di Corrado Ocone
Bisogna dare atto a Matteo Salvini, secondo me, di non aver sbagliato sinora nessuna mossa dopo il conferimento da parte del presidente della Repubblica dell’incarico a Mario Draghi.
Giusto affermare in prima istanza, anche per un minimo di coerenza con se stessi, che le elezioni sarebbero state la “via maestra” per la Lega; altrettanto giusto rispettare (la Lega non è una forza eversiva ma di governo) la decisione di Mattarella, che non è una persona fisica ma il garante dello Stato e dell’unità nazionale, di seguire la via di un governo di “salvezza nazionale” o di “tregua politica” come l’ha chiamato Rino Formica. Ancora giusto è poi dirsi liberi da ogni pre-giudizio, che è quanto deve fare un partito in qualche modo postideologico, o come a me piace dire “liberale”, quale è la Lega.
Beninteso, liberi da pregiudizi non significa senza ideali, valori, o in preda a mere pulsioni opportunistiche (quelle lasciamole ai “responsabii”!). Significa dare a quei valori una effettività pratica, uno sbocco politico, e quindi fare i conti con le situazioni in atto e le forze in campo nel perimetro istituzionale. E si giunge così all’ultimo punto: il sì a Draghi non va dato a prescindere ma verificando il programma, e in subordine anche i nomi che il premier incaricato proporrà. Certo, se si dovesse riproporre un governo à la Conte senza Conte, non si potrà certo accettare. Ma non credo che avverrà, secondo me: credo che la stagione dell’assistenzialismo e dei sussidi, quella del “debito cattivo”, sia finita; e così anche quella del giustizialismo illiberale alla Bonafede, Travaglio, e compagnia cantando.
Un buon compito che potrebbe svolgere il governo Draghi è, oltre a quello di lavorare in un’altra direzione rispetto a quella passata, cominciare a fare quelle riforme di struttura (semplificazione, deburocratizzazione, accelerazione dei tempi della giustizia, delegificazione) senza la quali la macchina, indipendentemente dai contenuti che ci metti, si inceppa.
Un suggerimento non richiesto e, fra l’altro, dato da chi non ha un voto di suo: sì per la Lega al governo Draghi. Un sì condizionato a quello che accadrà sabato mattina, il mio, ovviamente.
Consigliere Scientifico del Centro Studi Machiavelli. Filosofo e teorico della politica. Collabora a vari organi di stampa nazionali e a riviste scientifiche italiane e straniere.
Non è tanto per la figura di Draghi che la destra – tutta – deve dargli appoggio. Quanto piuttosto perché egli rappresenta un po l’ultima spiaggia sulla quale si può fare affidamento per nonfade affondare definitivamente il paese. Ed anche un occasione pera destra per rileggittimarsi nel pieno del gioco democratico.