Quadro generale
Risulta evidente che la configurazione odierna della Libia è relativamente più omogenea rispetto al passato. Una bella mappa ce lo rivela: raffinerie e depositi di petrolio permettendo (più diffusi nell’est, in Cirenaica), la distribuzione attuale, netta, in due blocchi, sembra una semplificazione della Libia di centoquindici anni fa. Almeno, a prima vista.
Quello che a uno storico di oggi parrebbe uno stato di ordine abbastanza tollerabile, guardando la cartina della Libia di odierna e paragonandola agli sviluppi che il Paese andava subendo nel secolo passato, si mostra come un ottimismo di tipo fallace, storicistico, per cui tutto si dispone per il meglio.
Ma non si può nemmeno dire l’opposto e cioè che la situazione odierna sia indecifrabile, illeggibile. Certo rispetto all’era ante-covid (per esempio qui Russia’s Strategy in Libya del Royal United Services Institute e qui Moscow Laying Groundwork for Deeper Military Involvement in Libya del Jamestown) la situazione si è dipanata una volta morto Prigozhin e passato il comando della Wagner direttamente all’intelligence russa. In compenso altri scenari prossimi alla Libia sono entrati in situazione di squilibrio. Il Sudan che riversa migranti in Egitto da inizio 2023 è la scena di un conflitto proxy tra forze “ribelli” nel sudovest del Paese protette dalla Turchia e forze “conservatrici” nell’est-nordest sotto l’egida degli Emirati Arabi. Mentre la Russia non appoggia nessuna delle due parti con esclusiva e distribuisce i suoi favori a entrambe.
Sviluppi e dati più recenti
Se lo scenario libico pare incomprensibile, si possono fare due cose. O ricercare a tappeto notizie online e metterle in serie con quel che si sapeva dell’argomento; oppure inserire la Libia in un contesto più grande e raggiungerla di qui, metaforicamente, per cerchi concentrici dentro l’area MENA che include sia Medio Oriente che Nord Africa. Quindi si parte di rigore da Israele-Iran. Israele usa la Siria come buffer zone scacciandone la Turchia; la Russia lascia la Siria e rimette piede in Libia. Nel frattempo, ma è notizia di pochi giorni fa, l’Azerbaijan è destabilizzato perché si trova, e non capitava spesso, contro sia la Russia (tensioni accumulate negli ultimi due anni) sia l’Iran (appoggio a Israele nell’attacco recente).
L’Azerbaijan, non fosse per il sostegno israeliano, vedrebbe la sua classe politica in notevole “periglio.”
La Russia ha dunque spostato armi e bagagli nella Libia orientale o Cirenaica ristabilendo il canale con Haftar. Il giornalismo francese ha documentato recenti spostamenti di un aereo Antonov con direzione Libia, e già a fine dicembre i dislocamenti della flotta russa dai porti siriani erano attenzionati da Radio Free Europe.
Secondo l’articolo del Defense Mirror “Huge Display of Russian Arms in Libyan Parade“, nel corso del 2024 la Russia avrebbe dispiegato 1.000 uomini e 6.600 tonnellate di equipaggiamento militare alla Libia. Lo stesso sito ha rimarcato l’entità della presenza delle forze aeree russe nelle tre basi di Brak al-Shati, Al-Qardabiyah e Al-Jufra. L’Agenzia Nova ha notato recentemente che:
“Se la Russia dovesse schierare missili a medio raggio nel Fezzan, le rampe di lancio potrebbero essere protette dai sistemi di difesa aerea già utilizzati dalle forze di Haftar, come il sistema russo Tor-M1, recentemente mostrato durante la parata militare di Bengasi. Il Tor-M1 è un sistema missilistico terra-aria altamente avanzato, in grado di intercettare e neutralizzare missili nemici, droni e aerei a bassa quota, garantendo così un’efficace copertura difensiva dei siti strategici”.
Si è recentemente scritto con larghezza della riconfigurazione della presenza Wagner in Africa. Da ultimo qui: “Wagner Out, Africa Corps In: Africa File“. E si sono tracciati i consueti scenari terra-terra, affidabili, da parte del RUSI inglese che ha anche messo a disposizione una scelta di notizie per quanto riguarda le basi aeree libiche operate dai russi.
Sul Factbook della CIA leggiamo poi una nota aggiornata al 2024 che dice:
“le forze del GNU, Governo di Unità Nazionale a ovest e dell’LNA, Esercito Nazionale Libico, a est sono separate da una linea di controllo fortificata che va all’incirca dalla città costiera di Sirte a sud, arrivando presso Al Jufra e Brach; la Turchia ha fornito sostegno alle forze del GNU, inviando addestratori militari, munizioni, armi e droni aerei; Russia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto sono stati i principali sostenitori dell’LNA; sia l’LNA che le forze del GNU hanno incorporato combattenti stranieri nei loro ranghi”.
Conclusions
Le domande che si profilano e che attendono risposta sono quindi:
- Perché l’Europa si ostina a considerare come nemici allo stesso tempo sia Erdogan che Putin, quando sostanzialmente e storicamente gli interessi russo e turco non collimano?
- La cordiale intesa russo-turca in Libia è evidentemente conclusa.
- Quanto a lungo si protrarrà il sostegno francese alla Cirenaica?
- Quanto è realisticamente possibile?
Come ha ben scritto Tarek Megerisi per European Council on Foreign Relations:
“Sia nel caso della Turchia che in quello degli Emirati, i governi europei con interessi comuni in Libia, come il Regno Unito, la Germania o l’Italia con la Turchia e la Francia con gli Emirati Arabi Uniti, dovrebbero convocare gruppi di lavoro. Le parti dovrebbero utilizzare questi gruppi per discutere come garantire gli interessi rilevanti, come districare la cooperazione della Turchia e degli Emirati Arabi Uniti con la Russia e quali potrebbero essere i contorni di un partenariato europeo più ampio e profondo per contribuire a sostituirla. Nel caso della Turchia, ciò potrebbe comportare una nuova cooperazione sulla sicurezza del Mar Nero”.
E questo ci riconduce a un bel report pubblicato recentemente sul tema, al quale rinviamo il lettore che si sia giovato di queste note come mero viatico.
Le opinioni espresse negli articoli del Belfablog sono quelle dei rispettivi autori e potrebbero non rispecchiare le posizioni del Centro Studi Machiavelli.
Cartina: Emanuele Mastrangelo, CC 4.0 sa by
Andrea Bianchi è Education Officer al think tank MCC Brussels. Ha tradotto una serie di opere politiche di Angelo M. Codevilla, curato testi strategici di Marco Giaconi, scritto una monografia storica su Delio Cantimori. Laureato all'università di Pisa in storia e civiltà. Diploma presso Scuola Normale Superiore, 2016.



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