Basterebbe leggere l’ultimo libro di Giulio Meotti, Notre Dame brucia, per comprendere la gravità della crisi demografica che sta attraversando tutta l’Europa e con essa l’Italia. L’ultimo rapporto Istat, riferito al 2017, ci mostra la drammatica situazione della natalità in Italia, con 1,32 figli per donna: in pratica siamo un paese che si sta spegnendo neanche troppo lentamente.

Secondo i media nostrani saremmo il fanalino di coda dell’Europa (e da lì la solita solfa su come questo nostro ritardo sia dovuto alla mancanza di politiche per la famiglia, di welfare, di asili nido, e così via). In realtà il paragone è falsato perché negli altri paesi europei gli indici di natalità sono “dopati” dal contributo portato dall’immigrazione. In Francia il 90% della popolazione nativa registra una natalità di 1,3 figli per donna (come in Italia), l’altro 10% di popolazione immigrata, di fede islamica, genera 3 figli per donna; situazione analoga in Germania (in questi paesi presto la popolazione di fede islamica sarà maggioranza rispetto ai nativi).

Ecco, dunque, che i numeri smontano la teoria che per rilanciare la natalità serve più Stato, più welfare e più assistenzialismo. Appare più un problema culturale che non di welfare insomma (ciò non vuol dire che le politiche per la famiglia non siano indispensabili). In effetti la sinistra liberal e progressista dal ‘68 in poi ha portato avanti, più o meno consapevolmente, un’opera di demolizione della famiglia tradizionale con ogni mezzo. La famiglia veniva descritta come luogo di oppressione (nella migliore delle ipotesi), odiosa istituzione patriarcale e gerarchica.

Tutti sanno che la Lega di Matteo Salvini ha compreso da tempo l’importanza delle politiche per la famiglia al punto di aver preteso, nella formazione del nuovo Governo M5S-Lega, dopo tanto tempo, l’istituzione di un apposito Ministro delegato a tal fine, compito affidato da Salvini al fedelissimo Lorenzo Fontana, con l’obiettivo dichiarato di invertire il trend demografico negativo.

Fontana è stato sicuramente il ministro più attaccato dalla Sinistra, e anche dagli alleati di governo, pur avendo in un anno: aumentato l’importo dell’assegno di natalità; prorogato il premio alla nascita; aumentato da 1.000 a 1.500 euro l’assegno alle famiglie per la frequenza degli asili nido pubblici e privati; incrementato il fondo politiche per la famiglia a 100 milioni di euro (contro i 4,4 milioni stanziati dai governi precedenti); potenziato i congedi di maternità e paternità; stanziato 165 milioni di euro per il contrasto alla povertà educativa minorile, e tante altre misure che rappresentano senza dubbio un cambio di passo rispetto ai governi precedenti.

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Non male come bilancio di un anno, per un ministro senza portafoglio che ha dovuto creare una struttura dal niente e combattere contro ogni tipo di pregiudizio ideologico. Inoltre, Fontana e Salvini hanno già annunciato il progetto per l’assegno unico per le famiglie che hanno figli a carico fino a 26 anni e la volontà di procedere ad una riforma fiscale che tenga conto del quoziente familiare. Compito che porterà avanti il nuovo ministro Alessandra Locatelli.

Ma allora perché tutte queste critiche provenienti da una Sinistra che ha miracolosamente riscoperto il valore della famiglia?

Credo che il problema non sia tanto in cosa ha fatto o avrebbe potuto fare il ministro per la famiglia, quanto piuttosto le idee che Salvini e Fontana hanno portato alla ribalta. A sinistra sanno bene che le idee sono molto più pericolose dei finanziamenti e affermare che la famiglia sia l’unica vera istituzione sociale naturale, che trasmette tradizioni, conoscenze, regole morali e patrimoni, è una cosa che il mainstream media mediatico non perdona.

La Lega l’ha capito: per invertire il trend demografico negativo non basta potenziare il welfare familiare, ma è necessario riscoprire i valori della cultura occidentale che hanno prodotto la migliore civiltà della storia.

Adesso che qualcuno ha ricominciato a parlare di famiglia in termini positivi l’unica speranza per la nostra civiltà è che la gente possa riscoprire che il sorriso di un figlio vale di più di un avanzamento di carriera.


Fabrizio Formicola, giurista, è responsabile di Nazione Futura per il Sud Italia