Le società militari private (PMC) e quelle di sicurezza private (PSC) a confronto

Sempre più governi tendono a esternalizzare la guerra, assoldando operatori di compagnie militari private (private military company, PMC) piuttosto che mandare al fronte i propri cittadini. Non è un fenomeno nuovo, basta ricordare quanto avveniva nei secoli precedenti con l’arruolamento dei soldati di ventura. Questo non significa che non sia doveroso regolamentare il loro impiego per rispettare in modo scrupoloso il diritto internazionale umanitario.

Per grande parte del Novecento, l’esternalizzazione delle funzioni di sicurezza era mal vista dalle autorità governative, ma la situazione iniziò a cambiare nel periodo successivo alla guerra fredda. I cambiamenti geopolitici e il ridimensionamento delle forze armate di molti Stati hanno inondato il mercato di militari specialisti e di attrezzature in eccedenza, e quindi hanno stimolato una rapida crescita dell’industria militare privata. Dagli anni Novanta ad oggi sono scoppiati molti conflitti, dove le PMC e PSC (private security company, compagnie di sicurezza private) si sono fatte conoscere per il lavoro svolto (e, talvolta, anche per gli abusi commessi). Queste società, caratterizzate da un alto livello di professionalità sia a livello manageriale che dei singoli operatori sul campo, offrono servizi nell’ambito militare o della sicurezza a governi, organizzazioni internazionali e a privati per profitto ma anche per ragioni politiche (ad es. le proxy military company, cioè le società militari che si adeguano alla politica del proprio governo).

Queste compagnie, che hanno di solito un numero limitato di collaboratori fissi per gestire l’ufficio e i contratti, sono dirette da un amministratore delegato che risponde dei risultati conseguiti al consiglio di amministrazione. Le PSC si concentrano sulla fornitura di servizi di sicurezza, che di solito consistono in operazioni non offensive, come la scorta armata delle persone, la protezione degli edifici/infrastrutture, la formazione delle forze di sicurezza e le esecuzioni delle funzioni della polizia (gestione del traffico), la gestione dei centri di detenzione per i migranti e le carceri (in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito).

Le compagnie militari private offrono servizi analoghi a quelle delle PSC, ma anche consulenza e addestramento alle forze dell’ordine e a quelle militari, supporto logistico alle operazioni militari (ad es. la gestione della catena di approvvigionamento e dei sistemi di armi più complessi, ecc.), persino servizi d’intelligence, usando tecnologie e tecniche avanzate per raccogliere e analizzare le informazioni per conto dei loro clienti. Le PMC sono anche incaricate di partecipare alle operazioni militari o di mantenimento della pace, fornendo reparti addestrati ed equipaggiati in grado di svolgere i compiti assegnati. Dopo la sottoscrizione di un contratto, le società mettono in un breve tempo a disposizione di governi o di privati personale specializzato, sia in ambito militare che civile, praticamente ovunque, mantenendo un profilo basso.

La distinzione tra PMC e PSC può apparire evidente, ma diventa complicato nel caso in cui la “protezione” che esse forniscono riguardi un’area ricca di risorse, che ha un impatto significativo sull’esito di un conflitto. In questo caso è difficile distinguere tra i ruoli di combattimento e quelle protettivi. Per sopperire a questa difficoltà si può far ricorso al seguente termine contenuto nel Documento di Montreux: “Private Military and Security Company”, comprendente l’insieme di servizi offerti da queste società private (PMSC). Il documento, redatto dalla Svizzera e dalla Croce Rossa tra il 2006 e il 2008, «dà espressione all’esigenza riconosciuta che il diritto internazionale trovi applicazione anche nei confronti delle PMSC e che non vi sia un vuoto legislativo in merito alle loro attività. Mira […] a promuovere il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani».

Il ruolo delle PMSC in alcune guerre del XXI secolo

Dopo la fine della Guerra Fredda, il presidente George Bush Senior annunciò un “Nuovo Ordine Mondiale”, in cui tutti si sperava in una reale diminuzione della tensione internazionale. Tuttavia si constata non solo un aumento dei conflitti, soprattutto in Africa, ma soprattutto del terrorismo fondamentalista islamico. Gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 segnarono un momento di non ritorno; così il presidente Bush diede il via alla guerra globale al terrorismo sia in Afghanistan che in Iraq con le conseguenze che si ricordano.

L’Afghanistan e l’Operazione Enduring Freedom: un ritorno al passato

L’Afghanistan è una nazione tormentata da oltre mezzo secolo di conflitti dovuti alla sua posizione strategica, che spinse l’Unione Sovietica a invaderla nel 1979, ai contrasti interni tra le varie etnie che ne fanno parte, e all’Operazione Enduring Freedom dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Si tratta di un Paese frammentato in cui le entità locali hanno un ruolo fondamentale nel controllo del territorio; infatti la composizione della popolazione riflette la società, divisa in molte tribù, clan e gruppi più piccoli, sulla base etnica. Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, le forze statunitensi e britanniche, sostenute dalle milizie dell’Alleanza del Nord, riuscirono in breve tempo a sconfiggere le forze talebane, mentre i leader dei talebani e di Al-Qaeda trovarono rifugio nelle zone rurali dell’Afghanistan o del Pakistan.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione n 1386, autorizzò il 20 dicembre il dispiegamento della Forza Internazionale di Assistenza e Sicurezza (ISAF), che aiutasse a garantire l’ordine pubblico nel Paese. Sin dal 2002 sia i comandi militari che la classe politica statunitense credettero che la guerra fosse stata vinta con relativa facilità, ma non compresero che le forze ribelli sono difficili da sconfiggere. Il 3 agosto 2003 la NATO assunse il controllo dell’ISAF in Afghanistan e fu il primo impegno operativo della NATO al di fuori dell’Europa. Così il numero di truppe dell’ISAF aumentò dagli iniziali 5.000 ai 65.000 militari messi a disposizione da 42 nazioni. Il 2005 fu un momento di svolta nella guerra, perché i talebani e i loro alleati ripresero vigore e incrementarono gli atti di violenza. I talebani adottarono nuovi metodi nei loro attacchi già usati dagli insorti in Iraq, cioè attentati suicidi, che prima di allora non erano mai stati usati dalla resistenza locale, e la posa di dispositivi esplosivi improvvisati (IED) con cariche sempre più potenti. L’ISAF e la NATO conferirono molti contratti a compagnie militari e di sicurezza private, sia afgane che estere, le quali assicurarono prestazioni a sostegno delle operazioni militari, tra cui il supporto logistico, l’addestramento militare, la protezione di beni e basi militari e lo sminamento. Nel febbraio 2008 entrò in vigore un regolamento voluto dal Ministero dell’Interno dell’Afghanistan che imponeva vari vincoli, tra cui un limite massimo di 500 dipendenti per ogni società. Furono quindi concesse licenze a 39 società (18 afghane, 10 registrate negli Stati Uniti, otto nel Regno Unito e tre in altre nazioni) e poi aumentate ad oltre 50.

Durante il mandato del presidente Barack Obama, il 20 gennaio 2009 si assistete ad un incremento delle forze statunitensi schierate in Afghanistan per dare una svolta definitiva al conflitto, facendo esteso uso delle dottrine antiguerriglia già sperimentate in Iraq. Nel 2009 approvò l’invio di altri 47.000 soldati per andare a rinforzare i 36.000 militari statunitensi e i 32.000 degli altri contingenti schierati in Afghanistan. Bisogna aggiungere anche i 103.700 uomini armati (9.300 statunitensi, 78.000 afgani e 16.400 di altre nazionalità) reclutati da compagnie private usati in vari ambiti della sicurezza e delle operazioni militari, secondo le cifre fornite dall’dall’Institute for the Study of War e dalla Casa Bianca.

L’aumento dell’uso internazionale delle PSMC stimolò la nascita delle compagnie di sicurezza private armate (APSC) in Afghanistan. L’APSC è una sottocategoria delle PMSC, specializzate nella protezione di persone e di beni in regioni in conflitto, che spesso subappaltavano alcuni lavori a compagnie più piccole (addirittura a locali signori della guerra o leader influenti che esercitano il controllo su una località). Le società commisero crimini come sfruttamento dei civili e abusi sessuali. Il generale statunitense David Howell Petraeus diede delle specifiche norme ai suoi subalterni per migliorare la selezione dei contractor con lo scopo di ridurre i casi di comportamento criminale, ma esse non furono in grado di fermare gli abusi commessi da queste società e/o dai loro collaboratori.

Il presidente Obama, 50 giorni dopo l’uccisione di Omar bin Laden il 2 maggio 2011 da parte di un team delle forze speciali statunitense, presentò un piano accelerato di ritiro delle forze statunitensi dall’Afghanistan, perché avevano raggiunto gran parte degli obiettivi inizialmente prefissati, cioè interrompere le operazioni di Al-Qaeda e uccidere i suoi leader. Gli Stati Uniti e la NATO conclusero questa infelice missione in Afghanistan il 28 dicembre 2014, ma mantennero una forza ridotta di circa 13.000 soldati per sostenere e addestrare le truppe afghane fino al 2021. Durante il ripiegamento finale i talebani ripresero il controllo del Paese e del potere, con un rapido deterioramento delle condizioni di vita del popolo afghano, in particolare delle donne. La campagna militare in Afghanistan costò una cifra spropositata ai contribuenti statunitensi e non solo, ma provocò la morte di oltre 2.400 militari e di 4.000 appaltatori di lavori pubblici e nell’ambito della sicurezza statunitensi e di altri 1.144 soldati alleati. Le perdite subite dagli afgani sono nettamente più gravi: 70.000 militari e poliziotti morti, 46.000 civili e circa 53.000 insorti, secondo le cifre fornite dalla A-Mark Foundation, Breaking Defense, dal Dipartimento della Difesa USA, e dallo United States Institute of Peace.

Lo sviluppo delle PMSC nella Federazione Russa e le guerre in Ucraina e in Siria

Dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica, il presidente Eltsin procedette all’inevitabile ridimensionamento delle forze armate della Federazione Russa, così una piccola parte del personale militare e degli altri apparati di sicurezza, in esubero, ritrovò nuovi incarichi professionali presso compagnie di sicurezza private, sia russe che straniere, lavorando come guardie del corpo o a protezione di beni privati. Nel 1992 il parlamento russo approvò una legge sulla protezione privata, che ha legalizzato le PSC, favorendo il loro sviluppo. Queste società garantiscono servizi di sicurezza, a cittadini e a imprese, perché le forze dell’ordine russe, sottodotate di uomini e di mezzi, non sono più in grado di assicurarla in conseguenza dell’aumento dei crimini commessi nel periodo post-sovietico.

L’accennata smobilitazione riguardò alcune unità dei reparti speciali, come il Gruppo Alfa, le quali mantennero una sufficiente coesione. Sulle ceneri di queste unità nacque negli anni Novanta la compagnia Alpha Group per essere impiegata in nuove zone di crisi. Tra il 1992 e i primi anni del XXI secolo furono create altre compagnie militari private russe, come Rubikon, Lupi dello Zar, RusCorp Group and Anti-Terror-Oryol.

The core business della Rubikon era il supporto alle operazioni sul campo di battaglia e la messa a disposizione di reparti addestrati ed equipaggiati. La Rubikon, che operava a stretto contato con il servizio segreto militare GRU, ebbe un ruolo di primo piano nell’invio di volontari (forse fino a 500 uomini) che combatterono a fianco delle milizie serbe della Repubblica del Popolo Serbo di Bosnia Erzegovina nell’area di Visegrad durante la guerra civile in Bosnia (1992-1995). L’Anti-Terror-Oryol, che aveva un proprio centro di addestramento non governativo, firmò alcuni contratti per lo sminamento e per l’addestramento del personale militare, tra cui i reparti speciali di Saddam Hussein. Quest’incarico era ancora in corso, quando l’Iraq fu invaso dalle truppe della “Coalizione dei Volenterosi”.

Le autorità russe si resero conto dell’utilità e del potenziale economico delle compagnie militari private quando le truppe statunitensi invasero l’Iraq. In quel momento si pose il problema di assicurare la protezione dei locali impianti di produzione delle società Rosneft and Lukoil. Questi servizi furono poi assicurati dalla “NK Okhrana” e dalla “Lukom A”, ma alcuni mandati li ottennero altre società straniere, come la Blackwater International. La prima compagnia militare privata russa, creata sul “modello occidentale”, fu la Tiger Top Rent Security, costituita nel 2004 da ex membri dell’FSB e del GRU, che si aggiudicò contratti per la protezione di installazioni russe in Iraq, Libano, Israele e Afghanistan, ma fu sciolta nel dicembre 2005. Sulle sue ceneri nacquero diverse altre compagnie private, tra le quali la Redut, Moran Security Group and Ferax.

Nel periodo dal 2010 al 2012 la Moran Security Group si specializzò nella protezione dei mercantili russi dai rischi della pirateria somala e ottenne alcuni incarichi nell’Africa orientale. La società tentò di espandere il proprio business con la creazione della PMC Slavonic Corps, mettendo a disposizione del governo siriano di Assad reparti di mercenari addestrati per combattere i gruppi di insorti. La prima e unica missione di questo reparto si concluse con un fallimento a causa di un’imboscata subita nell’ottobre 2013 da parte degli insorti, e poi avvenne il loro rimpatrio in Russia. I leader della citata PMC, Vadim Gusev e Evgeniy Sidorov, furono in seguito arrestati e condannati per “mercenarismo”.

Nel 2012 Putin si espresse favorevolmente sullo sviluppo delle PMSC; nei seguenti anni furono fatti alcuni tentativi senza successo di far approvare una specifica legge dalla Duma. Questi fallimenti possono essere attribuiti alla resistenza da parte dei comandi militari e delle agenzie governative. Sia i servizi segreti FSB e GRU e il Ministero degli Esteri vorrebbero avere il controllo sulle PMSC che dovessero essere legalizzate. Queste società sono state registrate all’estero. Questa situazione è utile al Cremlino, permettendogli di negare la sua responsabilità dei crimini commessi da queste società durante le missioni svolte all’estero.

Le PMSC russe sono diventate note grazie alle notizie pubblicate dai media internazionali sulla partecipazione del Gruppo Wagner ai conflitti in Ucraina, in Siria al fianco del presidente Assad e in varie nazioni africane, dove hanno operato come consulenti militari e forza combattente per il generale Haftar in Libia, per i governi del Sudan, del Mali, del Mozambico, del Niger e della Repubblica Centrafricana. [1 – continua]

Le opinioni espresse negli articoli del Belfablog sono quelle dei rispettivi autori e potrebbero non rispecchiare le posizioni del Centro Studi Machiavelli.

gabriele faggioni
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Ricercatore storico, ha al suo attivo nove pubblicazioni in lingua tedesca e dodici volumi in italiano sulla storia militare e sullo spionaggio.

Nato in Svizzera nel 1970, ha una formazione universitaria come economista aziendale, operatore dei beni culturali e bibliotecario.