by Fabio Bozzo

Chi รจ realmente e quale visione della Cina e del mondo ha Xi Jinping (1953-vivente), il signore assoluto della Cittร  Proibita? Per rispondere a queste domande e per cercare di comprendere quali saranno le prossime mosse geopolitiche del Grande Timoniere, dobbiamo innanzi tutto scorrere rapidamente la sua biografia.

Xi Jinping nasce a Pechino nel 1953 (per ironia della sorte lโ€™anno della morte di Stalin), figlio di Xi Zhuongxun (1913-2002) e nipote di proprietari terrieri. Suo padre fece parte della prima generazione di alti dirigenti della Cina comunista, ossia coloro che parteciparono alla guerra contro i giapponesi ed alla guerra civile contro i nazionalisti di Chiang Kai-shek. Dopo la vittoria di Mao ricoprรฌ ruoli di primo piano allโ€™interno del Governo cinese, tra cui Capo Dipartimento Propaganda del Partito, Vicepremier del Consiglio di Stato e Vicepresidente dellโ€™Assemblea Nazionale del Popolo (il โ€œparlamentoโ€ della Cina rossa). Questa ascendenza fa di Xi Jinping un cosiddetto “Principino”, termine colloquiale e leggermente dispregiativo con cui i cinesi particolarmente coraggiosi definiscono i figli della prima generazione di leader rivoluzionari che hanno seguito la carriera paterna.

Tuttavia nel 1962 le fortune del padre crollarono, al punto che venne epurato dal partito ed inviato come lavoratore in una fabbrica di provincia. Il giovane Jinping aveva solo 10 anni. A peggiorare le cose nel 1966 arrivรฒ la Rivoluzione Culturale, una vera e propria guerra civile interna che Mao, invecchiato e politicamente indebolito dai disastri del Grande Balzo in Avanti, scatenรฒ contro la sua stessa classe dirigente e contro tutti gli apparati politico-amministrativi al fine di riconsolidare il suo potere assoluto. Nei folli massacri che seguirono (da 8 a 20 milioni di morti a seconda delle fonti, mentre il Grande Balzo ne costรฒ tra i 20 ed i 55!) la famiglia Xi non rimase indenne. Tutte le scuole secondarie vennero chiuse per militarizzare gli studenti nelle Guardie Rosse di Mao che brutalizzavano gli insegnanti, la casa di famiglia venne saccheggiata, la madre di Jinping costretta a denunciare il marito; questi venne fatto sfilare tra sputi ed insulti come โ€œnemico del popoloโ€ (come anche successe a Deng Ziaoping) prima dโ€™essere incarcerato (ed una sorella del nostro quindicenne protagonista si suicidรฒ per la disperazione).

Per i successivi sette anni Jinping lavorรฒ forzatamente in un villaggio di campagna. Da notare che quasi certamente la sua famiglia non subรฌ persecuzioni ancora peggiori grazie alla protezione di Zhou Enlai, il potentissimo Ministro degli Esteri, de facto numero due del regime e forse obbiettivo ultimo della grande purga maoista. Col passare degli anni i deliri della Rivoluzione Culturale scemarono e nel 1971 il perseverante Jinping, allโ€™ottavo tentativo, riuscรฌ a farsi iscrivere alla Lega della Gioventรน Comunista. Lโ€™anno dopo il padre venne riabilitato dal regime e la famiglia potรฉ riunirsi. รˆ perรฒ nel 1974 che avviene la svolta: in quellโ€™anno Xi ottiene lโ€™iscrizione al Partito Comunista, lโ€™alfa e lโ€™omega del potere in Cina. In questo caso la tessera arrivรฒ al decimo tentativo dopo nove respingimenti consecutivi. Lezioni da tenere a mente per gli attuali competitori geopolitici del signore di Pechino: la perseveranza e i nervi dโ€™acciaio non gli mancano affatto. Nel โ€˜79 consegue la laurea in ingegneria chimica, che accompagna ad approfonditi studi delle teorie economiche marxiste e soprattutto maoiste.

Nello stesso anno della laurea Xi diviene segretario di Geng Biao (1909-2000), ex collaboratore del padre divenuto Vicepremier e Segretario Generale dellโ€™importantissima Commissione Militare Centrale. Tale esperienza ha fornito a Xi una discreta conoscenza delle tematiche legate alla difesa. Da questo momento la scalata del futuro leader supremo รจ progressiva ed ininterrotta. Vice Segretario di contea nellโ€™82, dallโ€™83 al 2007 diviene Governatore successivamente di quattro province, tra cui quelle importanti del Fujian (che si trova di fronte a Taiwan) e di Shangai. Nel 1997 sfiora la nomina nel Comitato Centrale del Partito Comunista, risultando solo membro supplente. Perseverante come al solito, Xi nel 2002 ottiene la seconda laurea, stavolta in legge, oltre ad un diploma post laurea in โ€œteoria marxista ed educazione ideologicaโ€.

Da sottolineare che durante il suo governatorato il Fujian registrรฒ per tre anni di fila una crescita economica a doppia cifra, anche per gli incentivi che Xi diede agli investitori taiwanesi: ciรฒ dimostra che stiamo analizzando una persona sicuramente impregnata di ideologia comunista, ma pure estremamente pragmatica. Inoltre durante il suo servizio da governatore Xi ebbe modo di farsi notare come duro persecutore dei funzionari corrotti (problema endemico nella storia cinese) e dei miliardari che elargivano mazzette. Difficile dire se tale campagna legalitaria sia stata farina del suo sacco o se Xi non sia stato altro che lo strumento sul campo di leader piรน altolocati. Fatto sta che la nomea di persecutore della corruzione ha giovato molto al nostro, visto che nel 2002 entra a far parte del Comitato Centrale, segnando cosรฌ lโ€™ingresso ufficiale nella leadership di livello nazionale. La consacrazione a membro della suprema stanza dei bottoni arriva nel 2007, con lโ€™ingresso nel Comitato Permanente del Politburo del Partito Comunista Cinese, ossia gli allora nove uomini piรน potenti della Cina. Lo stesso anno inizia da parte di Xi lโ€™accumulo delle cariche, che nel futuro sarร  una sua costante, visto che diviene anche Primo Segretario della Segreteria del Partito (un ruolo di potere burocratico) e, nel 2008, Vicepresidente della Repubblica e Segretario della Scuola Centrale del Partito, la fucina dei futuri dirigenti.

Inevitabilmente unโ€™ascesa tanto fulminea non poteva non creare delle correnti avverse, le quali puntarono su Bo Xilai (1949-vivente): un altro Principino, figlio del piรน longevo collaboratore prima di Mao e poi soprattutto di Deng Xiaoping, avente un background politico-amministrativo altrettanto brillante di quello di Xi Jinping e rappresentante della Nuova Sinistra, la corrente del Partito piรน legata al maoismo classico e parzialmente critica verso le riforme liberali di Deng Xiaoping. La disputa tra i due rampolli ebbe un brusco epilogo tra febbraio e marzo del 2012, con il celebre “Incidente di Wang Lijun“, ossia uno scandalo a metร  tra la politica e la corruzione finanziaria, con tanto di omicidio di un uomo dโ€™affari britannico, degno dei romanzi di John le Carrรฉ. Lโ€™epilogo di tale scandalo, che scosse la leadership cinese piรน di quanto in Occidente si sia percepito, รจ stata la condanna allโ€™ergastolo per corruzione, concussione ed abuso di potere inflitta a Bo Xilai, a sua moglie ed al suo principale alleato politico.

Con lโ€™opposizione di โ€œsinistraโ€ decapitata lโ€™ascesa di Xi Jinping diviene inarrestabile. Il 15 novembre 2012 viene eletto Segretario Generale del Partito Comunista Cinese e presidente della potentissima Commissione Militare Centrale. Il giorno dopo alla nomina presenta il nuovo Comitato Centrale del Politburo, i cui membri sono stati ridotti da nove a sette e che vede un rinnovamento completo rispetto al precedente, con lโ€™eccezione dello stesso Xi e del suo principale alleato, Li Kequiang (1955-vivente). Infine, il 14 marzo 2013, il Congresso Nazionale del Popolo ha eletto Xi Presidente della Repubblica Popolare con una votazione degna delle โ€œelezioniโ€ sovietiche, con 2952 voti favorevoli, 1 contrario ed 1 astenuto.

Ormai divenuto Leader Supremo (titolo cinese informale estremamente concreto) lโ€™ex ragazzino che rischiรฒ lโ€™epurazione maoista ha intrapreso un tour de force nel campo della corruzione e della repressione interna. Vediamo come.

Corruzione: coerentemente col suo passato il nuovo signore di Pechino ha dato il via ad una massiccia campagna di indagini, processi, multe, retrocessioni ed incarcerazioni contro pubblici funzionari o magnati dellโ€™economia accusati di malversazione. La stretta di Xi tra il 2012 ed il 2019 ha colpito ben un milione e mezzo di persone senza guardare al grado (o forse guardando proprio a quello), dai piccoli funzionari provinciali fino al Capo di Stato Maggiore dellโ€™Esercito. Nemmeno i membri del Comitato Permanente del Politburo sono rimasti immuni dalla tempesta. Risulta evidente che, malgrado la corruzione sia sempre stato un problema reale in Cina, il nuovo Leader Supremo abbia scatenato una purga di dimensioni mai viste dai tempi di Mao, sebbene con metodi assai meno sanguinari e sempre utilizzando accuse di malversazione, ossia evitando dโ€™entrare nel campo minato dellโ€™ideologia politica. Inutile dire che le teste cadute sono state sostituite da uomini di Xi, il quale ha anche creato e presiede la Commissione di Supervisione Nazionale, organo deputato a vigilare sulla rettitudine dei membri del Partito e le cui valutazioni giudiziarie sono classificate come preminenti anche a quelle della Corte Suprema.

Repressione del dissenso: con la pubblicazione interna al Partito del Documento N.9 Xi ha decretato quali sono i sette pericoli che minacciano la stabilitร  sociale cinese ed il potere del Partito comunista. Tali percoli sono la democrazia (fatta di elezioni, multipartitismo, separazione dei poteri ed indipendenza giudiziaria), i valori universali (nel senso che la Cina รจ un mondo a sรฉ stante con valori propri), i diritti dellโ€™individuo (in quanto il benessere collettivo stabilito dal Partito viene prima di astratti concetti individualisti), il liberalismo economico (anche dopo le riforme di Deng lo Stato resta il pianificatore economico assoluto), lโ€™indipendenza dei media (le cui critiche non controllate indeboliscono lo Stato), il nichilismo storico (ossia la critica indipendente agli errori dei passati leaders cinesi), criticare la natura socialista del sistema politico-economico cinese (dimostrazione che lโ€™ideologia marxista nella leadership di Pechino รจ reputata viva e vegeta). Una tale stretta ideologica ha inevitabilmente visto un drammatico aumento della repressione, con lโ€™arresto di migliaia di liberi pensatori e persino dei loro avvocati, oltre ad un incredibile aumento della censura online, che ha visto la chiusura di siti come “Wikipedia” e del cartone animato “Winnie the Pooh”, che a causa delle caricature di alcune bloggers รจ stato accusato dโ€™essere irrispettoso verso il Leader Supremo (e qui ci permettiamo una occidentalissima e sarcastica derisioneโ€ฆ).

Contemporaneamente alle epurazioni ed allโ€™aumento della repressione, sia reale sia online, Xi Jinping ha saputo costruirsi un potere personale mai visto dopo Mao Tse-tung. Non solo ha falciato lโ€™intera classe dirigente del Partito, sostituendola con suoi fedelissimi, ma ha anche creato una serie di commissioni, chiamate Gruppi Direttivi Centrali, aventi lโ€™autoritร  di bypassare i normali Ministeri ed i vari organi governativi esecutivi. Tramite questi Gruppi Direttivi Xi Jinping, che li presiede tutti, in pratica ha assunto la personale direzione della politica interna ed estera, dellโ€™amministrazione economica, della difesa, della giustizia e della gestione di internet. In tal modo il Signore di Pechino ha attuato una verticalizzazione assoluta del potere gestionale che, sotto certi aspetti, ricorda quella che Luigi XIV realizzรฒ intorno alla sua persona in Francia. La cosa incredibile? Xi รจ riuscito ad accentrare su di sรฉ un potere imperiale nel giro di appena un anno, ossia dalla sua elezione a Segretario Generale nel novembre 2012 alla fine del 2013, periodo in cui ha creato gli ultimi Gruppi Direttivi.

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Il passo decisivo, sulla carta mai visto nemmeno ai tempi di Mao, รจ arrivato nel marzo 2018, quando lโ€™Assemblea Nazionale del Popolo ha abolito il limite dei due mandati presidenziali. Si tratta, nรฉ piรน nรฉ meno, della consacrazione del potere a vita di Xi, che de facto si รจ elevato a nuovo imperatore del Celeste Impero, pur rafforzando la retorica ideologica comunista ed accrescendo (per la disperazione degli analisti) il giร  enorme apparato burocratico di scuola sovietica.

Tutto questo รจ stato accompagnato da un esasperato culto della personalitร  intorno al Presidente privo di scadenza legale. Migliaia di opuscoli, libri, documentari e cartoni animati sono stati prodotti dal 2012 ad oggi per glorificare la sua figura. Due notevoli record in tal senso sono stati raggiunti nella provincia del Jiangxi, il cui governo ha โ€œsuggeritoโ€ ai cristiani locali di sostituire i crocifissi con immagini del Leader Supremo, e nel vecchio villaggio dove venne deportato da giovane, divenuto un museo vivente e glorificante i duri anni giovanili del Segretario-Presidente. Inoltre il pensiero ideologico di Xi Jinping, una dottrina essenzialmente marxista condita di nazionalismo cinese, รจ divenuto parte integrante della costituzione e materia di studio nelle scuole primarie e secondarie. Anche in questo caso non accadeva dai tempi di Mao che il pensiero del leader fosse scritto nella carta fondamentale ed inserito nei programmi scolastici. Tale culto della personalitร  รจ idealmente coronato da una serie di soprannomi, molti dei quali concessi ufficialmente dagli apparati governativi, che in passato erano stati appannaggio solo di Mao e Chang Kai-shek, come โ€œGrande Timoniereโ€, โ€œLeader del Popoloโ€ e โ€œLingxiuโ€ (modo reverenziale per dire โ€œcapoโ€).

Veniamo ora alle politiche concrete che Xi Jinping sta attuando e a quali effetti possono avere sullโ€™Occidente. Innanzitutto bisogna sottolineare che il Grande Timoniere si sta dimostrando un centrista in economia, a metร  tra la continuazione delle riforme liberali di Deng e la corrente nostalgica maoista che vorrebbe un parziale ritorno a politiche piรน propriamente marxiste. Come? Lasciando intatta la struttura economica riformista, ma accentuando ulteriormente (come se ve ne fosse bisogno) il controllo statale su ogni aspetto economico del Paese. Inoltre, da quando gli Stati Uniti ed alcuni dei loro alleati hanno iniziato a porre dei paletti commerciali a Pechino in reazione alla sistematica concorrenza sleale cinese, Xi ha aumentato gli slogan a proposito dellโ€™autarchia, della ricerca tecnologica priva di collaborazione straniera e della necessitร  di assumere il controllo dellโ€™import-export delle materie prime nel Terzo Mondo. Tutto ciรฒ ha portato ad un aumento della giร  notevole spregiudicatezza internazionale di Pechino, i cui segni esteriori piรน evidenti sono le rinnovate minacce a Taiwan, la costruzione di isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale per allargare le proprie acque territoriali, la corruzione sistematica dei Governi africani per accaparrarsi le suddette materie prime, i rinnovati scontri militari di frontiera con lโ€™India (lโ€™altro gigante asiatico temuto dalla Cina per le sue dimensioni, la sua democrazia tutto sommato funzionale ed il suo filoamericanismo) ed, infine, lโ€™evidente allargamento dellโ€™influenza cinese in Pakistan, Afghanistan ed Asia Centrale, regioni in cui i sondaggi sullโ€™affidabilitร  dellโ€™Occidente sono ai minimi termini.

Politiche tanto aggressive inevitabilmente necessitano di forze armate alla loro altezza. Anche in questo campo Xi รจ rimasto tuttโ€™altro che fermo. Appena preso il potere ha avviato un ampio processo di riforma militare, argomento sul quale ha notevole esperienza amministrativa. Le riforme a cui sta sottoponendo lโ€™Esercito Popolare di Liberazione procedono su due binari paralleli: lโ€™aumento della qualitร  a discapito della quantitร  ed una rinnovata assoluta sottomissione dellโ€™apparato militare a quello del partito.

Da un punto di vista prettamente bellico Xi Jinping sta seguendo il solco tracciato da Deng Xiaoping, ossia mettere in soffitta il vecchio concetto maoista delle โ€œondate umaneโ€ sommariamente armate e che in Corea furono falcidiate dalla potenza di fuoco americana, in loco di un esercito piรน piccolo (per i parametri cinesi), ma in grado di competere con lโ€™Occidente a pari tecnologia e preparazione. Questo ha fatto sรฌ che prima Deng ed i suoi successori ed adesso Xi abbiano progressivamente ridotto il personale militare attivo da oltre 4 milioni di soldati agli attuali 2.185.000. Lo stesso Xi ha contribuito con un taglio di 300.000 unitร . Tutto ciรฒ ha portato quello che era un esercito del Secondo Mondo ad essere una forza ad un passo dalla paritร  tecnologica con il suo competitore numero uno, le Forze Armate degli Stati Uniti.

Questo intelligente percorso quarantennale ha inevitabilmente un rovescio della medaglia, ossia il sospetto che un esercito tanto migliorato ma anche ridimensionato non abbia i numeri sufficienti per poter gestire tutte le potenziali crisi belliche che lโ€™aggressiva dirigenza politica potrebbe scatenare. Una seconda nota degna di approfondimento sono le ragioni sociali che, insieme a quelle economiche e militari, hanno spinto la leadership sinica ad aumentare la professionalizzazione delle forze armate. Ogni societร , anche la piรน spartana, se garantita da una duratura stabilitร  politica tende ad arricchirsi. Questo รจ esattamente ciรฒ che รจ avvenuto in Cina dalla morte di Mao ad oggi. Tale miglioramento socio-economico ha indubbiamente rafforzato la posizione geopolitica cinese, ma inevitabilmente ne ha parzialmente indebolito la tempra. Pertanto รจ innegabile che la societร  cinese attuale difficilmente accetterebbe le folli perdite umane subite in Corea: anche in Cina lโ€™avvento di unโ€™era in pieno capitalismo di Stato (come vaticinava Karl Marx) ha in parte trasformato i vecchi sudditi obbedienti in cittadini desiderosi di ricercare la propria felicitร .

La seconda linea di condotta militare di Xi Jinping invece รจ una notevole rottura con gli ultimi quarantโ€™anni inaugurati da Deng. Lโ€™uomo che fece uscire la Cina dai deliri maoisti (e che per โ€œsegnare il puntoโ€ schiacciรฒ la protesta di Piazza Tiananmen) attuรฒ una parziale separazione tra il mondo militare e quello politico. In questo modo, secondo la regola classica delle dittature โ€œlaicheโ€, le forze armate si sono in gran parte trasformate in un settore professionale al servizio dello Stato, ma parzialmente isolate dai cambi di stagione politici interni alla Cittร  Proibita. Con Xi, al contrario, รจ avvenuto un vero e proprio ritorno al concetto maoista di โ€œesercito braccio armato del Partitoโ€. Le motivazioni del nuovo Grande Timoniere sono state esposte in maniera incredibilmente chiara e sincera. Secondo Xi lโ€™Unione Sovietica crollรฒ perchรฉ il locale Partito/Stato non esercitava un sufficiente controllo sullโ€™esercito, al punto che quando il sistema comunista collassรฒ ufficiali e soldati non fecero nulla per aiutarlo e anzi volutamente lo abbandonarono. Pertanto lโ€™esercito deve essere sotto il controllo non dello Stato, ma del Partito. Tutto ciรฒ, secondo gli analisti, ha portato Xi ad avere un controllo diretto sulle forze armate superiore a quello che ebbero Deng e lo stesso Mao.

Questa personalizzazione e ripoliticizzazione della Difesa, tuttavia, รจ probabilmente una buona notizia per lโ€™Occidente. Sebbene Lloyd George avesse sostanzialmente ragione quando disse che โ€œla guerra รจ una cosa troppo seria per lasciarla ai generaliโ€, la storia insegna anche che gli eserciti eccessivamente politicizzati si concentrano troppo sugli intrighi di palazzo e perdono di vista il loro scopo primario: la vittoria in guerra. Certoโ€ฆ un esercito troppo โ€œautonomoโ€ puรฒ mettere una bomba sotto la scrivania del dittatore che sta portando allโ€™autodistruzione il proprio Paese, ma per conquistare lโ€™Europa (o mezza Asia) servono forze armate che si concentrino sulle questioni militari, non sulla fedeltร  personale al Supremo Leader. Pertanto รจ probabile che Xi, con lโ€™insieme delle sue riforme, stia sicuramente migliorando il livello tecnologico delle forze armate, ma al tempo stesso stia peggiorando il livello degli ufficiali superiori, che da scienziati della guerra potrebbero dimostrarsi pavidi esecutori di dottrine politiche che mal si accompagnano con le necessitร  belliche.

Abbiamo parzialmente analizzato chi รจ e cosa sta facendo Xi Jinping. Concludiamo il nostro viaggio cercando di capire quali saranno le prossime mosse del nuovo Grande Timoniere. Siamo di fronte ad un uomo di indubbie capacitร  superlative e di una tempra dโ€™acciaio che desidera passare alla storia. A livello personale ha creato unโ€™immagine di sรฉ stesso che ricorda in egual misura la potenza ideologica comunista di Mao, il nazionalismo di Chang Kai-shek ed il millenarismo di Qรญn Shi Huรกngdรฌ (260 a.C.-210), lo spietato primo imperatore che unificรฒ la Cina centrale in unโ€™orgia di sangue e gloria militare. Al pari di Mao Xi crede nel comunismo e nella sua missione messianica, sebbene sia troppo intelligente per non scendere a compromessi con la realtร . Come il primo imperatore desidera passare alla storia: Huรกngdรฌ fece entrare la Cina nella storia e la trasformรฒ nella madre della civiltร  di tutto lโ€™estremo oriente, Xi desidera farla divenire la prima potenza mondiale entro ventโ€™anni, anche a costo di ignorare la regola della pazienza e dei piccoli passi che รจ una legge di geopolitica cinese dai tempi della dinastia Han (206 a.C-220 d.C). Infine, esattamente come Chang Kai-shek, desidera riportare la Cina alla posizione geopolitica precedente alle Guerre dellโ€™Oppio.

Ed รจ proprio su questo punto che lโ€™Occidente deve urgentemente fare tre cose: studiare la storia come fanno i cinesi, comprendere la sete di vendetta che i cinesi stessi coltivano contro lโ€™uomo bianco da quasi 200 anni per lavare unโ€™umiliazione che ancora oggi considerano inconcepibile e, last but non least, darsi urgentemente una svegliata.

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Graduated in History with modern and contemporary majors at the University of Genoa. Essayist, he is author of Ucraina in fiamme. Le radici di una crisi annunciata (2016), Dal Regno Unito alla Brexit (2017), Scosse d'assestamento. "Piccoli" conflitti dopo la Grande Guerra (2020) and Da Pontida a Roma. Storia della Lega (2020, with preface by Matteo Salvini)