.
Lโ€™immagine di una Chiesa cattolica nemica dellโ€™Italia unita (nonchรฉ la spaccatura fra cattolici e anti-cattolici che costituirร  a lungo una delle ferite piรน dolorose dellโ€™unificazione) va fatta risalire proprio al 1848: cioรจ allโ€™abbandono del progetto di Confederazione italiana, appoggiato dalla Chiesa al punto tale che il Papa in prima persona aveva avviato la Lega Doganale, in favore del programma unitario centralista fondato sulla conquista militare degli altri Stati italiani da parte del Regno del Sardegna e dei garibaldini. Un dipinto dellโ€™epoca spiega meglio di tante parole come, sino a quel fatidico 1848, il patriottismo italiano e il cattolicesimo fossero non solo compatibili, ma quasi indissociabili lโ€™uno dallโ€™altro: la Meditazione di Francesco Hayez (1850). La Patria รจ qui personificata in una giovane donna dal seno nudo, dallo sguardo ambiguo e misterioso che quasi oscilla tra ostinazione e rassegnazione, mentre in una mano tiene un volume di una ยซStoria dโ€™Italiaยป e nellโ€™altra un crocifisso dove sono incise le date delle Cinque Giornate. A Milano come nel resto della penisola, il senso di appartenenza non poteva infatti prescindere dallโ€™identificazione con quel simbolo che indicava non solo una fede religiosa, ma un costume, un insieme di pratiche e di valori in grado di affratellare, piรน di tante astrazioni, gli abitanti delle diverse regioni dโ€™Italia.
E per avere unโ€™ulteriore conferma di quanto il Papa e le gerarchie ecclesiastiche non fossero stati ostili, ma avessero anzi approvato con entusiasmo lโ€™indipendenza italiana โ€“ nella forma compatibile con le prerogative della Chiesa stessa, cioรจ appunto la Lega o Confederazione โ€“ si possono leggere le parole di Giuseppe Romano, un gesuita siciliano collaboratore del giร  menzionato giornale palermitano Lโ€™indipendenza e la Lega, grande oppositore di Gioberti nella polemica sulla Compagnia di Gesรน ma ugualmente convinto della necessitร  di confederare il Paese: ยซLa Lega! il sospiro di tanti anni, il voto unanime deโ€™ popoli italiani quanti abitano questo benedetto Paese dalle Alpi allโ€™Etna, lโ€™opera incominciata e giร  presso a compiersi sotto i fausti auspici dellโ€™immortal Pio IX [โ€ฆ] laonde essenza della Lega รจ che i popoli sieno liberi ciascuno di reggersi a suo modo in casa propria; e che tutti spontaneamente si obblighino e restino astretti a prestarsi quei vicendevoli aiuti che rendano la forza del tutto vigorosa e compattaยป28.
Si puรฒ dire che il progetto di unโ€™Italia confederale non fosse certo prerogativa esclusiva del mondo cattolico, perchรฉ era stato avanzato con ricche argomentazioni anche dai repubblicani milanesi come Cattaneo e Ferrari o dai liberali moderati della Toscana. Ma la Lega rappresentava il progetto nazionale nel quale tanto i cattolici laici quanto il clero avevano creduto e nel quale, se si fosse realizzato, avrebbero potuto riconoscersi insieme a tutti gli Italiani. In primo luogo perchรฉ, fondandosi sulla libera associazione, una Confederazione italiana non avrebbe usurpato con la forza i territori di nessuno degli Stati preunitari, neppure di quello pontificio. Ma anche perchรฉ in questa idea di Lega italiana si esprimeva una visione di societร  fondata sui valori cristiani che, a prescindere dallโ€™orientamento personale dei singoli, riconosceva nel ruolo anche istituzionalizzato della religione il piรน antico e concreto fattore comune dโ€™identitร .

6. Dallโ€™Unitร  dโ€™Italia alla Seconda Repubblica: meridionalismo, federalismo, Lega Nord

Se prima dellโ€™unitร  dโ€™Italia il sogno di molti era stato la creazione di una Confederazione di Stati italiani, dopo il 1861 sโ€™impose da subito la trasformazione in senso federale dello Stato unitario. Quanto fosse viva lโ€™esigenza di modificare profondamente lโ€™assetto di questo nuovo Stato, che amplificando la contrapposizione tra Nord e Sud, tra cattolici e laici, tra Paese reale e Paese legale, sembrava capace di spaccare piรน di quanto fosse riuscito a unire, lo si vide giร  in concomitanza e allโ€™indomani dellโ€™Unitร  stessa. I primi due tentativi in questo senso furono la riforma Farini del 1860, che ancor prima della proclamazione del Regno dโ€™Italia proponeva una suddivisione amministrativa in Regioni, Province, Circondari e Comuni; e soprattutto la riforma Minghetti del 1861, che puntava ad un decentramento amministrativo con gli organi locali gerarchicamente svincolati dallโ€™amministrazione centrale. Entrambi i tentativi furono bocciati: lo Stato, che giร  molti sudditi del neonato Regno dโ€™Italia percepivano come unโ€™entitร  estranea che si era imposta con la violenza, si orientรฒ verso una sempre piรน marcata centralizzazione delle sue articolazioni burocratico-amministrative. Proprio in questa non facile congiuntura post-unitaria si andรฒ sviluppando la cultura politica del federalismo, in parallelo alla ยซquestione meridionaleยป con il contributo di intellettuali e politici inizialmente tutti provenienti dal Mezzogiorno. Francesco Saverio Nitti, Gaetano Salvemini, Napoleone Colajanni, Guido Dorso โ€“ solo per menzionarne alcuni โ€“ furono aspri contestatori dello Stato centrale e, senza alcuna nostalgia per i passati regimi, sostennero incessantemente la causa federalista come soluzione ai problemi del Paese. Il lucano Nitti, economista di fama internazionale di orientamento liberale e repubblicano, antiborbonico per convinzione e per tradizione familiare, ebbe ad esempio lโ€™onestร  intellettuale di riconoscere i buoni risultati a livello finanziario e amministrativo che aveva raggiunto il Regno delle Due Sicilie. Ma se da un lato documentรฒ in modo inappuntabile come dopo lโ€™Unitร  fossero state drenate le finanze del Sud per ripagare il debito pubblico sabaudo e permettere gli investimenti al Nord29, dallโ€™altro criticรฒ il parassitismo dei ceti possidenti meridionali e identificรฒ nellโ€™industrializzazione il rimedio agli squilibri esistenti. Salvemini, grande storico pugliese di orientamento socialista, sviluppรฒ invece il pensiero di Cattaneo e vide proprio nellโ€™autonomia il modo per responsabilizzare le classi dirigenti del Mezzogiorno spesso colpevoli dโ€™inettitudine e immobilismo. Particolarmente acuta era la sua tesi del ยซblocco storicoยป costituito da latifondisti del Sud e industriali del Nord che perpetuavano non solo lโ€™arretratezza del Meridione, ma anche le pessime condizioni di vita di operai settentrionali e contadini meridionali. In questo contesto si palesava il ruolo nefasto dello Stato unitario burocratico e centralizzato, che incentivando le assunzioni nel settore pubblico favoriva di fatto il clientelarismo e scoraggiava la nascita dโ€™una piccola borghesia produttiva in grado di suscitare sviluppo e mobilitร  sociale. Individuando comunque nella cittร  di Milano il centro propulsore di un riassetto federale dellโ€™intero Stato italiano, Salvemini proponeva di demandare ai ยซcomuni perfettamente autonomiยป e quindi alle regioni la maggior ampiezza di poteri possibile30.
Originale sintesi tra il meridionalismo postunitario di impronta liberal-socialista e la tradizione neoguelfa preunitaria puรฒ essere considerato il pensiero di don Luigi Sturzo, che da un punto di vista generazionale a sua volta rappresenta un trait dโ€™union tra il pensiero federalista del periodo prefascista e la Repubblica. La peculiaritร  della sua concezione, in continuitร  con la scuola federalista siciliana dellโ€™Ottocento, sta sicuramente nel nesso fra libertร  economica privata e decentramento amministrativo. Il federalismo per Sturzo era la soluzione dei problemi del Sud nella misura in cui si accompagnava a una ยซcultura del rischioยป e della libera impresa, che avrebbe responsabilizzato lโ€™attivitร  civile ben al di lร  della politica. Perchรฉ se la politica e i governi possono e debbono fare molto, intuiva Sturzo, essi non potranno mai risolvere tutti i problemi, a cui sono chiamati a rispondere tutti i membri della societร  ciascuno secondo la condizione che gli corrisponde. Le parole del celebre Appello a tutti gli uomini liberi e forti del gennaio 1919 possono essere considerate un manifesto sempre valido: ยซAd uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attivitร  civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato [โ€ฆ] che riconosca i limiti della sua attivitร , che rispetti i nuclei e gli organismi naturali โ€” la famiglia, le classi, i comuniยป.
Nel secondo dopoguerra una figura speculare a don Sturzo puรฒ essere considerata quella di Adriano Olivetti. Se il sacerdote di Caltagirone del federalismo novecentesco ha rappresentato la componente meridionale, municipalista e agraria, lโ€™imprenditore di Ivrea ne ha incarnato lโ€™anima settentrionale, industriale e comunitaria. La visione di Olivetti, incentrata appunto sullโ€™idea di ยซcomunitร  come cellula dello Stato federaleยป si rivela certo un poโ€™ utopistica per il suo immaginare una democrazia senza partiti, ma le sue opere restano ancora illuminanti per la loro dimensione metapolitica e per lโ€™attenzione che riservano al tema della persona. Lโ€™originalitร  del sua riflessione (assai attuale nellโ€™epoca delle smart cities e della rete internet di quinta generazione) รจ riscontrabile non solo nelle proposte di riforma istituzionale tese a limitare lโ€™invasivitร  dello Stato, ma soprattutto nella capacitร , teorica e pratica, di mostrare che lo spirito dโ€™inventiva e lโ€™innovazione tecnologica โ€“ assi del federalismo olivettiano โ€“ non possono trasformarsi in un mezzo di disumanizzazione delle relazioni personali e sociali, bensรฌ devono ruotare sempre attorno alla comunitร  concreta.
Sarร  soltanto nel corso degli anni Ottanta che prenderร  forma il soggetto politico che ha incarnato nei tempi piรน recenti la battaglia per il federalismo e le autonomie locali: la Lega Nord. Un partito che ha rivestito un ruolo di indubbia importanza giร  nella Prima ma soprattutto nella Seconda Repubblica, e che ha avuto indiscutibilmente il merito di rappresentare una ยซquestione settentrionaleยป di cui si stentava persino a riconoscere lโ€™esistenza. Nella sua storia non sono certo mancati, in alcuni momenti, eccessi di ostilitร  nei confronti di altre regioni del Paese e fasi di esplicito e rivendicato separatismo. รˆ tuttavia altamente probabile che gli storici del futuro ricostruiranno anche tali momenti come conseguenza dellโ€™assistenzialismo, dello statalismo e dei fenomeni clientelari che in modo particolare fra anni Settanta e Ottanta hanno senzโ€™altro danneggiato e limitato il Settentrione dโ€™Italia.
La fondatezza culturale delle ragioni della Lega Nord รจ stata ben espressa da Gianfranco Miglio, filosofo della politica tra i piรน originali interpreti del federalismo di Cattaneo e dellโ€™opera di Carl Schmitt. Miglio aveva riunito intorno al ยซGruppo di Milanoยป un cenacolo di professori per lavorare ad una riforma federalista dello Stato e i suoi studi resteranno un punto di riferimento nella formazione dei quadri del partito. Dโ€™altra parte, imprescindibili sono apparsi il fiuto politico e la capacitร  aggregativa di Umberto Bossi, in grado di unificare sotto lโ€™immagine Alberto da Giussano i principali movimenti autonomisti del Nord, cioรจ la Lega Lombarda, la Liga Veneta, il Piemรฒnt autonomista, lโ€™Union Ligure, la Lega emiliano-romagnola e lโ€™Alleanza Toscana. รˆ questo un dato essenziale, di cui tenere conto specialmente alla luce delle evoluzioni piรน recenti: la stessa Lega Nord รจ nata a suo tempo da un tentativo di ampliamento geografico e di sintesi politica, e persino la figura ispiratrice di Alberto da Giussano โ€“ che strettamente parlando sarebbe soltanto lombarda โ€“ รจ divenuta simbolo unificante per le altre regioni. Ciรฒ perchรฉ ha prevalso la volontร  di mettere insieme comunitร , territori e movimenti che non si erano sempre amati gli uni con gli altri, ma che si erano convinti di poter condurre una battaglia fondata su interessi complementari e sulla riscoperta di unโ€™identitร  plurale ma comune.

7. Prima gli Italiani: sovranismo e federalismo della Lega di Salvini

Il passaggio dalla Lega Nord alla Lega ยซnazionaleยป di Matteo Salvini รจ oggi il fatto politico piรน dirompente nel panorama della democrazia italiana, in quanto si accompagna ad una vorticosa crescita di consensi che ne fa il partito a vocazione maggioritaria in tutto il Paese. La ricostruzione politico-intellettuale sin qui delineata suggerisce tuttavia che questa svolta nazionale ha solide e profonde radici nella storia dโ€™Italia. รˆ dunque un paradosso solo apparente che un soggetto politico nato alla fine degli anni Ottanta per rappresentare le ragioni e le regioni settentrionali (e che in una fase della sua esistenza ha peraltro abbracciato apertamente la causa secessionista) possa oggi non solo ambire ad un radicamento elettorale su tutto il territorio italiano, bensรฌ esprimere nelle sue proposte concrete una idea di Italia e di futuro condivisa da Nord a Sud. Il concetto politico di ยซlegaยป, come si รจ visto, ha una lunga e nobile storia che dal Risorgimento alla Repubblica coinvolge tutta la penisola italiana e che โ€“ insieme al federalismo tanto dโ€™impronta meridionalista che nella sua variante autonomista settentrionale โ€“ costituisce un ricco patrimonio di cultura politica di cui la Lega di Salvini puรฒ oggi a buon diritto raccogliere e attualizzare lโ€™ereditร . Inoltre, la stessa storia del partito fondato da Bossi suggerisce che la svolta nazionale vada letta come una maturazione ed uno sviluppo, piรน che come una sconfessione o uno stravolgimento.
Un attento osservatore come Francesco Giubilei ha giustamente notato che ยซil prevalere del colore blu invece del tradizionale verde padanoยป, evidente nella manifestazione di Pontida 2018 dove peraltro รจ spuntata anche una bandiera tricolore, ยซfatto inimmaginabile sino a qualche anno faยป, ha sancito nella simbologia cromatica il passaggio alla nuova dimensione nazionale dellโ€™ex Lega Nord31. Esiste tuttavia un precedente storico: giร  negli anni Novanta, il partito aveva coltivato una sia pur effimera ambizione nazionale, presentandosi alle elezioni regionali anche al Centro-Sud con la lista ยซLega Italia Federaleยป il cui simbolo era molto simile a quello attuale di Lega per Salvini Premier proprio per la presenza del colore blu32. Sbagliano pertanto quei commentatori e opinionisti dโ€™opposizione che prima hanno dipinto la svolta nazionale come una operazione di marketing elettorale senza sostanza (ritenendo che la Lega sarebbe rimasta sempre e solo un partito autonomista e indipendentista del Nord), e adesso la banalizzano quotidianamente nei termini di una ยซsvolta verso lโ€™estrema destraยป agitando lo spauracchio dellโ€™estremismo, della xenofobia e del neofascismo33. La Lega esprime invece il frutto di una peculiare sintesi di cultura politica, peraltro ancora in evoluzione, che merita di essere esaminata con attenzione anche alla luce della ricca storia del federalismo italiano.
Lโ€™articolo 1 del partito recita: ยซLega per Salvini Premier รจ un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalitร  la pacifica trasformazione dello Stato italiano in un odierno Stato federale attraverso metodi democratici ed elettorali. Lega per Salvini Premier promuove e sostiene la libertร  e la sovranitร  dei popoli a livello europeoยป. รˆ da questo punto che occorre partire: la svolta nazionale impressa da Salvini al partito non esclude affatto la riforma federalista dello Stato e il decentramento amministrativo che ne costituisce la ragion dโ€™essere iniziale. Esiste anzi un profondo legame tra il federalismo che, in continuitร  con la sua vocazione originaria, la Lega ancora oggi promuove come proposta di riforma dello Stato e il sovranismo che, attraverso il motto Prima gli italiani, รจ divenuto la bandiera che ne ha nazionalizzato i consensi. Qual รจ il fondamento di questo legame? Come spesso accade, sono le sfide poste dallโ€™esterno a favorire il rilancio delle idee e la riformulazione dellโ€™azione politica su basi rinnovate e adeguate ai tempi presenti. Il centralismo burocratico dellโ€™Unione Europea, la gravitร  della crisi migratoria e gli squilibri finanziari prodotti dalla globalizzazione hanno rappresentato, in questo senso, i principali catalizzatori dellโ€™evoluzione in senso sovranista della cultura politica federalista della Lega. Nella sua struttura di fondo prima ancora che nelle sue concrete scelte di indirizzo, lโ€™Unione Europea si รจ caratterizzata infatti come un organismo agli antipodi dโ€™una concezione federalista. Mentre il federalismo si fonda sul progressivo trasferimento di poteri e competenze dallo Stato nazionale centrale agli enti locali, lโ€™architettura istituzionale dellโ€™UE si basa sul principio contrario, cioรจ la cessione di quote di sovranitร  (monetaria, fiscale, ma talora anche legislativa e giudiziaria) dallo Stato nazionale verso una entitร  sopra-nazionale ancora piรน lontana dai cittadini. Per questo molte delle critiche che la Lega ha rivolto nei confronti delle politiche europee โ€“ e dei governi nazionali precedenti, eccessivamente proni alle indicazioni di Bruxelles โ€“ riecheggiano quelle che giร  venivano indirizzate ad uno Stato centrale visto come lontano, elefantiaco e oppressivo: il massimalismo burocratico-giuridico; la pianificazione normativa dallโ€™alto che spegne e mortifica ogni spontaneitร  sociale; il livellamento delle differenze culturali e del legame tra le comunitร  e i territori; la pretesa di regolamentare in modo uniforme realtร  socioeconomiche profondamente diverse; la debole rappresentanza democratica dei suoi organi decisionali; la scarsa o nulla possibilitร  dei cittadini di sindacarne le scelte anche a causa della lontananza fisico-geografica fra le sedi del potere e i territori interessati dalle sue politiche. Da questo punto di vista, lโ€™esperienza diretta di Matteo Salvini come parlamentare europeo ha senzโ€™altro influito sulla maturazione politico-culturale del partito, avendo permesso al suo leader di toccare con mano lโ€™impatto dei trattati e degli accordi europei soprattutto in materia di bilancio (Fiscal Compact, Meccanismo Europeo di Stabilitร ) e dunque sino a che punto lโ€™orizzonte della battaglia federalista si sia progressivamente ampliata ad un piano sovra-statale.
Allo stesso tempo, alcune specifiche tematiche hanno sicuramente aiutato a riconsiderare sotto una luce nuova taluni schemi del passato. Lโ€™introduzione dellโ€™euro, ad esempio, inizialmente non fu sempre vista in modo negativo dallโ€™allora Lega Nord, proprio perchรฉ rappresentava un indebolimento di quello Stato nazionale centrale considerato oppressivo e lontano dalle esigenze dei ceti produttivi settentrionali: ยซpurtroppo anche nella Lega รจ prevalsa a lungo la convinzione che, sciolte le briglie fiscali al sistema del Nord, saremmo comunque riusciti a restare competitivi con la Germania senza mettere in discussione la moneta unicaยป34. Le difficoltร  oggettive dellโ€™euro e lโ€™impatto negativo delle politiche di austerity sulla vita di cittadini e imprese hanno cosรฌ consentito di rivalutare positivamente alcune prerogative dello Stato nazionale, quali appunto la sovranitร  monetaria, e piรน in generale la facoltร  di determinare autonomamente la propria politica economica e di bilancio. Un ragionamento analogo puรฒ essere fatto a proposito del tema dellโ€™immigrazione. Su questo la posizione di principio del partito รจ sempre stata molto chiara: prioritร  assoluta alla sicurezza dei cittadini, difesa dellโ€™identitร  locale, integrazione dei singoli stranieri certamente possibile ma al prezzo dellโ€™assimilazione alla cultura occidentale, del rispetto delle leggi e della regolare contribuzione alla fiscalitร  generale. Ciรฒ che dal 2013 la crisi europea dei migranti ha accentuato รจ tuttavia la proporzione epocale di questo fenomeno, che soltanto uno Stato nazionale nel pieno delle sue forze e funzioni puรฒ affrontare e gestire nellโ€™interesse collettivo35. Anche in questo caso, il modo in cui lโ€™Unione Europea ha lasciato da sola lโ€™Italia sul tema migratorio ha disvelato che la lotta per una maggiore autonomia โ€“ cuore della cultura politica federalista โ€“ si รจ trasferita oggi ad un livello sopraelevato, quello degli Stati nazionali che reclamano piรน libertร  allโ€™interno di organismi sovranazionali dove gli oneri e i vincoli superano di gran lunga i benefici.
Se dunque lo Stato nazionale italiano nel suo insieme resta una struttura certamente da alleggerire e riformare in senso federale, i suoi settori strategici โ€“ finanze, sicurezza, esteri e difesa โ€“ diventano una risorsa e uno strumento a tutela di tutta la popolazione, che dalle Alpi alla Sicilia รจ ugualmente colpita dallโ€™immigrazione illegale di massa o da politiche depressive in materia di tasse, pensioni e lavoro. Lโ€™anticentralismo della Lega non รจ quindi mutato nel suo principio ispiratore originario, ma si รจ arricchito della comprensione di problemi di portata piรน vasta, consentendo una maturazione adatta allโ€™ampiezza e alla complessitร  dei tempi. La pianificazione centralizzata e il deficit di controllo democratico si manifestano oggi prima di tutto a livello di istituzioni sovra-nazionali e qualche volta globali. La battaglia politica sovranista esprime dunque la medesima esigenza di fondo del federalismo: avvicinare il potere ai cittadini, rafforzare il peso degli organi elettivi rispetto alle tecno-strutture amministrative, restituire alla sfera della sovranitร  โ€“ cioรจ alle decisioni concrete che vengono prese โ€“ la sua legittimazione popolare.
Il sovranismo della Lega puรฒ essere dunque visto come un albero in crescita piantato su solide radici federaliste. Ecco perchรฉ esso non ha niente a che vedere con un ritorno ai vecchi nazionalismi che idolatravano lo Stato e comprimevano le libertร  e le minoranze: nel DNA politico-culturale di questo partito vi รจ una costitutiva diffidenza verso ogni centralismo che funge da anticorpo naturale contro ogni eccesso di potere delle istituzioni nei confronti delle persone. Questa natura intrinsecamente libertaria e popolare della Lega, testimoniata anche dal contributo che essa ha dato alla storia della democrazia italiana come forza di opposizione e di governo (specie nellโ€™esperienza di buona amministrazione di Comuni, Province e Regioni), la sua presenza sui territori e il dialogo costante con le forze sociali la rendono un soggetto politico ben lontano dallโ€™estremismo che i suoi detrattori le attribuiscono. Poco piรน di due secoli fa Vincenzo Gioberti parlava del Primato morale e civile degli Italiani per dare forma al sentimento dโ€™una nazione che aspirava alla libertร  dallo straniero e ragionava su come organizzarsi nella forma istituzionale piรน confacente alla propria storia. Oggi il motto elettorale Prima gli Italiani, nella sua immediata semplicitร , condensa lo stesso messaggio adattato ai tempi presenti: il riscatto di una comunitร  nazionale di uomini e donne ยซaggrediti dalle diseguaglianze, sorpresi dai migranti, flagellati da imposte e corruzione, bisognosi di protezione e sicurezza, feriti dalla globalizzazione, inascoltati dai partiti tradizionali e rafforzati nella capacitร  di esprimersi dallโ€™avvento dellโ€™informazione digitaleยป36 che in misura crescente stanno scommettendo sul progetto sovranista della Lega di Matteo Salvini.

8. Il sole delle Alpi e il vento del Sud: la sfida delle autonomie locali

Se dunque il sovranismo della Lega si configura come uno sviluppo del federalismo, la riforma delle autonomie locali e del regionalismo รจ un aspetto ineludibile della svolta nazionale. รˆ questo un banco di prova importante per dimostrare appunto che tale svolta non รจ semplicemente lo spostamento su posizioni piรน di destra, meno che mai estrema, contrariamente a quanto sostengono i suoi detrattori. Nella cultura politica della destra italiana, infatti, permane una forte diffidenza nei confronti del federalismo, in quanto lโ€™autonomia di Comuni e Regioni ha sempre il retrogusto della disgregazione, quasi fosse necessariamente un attentato allโ€™unitร  nazionale. Si tratta di una concezione piuttosto comune, che trae origine proprio dalla confusione tra il concetto di nazione e il concetto di Stato, identificazione di derivazione giacobino-rivoluzionaria e che in veritร  accomuna lo statalismo di destra come di sinistra. Non รจ tuttavia lo Stato che produce la nazione, ma esattamente il contrario: รจ la comunitร  umana concreta che esiste anche in uno stadio pre-giuridico e a darsi una forma regolamentata nelle istituzioni, le quali se non corrispondono alle esigenze originarie possono e devono essere cambiate37. Inoltre, questa confusione tra Stato e nazione si rivela particolarmente opinabile non solo nella visione politica generale e nel rapporto concreto tra istituzioni e individui, ma anche sul versante economico. Idolatrando infatti lo Stato come presunta incarnazione del principio nazionale, lโ€™iniziativa economica privata viene vista ideologicamente con sospetto, come manifestazione di interessi egoistici incompatibili con un presunto ยซinteresse pubblicoยป. Alla giustificazione dellโ€™assistenzialismo e dello Stato interventista che ne consegue, la componente liberale intrinseca al federalismo riequilibra il rapporto tra pubblico e privato allโ€™insegna del principio ยซtanto Stato quanto necessario, tanta libertร  quanto possibileยป.
Per quanto riguarda specificamente il tema delle autonomie, ci sarebbe da chiedersi se la mancanza di senso dello Stato e di unitร  nazionale, spesso imputata anche giustamente al particolarismo e al campanilismo, non sia perรฒ soprattutto il frutto di quella forzatura centralista che โ€“ come si รจ cercato di mostrare in questo studio โ€“ ha ricevuto argomentate critiche da Nord a Sud lungo tutta la storia italiana. E se pertanto il federalismo non sia ยซlโ€™unica medicina per risolvere i nostri mali, lโ€™unica via per unire nel rispetto delle differenze i due lembi di questo lunghissimo Paeseยป38. La sfida culturale della Lega di Matteo Salvini oggi รจ proprio quella di esprimere un forte patriottismo italiano sovranista e federalista, lontano dai vecchi stereotipi destrorsi che concepiscono la nazione come un monolite compatto e lo Stato come la sua incarnazione totalizzante. Piรน che di nazione omogenea, si tratta dellโ€™idea di Patria una ma plurale, che si riconnette alla grande tradizione preunitaria del progetto confederale di Lega italiana e fa proprie le analisi e gli spunti dei grandi autori federalisti meridionali e settentrionali. รˆ questa idea di Patria in cui metaforicamente il sole delle Alpi si incontra con il vento del Sud; una idea di cui la riforma delle autonomie locali costituisce dunque lo strumento legislativo di traduzione concreta. A inizio 2019 il Governatore della Regione Veneto Luca Zaia ha rivolto una accorata lettera ai cittadini del Sud in cui si spiega molto bene, e non solo ad elettori leghisti, che lo spirito della riforma รจ quello di responsabilizzare gli amministratori locali, ottimizzare le risorse, generare un meccanismo meritocratico che premi i virtuosi e sanzioni gli sperperi di denaro pubblico39. La complessitร  tecnica di una simile materia impone certamente una discussione articolata, per esempio nella corretta definizione dei ยซcosti standardยป di tutte le voci di spesa, del sistema di controlli e sanzioni, nonchรฉ del corretto meccanismo di perequazione. Sarebbe perรฒ un segnale importante se proprio dal Sud si affermasse che il principio delle autonomie รจ la strada da seguire, e che in particolare occorre superare il criterio della ยซspesa storicaยป nellโ€™allocazione delle risorse perchรฉ รจ un disincentivo al rigore amministrativo e allโ€™efficienza.
Il sostegno alle autonomie e ad una riforma federalista dello Stato reca in sรฉ anche una conseguenza di natura squisitamente politica: la presenza durevole nelle regioni del Centro-Sud. Il consenso di cui gode oggi il partito รจ infatti dovuto in massima parte alla capacitร  trainante del suo leader. Perchรฉ il barometro di questo consenso resti alto anche quando interverrร  fisiologicamente un calo o persino una crisi, non si puรฒ prescindere da un radicamento strutturato: esperienze di buona amministrazione leghista al Centro e al Sud, vicinanza ai corpi intermedi, alle associazioni di categoria, a tutto ciรฒ che costituisce il tessuto sociale ed economico di ogni singola realtร  locale in cui la Lega ambisce ad essere presente. La partita delle autonomie si gioca non sulla gara vittimista tra Nord e Sud a chi ha subito piรน danni dallo Stato centrale, ma sulla capacitร  di riconciliare tutte le parti del Paese riequilibrandone i diritti e i doveri. Anche attraverso quella idea di Patria una e plurale che permette alla figura di Alberto da Giussano โ€“ prima lombarda, poi settentrionale e finalmente anche italiana โ€“ di stagliarsi sulla bandiera tricolore.

9. La rivoluzione del buonsenso e il futuro del populismo
รˆ ormai diventato un esercizio quasi retorico parlare di mancata distinzione fra destra e sinistra, e gli stessi esponenti politici della Lega non hanno fatto mistero di considerare superata questa dicotomia. Ciรฒ รจ vero se si considera lโ€™appiattimento sul politically correct che ha coinvolto in anni recenti quasi tutti i soggetti politici in Occidente, ma non lo รจ sul piano dei principi. Dal punto di vista culturale la Lega si colloca senza dubbio nel perimetro del centro-destra, anche se la ragione della sua svolta nazionale sta anche nella trasversalitร  di consensi che รจ riuscita a raccogliere. รˆ un partito laico, ma che non ha problemi a rivendicare le radici cristiane dellโ€™Italia ed รจ visto come punto di riferimento anche dai cattolici, dando voce a un malessere molto diffuso per le posizioni espresse dai vertici della Chiesa negli ultimi anni. รˆ un partito i cui temi caratterizzanti fanno breccia in un elettorato di destra o di centrodestra (sicurezza, immigrazione, legittima difesa) ma che ha ugualmente condotto durissime battaglie in nome di diritti sociali un tempo nel raggio dโ€™azione dei sindacati e delle sinistre (Quota 100), e che nelle sue proposte in materia di fisco ed economia cerca di venire incontro alle esigenze del mondo industriale e del lavoro (Flat tax, TAV e grandi opere, riforma del codice degli appalti). Se il referente classico e privilegiato della Lega Nord erano i lavoratori autonomi e le piccole e medie imprese dellโ€™Italia settentrionale, oggi la Lega sovranista viene vista con crescente simpatia da molte altre categorie sociali: lavoratori dipendenti pubblici e privati, ordini professionali, militari e forze dellโ€™ordine. E ovviamente in questa crescita rientra lโ€™ampliamento dal Nord al Centro-Sud, testimoniato dai sondaggi e confermato nelle urne durante le recenti consultazioni elettorali regionali in Abruzzo, Sardegna e Basilicata.
Lโ€™aumento di consenso della Lega, passata sul piano nazionale dal 4% al 17% nelle elezioni politiche 2018 e salita oltre il 30% nei sondaggi da quando รจ iniziata lโ€™esperienza del Governo Conte, appare il frutto di un audace movimento allo stesso tempo centripeto e centrifugo nei confronti della societร  italiana. Da un lato, la funzione primaria di un soggetto politico รจ infatti quella di sapere raccogliere le istanze di quella fetta di societร  che in esso si riconosce o per interesse di categoria o per senso di appartenenza ideologica. Dallโ€™altro lato, la capacitร  politica si misura anche dalla dinamica contraria, cioรจ dalla bravura a saper andare incontro alle altre componenti della societร , proponendo soluzioni di indirizzo ampio soprattutto nei momenti in cui un Paese รจ disorientato. In termini elettorali, il primo aspetto indica il rapporto con il proprio elettorato classico di riferimento; il secondo la conquista di spazi di consenso nuovi grazie alla persuasivitร  della comunicazione e dellโ€™offerta politica. La versatilitร  programmatica della Lega suggerisce che non vi รจ stato soltanto uno sviluppo del federalismo nel sovranismo, ma che il partito ha maturato una profonda vocazione nazionale e interclassista, una volontร  reale di parlare a tutti i cittadini italiani. Cosรฌ, quella che era una definizione nata in senso spregiativo, ยซpopulismoยป รจ divenuta una bandiera identitaria sempre piรน accettata e rivendicata, ben presto in combinazione con un altro slogan della comunicazione politica del partito: la rivoluzione del buonsenso.
Un evento chiave per comprendere questo matrimonio di populismo e di buonsenso รจ la manifestazione svoltasi a Roma, in Piazza del Popolo, lโ€™8 dicembre 2018. Dal palco della piazza, Salvini ha fatto esplicito riferimento allโ€™unitร  di tutto il Paese, richiamando alla responsabilitร  anche i partiti di opposizione per far valere lโ€™interesse nazionale nelle grandi questioni globali e citando Papa Giovanni Paolo II come esempio di unโ€™altra Europa, fondata sulla consapevolezza delle proprie radici, sul lavoro e la libertร . Come ha sintetizzato un giornalista dโ€™opposizione nella cronaca di quella festa leghista dellโ€™Immacolata, ยซMatteo cita il “Buon Dio” in continuazione, il Santo Natale, auspica un paese dove “tornino a riempirsi le culle” e i genitori si chiamino papร  e mamma, non “genitore uno e genitore due”, si impegna finanche “a dare la vita per il nostro paese”. Insomma, Dio, Patria, famiglia. Un paese ordinato ed educato dove sull’autobus si alza uno che vede una donna incinta, dove una ragazza con la minigonna puรฒ prendere la metro tranquilla e dove “non rischi che ti raschino la macchina i parcheggiatori abusivi se non gli dai due euro”ยป40. La semplicitร  e la sostanza del messaggio รจ rimasto di natura populista, cioรจ di immediata comprensione da parte dellโ€™uomo comune, ma incastonato in una rassicurante cornice istituzionale e di governo che si รจ potuta osservare anche successivamente. Quando รจ stato raggiunto dalla richiesta di autorizzazione a procedere per il caso Diciotti, ad esempio, Salvini in qualitร  il Ministro dellโ€™Interno ha invocato pubblicamente lโ€™articolo 52 della Costituzione secondo cui ยซla difesa della patria รจ sacro dovere del cittadinoยป. Il richiamo alla Patria e alla Costituzione รจ sintomatico di una percorso che vuole coniugare il carattere controcorrente delle scelte politiche alla responsabilitร  della funzione pubblica ricoperta.
Se la pars destruens del populismo leghista si รจ manifestata nella rivolta contro una รฉlite nazionale e sovranazionale distaccata e non piรน rappresentativa dei cittadini, la sua pars costruens รจ proprio lโ€™evoluzione in un ยซpartito del buonsensoยป, che significa questa capacitร  di diventare istituzionale restando populista. Mantenere questo equilibrio รจ la scommessa piรน ardua, in quanto la democrazia si fonda su un paradossale e pur benefico cortocircuito. Per poter governare occorre il consenso piรน ampio possibile; ma per governare bene talora puรฒ essere necessario prendere anche misure impopolari o decisioni impreviste, che se non gestite bene determinano un crollo di consenso fino alla perdita della possibilitร  stessa di governare. Due sono le armi indispensabili per combattere una battaglia di questo tipo. In primo luogo, la formazione e la selezione di una classe politica qualificata e che perรฒ mantenga sempre il polso della situazione in cui versa il Paese reale, seguitando a sfruttare le forme comunicative adeguate ai tempi moderni e restando aperta alla critica costruttiva e al dibattito interno. Nel libro non scritto degli errori da non commettere cโ€™รจ infatti la storia di tantissimi esempi passati, laddove la pratica di governo diveniva unโ€™esperienza che quasi si auto-alimentava, perdendo progressivamente contatto con le condizioni reali della popolazione. Secondo, e forse ancora piรน importante, la costruzione di alleanze internazionali strategiche che rappresentino il necessario scudo protettivo per lโ€™Italia, smentendo la vulgata secondo cui ยซil nostro Paese si trova sempre piรน isolato in Europa e nel mondoยป. Il percorso sovranista e populista intrapreso dalla Lega rientra in un quadro internazionale piรน vasto, dagli Stati Uniti di Trump al Brasile di Bolsonaro, passando per lโ€™esperienza di Israele sino ai fermenti sovranisti in Spagna e in Francia e ai rapporti con diversi governi dellโ€™Europa centro-orientale. Lโ€™obiettivo non รจ la chiusura retrograda e antistorica degli Stati nel contesto della globalizzazione, ma unโ€™iniezione di linfa alla civiltร  europea e occidentale sulla base della riscoperta della propria identitร  e della riforma delle proprie istituzioni.
Secondo il grande filosofo americano Russell Kirk, ยซil riformatore perspicace combina la capacitร  di innovare con una disposizione a conservareยป41: in questa si formula si puรฒ forse sintetizzare lโ€™occasione della Lega nazionale, populista e sovranista, di diventare un grande partito conservatore di massa a forti tinte sociali e con una ambiziosa ma legittima proiezione maggioritaria.[/showhide]
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Dossier-15-DallAlpi-a-Sicilia-dovunque-รจ-Legnano

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Co-founder and Researcher of Centro Studi Machiavelli. Graduated in Contemporary History and PhD in Slavic Studies at the Sapienza University of Rome.