Negli ultimi tre anni, la guerra russo-ucraina ha occupato le prime pagine della cronaca, oscurata in parte dal conflitto israelo-palestinese a Gaza e dai vari interventi israeliani in Libano, Siria e Iran. Al di là degli aspetti militari, degli aiuti occidentali a Kiev e dei tentativi di mediazione, vi è un aspetto poco considerato dell’Ucraina: la demografia. Lo Stato dell’Europa orientale, al pari di molti Paesi occidentali, ha conosciuto negli ultimi decenni un drammatico calo della natalità, aggravato da una massiccia emigrazione.
Mentre vengono diffusi i primi dati attendibili circa le perdite ucraine sul fronte – che attestano i caduti alla cifra spaventosa di oltre settecentomila – è l’intera nazione a subire un tracollo demografico, che ha radici più vecchie dell’attuale conflitto.
Pochi anni dopo la caduta dell’URSS, nel 1993, l’Ucraina raggiunse il picco della popolazione con 53,2 milioni di abitanti, poco al di sotto dell’Italia, che nello stesso anno contava 56,9 milioni di persone. L’incertezza di un Paese destabilizzato dal crollo dell’Unione Sovietica causò una massiccia migrazione verso la Russia, e in misura minore verso l’Europa occidentale, gli Stati Uniti e il Canada.
Il numero medio di figli per donna calò drasticamente in quegli anni, fino a scendere sotto l’1 nel 1999 (per mantenere una popolazione stabile, il tasso di fecondità deve essere pari a 2,1 figli per donna, sotto il 2, in assenza di migrazioni, la popolazione diminuisce e invecchia).
I nati vivi passarono da 657.202 nel 1990 a 389.208 nel 1999, con un calo del 40%. Nel 1999 la popolazione ucraina era già scesa sotto i 50 milioni di abitanti.
Nel primo decennio del Duemila si assiste a una rapida ripresa economica, che stimola un lento rialzo della fecondità e un conseguente aumento del numero di nati vivi.
Un incremento che, tuttavia, non riesce a fermare l’emorragia demografica: al netto dell’aumento delle nascite, l’Ucraina riesce a tamponare, ma non a invertire, il saldo naturale negativo (il numero dei morti continua a superare quello dei nati). Se nel 2000 erano nati 385.126 bambini, nel 2013 – alla vigilia del conflitto con i separatisti russofoni – le nascite erano salite a 503.657, pressoché lo stesso numero di nati vivi in Italia, che nello stesso anno ammontavano a 514.308, nonostante l’Italia avesse quasi 15 milioni di abitanti in più, ma un tasso di fecondità più basso: 1,39 per l’Italia, a fronte dell’1,51 dell’Ucraina (media tra l’1,37 delle zone urbane e l’1,83 delle zone rurali).
I dati ci dicono che l’Ucraina, nei dieci anni che vanno dalla caduta dell’URSS ai primi anni Duemila, aveva visto diminuire drasticamente la sua fecondità. Una speranzosa ripresa si è però verificata nel decennio successivo: non riuscì a eguagliare la natalità dei tempi dell’Unione Sovietica (praticamente nessun Paese ci è riuscito), ma la ripresa fu comunque notevole. Nel 2014 inizia il conflitto nell’Ucraina orientale con le milizie russofone. Nel marzo dello stesso anno, la Crimea si dichiara indipendente da Kiev. In un solo anno, tra il 2014 e il 2015, l’Ucraina perde quasi 2,5 milioni di abitanti, a causa del saldo naturale negativo, dell’emigrazione, della perdita della Crimea e delle conseguenze dirette del conflitto nel Donbas. Dai 45,4 milioni di abitanti del 2014 si scende a 42,9 milioni nel 2015. Dal picco della popolazione registrato nel 1993 al 2015, in poco più di vent’anni, l’Ucraina ha perso oltre 9,3 milioni di abitanti.
Il declino demografico prosegue negli anni seguenti, fino alla catastrofe del 2022. Gli ultimi dati affidabili risalgono al 2021: in quell’anno la popolazione ucraina ammontava a poco più di 41 milioni di abitanti. Dopo l’invasione russa, iniziata il 24 febbraio 2022, le stime nei primi dieci mesi di conflitto indicavano che la popolazione ucraina, secondo l’Istituto di Demografia e Studi Sociali M. V. Ptoukha, era compresa tra i 28 e i 34 milioni di persone. Il Worldometer (sito di statistiche globali), al primo gennaio 2023, riportava invece una popolazione di 37,7 milioni di abitanti, dato indicato anche dal World Bank Group e dall’ONU.
Il Servizio Statistico di Stato dell’Ucraina (Ukrstat) non rilascia più dati sulla popolazione dall’inizio del conflitto, sia per motivi logistici sia per ragioni legate alla censura. Il numero degli abitanti dell’Ucraina oscilla a seconda delle fonti; l’unico dato certo è che la popolazione sta diminuendo drasticamente, sia per il saldo naturale negativo, sia per i morti causati dalla guerra, e soprattutto per l’elevato numero di profughi. Le stime per il 2024 variano tra i 36,7 e i 29 milioni di ucraini presenti nei territori controllati da Kiev.
L’Eurostat, il 31 maggio di quest’anno, ha pubblicato un documento in cui riporta che sono 4,28 milioni i rifugiati provenienti dall’Ucraina accolti nei Paesi dell’Ue. Così distribuiti:
Ai profughi ucraini presenti in Europa vanno aggiunti quelli presenti in Russia. Anche in questo caso, le cifre non sono chiare. L’ambasciatore russo all’ONU, Vassily Nebenzia, nel settembre 2022 ha dichiarato che più di 3,7 milioni di ucraini, inclusi 600.000 bambini, sono “andati liberamente in Russia” o nelle aree separatiste controllate da Mosca nell’Ucraina orientale. Altre fonti russe, come la TASS (l’agenzia statale), affermano esplicitamente che oltre 5,4 milioni di persone provenienti da Ucraina e Donbass sono arrivate in Russia. Le autorità di Kiev parlano invece di “deportazioni”, con numeri che oscillano tra 1 e 2 milioni. I dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) riportano che 1,2 milioni di ucraini si sono rifugiati in Russia.
Inutile dire che questi dati vanno presi con le pinze. Volendo abbozzare un calcolo approssimativo sul numero di ucraini presenti nei territori controllati da Kiev, dai 41,1 milioni di abitanti del 2021 dobbiamo sottrarre il saldo naturale negativo (eccedenza dei morti sui nati vivi) nel triennio 2022–2024: con una media di 300.000 abitanti persi ogni anno, si arriva a 900.000 unità. A questi si aggiungono i circa 2,5 milioni di ucraini rimasti sotto occupazione russa e i 7 milioni che hanno lasciato l’Ucraina. Si arriva così a circa 30,7 milioni di abitanti, senza considerare le vittime dirette della guerra.
Diverse stime continuano a includere nella popolazione ucraina anche i territori sotto occupazione russa, Crimea compresa, zone che difficilmente torneranno sotto il controllo di Kiev. Si arriva così alla conclusione che l’Ucraina, in appena 30 anni, ha perso più di 20 milioni di abitanti, passando dai 52,2 milioni del 1993 ai circa 30 del 2025. Un calo che supera il 40%.
Sarebbe azzardato, se non del tutto campato in aria, affermare che, senza il conflitto con la Russia – iniziato a bassa intensità già nel 2014 – l’Ucraina avrebbe potuto arrestare il declino demografico. Paesi con una storia recente simile a quella di Kiev confermano che, guerra o meno, il calo della natalità colpisce tutti i Paesi europei, con un certo ritardo nei Paesi dell’Est, che si stanno in ogni caso adeguando alla sterilità occidentale.
La guerra ha bruscamente accelerato il declino demografico dell’Ucraina. Gli uomini muoiono in guerra, ma tra le vittime si contano anche donne e bambini. Dei rifugiati ucraini nell’Ue, sappiamo che il 44,6% è costituito da donne, i minori sono il 31,4% e gli uomini il 23,9%. Quando questa guerra finirà, avremo dati più affidabili sulla reale situazione a Kiev. Conosceremo il reale prezzo in vite umane e territoriali di questo conflitto. La guerra contribuirà ad aumentare l’età media del Paese: giovani soldati morti al fronte, donne in età fertile emigrate all’estero. Denatalità e invecchiamento sono fenomeni che si autoalimentano in un circolo vizioso da cui è difficile uscire. In Italia ne sappiamo qualcosa.
Ma qui sorge un’altra domanda: quanti ucraini torneranno in patria, tra quelli che nel frattempo hanno trovato una sistemazione migliore nell’Europa occidentale? Che ne sarà di un Paese sventrato dalla guerra, che si tiene in piedi grazie agli aiuti occidentali? A guerra finita, ci sarà una nuova ondata di migrazioni da Kiev?
Senza nasconderci dietro un dito, ai Paesi occidentali, in progressivo invecchiamento e sempre affamati di lavoratori, non dispiacerebbe “tenersi” – passateci il termine – e accogliere altri ucraini: immigrati preferibili ad africani e asiatici provenienti da culture profondamente diverse e spesso palesemente incompatibili con gli autoctoni. Ma qui parliamo dell’Ucraina, il cui futuro è più sfocato che mai: un Paese che rischia di diventare largamente spopolato e con un’età media in rapido aumento. Un Paese senza più energie né futuro.
Immagini: se non diversamente indicato sono state realizzate dall’autore di questo articolo.
Foto d’apertura President Of Ukraine from Україна CC0.
Le opinioni espresse negli articoli del Belfablog sono quelle dei rispettivi autori e potrebbero non rispecchiare le posizioni del Centro Studi Machiavelli.
Battitore libero del pensiero non conforme, scrive per diverse testate e blog. Si interessa di dinamiche demografiche, storia, geopolitica e «ideologie alla moda».













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