Il testo che segue è tratto dal discorso tenuto da Daniele Scalea, Presidente del Centro Studi Machiavelli, all’evento “Verso la civitas ideale”, svoltosi nel Palazzo del Campidoglio a Roma venerdì 13 dicembre 2024.

Quest’oggi mi è stato chiesto di discutere di quello che dovrebbe essere un principio cardine della politica e dell’amministrazione, a ogni livello: e cioè che ciascuna azione amministrativa dev’essere guidata da scelte politiche che presuppongono dei valori e una visione di fondo; avendo bene in mente il monito vergato da Aleksandr Solženicyn, scritto mentre raccontava della sua lunga esperienza nei gulag comunisti:

Il potere è veleno, è risaputo da millenni. (…) Ma per un uomo che crede nell’esistenza di qualcosa di superiore a tutti noi, ed è quindi conscio della propria limitatezza, il potere non è mortifero.

Roma, simbolo d’Italia e d’Occidente

Tra le cose “superiori a tutti noi” c’è anche Roma, la città eterna. Essa, più di tante altre città, non è solo un insieme di edifici, strade e monumenti; è un simbolo di cultura, tradizione e identità – identità nazionale dell’Italia e identità civilizzazionale dell’Occidente. Un simbolo che sta anzi godendo di un momento di grande popolarità.

Alcuni giornali hanno ironizzato sulla passione che l’uomo più ricco del mondo, e membro della prossima Amministrazione Trump, Elon Musk, ha per l’antica Roma. Eppure essa riflette una moda, che spopola tra giovani e meno giovani su Internet, che si manifesta tanto nello studio serio quanto in meme scherzosi legati alla Classicità. Questi giovani, che il degrado dell’istruzione sta privando di un’autentica educazione storica, vi sopperiscono autonomamente. Utilizzano la storia romana antica come mezzo per immaginare alternative alla società attuale, che gli è stata loro presentata come “naturale” e priva di alternative.

Una visione conservatrice

Ogni decisione amministrativa presa a Roma dovrebbe riflettere questa preziosa eredità. Le scelte non possono essere fugaci o dettate da mode passeggere; devono essere radicate in una visione di conservazione, di tradizione e d’amor di patria, che onori il passato mentre protegge il nostro futuro.

daniele scalea, governare roma

Daniele Scalea pronuncia il suo discorso durante il convegno.

Tale visione non deve mirare a conservare lo status quo in quanto tale. Essere “conservatori” non significa essere abitudinari o, peggio ancora, avere un gusto vintage. Quel che si vuole conservare (o recuperare) è il legame con gli avi e la storia. Si tratta di una visione verticale della società, in cui ogni generazione passa il testimone all’altra e la storia rappresenta l’identità collettiva. Dobbiamo sentire come un dovere quello di trasmettere il testimone alla prossima generazione. Ben vengano i mutamenti, purché in maniera naturale, emergendo spontaneamente dalla società, rispettosi della tradizione, e non frutto di ingegneria sociale imposta dall’alto.

Essere conservatori non significa stare immobili, ma avere delle radici che tengono ben piantati nel proprio terreno mentre si cresce verso l’alto.

Un’amministrazione di principio

Roma è stata costruita sulla base di valori che, malgrado tutto, hanno resistito al tempo: la famiglia, la comunità, l’ordine e il rispetto per la tradizione. Queste sono le pietre angolari della nostra identità. Quando parliamo di amministrazione, dobbiamo chiederci: come possiamo salvaguardare questi valori nel nostro operato quotidiano?

Solo per fare alcuni esempi:

  • nell’urbanistica, rispettando l’armonia storica e architettonica della nostra città. Va bene il progresso, ma che sia armonizzato con ciò che è stato tramandato a noi. Roma cresce, ma non deve perdere l’anima;
  • nella sicurezza, avere in mente che non si tratta solo di ordine pubblico (pur prezioso), ma anche della possibilità per le famiglie e la comunità di crescere in maniera sana, vivendo gli spazi urbani, intessendo relazioni positive. La romanità si manifestava anche nella severità delle leggi e dei castighi;
  • nell’educazione, che oggi oscilla tra due opposti: chi la vorrebbe solo tecnica e finalizzata al lavoro in età adulta, e chi invece cerca di inserirvi di tutto e di più, fino alla “educazione sentimentale”. Entrambe le impostazioni sono nocive. Da un lato, la scuola non può diventare mamma e psicologa; dall’altro, non può mancare di formare cittadini oltre che lavoratori. La storia patria, in particolare, è oggi più che mai importante. Sia perché sotto attacco, sia perché estranea a immigrati che non possono certo apprenderla tramite racconti e tradizioni familiari;
  • nell’economia, rifiutando l’idea di una Roma “museo a cielo aperto”. L’Urbe dev’essere un centro di attività economiche; non da ultimo, perché la differenziazione dei lavori e delle attività favorisce il pluralismo di idee e vocazioni.
Roma rinascerà

L’amor di patria dev’essere evidente in ogni azione, da parte di ogni amministratore o dipendente pubblico. Celebrare la storia, lavorare ogni giorno per il benessere del popolo e della patria. Ogni cittadino, ogni funzionario, ogni politico deve sentire il peso e l’onore di contribuire alla grandezza di Roma.

Queste esortazioni possono apparire inattuali solo a chi dispera, a chi non crede che a questi anni di crisi possa seguire una rinascita. Come scrisse un poeta e politico romano, testimone degli anni più critici per l’Urbe antica: “Ciò che non può affondare riemerge con forza maggiore”. Roma e l’Italia sono riemerse tante volte nella loro storia, e dobbiamo avere fede che ciò accadrà di nuovo.

Daniele Scalea
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Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.