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Italy recently embarked on an ambitious path to integrate nuclear propulsion into its naval units. This step comes 70 years after the first reactor was ignited on the legendary USS Nautilus (1954), segnando un significativo ritardo rispetto alle grandi potenze che hanno adottato questa tecnologia già dagli anni ’50. Tuttavia, grazie a iniziative intraprese tra il 2023 e il 2024, il nostro Paese sembra determinato a colmare il divario e a proiettarsi come attore di rilievo nel panorama navale internazionale, secondo il nuovo concetto di Mediterraneo Globale.
L’Italia e il nucleare navale: progetti e ambizioni

Dopo decenni di assenza di una strategia nucleare navale, l’Italia ha avviato due progetti fondamentali per esplorare l’utilizzo di reattori nucleari modulari. L’obiettivo è rafforzare l’autonomia operativa della Marina Militare e rilanciare il settore della cantieristica avanzata.

L’accordo del 2023: Fincantieri, newcleo e RINA

Nel luglio 2023, Fincantieri ha siglato un accordo con la newcleo, una start-up innovativa specializzata in tecnologie nucleari avanzate, e con RINA, leader nella certificazione e consulenza marittima. Lo scopo è valutare l’integrazione di reattori modulari veloci raffreddati al piombo (LFR), una tecnologia rivoluzionaria per la propulsione navale che offre:

  • autonomia operativa: i reattori LFR possono funzionare per 10-15 anni senza rifornimento, riducendo drasticamente i tempi di manutenzione.
  • Sicurezza avanzata: il raffreddamento al piombo garantisce maggiore stabilità rispetto ai sistemi tradizionali.
  • Versatilità: applicabili a navi militari e commerciali, con potenziale di espansione nel mercato civile.
Lo studio del Ministero della Difesa del 2024

Nel novembre 2024, il Ministero della Difesa ha avviato un progetto specifico per valutare l’utilizzo di reattori nucleari di quarta generazione per scopi militari. Con un investimento di 2,1 milioni di euro, lo studio coinvolge:

  • Fincantieri, leader nella cantieristica navale.
  • Ansaldo Nucleare, specialista nella progettazione di reattori.
  • RINA Services, responsabile di certificazione e sicurezza.
  • l’Università di Genova, per supporto accademico e scientifico.

Questo progetto mira a dotare la Marina Militare di unità a propulsione nucleare, capaci di garantire autonomia energetica illimitata e una maggiore proiezione strategica.

Differenze tra i Progetti del 2023 e del 2024

I due progetti si integrano ma seguono direzioni complementari:

Progetto 2023:
  • Esplorativo, con un focus sia civile che militare.
  • Basato su tecnologie emergenti come i reattori LFR.
  • Coinvolge una start-up innovativa (newcleo).
Progetto 2024:
  • Guidato dal Ministero della Difesa, con un focus esclusivamente militare.
  • Punta a sviluppare reattori di quarta generazione pronti per l’uso operativo.
  • Coinvolge attori consolidati del settore navale e nucleare.
Tempistiche e Prospettive Future

Entrambi i progetti sono ancora in fase preliminare, ma le tempistiche forniscono un quadro delle ambizioni italiane:

  • 2023-2027: Completamento dello studio sull’applicazione dei reattori modulari.
  • 2024-2027: Fine dello studio del Ministero della Difesa e potenziale avvio di programmi per la costruzione di unità a propulsione nucleare.
  • 2030 e oltre: Possibile implementazione delle tecnologie sviluppate, con le prime navi operative entro la fine del decennio.
Un’occhiata al passato e il nucleare navale nel mondo
I pionieri USA: il Nautilus e l’inizio di una rivoluzione

Lo USS Nautilus (SSN-571) rappresenta una pietra miliare nella storia della navigazione. La sua costruzione fu autorizzata nel 1951, in piena Guerra Fredda, quando gli Stati Uniti cercavano tecnologie rivoluzionarie per mantenere il loro vantaggio strategico. Costruito presso il cantiere navale di Groton, nel Connecticut, il Nautilus fu varato il 21 gennaio 1954, e il suo reattore nucleare fu attivato il 30 dicembre 1954, segnando una svolta nella tecnologia navale.

La vera dimostrazione delle sue capacità avvenne nel 1958, con il completamento della missione Operation Sunshine, un viaggio storico sotto la calotta polare artica. Navigando da Point Barrow, in Alaska, fino al Mare di Groenlandia, il Nautilus dimostrò la superiorità della propulsione nucleare: un’autonomia senza precedenti, l’assenza di necessità di emergere per rifornimenti e una maggiore furtività.

Il successo del Nautilus aprì la strada a un’ondata di innovazioni, con gli Stati Uniti che rapidamente ampliarono la loro flotta nucleare. Oltre ai sottomarini, vennero introdotte le prime unità di superficie, come la USS Enterprise (CVN-65), la prima portaerei a propulsione nucleare, varata nel 1960 e lo USS Long Beach, il primo incrociatore nucleare, varato nel 1961.

Flotta attuale degli Stati Uniti:

Sottomarini:

  • Classe Virginia (attacco).
  • Classe Ohio (lanciamissili balistici).
  • Classe Columbia (in costruzione, il primo pronto nel 2031 e sostituirà la classe Ohio).

Navi di superficie:

  • Classe Nimitz (superportaerei).
  • Classe Gerald R. Ford (portaerei di nuova generazione).
Russia: pionieri e dominio nell’Artico

Dal K-3 Leninsky Komsomol (1958) ai moderni Classe Borei (lanciamissili balistici) e Classe Yasen (attacco), la Russia ha continuato a sviluppare una flotta nucleare diversificata. I suoi rompighiaccio nucleari della Classe Arktika rappresentano un’innovazione unica nel garantire operazioni nell’Artico.

Flotta attuale della Russia:

Sottomarini:

  • Classe Borei.
  • Classe Yasen.
  • Classe Oscar II – (unità speciale ed unica Belgorod derivata dalla classe Oscar II).
  • Classe Borei-A (evoluzione ed adeguamento alla 4ª generazione per deterrenza strategica).
  • Progetto Arcturus (da attacco).

Navi di superficie:

  • Rompighiaccio Classe Arktika and Chukotka.
Regno Unito: collaborazione e sviluppo autonomo

A partire dall’HMS Dreadnought (1960), sviluppato in collaborazione con gli Stati Uniti, il Regno Unito ha costruito una solida flotta nucleare di sottomarini:

  • Classe Vanguard (deterrenza strategica).
  • Classe Astute (attacco).
  • Futuri SSN-AUKUS (attacco) – sostituirà gli Astute.
  • Classe Dreadnought (deterrenza strategica) – sostituirà i Vanguard.
Francia: indipendenza strategica

Con il varo del Le Redoutable (1971), la Francia ha scelto un approccio autonomo. La sua flotta include la portaerei nucleare Charles de Gaulle e sottomarini.

  • Classe Le Triomphant (lanciamissili balistici) che sarà progressivamente sostituita dal 2030.
  • Classe SNLE 3G (Sous-Marin Nucléaire Lanceur d’Engins de Troisième Génération).
  • Classe Suffren (attacco) – che sostituirà progressivamente i Rubis.
  • Classe Rubis (attacco).
Cina: il lungo cammino verso la potenza globale

La Cina ha avviato il suo programma nucleare navale nel 1974 con il Type 091 (classe Han), ma i suoi progressi iniziali furono limitati da carenze tecnologiche. Oggi, la Cina possiede una flotta di Type 094 (classe Jin), sottomarini lanciamissili balistici con missili JL-2, e di Type 093 (classe Shang), sottomarini nucleari d’attacco. Queste classi di sottomarini saranno presto sostituite rispettivamente dalle classi Type 093 B e Type 096, attualmente in fase di realizzazione.

La sua prima portaerei nucleare è attualmente in fase di sviluppo e dovrebbe entrare in servizio entro il 2030.

India: una presenza emergente

Con l’INS Arihant (2016), l’India ha fatto il suo ingresso tra le potenze nucleari navali. Oltre alla classe Arihant, l’India sta costruendo una base per 12 sottomarini nucleari nella base di Varsha, consolidando la propria presenza nell’Oceano Indiano.

Nucleare navale: un ritardo da colmare, ma un’opportunità da cogliere

Il nucleare navale rappresenta per l’Italia un’opportunità storica, capace di trasformare non solo le capacità operative della Marina Militare, ma anche il futuro tecnologico e industriale del Paese. I tempi sono maturi per un passo così ambizioso: il concetto di Mediterraneo Globale, che integra rotte energetiche, commerciali e strategiche, richiede una proiezione adeguata alle sfide contemporanee. L’Italia, grazie a iniziative mirate, può segnare un punto di svolta cruciale per recuperare decenni di ritardo rispetto alle principali potenze navali.

Lo sviluppo della tecnologia nucleare per il settore militare non deve essere visto solo come un potenziamento della capacità difensiva, ma come il primo tassello di un sistema più ampio. Le applicazioni civili dei reattori modulari, come quelli raffreddati al piombo (LFR), aprono prospettive straordinarie nel campo della produzione energetica sostenibile e dell’autonomia tecnologica, due pilastri fondamentali per il futuro dell’Italia. Questo percorso, se adeguatamente supportato, può posizionare nuovamente il nostro Paese come leader nella progettazione e nell’adozione di tecnologie nucleari innovative, promuovendo uno sviluppo economico diffuso e posti di lavoro altamente qualificati.

Inoltre, la dimensione strategica dello sviluppo del nucleare navale si intreccia con le opportunità offerte dalla cooperazione internazionale. L’Italia ha la possibilità di sfruttare i grandi investimenti della NATO e della difesa europea, integrandosi in programmi multinazionali per lo sviluppo di nuove generazioni di reattori. Le alleanze con Paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Francia, già leader nel nucleare navale, potrebbero accelerare il processo di innovazione tecnologica, permettendo all’Italia di beneficiare di conoscenze avanzate e di economie di scala. Questa collaborazione non solo rafforzerebbe la posizione italiana all’interno delle strutture di sicurezza collettiva, ma consentirebbe anche di contribuire attivamente alla stabilità e alla sicurezza del Mediterraneo e delle rotte globali.

Infine, l’adozione del nucleare navale va inserita in una visione strategica più ampia. Dotare l’Italia di una Marina Militare moderna e tecnologicamente avanzata non è solo una risposta alle esigenze immediate, ma un investimento per le generazioni future. Una Marina nucleare rafforzerebbe la capacità del Paese di proteggere i propri interessi nazionali e di giocare un ruolo di primo piano nel garantire la sicurezza delle rotte energetiche e commerciali che attraversano il Mediterraneo Globale, un’area sempre più cruciale per gli equilibri geopolitici ed economici mondiali.

Se l’Italia saprà mantenere una visione strategica chiara e determinata, integrando queste innovazioni nel contesto delle sfide globali, potrà non solo colmare i ritardi tecnologici del passato, ma affermarsi come protagonista nella sicurezza marittima e nello sviluppo di tecnologie nucleari avanzate. Il nucleare navale non è solo una tecnologia: è l’occasione per ripensare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e nel mondo, con una proiezione che unisce innovazione, sostenibilità e leadership internazionale.

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Direttore per le Relazioni internazionali del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Deputato nelle legislature XV, XVI, XVII, XVIII e Sottosegretario agli Affari Esteri durante il Governo Conte I. Laureato in Economia (Università di Firenze), Master in Business Administration (Università Bocconi), dirigente di azienda bancaria.