Nei giorni scorsi ha molto fatto discutere l’offerta di Emmanuel Macron di schierare le armi nucleari francesi, inquadrate nella cosiddetta Force de dissuasion, per realizzare un ombrello di deterrenza a tutela degli alleati europei dalla minaccia russa. Offerta che è stata subito salutata con interesse da parte della Polonia e degli Stati baltici, con la Germania che ha aperto all’ipotesi,  mentre Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo, ha commentato definendo le parole del presidente francese una retorica nucleare che minaccia la Russia.

L’ipotesi francese ha anche innescato un ampio dibattito mediatico sulle possibilità di una deterrenza nucleare “europea” rappresentata da Francia e Regno Unito. Al dibattito giornalistico sull’ipotesi francese di deterrenza nucleare europea si è aggiunto anche un curioso strascico all’evento di presentazione del cosiddetto “movimento Drin-Drin” capitanato da Michele Boldrin, economista, e Alberto Forchielli, imprenditore che si è tenuto alla Camera.  “Drin-Drin” è una sorta di movimento/think-thank in voga in una particolare nicchia dello YouTube italiano che vanta 10.000 iscritti in sei mesi, e che si pone come soggetto centrista con un’attenzione dedicata alle competenze. Alla presentazione alla Camera, Forchielli, noto anche per il suo linguaggio diretto che negli anni gli ha guadagnato un posto tra le imitazioni di Maurizio Crozza, sul tema della deterrenza nucleare francese ha dichiarato:

Di essere coperto da Macron non mi va, non ci credo. Un Paese per essere libero ha bisogno di una capacità nucleare propria. Compriamo cinque bombe atomiche dal Pakistan, e siamo a posto. Ci costa meno.

Dichiarazione di Forchielli che ben rappresenta un certo modo di raccontare il problema della deterrenza nucleare e i limiti del racconto stesso offerto dai media europei. Proprio perché analizzando la possibilità numerica e di proiezione della Force de dissuasion francese appare evidente come allo stato attuale ci si trovi davanti più a una mossa di comunicazione macroniana che ad una vera opzione strategica.

Se il primo elemento della deterrenza atomica è disporre di un’arma nucleare, appare evidente che essa per costituire una deterrenza deve ovviamente poter essere proiettata con opportuno vettore. Per dirla all’inglese c’è il problema della “consegna”, ovvero il “nuclear delivery della testata nucleare.

È il tema alla base del concetto di triade nucleare.

La “triade nucleare”

La cosiddetta “triade” è il termine con cui si indica la possibilità di schierare armi nucleari per le tre classiche componenti delle Forze Armate. La componente terrestre, rappresentata innanzitutto dai missili intercontinentali con testate strategiche (ICBM) schierati nei classici silos o su mezzi ruotati. Ed eventualmente missili a medio raggio (IRBM) o corto raggio con testate tattiche.

La componente navale rappresentata principalmente dai sottomarini lanciamissili balistici (SSBN) con missili dotati di testata nucleare (SLBM).

Infine la componente aeronautica, ovvero la possibilità di disporre di bombe di caduta o, preferibilmente, missili aria-superficie con testata nucleare.

A partire dagli anni Ottanta del XX secolo a questa triade (ICBM, sottomarini nucleari e bombardieri strategici) si è unito il missile da crociera, che viene utilizzato dalle tre forze armate rispettivamente come arma di teatro, imbarcato su navi di superficie o sottomarini d’attacco (SSN) o come missile off-shore per i bombardieri.

È proprio la ridondanza di questi sistemi d’arma a rendere la deterrenza di una potenza nucleare credibile. Ovvero rendere ragionevolmente impossibile che le proprie forze nucleari vengano completamente distrutte da un attacco preventivo, il first strike, e ci sia sempre la possibilità di lanciare un second strike: un attacco nucleare di rappresaglia. Sia attaccato che attaccante finiscono distrutti: è il concetto cui deriva la dottrina di mutua distruzione assicurata, MAD, Mutual assured destruction, alla base della “pace” durante la Guerra Fredda.

Gli attuali arsenali nucleari. Clicca per ingrandire l’infografica

Il caso britannico e la deterrenza sottomarina

Appare evidente dal punto di vista di un ipotetico second strike che la deterrenza migliore è rappresentata idealmente dai sottomarini lanciamissili balistici, che rispetto ad altri vettori sono sicuramente quelli più occultabili e difficilmente individuabili, visto che un SSBN può operare per settimane in immersione a profondità tali da essere virtualmente invulnerabile alla caccia nemica fino al momento di lanciare il proprio carico di distruzione.

Il Regno Unito che dispone come deterrenza nucleare unicamente di quattro sottomarini lanciamissili balistici di classe Vanguard, entrati in servizio a partire dal 1993 e dotati ciascuno di 16 missili balistici Trident II sviluppati congiuntamente con gli Stati Uniti e immessi in linea a partire dal 1990. I Trident II missile statunitense ma armato con testata di produzione britannica.

Deterrenza nucleare britannica che pure negli ultimi anni è stata al centro di polemiche per alcune vicende che hanno visto protagonisti i classe Vanguard e i loro Trident II. Dalle riparazioni “rimediate” durante i sette anni di adeguamento dell’unità capoclasse, dove i bulloni allentati del sistema del raffreddamento del reattore per la propulsione nucleare erano stati “incollati” come emerso nel 2023. E il doppio fallimento del lancio di missili Trident II non armati dai battelli britannici, fallito consecutivamente nel 2024 e nel 2016. Probabilmente solo una coincidenza visto che il Trident II nei lanci di prova ha fallito nel 5,2 % dei casi, ma sicuramente un brutto biglietto da visita per l’ambizioso programma della classe Dreadnought destinata a rimpiazzare la classe Vanguard e attualmente in sviluppo. Classe che sarà sempre equipaggiata dai Trident II.

La “diade” francese

Attualmente le nazioni a disporre di una triade nucleare sono Stati Uniti, Russia, Cina ed India (e parzialmente il Pakistan, la cui marina non dispone di sottomarini lanciamissili balistici, ma è dotata di missili da crociera Babur con testata atomica).

La Francia si pone in una situazione intermedia, non disponendo più di missili balistici basati a terra. Gli unici silos francesi con IRBM (missili balistici a raggio intermedio: gli S2 ed S3) nella prefettura di Avignone furono dismessi nel 1996, assieme ai missili balistici tattici a corto raggio Hadès, all’epoca entrati in servizio da poco. È bene ricordare che nello stesso periodo, pur rinunciando all’elemento terrestre della sua triade nucleare, la Francia effettuava nel gennaio 1996 l’ultimo test nucleare nel poligono di Mururoa (quattro anni dopo il termine del programma di test nucleari statunitensi). Elemento che sottolinea l’attenzione dell’approccio francese alla deterrenza, anche perché dal 1966 al 2009 la Francia non faceva parte dell’organizzazione integrata della NATO.

Attualmente la deterrenza nucleare francese si basa su quattro sommergibili lanciamissili balistici classe Triomphant entrati in servizio a partire dal 1997, ciascuno dotato di 16 pozzi per SLBM, attualmente dotati di missili M51 di sviluppo interamente francese. Gli M51 sono entrati in servizio nel 2010 e sono dotati di testate multiple, tipicamente in configurazione di 4 o 6 testate, arma analoga al Trident II anglo-statunitense, che usualmente ne carica 8.

Non è noto l’esatto numero di M51 in disponibilità della marina francese, si parla di 57 missili. Normalmente la dottrina francese, così come quella britannica, prevede che ci siano sempre due sottomarini schierati, e il numero di M51 appare più che sufficiente.

I missili aria-superficie ASMP-A

A completare la deterrenza nucleare francese i missili a medio raggio aria-superficie ASMP-A lanciati dai Dassault Rafale sia quelli in dotazione all’Armée de l’air et de l’espace, che quelli dell’Aviation navale imbarcati sulla Charles de Gaulle.

Nella dottrina francese i missili ASMP-A rappresentano una deterrenza “pre-strategica”, ovvero l’ultimo “colpo d’avvertimento”, prima dell’arma strategica rappresentata dai missili balistici M51.

Ma i missili ASMP-A dei cacciabombardieri Rafale sono a tutti gli effetti armi strategiche, la testata è infatti da 300 kilotoni, numeri ben diversi da quelli un’eventuale testata nucleare tattica, ovvero armi da teatro caratterizzate da una potenza “relativamente” ridotta in grado di poter essere utilizzate teoricamente anche sulla linea del fronte, con potenze dell’ordine di qualche decina di kilotoni (come paragone, una bomba tattica da una ventina di kt, pari a quella di Nagasaki, sganciata su Roma produrrebbe distruzione su un’area di 16 kmq e circa 50 mila morti, mentre una bomba da 300 kt devasterebbe oltre 160 kmq di città e ucciderebbe quasi mezzo milione di romani, con forse un milione di feriti). I missili ASMP-A sono entrati in servizio nel 2009 sostituendo i precedenti ASMP in servizio dal 1986, hanno una gittata di 500 km e sono un’arma supersonica con velocità dell’ordine di Mach 3. Nel 2015 il presidente Hollande comunicò la disponibilità di 54 ASMP-A (un numero in linea con i 60 missili ASMP in dotazione a fine anni ’90), ma il numero di testate TNA, Tête Nucléaire Aéroportée, con cui sono armati gli ASMP-A potrebbe essere leggermente inferiore.

Attualmente sono in fase di test gli ASMPA-R destinati a sostituire gli ASMP-A e MDBA France è già al lavoro sull’ANS4G un missile ipersonico a testata nucleare.

I numeri delle testate

Appare evidente che la Force de dissuasion, già Force de frappe, francese è dotata di armi moderne, entrate in sevizio negli ultimi quindici anni, ma è bene non farsi ingannare dai numeri. Spesso i media insistono sul numero delle testate complessive, e la Francia dispone di 290 ordigni, al quarto posto dopo Stati Uniti, Russia e Cina. E di questi 280 sono considerati attivi, un numero superiore a quello cinese.

Pure bisogna ricordare che i missili balistici intercontinentali, come gli M51 o i Trident II imbarcati sui sottomarini, sono sistemi MIRV a testata multipla. Quindi un “missile balistico” vale dalle 4 testate in su.

I numeri sono quelli visti prima: una sessantina di M51 e una sessantina di ASMP-A. Per rimanere al paragone dell’ombrello, sicuramente quello francese è fatto con stecche robuste e moderne, ma la tela in mezzo è sufficiente all’Europa?

Il “nuclear sharing” della NATO e le bombe B61

Macron nelle sue dichiarazioni non è entrato chiaramente nel merito dell’offerta di condivisione dell’ombrello francese. Né giornalisti o analisti hanno fatto ipotesi sull’eventuale ombrello.

È facile indovinare che la strada più immediata potrebbe essere quella di trasferire i Rafale armati di ASMP-A su basi straniere, una prospettiva non molto diversa dal programma di condivisione nucleare, nuclear sharing, della NATO. Programma che vede gli Stati Uniti schierare nelle basi NATO alleate bombe con testata nucleare sotto il controllo degli Stati Uniti. Bombe che in caso di guerra potranno essere utilizzate anche dalle aviazioni alleate.

Attualmente il programma di condivisione NATO statunitense prevede bombe B61 nelle basi di Aviano, Ghedi, Büchel (Germania), Incirlik (Turchia), Kleine Brogel (Belgio) e Volkel (Paesi Bassi). Il tema è tornato di attualità anche in merito allo schieramento dell’ultima variante B61 Mod 12 dopo l’intervista de Il Fatto quotidiano ad Hans Kristensen del Nuclear Information Project presso la Federation of American Scientists.

La B61 Mod 12 si differenzia dai modelli precedenti (i primi entrati in servizio negli anni ’60) in quanto è un’arma puramente tattica, con testata da 50 kt (le varianti precedenti avevano potenza variabile anche superiori ai 300 kt). È una “bomba intelligente” dotata di sistema di guida in coda e può essere utilizzata dagli F-35 (ma non dai Panavia Tornado a differenza dei modelli precedenti). Complessivamente si parla di 100 B61 schierate nelle basi NATO, con la maggior disponibilità proprio in Italia (70-90 ordigni).

Un ipotetico ombrello ASMP-A contro l’ombrello B61?

L’eventuale ombrello francese con le ASMP-A a prima vista sarebbe ancora più promettente dell’ombrello statunitense con le B61: banalmente un missile supersonico è meglio di una bomba.

Pure come detto elemento cruciale di una deterrenza nucleare è il vettore, e attualmente la Francia non può metterne a disposizione un numero adeguato. Il cuore del nuclear sharing NATO è proprio che le bombe sono distribuite su più basi, e possono essere lanciate da un “qualunque” velivolo NATO: F-16, F/A-18, F-35A e Panavia Tornado, oltre che dai velivoli di sola disponibilità statunitense F-22, B1-B, B-52 and B-2.

Mentre l’ASMP-A è in dotazione a soli tre reparti dell’aeronautica francese: l’Escadron de Chasse 2/4 La Fayette, Escadron de chasse 1/4 Gascogne, entrambi su Rafale B F3 e la Flottille 12F dell’aviazione imbarcata della Charles de Gaulle, su Rafale M F3. Escludendo per ovvie ragioni il reparto imbarcato, restano due escadron, complessivamente una cinquantina di velivoli (che è bene ricordare non sono tutti disponibili contemporaneamente) che per ottimizzare i costi nel 2014 sono stati anche unificati nella stessa base di Saint-Dizier (il che facendo venire meno anche la prima regola della deterrenza, ovvero quella di non tenere tutte le uova atomiche nello stesso paniere).

E al momento il Dassault Rafale, che pure ha avuto un buon successo di esportazione, è utilizzato solo da altri due paesi NATO, Grecia e Croazia, nessuna delle due per il momento interessata all’ombrello macroniano, che invece riguarda principalmente Polonia e baltici. E Varsavia, è bene ricordare, ha iniziato a guardare verso la Corea del Sud per i propri sistemi d’arma.

Insomma ad oggi l’ombrello nucleare francese si basa di un numero relativamente esiguo di velivoli Rafale e ordigni ASMP-A che potrebbe essere sì dispiegato in ipotetiche basi in Polonia, paesi baltici o Germania, ma certamente in un numero tale da non costituire una vera deterrenza, nel caso in cui venisse davvero lanciato un first strike con lo scopo di annientare tutta la deterrenza nucleare europea. Manca infatti la ridondanza, il concetto chiave della deterrenza.

Ombrello o photo-opportunity?

Insomma, volendo prendere seriamente l’ipotesi macroniana di un primo passo strategico cruciale per una difesa europea più capace, la prima cosa da verificare è quali sarebbero le opzioni sul tavolo. Altrimenti si tratta semplicemente di realizzare qualche photo-opportunity per i Rafale B F3 dotati di ASMP-A su un aeroporto polacco. Opzione che sicuramente non realizzerebbe alcuna deterrenza ma si limiterebbe a irritare il vicino russo.

Quali opzioni realistiche potrebbero essere sul tavolo? Innanzitutto valutare l’interoperabilità dell’ASMP-A (e del futuro ASMPA-R) con altri velivoli in dotazione alle aeronautiche europee: Eurofighter, F-16, F-35 ed F/A-18. E a quel punto affrettare l’entrata in servizio dell’ASMPA-R mantenendo in servizio gli ASMP-A, magari in una prospettiva analoga a quella delle B61 statunitensi: missili sotto controllo francese dispiegabili alla bisogna dalle altre aeronautiche.

O di valutare la possibilità di adattare la testata TNA, Tête Nucléaire Aéroportée, degli ASMP-A ad un altro vettore già compatibile con i velivoli europei, e che magari possa essere già considerato battle-tested, come lo SCALP/Storm Shadow.

Chiaramente la tipologia di missile è diversa, trattandosi di un missile da crociera subsonico a bassa osservabilità. Senza dimenticare che MBDA Francia, MBDA Regno Unito e MBDA Italia ne stanno progettando l’erede destinato sia all’impiego aeronautico che imbarcato. La possibilità di renderlo compatibile alla TNA potrebbe essere presa in considerazione?

Si sta facendo teoria, ma visti i numeri in gioco e l’interesse per il tema dell’ombrello nucleare francese queste sarebbero le questioni da porre.

A cui aggiungere anche la possibilità di fornire una deterrenza terrestre con lanciatori mobili. Al momento le forze armate europee non dispongono di mezzi di propria produzione equivalente ai sistemi HIMARS/ATACMS statunitensi (o ai loro equivalenti sudcoreani K239 Chunmoo and KTSSM Ure, israeliani PULS o brasiliani Astros II).

Ed è proprio notizia di questi giorni che la Francia sarebbe in trattativa con l’India per acquisire il Pinaka, l’equivalente indiano dell’M142 HIMARS. Insomma l’elemento missilistico terrestre, per ragioni storiche come il trattato INF e l’abbandono della piattaforma Hades da parte francese, rimane il tasto dolente di un’eventuale ombrello europeo.

E le cinque bombe pakistane?

La Francia dunque si rivolge all’India per colmare una lacuna nelle proprie forze armate fa quasi riprendere in considerazione le cinque atomiche pakistane della boutade di Forchielli. Non tanto per le “cinque bombe” in sé, che come detto in assenza di vettore sono completamente inutili, così come lo sono per il numero ridicolmente esiguo. Pure il Pakistan, anche se non arriva ai livelli di produzione autoctona di sistemi d’arma della rivale India, sul piano missilistico dispone di un discreto ventaglio di opzioni per le sue 170 testate atomiche: il già citato missile da crociera Babur subsonico ha una gittata da 750 km. E poi missili balistici a diversa gittata: dal Nasr da 70 km, a quelli a medio raggio Ababeel and Shaheen. Una questione di volontà di indirizzo militare e industriale prima che di tecnologia.

E l’Europa? Per adesso si parla di grandi stanziamenti mentre si fantastica di un ombrello nucleare europeo sotto la guida francese. Ma le domande con quali mezzi, quali tecnologie e con quale indirizzo sembrano le grandi assenti del dibattito intorno al ReArm Europe.

Vedremo se stavolta la politica europea saprà passare dalle grandi aspirazioni e dai grandi indirizzi buone per la retorica e per le a una politica attenta alle esigenze della difesa e dell’industria europea.

Le opinioni espresse negli articoli del Belfablog sono quelle dei rispettivi autori e potrebbero non rispecchiare le posizioni del Centro Studi Machiavelli.

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An essayist and popularizer, his publications include "Alessandro Blasetti. The forgotten father of Italian cinema" (Idrovolante, 2023). And with Emanuele Mastrangelo "Wikipedia. The Free Encyclopedia and the Hegemony of Information" (Bietti, 2013) and "Iconoclasm. The contagious insanity of the cancel culture that is destroying our history" (Eclectica, 2020).