Joe Biden si è ripreso la scena. L’ex vicepresidente ha trionfato alle primarie del South Carolina di sabato scorso, ottenendo il 48,4% dei consensi. Al secondo posto, si è collocato Bernie Sanders con il 20%, mentre terzo si è piazzato il miliardario Tom Steyer con l’11%. Male Pete Buttigieg, arrivato quarto con l’8%, mentre prosegue il tracollo di Elizabeth Warren, collocatasi quinta al 7%. Biden è quindi adesso a quota 41 delegati, dietro a Sanders che ne detiene 53 (il quorum per ottenere la nomination è di 1.991). Il risultato del South Carolina è significativo sotto svariati punti di vista.

In primo luogo, segna il ritorno in partita di Joe Biden che – con questa netta vittoria – spera adesso di cancellare la serie di risultati disastrosi, ottenuti in Iowa, New Hampshire and Nevada. Le primarie di sabato rappresentavano infatti l’ultima occasione per l’ex vicepresidente di salvarsi dal disastro definitivo. In secondo luogo, Biden si conferma come il candidato maggiormente attrattivo per l’elettorato afroamericano: in South Carolina, è infatti riuscito a conquistare l’appoggio di tre elettori neri su cinque, laddove Sanders si è fermato a uno su cinque (lievemente meglio di Steyer). Questo dato ha una sua rilevanza sotto differenti aspetti.

Innanzitutto, Biden sembra potenzialmente in grado di arginare la concorrenza di Mike Bloomberg, che – da oltre un mese – sta cercando di sottrarre voti afroamericani all’ex vicepresidente. È senz’altro vero che bisognerà attendere il Super Martedì del 3 marzo per capire l’effettivo peso elettorale dell’ex sindaco di New York (quando cioè avrà il suo primo impatto con le urne). Tuttavia il South Carolina ha dimostrato come Biden su questo fronte sia fortemente competitivo. Non a caso Bloomberg aveva ampiamente scommesso su una debacle dell’ex vicepresidente in loco. L’ex sindaco di New York non può del resto dormire sonni troppo tranquilli anche a causa di un ulteriore fattore: Tom Steyer si è infatti ritirato dalla corsa, dopo le primarie del South Carolina. Un campanello d’allarme preoccupante per Bloomberg, visto che si trattava di una figura da lui non poi così distante. Anche lui miliardario (per quanto considerevolmente meno ricco), anche lui aveva investito una fortuna in massicce operazioni di spot elettorali: con risultati tuttavia abbastanza deludenti. 

L’altro aspetto interessante è che, nel prosieguo della corsa, si potrebbe assistere a una frattura nell’elettorato delle minoranze etniche: se la maggioranza degli afroamericani sembra appoggiare Biden, non dimentichiamo che in Nevada Sanders aveva conquistato il 53% degli elettori ispanici. Il dato va letto sotto un duplice punto di vista. A livello nazionale, non bisogna trascurare che gli ispanici stiano infatti ormai superando il peso elettorale degli afroamericani, mentre – a livello locale – i primi risvolti di questa situazione si verificheranno prevedibilmente già in occasione del Super Martedì, quando voteranno sia Stati ricchi di latinos (come la California) sia di elettori neri (come il Tennessee).

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Più in generale, le primarie del South Carolina non hanno contribuito a portare chiarezza nel campo centrista. Nonostante Sanders non abbia brillato, la sua leadership a sinistra resta intatta (visto il nuovo tracollo della Warren). Il fronte moderato, di contro, incrementa la sua frammentazione. In attesa di capire finalmente la rilevanza elettorale di Bloomberg nel Super Martedì, l’area centrista è spaccata per il momento in due, tra Biden (che mantiene il primato tra gli afroamericani) e una componente che invece ha più presa sui bianchi. In tutto questo, un elemento di maggior chiarezza si è comunque verificato, visto ch Buttigieg, poche ora fa, ha annunciato il proprio ritiro dalla corsa, dopo i magri risultati ottenuti nel Palmetto State e in Nevada: l’ex sindaco di South Bend non si è mostrato capace di essere attrattivo al di là degli elettori bianchi e non è riuscito dare di sè un’immagine di candidato effettivamente sostanziale. Senza dimenticare che, anche in South Carolina, si è assisto alla presenza di un elettorato centrista che non ha voluto saperne di compattarsi dietro a Biden: se sommiamo infatti i risultati ottenuti da Steyer, Buttigieg e Klobuchar, troviamo una quota elettorale di circa il 22%. In tal senso, dopo l’uscita di scena di Buttigieg e di Steyer, sarà interessante capire come si comporteranno questi elettori. Elettori che teoricamente potrebbero convogliare su Bloomberg.

Sotto questo aspetto, l’elettorato di Sanders risulta invece maggiormente trasversale, dal momento che – al suo tradizionale zoccolo duro di elettori bianchi – è riuscito (come detto) ad aggiungere gli ispanici, oltre che ad incrementare parzialmente i propri consensi tra gli afroamericani. Se letto in prospettiva, il risultato del South Carolina potrebbe quindi configurarsi come abbastanza positivo per il senatore del Vermont. Soprattutto alla luce del fatto che, per il momento, Sanders appare forse come l’unico candidato alla nomination democratica in grado di attrarre voti dalla classe operaia della Rust Belt, laddove il rischio per Biden è quello di fare incetta di consensi quasi esclusivamente negli Stati meridionali.


Stefano Graziosi è Ricercatore del Centro Studi Machiavelli.