I concetti strategici NATO 2010 e 2022

La North Atlantic Treaty Organization (NATO), fin dalla sua costituzione nel 1949 con la firma del trattato a Washington, ha avuto i suoi Concetti Strategici per affrontare le minacce ai suoi Paesi membri, frutto delle situazioni geopolitiche e strategiche in atto. A tale riguardo, lo scenario politico-strategico internazionale ha subito elevati cambiamenti a partire dagli anni Dieci del XXI secolo, con un effetto dirompente sulla NATO. La sicurezza internazionale è stata messa alla dura prova da una serie di sfide, fra le quali il ritorno delle competizioni tra grandi potenze, l’ascesa della Repubblica Popolare Cinese, della Federazione Russa, il terrorismo, le Primavere Arabe, le nuove minacce cyber e cognitive, la crisi Ucraina del 2014 e l’invasione russa su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022.

La NATO ha configurato e riconfigurato, in questo quadro, il suo ruolo e le sue priorità “adeguandosi” ai cambiamenti dello scenario internazionale. Inoltre, vi sono state trasformazioni anche all’interno dell’Alleanza stessa negli ultimi anni. La NATO, infatti, negli ultimi decenni ha continuato ad allargarsi: il Montenegro è entrato nel 2017, la Macedonia del Nord nel 2020, Finlandia e Svezia (in risposta all’invasione russa dell’Ucraina) nel 2023 e 2024.

L’Alleanza, in seguito ai cambiamenti e le sfide internazionali, ha ridefinito il proprio perimetro d’azione e il suo ruolo a livello mondiale. Tutto ciò, lo si evince mettendo a confronto il Concetto Strategico (CS) NATO del 2010 e il Concetto Strategico NATO del 2022. A tale riguardo, il Concetto Strategico del 2010 descrive l’area Euro-Atlantica “stabile”, mentre il Concetto Strategico del 2022 – in seguito dell’invasione russa dell’Ucraina – descrive un teatro non più in pace.

Tuttavia, fra il CS 2010 e il CS 2022 vi sono dei punti in comune, come ad esempio quello della open door policy; in sostanza, si tratta di un’apertura al coinvolgimento volontario di qualsiasi nazione (od organizzazione) che possa contribuire a rafforzare la sicurezza reciproca, discendente dall’art. 10 del Trattato Nord Atlantico. Inoltre, fra i due documenti vi è una certa continuità nei core tasks dell’Alleanza, sebbene vi siano delle integrazioni nel CS 2022. A tale riguardo, gli attuali tre core tasks sono:

  • deterrenza e difesa;
  • prevenzione e gestione delle crisi;
  • sicurezza cooperativa.

Nel Concetto Strategico del 2022, tuttavia, si cita esplicitamente l’Indo-Pacifico come area di interesse strategico, che può influenzare direttamente la sicurezza Euro-Atlantica. Infatti, nel CS 2022 vi sono le preoccupazioni geopolitiche e strategiche della NATO (in primis gli Stati Uniti, azionista di maggioranza nell’Alleanza) nei confronti dell’Asia-Pacifico.

A tale riguardo, nel CS 2022 si legge che politiche – anche militari – della Repubblica Popolare Cinese sfidano gli interessi, la sicurezza e i valori della NATO (nonostante l’Alleanza rimanga aperta a un impegno costruttivo nei confronti di Pechino). Nell’individuare la Repubblica Popolare Cinese come competitore strategico, il nuovo CS mostra di avere una prospettiva chiara dell’evoluzione delle possibili dinamiche che possono esercitarsi in Europa, ed è scevra da contaminazioni economiche utilitaristiche che ancora si ostinano a vedere la Cina come una opportunità piuttosto che un pericoloso player geopolitico (vedi M. Scopigno, Il nuovo ruolo della NATO, in Geopolitica e Strategia. L’Italia nel Mediterraneo Allargato, Artestampa, 2024).

Tuttavia, è bene precisare che l’area dell’Asia-Pacifico è al centro di una competizione globale fra diversi players, soprattutto tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese. Gli eventi di carattere politico-strategico avvenuti tra il 2010 e il 2022, ovviamente, hanno inciso molto sul CS 2022. Negli ultimi decenni, è venuto molto alla ribalta il concetto di potenze revisioniste, ovvero nazioni che hanno come obbiettivo quello di cambiare lo status quo nato dopo la Guerra fredda. Tra le nazioni revisioniste, secondo la NATO, vi sono sicuramente la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese.

È bene sottolineare che la Russia è diventata nel CS 2022 la minaccia più seria per la NATO (in seguito alla crisi dell’Ucraina nel 2014 e all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa nel febbraio 2022). Di fatto, il Concetto Strategico 2022 prende atto dell’atteggiamento “aggressivo” della Russia, la quale, sempre di più, mira a proiettare la sua volontà di potenza verso l’esterno. Infatti, la NATO considera la Federazione Russa la minaccia convenzionale, ibrida e cibernetica primaria, a cui fa seguito il terrorismo persistente. La Repubblica Popolare Cinese, invece, è considerata una sfida impegnativa su molteplici fronti, in grado di mettere in discussione gli interessi dei Paesi NATO, essendo particolarmente attiva nell’esercizio dello smart power quale combinazione di strumenti politici, economici nonché militari. Di fatto, un complesso che la rendono “opaca” nell’attuazione delle sue strategie. La NATO conferma per entrambe la disponibilità al dialogo anche se, per quanto riguarda la Russia, non può essere considerata più un partner (come era invece nel CS 2010).

Tuttavia, nei Concetti Strategici NATO 2010 e 2022 non è stato dato molto spazio al Fianco Sud. A tale riguardo, nel CS 2010, la NATO non ha posto attenzione al vicinato meridionale e ha dedicato solamente un paragrafo su 38 alle partnership, con l’impegno di cooperare con tutti i Paesi del Mediterraneo. L’obiettivo dell’Alleanza era di sviluppare ulteriormente gli strumenti di cooperazione già disponibili, quali il Mediterranean Dialogue (MD) e l’Istanbul Cooperation Initiative (ICI). Il Concetto Strategico 2022, invece, dà meno spazio alla prevenzione e gestione delle crisi e di sicurezza cooperativa rispetto al Concetto Strategico 2010, subordinandoli allo scopo primario della difesa e deterrenza collettiva contro la minaccia russa. In tale scenario, non viene più menzionato lo sviluppo delle citate partnership, ma viene riconosciuto che i conflitti, la fragilità e l’instabilità in Africa e Medio Oriente influisce direttamente sulla sicurezza della NATO. Inoltre, il CS 2022 formalizza il concetto di vicinato meridionale della NATO, introdotto nel summit NATO del 2014, ripreso in quello del 2016 e in quelli successivi al CS, al quale dedica solamente un paragrafo su 49.

Le nazioni del South neighbourhood, secondo il CS 2022, stanno affrontando sfide che favoriscono i gruppi armati non statali e l’interferenza da parte di concorrenti strategici all’Alleanza. Nella comparazione del CS 2010 e CS 2022, per quanto riguarda il Fianco Sud, emergono elementi di convergenze e divergenza. Infatti, entrambi i documenti considerano il Fianco Sud dell’Alleanza una priorità secondaria e non prevedono azioni dirette per stabilizzare la regione. A tale riguardo, solamente il Concetto Strategico 2010 riporta i citati documenti di cooperazione. Tuttavia, tali documenti sono stati richiamati in tutti comunicati dei summit NATO fatti fino ad oggi. È bene sottolineare che, per quanto riguarda le divergenze, vi è un significativo cambiamento di narrativa nel CS 2022, il quale formalizza il concetto di “vicinato meridionale” e riconosce in maniera chiara l’instabilità dell’area. È importante sottolineare che la svolta decisiva di cambio di postura strategica della NATO nel 2022 è stata la Federazione Russa e l’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio del 2022. Tutto ciò ha spinto Paesi dell’Europa Orientale ad accentuare il bisogno di deterrenza e difesa collettiva verso il Fianco Est a scapito delle minacce e dalle crisi provenienti dal vicinato meridionale o Fianco Sud. Quest’ultimo, invece, prioritario per l’Italia.

Il Fianco Sud e il ruolo dell’Italia

L’Italia, quinto contributore NATO, ricopre un ruolo fondamentale nel processo decisionale per un cambio di passo nella narrativa dell’Alleanza riguardo alla direzione strategica meridionale. La guerra russo-ucraina e l’aumento di truppe a est non si è tradotto in una riduzione degli impegni nel Mediterraneo Allargato. Infatti, pochi mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Ministero della Difesa pubblicò un nuovo documento a indirizzo strategico, La Strategia di Sicurezza e Difesa per il Mediterraneo. Tale documento ribadisce come il Mediterraneo Allargato rimanga la principale aerea di interesse strategica per la nostra Nazione. In tale ottica, il supporto della NATO resta imprescindibile. Tuttavia, come già riportato in precedenza, nell’ultimo CS NATO vi è una poca attenzione al Fianco Sud dell’Alleanza. Tutto ciò dovuto – forse – alla mancanza di una minaccia “unificatrice” come quella rappresentata dalla Federazione Russa per i Paesi dell’est, e dall’assenza di una community mediterranea all’interno dell’Alleanza.

Inoltre, quest’ultima è conseguenza delle contrastanti e differenti politiche strategiche dei principali players europei (Italia, Francia, Spagna e Grecia) e non europei (Turchia). Il Mediterraneo Allargato – nel documento La Strategia di Sicurezza e Difesa per il Mediterraneo – viene definito come uno “Spazio geopolitico multidimensionale che comprende Paesi, culture e società differenti, ma strettamente interconnessi dal punto di vista economico e delle dinamiche securitarie, caratterizzato da crisi e problematiche locali i cui effetti riverberano sull’intera regione”. Tale concetto diventa riferimento ufficiale in ambito militare, diplomatico e istituzionale. Il documento delinea due principali indirizzi a livello politico militare: cooperativo e operativo. Il primo ha come obiettivo quello di rafforzare le capacità locali, anticipando potenziali situazioni di fragilità statale; il secondo mantiene una funzione deterrente. La visione si basa sull’interconnessione fra sicurezza ed economia: crisi in Nordafrica, Corno d’Africa e Medio Oriente impattano sul sistema regionale e sulla sicurezza della nostra Nazione.

Il Medio Oriente, ad esempio, è uno spazio geografico di nostro immediato e diretto interesse. Le relazioni commerciali con i Paesi lì collocati sono intense e sono presenti nell’area alcune delle più importanti missioni militari occidentali e, nello specifico, italiane. È bene sottolineare che il Medio Oriente fa parte di quell’ecumene che, spesso, indichiamo come Mediterraneo Allargato e che comprende anche la fascia del Nordafrica e del Sahel, dal Golfo di Guinea al Corno d’Africa (vedi Cfr. A. Venci, L’Italia in un mondo conflittuale, in Geopolitica e Strategia. L’Italia nel Mediterraneo Allargato, Artestampa, 2024). L’attuale conflitto in Medio Oriente è destabilizzante per la geografia del Mediterraneo. Ne può limitare l’agibilità con gravi danni economici per la nostra Nazione. Il blocco del Mar Rosso, minacciato dagli Houthi yemeniti, in concomitanza con il conflitto nella Striscia di Gaza, se posto in essere e non adeguatamente contrastato degraderebbe in breve tempo la nostra economia (dismissioni di porti importanti, aumento del costo delle materie prime, etc.). Infatti, gli scambi commerciali dell’Italia, sia in termini di import di materie prime che di export del Made in Italy, avvengono principalmente attraverso le rotte marittime nel Mediterraneo, che risulta cruciale anche per il sistema energetico nazionale.

Con il conflitto russo-ucraino il Mediterraneo ha assunto maggior rilievo strategico nel garantire le forniture energetiche, essenziali per la stabilità economica del Paese, con una rete di gasdotti e oleodotti che rendono l’Italia un hub energetico europeo. L’Italia riceve gas attraverso il Trans Mediterranean dall’Algeria, il Green Stream dalla Libia e la Trans Adriatic Pipeline (TAP). La presenza di giacimenti offshore aggiunge complessità, richiedendo stabilità politica nei paesi fornitori di energia. La politica di difesa della nostra nazione nel Mediterraneo Allargato si basa su una complessa rete di accordi di cooperazione e partnership, includendo relazioni bilaterali e trilaterali con Stati come Francia e Germania. Roma ha intensificato la sua presenza regionale attraverso accordi bilaterali, attività di capacity building e partecipazione a iniziative multilaterali come il formato 5+5, il programma Adriatico-Ionio (ADRION) e il Defence Cooperation Initiative (DECI).

È bene sottolineare che la crisi nel teatro medio-orientale del Mediterraneo Allargato sta avendo un impatto significativo sulla politica di difesa italiana. In risposta a tale scenario, la nostra nazione sta adottando una serie di iniziative internazionali e missioni, prevalentemente di natura marittima, per difendere i propri interessi strategici nell’area. Nel 2024, sono state autorizzate missioni importanti, fra cui l’iniziativa Levante per l’assistenza civile in Medio Oriente e un dispositivo multi-dominio nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano Nordoccidentale. Quest’ultimo integra operazioni strategiche come Aspides per garantire la libertà di navigazione, Atalanta per il contrasto alla pirateria, Emasoh nello stretto di Hormuz e Combined Maritime Forces in collaborazione con gli USA. In tale scenario, le missioni italiane richiederanno una strategia più strutturata e flessibile, in grado di adattarsi a un contesto mondiale sempre più ricco di rischi e a una possibile diminuzione della leadership statunitense. Per l’Italia sarà fondamentale integrare tali missioni in strategie regionali sempre più ampie, operando sia nel quadro NATO e UE, che attraverso iniziative bilaterali.

Conclusioni

L’Italia, in quanto media potenza regionale a connotazione marittima, dovrebbe perseguire una strategia multidimensionale, unendo lo strumento diplomatico, economico e militare. A tale riguardo, questa strategia dovrebbe focalizzarsi su due direttrici principali: la diplomazia di difesa e l’avanzamento tecnologico. Nello specifico, la diplomazia di difesa dovrebbe essere attuata attraverso accordi di cooperazione militare (e con molti Stati c’è già) con Paesi come Algeria, Egitto ed Emirati Arabi Uniti per incrementare la posizione geopolitica, economica e strategica della nostra Nazione nell’area. Inoltre, l’Italia dovrebbe aumentare la sua posizione nelle organizzazioni internazionali e migliorare le relazioni con alleati e concorrenti. Oltre a ciò, sarà necessario per la nostra Nazione una coordinazione interministeriale per affrontare le crisi e le sfide regionali.

Per quanto riguarda l’avanzamento tecnologico un esempio è il Maritime Surveillance, il quale frutto della cooperazione europea con un significativo contributo nazionale, rappresenta il potenziamento delle capacità di monitoraggio nel Mediterraneo. L’impiego di tale strategia potrebbe permettere alla nostra Nazione di affrontare, gestire le sfide emergenti e di mantenere un ruolo rilevante nelle organizzazioni internazionali. In sostanza, l’Italia ha un ruolo chiave nel contesto NATO e nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa Comune europea (PSDC), la quale si distingue per le sue capacità avanzate e per la sua presenza costante nelle rotte strategiche del Mediterraneo. Tale presenza rafforza il concetto di strategia multilivello, la quale combina dimensioni marittime, terrestri e aree per affrontare le sfide contemporanee.

È bene precisare che la nostra politica estera è, tradizionalmente, legata dai tre cerchi d’interesse: atlantico, europeo e mediterraneo. Tuttavia, l’evoluzione delle dinamiche geopolitiche e strategiche e delle minacce globali obbliga un riposizionamento delle priorità. Il Mediterraneo al primo posto: la crescente instabilità politica e il carattere multidimensionale delle minacce, lo portano ad essere il fulcro della sicurezza della nostra Nazione. La vicinanza geografica e l’interdipendenza economica aumenta l’urgenza di un impegno prioritario. L’Europa al secondo posto: la cooperazione europea costituisce un moltiplicatore di forza per l’Italia. La PSDC, in particolare, e la collaborazione con partner strategici come Francia e Germania sono assai fondamentali per sostenere missioni internazionali e affrontare le crisi regionali. Il cerchio atlantico al terzo posto: i rapporti e le relazioni con gli Stati Uniti e la NATO sono e saranno sempre un pilastro centrale, ma l’Italia dovrebbe ridurre la dipendenza dalle dinamiche atlantiche per concentrarsi maggiormente sui propri interessi regionali e mediterranei.

Le opinioni espresse negli articoli del Belfablog sono quelle dei rispettivi autori e potrebbero non rispecchiare le posizioni del Centro Studi Machiavelli

francesco sisto

Genovese, è laureato in Scienze Storiche. Ha conseguito il Master universitario di II livello in Intelligence and Security e il Master universitario di II livello in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale. Collabora con Difesa Online e ha svolto attività di ricerca e analisi presso il Centro Studi Militari Marittimi di Venezia. Ha ricoperto l’incarico di Political Advisor su nave Cavour della Marina Militare.