Neppure il diritto alla salute è al riparo dal delirio del “politicamente corretto”. L’azienda sanitaria di Bristol (UK) ha deciso di sperimentare un nuovo modo per contribuire alla lotta contro le discriminazioni lanciando la campagna “Cartellino rosso contro il razzismo”. Come spiega un portavoce della clinica il nome “sportivo” nasconde la scelta di sospendere le cure ai pazienti che verranno sorpresi in atteggiamenti di stampo razzista, sessista o omofobo; “ai pazienti indisciplinati verranno dati due primi avvertimenti tramite un cartellino giallo e se seguiteranno a non adeguarsi al comportamento ritenuto accettabile riceveranno un cartellino rosso che implica l’interruzione della terapia” spiega Andrea Young, una portavoce della struttura.

Inutile sottolineare l’enormità della cosa: si tratta di un principio che si presta ad infiniti abusi e che rischia di aprire una caccia alle streghe insensata.

Ma la BBC, che ha riportato per prima la notizia, invece di sottolineare la potenziale pericolosità della decisione ha preferito riportare il commento di una associazione antirazzista (la Stand Against Racism and Inequality) che, per bocca della portavoce Alex Raikes, ha manifestato la propria soddisfazione per la scelta dell’ospedale.

Non è difficile immaginare che essere un medico omosessuale possa non essere sempre facile nei quartieri periferici a maggioranza pakistana delle metropoli inglesi o che essere una infermiera possa esporre a epiteti razzisti o sessisti, ma francamente ci sembra spropositato introdurre protocolli che possano cambiare le procedure mediche da intraprendere nei confronti del paziente non sulla base delle sue condizioni, ma sulla base delle sue personali convinzioni politiche o religiose.

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Una politicizzazione della sanità che non ha precedenti in Occidente e che pare ricordare soltanto l’Unione Sovietica e la barbara pratica della “psichiatrizzazione del dissenso”.


Guido Taietti si occupa di comunicazione politica, scrive di intelligence e geopolitica sul “Primato Nazionale”; è autore del libro “Trattato sul Sovranismo”.

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Scrive su "Il Primato Nazionale" di geopolitica ed intelligence. Si occupa inoltre  di Comunicazione politica e marketing elettorale, avendo seguito  decine di campagne elettorali locali e nazione ecollaborato alla stesura di strategie comunicative per ONG in Italia e all'estero. Autore del saggio Trattato sul Sovranismo.