European Media Cooperation, cui partecipa anche il Centro Studi Machiavelli, ha realizzato questa intervista con Herbert Kickl, presidente del partito austriaco Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ) nonché ministro degli Interni a Vienna dal 2017 al 2019.

 

Come sta andando la coalizione ÖVP-Verdi che governa l’Austria dal 2019?

Questo governo si è finora dimostrato incapace di agire su tutte le grandi sfide e ciò si riflette anche negli ultimi sondaggi, secondo cui la coalizione di governo ha ormai perso la maggioranza tra la popolazione.

Il modo in cui i media trattano del tema ecologico è però isterico e pressante…

La copertura mediatica allarmista sul cambiamento climatico suggerisce che dopo l’isteria covid avremo anche l’isteria climatica.

Come si regge l’alleanza conservatori-verdi su temi per loro divisivi, come ad esempio l’immigrazione?

Sebastian Kurz non è un politico conservatore. A seconda della situazione aggiusta sempre le sue posizioni. Nel 2014, per esempio, aveva chiesto una “cultura più accogliente” per l’Austria. Poi, quando milioni di migranti economici e richiedenti asilo hanno preso d’assalto le frontiere dell’Unione nel 2015, si è reso conto che la popolazione non stava reagendo molto positivamente e ha adottato una linea apparentemente anti-immigrazione. Eppure nel 2020, sotto il “coerentissimo” cancelliere federale Sebastian Kurz, la Repubblica d’Austria ha avuto i valori più alti (se rapportati alla popolazione) di immigrati e rifugiati in Europa Il Partito Popolare parla con lingua biforcuta anche nel dibattito sull’ammissione dei richiedenti asilo afghani.

Il cancelliere Kurz si è schierato con l’Ungheria, che rifiuta le quote per i rifugiati afghani.

Mentre il cancelliere Sebastian Kurz proclama una presunta linea dura nei confronti dell’immigrazione afghana in Austria, il suo ÖVP vota al Parlamento europeo, tra le altre cose, per il reinsediamento dei rifugiati afghani, l’introduzione di un meccanismo di distribuzione, il rilascio di visti umanitari, l’arresto di tutti i rimpatri e la rivalutazione di tutte le decisioni negative di asilo. Questo comportamento di voto corrisponde anche alla linea pro-immigrazione dei Verdi e qui non si nota alcuna differenza tra l’ÖVP e i Verdi.

Qual è invece la posizione di FPÖ sui rifugiati afghani? E come fermerebbe l’immigrazione clandestina?

Il Partito della Libertà è coerente fin dai primi anni ’80 quando si tratta di combattere l’immigrazione illegale e l’abuso del sistema di asilo. I recenti sviluppi in Afghanistan mostrano anche che probabilmente sarebbe stato più saggio non inviare soldati europei per pacificare il Paese, bensì addestrare quei giovani e forti uomini che hanno cercato asilo in Europa negli ultimi 20 anni e rimandarli in patria a combattere per la libertà. Certo: la presa del potere da parte dei talebani non è da accogliere con favore, ma sarebbe fondamentalmente sbagliato aprire le porte dell’Europa a tutti gli afghani che vogliono andarsene. Bisogna invece creare una via di fuga alternativa all’interno del continente asiatico, per fornire protezione e assistenza a coloro che sono effettivamente perseguitati nella regione e – il più presto possibile – permettere loro di tornare in patria.

Perché l’Europa non è riuscita a integrare la diaspora musulmana negli ultimi 50 anni e perché si continuano a creare ghetti chiusi, dove si applica la sharia anziché la legge nazionale, nei Paesi dell’UE?

Questa domanda si basa sulla premessa che l’islam possa essere integrato in Europa. Grandi studiosi come Bassam Tibi o Hamed Abdel-Samad vedono qui problemi di principio, e l’esperienza delle conurbazioni europee ci mostra che la nostra cultura occidentale può tollerare l’immigrazione dai Paesi islamici solo in dosi omeopatiche. Pertanto, non riusciremo a risolvere il problema nemmeno con ulteriori sforzi di integrazione.

La campagna del governo austriaco contro l’islamismo è reale o è solo d’immagine?

Altrettanto implausibile del dibattito sull’immigrazione è la discussione sulla lotta contro l’islam politico. Quando ero ministro degli Interni ho dimostrato che l’islamismo può essere combattuto efficacemente solo se si prendono misure restrittive contro di esso. Per esempio, ho fatto espellere numerosi imam. Non possiamo aspettarci le stesse cose dall’attuale ministro degli Interni dell’ÖVP Nehammer. Al contrario, il suo Ministero ha fallito catastroficamente nel periodo precedente l’attacco terroristico a Vienna del novembre 2020, perché questo attacco avrebbe potuto essere evitato.

Che tipo di cooperazione suggerisce tra l’Ungheria e l’Austria nel trattare l’immigrazione illegale?

L’FPÖ ha sempre sostenuto la cooperazione tra l’Austria e l’Ungheria – specialmente nell’area dell’immigrazione – e vede molto favorevolmente le politiche migratorie del primo ministro Orbán. Avrebbe senso una sorveglianza congiunta – con agenti di sicurezza austriaci e ungheresi – alle frontiere esterne dell’UE, in modo che l’Ungheria non debba sostenere da sola questo onere finanziario.

L’Austria sosterrebbe una protezione rigorosa delle frontiere esterne dell’UE e la costruzione di barriere insormontabili per i migranti illegali?

L’Austria del 2021, con il cancelliere Sebastian Kurz e il suo vice-cancelliere verde, non sosterrebbe tali misure. Il FPÖ sostiene sia la costruzione di barriere sia la volontà di proteggere i confini a lungo termine. Come ministro dell’Interno, per esempio, ho installato una mia forza di protezione delle frontiere. Una delle prime misure del nuovo governo federale di Sebastian Kurz è stata quella di sciogliere questa forza di protezione delle frontiere.

I sondaggi mostrano che l’FPÖ sta risalendo nel favore degli elettori. Pensa che avrà di nuovo un ruolo chiave nella formazione di un governo nelle prossime elezioni?

Grazie alla posizione coerente e inequivocabile della FPÖ sulle misure anti-covid del governo federale e sulle restrizioni completamente eccessive dei diritti civili, la FPÖ è riuscita a stabilizzare nuovamente i suoi indici di gradimento intorno al 20%. Continueremo con perseveranza sulla nostra strada e l’obiettivo è quello di diventare di nuovo, nel medio termine, una forza determinante in Austria.

FPÖ ha governato una delle province austriache, il Burgenland, insieme ai socialdemocratici della SPÖ. Può immaginare una tale coalizione a livello nazionale?

Ci sono certamente forze costruttive all’interno dei socialdemocratici con cui si può collaborare. Tuttavia, per rendere possibile una tale coalizione in futuro, la SPÖ dovrebbe rendersi conto che la politica dev’essere al servizio del proprio popolo e che l’Austria non può essere una calamita per l’immigrazione per tutto il mondo. In Danimarca, per esempio, i socialdemocratici hanno imparato questa lezione e il successo gli arride.

FPÖ è stato uno dei pochi partiti europei del cosiddetto campo nazional-populista che si è coraggiosamente erto contro la dittatura sanitaria e si è opposto con coerenza alle misure epidemiologiche repressive. Quali sono secondo lei le ragioni dei diversi approcci dei vari partiti nazional-populisti europei e quale sarà il risultato?

Negli ultimi mesi è diventato evidente che gli Stati i cui presidenti o cancellieri vogliono essere percepiti come “alunni modello” nel concerto europeo sono pronti a prendere misure particolarmente restrittive contro la loro stessa popolazione. Possiamo citare la cancelliera tedesca Angela Merkel e quello austriaco Sebastian Kurz. Quest’ultimo, per esempio, ha accettato violazioni della costituzione senza battere ciglio e poi le ha liquidate come “cavilli legali”.

In effetti, ogni governo ha interesse a conoscere il più possibile le attività dei singoli cittadini e a prevenire le proteste di piazza. Il fatto che sia ormai parte della “nuova normalità” che pensionati disarmati e pacifici vengano presi a randellate durante le manifestazioni è una delle peculiarità di questa “crisi coronavirus”, che si sta evolvendo sempre più in una “crisi della democrazia”.

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Il suo partito alla fine degli anni ’90 condusse una campagna contro l’introduzione dell’euro, mentre all’inizio del 2010 ha presentato la proposta di introdurre nell’UE una valuta settentrionale e una meridionale. Qual è la posizione odierna dell’FPÖ?

A causa della crisi sanitaria il dibattito economico sull’euro è passato in secondo piano al momento, ma l’alto indebitamento dell’Unione (proprio a causa di questa crisi), così come il massiccio sovraindebitamento dei singoli Stati membri, renderà presto di nuovo rovente la questione del futuro della moneta unica. La posizione sull’euro è inestricabilmente legata a quella sull’Unione Europea. E qui i recenti sviluppi hanno dimostrato ancora una volta che l’Unione è incapace di gestire le crisi. L’FPÖ è a favore della cooperazione tra gli Stati europei sovrani, ma l’unione monetaria dovrebbe riguardare solo quegli Stati che hanno economie comparabili.

Come funzionerebbe questo sdoppiamento dell’euro? Con che criteri, quante banche centrali…?

Come dicevo, il debito degli Stati europei è aumentato enormemente. I criteri di convergenza, originariamente considerati irrevocabili, non valgono più nemmeno la carta su cui sono scritti. Quasi nessuno Stato soddisfa i requisiti di deficit, livello di debito e tasso di inflazione. Da mesi si discute dietro le quinte di limitare ulteriormente l’uso del contante e dell’introduzione di un euro digitale. Tutti questi sviluppi portano a una situazione in cui ci si aspetta che i pagatori netti si assumano ancora una volta i debiti degli Stati beneficiari netti. Tale calcolo non può funzionare, soprattutto perché, dopo la crisi dell’euro del 2008-2009, gli Stati del nord si sono già visti trasferire i debiti degli Stati del sud. Sosteniamo quindi che un’unione monetaria dovrebbe includere solo quegli Stati che hanno economie comparabili e che quindi possono anche gestire insieme le loro economie.

Dato che l’Austria è membro dell’Iniziativa dei Tre Mari, qual è la posizione del FPÖ sulla direzione futura dell’iniziativa e sul ruolo dell’Austria in essa? Inoltre, cosa pensa delle recenti allusioni dalla Germania su una possibile adesione tedesca all’iniziativa?

Qualsiasi rafforzamento della cooperazione centroeuropea in campo economico è ragionevole e auspicabile. Coinvolgere la Repubblica Federale di Germania sarebbe auspicabile in linea di principio. Tuttavia, visto l’orientamento della politica di Berlino, una tale integrazione porterebbe soprattutto disordini e complicherebbe molto, o addirittura pregiudicherebbe, il raggiungimento di posizioni comuni, che certamente si possono trovare tra gli attuali membri.

Quale impatto potrebbe avere l’abbandono della Merkel sulla politica austriaca ed europea?

Considerando le persone che sperano di succedere ad Angela Merkel, le nostre aspettative che ci possa essere un miglioramento notevole nella politica tedesca sono alquanto basse.

Patriottismo e nazionalismo sono in aumento nei Paesi di Visegrad (Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria) e pure in Slovenia e in Italia. Qual è il suo rapporto con i patrioti di questi Paesi? È favorevole alla creazione di un grande gruppo nel Parlamento europeo in cui siano rappresentati i partiti patriottici d’Europa?

Dal 2006, la FPÖ sostiene una cooperazione coerente tra tutte le forze patriottiche, democratiche e costruttive a livello europeo. La creazione di un gruppo patriottico-liberale ancora più grande nel Parlamento europeo non solo è auspicabile, ma questa cooperazione determinerà infine il futuro dell’Europa. La fondazione di una grande alleanza europea con 16 partiti di 15 Stati, all’inizio di luglio 2021, è un eccellente punto di partenza.

Come sono i rapporti con la Lega di Matteo Salvini? In Italia i giornalisti parlano insistentemente di un suo presunto avvicinamento al PPE…

La Lega è stata un partito amico del FPÖ per molti anni e abbiamo conosciuto e apprezzato Matteo Salvini come un partner affidabile.

Dove vede i punti di forza dell’FPÖ in Europa, quale può essere il contributo del Partito della Libertà per un’Europa migliore lontana dal centralismo?

Il Partito della Libertà – a differenza di molti partiti di recente fondazione – ha una lunga tradizione e quindi gode anche di grande accettazione all’interno della Destra europea. A causa della posizione geopolitica della Repubblica alpina, l’Austria gioca un ruolo molto più importante di quello che le conferirebbero le sue dimensioni. A causa della struttura federalista della Repubblica d’Austria, questo aspetto è di grande importanza nel dibattito politico nazionale. E più decentralizzazione sarebbe molto buona per l’Unione.

Sosterrebbe sanzioni severe contro la Bielorussia (che organizza flussi migratori illegali verso l’UE), escluderebbe il regime di Minsk dal sistema di pagamento internazionale SWIFT e congelerebbe tutti i beni dello Stato bielorusso e i fondi dei suoi funzionari e oligarchi nelle banche straniere? O una tale politica di isolamento totale della Bielorussia non farebbe che spingere Lukashenko ancora di più nelle braccia di Mosca?

La FPÖ ha dolorosamente sperimentato in prima persona cosa significa quando altri Stati interferiscono negli affari interni e quindi non faremo questo errore. Condanniamo però fermamente la restrizione dei diritti civili e della libertà dei media in Bielorussia. Se ci sono prove solide a sostegno dell’accusa che il regime di Minsk stia organizzando l’immigrazione illegale nell’UE, allora ovviamente ci devono essere delle conseguenze.

Cosa pensa dei tentativi di censura (soprattutto su internet) che le élite globaliste stanno cercando di imporre?

Internet potrebbe arricchire massicciamente la cultura democratica se la libera espressione non fosse permanentemente perseguitata su larga scala da regimi autoritari attraverso procedure di censura. Pertanto, rifiutiamo tutti i tentativi di influenzare o censurare gli utenti. Le grandi piattaforme digitali sono fin troppo felici di realizzare questi desideri intimidatori dei governi, poiché i loro privilegi fiscali dipendono anche dalla cooperazione con questi e col Consiglio dell’Unione europea. Ne risulta quindi un’alleanza diabolica tra i giganti della tecnologia e l’Unione.

Quanto rimane di Jörg Haider, il vostro storico leader che ancora oggi è il più conosciuto all’estero, nel FPÖ di oggi?

Jörg Haider aveva senza dubbio un talento politico eccezionale. Nonostante tutte le divergenze avvenute nel 2005, c’è stato un dibattito e un riavvicinamento nel 2008, poco prima della sua tragica scomparsa. La FPÖ del 2021 porta ancora nel DNA Jörg Haider. Anche se il mondo politico è andato avanti nel frattempo.

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Presidente del partito austriaco Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ). Ministro degli Interni dal 2017 al 2019.