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Dopo una lunga pausa torna il bollettino delle wokkate, perché non vi credevate mica che la vittoria di The Donald alle elezioni avesse cancellato come per magia ogni arcobalenata… A Washington il ritorno di Trump, accompagnato dal patron di X Elon “Dark Maga” Musk sembrerebbe infatti segnare un’inversione di tendenza a tema woke e cancel culture, con tanto di conversione sulla via di Damasco di Mark Zuckerberg e annessa confessione che i complottisti avevano ragione e Meta censurava le tesi avverse all’ideologia della dittatura sanitaria anche quando palesemente vere. Se certamente dalla Casa Bianca e dalle piattaforme social a stelle-e-strisce potrebbe partire un “vento del cambiamento”, vale la pena sottolineare che gli eccessi dell’ideologia wokeista e in particolare lo scempio della cancel culture applicata alla storia iniziarono a farsi strada proprio come reazione alla prima presidenza Trump. E soprattutto la vecchia Europa, anche in caso di evidente cambio di rotta, presenterà comunque una latenza significativa. Crepe, nel tetro blocco di potere del Vecchio Continente e isole vicine, peraltro, non se ne vedono…
Le wokkate insomma continueranno.
L’amico del giaguaro
Sebbene, come scrivevamo nel Bollettino n. 21, molti grandi marchi dell’industria e della Silicon Valley si stiano ritirando dalle iniziative DEI, il caso del brand automobilistico Jaguar ha fatto molto discutere. Lo storico marchio britannico di auto sportive e di lusso ha presentato la nuova immagine del brand con un fluidissimo cortometraggio adatto al più per qualche marchio di moda, in cui scompariva il celebre felino eponimo. Ironizzato dai più e apprezzato dai pochi.
E poi nel presentare il prototipo Type 00 che detterà il design dei nuovi modelli ha rinunciato all’iconico british racing green per un azzurrino, London Blue, e un rosa, Miami Pink, metallizzati. Secondo la casa costruttrice sarebbero un omaggio alle origini inglesi e l’altro alla città di Miami e all’Art Decò cifra stilistica della città e delle origini della Jaguar.
Natale neutro
Il 17 dicembre 1997 andava in onda il nono episodio della prima stagione di «South Park». La scorrettissima serie animata immaginava le polemiche per la recita di Natale della scuola, che per venire incontro al politicamente coretto diventava una sorta di installazione d’arte contemporanea sulle note minimaliste di Philip Glass: “una recita di Natale non offensiva e non confessionale”.
Quello che trent’anni fa era satira oggi è realtà.
Una scuola elementare britannica ha richiesto di rimuovere ogni riferimento al Natale da uno spettacolo destinato ai bambini per far sì che i pargoli e le rispettive famiglie siano «al sicuro».
Il giornale «Domani» si chiede «Perché c’è ancora un presepe nell’atrio della nostra scuola?» E c’è da dire che forse la scuola citata nell’articolo è veramente una sacca di reazionari, visto quello che raccontavamo nel 2022 in un asilo romano.
Bloccanti della pubertà e genderismo
Qualche settimana fa ha fatto notizia la vicenda dello studio iniziato nel 2015 in merito all’uso dei bloccanti della pubertà nei minori. Lo studio ha coinvolto 95 minori, ma non è stato pubblicato per opportunità politica. Da quanto emerge dal «The New York Times» non ci sarebbero miglioramenti apprezzabili nei trattamenti, e si preferisce non pubblicare i risultati perché potrebbero essere usati politicamente. Riportiamo il sottotitolo della notizia:
Il responsabile del lungo studio ha dichiarato che i farmaci non migliorano la salute mentale dei bambini con disforia di genere e che i risultati potrebbero essere strumentalizzati dagli oppositori delle cure.
La notizia su questo studio fantasma che potrebbe mettere la pietra tombale sui bloccanti per la pubertà sul piano scientifico è stata largamente ignorata dai media italiani, nonostante adesso stia facendo notizia la dichiarazione del Comitato Nazionale di Bioetica italiano che ha espresso un parere sulla necessità di maggiori studi sul tema dei bloccanti.
Grande è la confusione sotto il gender…
Nelle 100 donne dell’anno della BBC non poteva mancare un maschio, una donna trans, ovviamente. Si tratta dello scienziato e accademico colombiano Brigitte Baptiste celebre per aver spiegato in un TEDx come la palma Ceroxylon quindiuense sia queer. Pochi giorni prima sempre la BBC aveva dichiarato migliore calciatrice dell’anno la zambiana Barbra Banda, che però, per la CAF, Confederation of African Football, avrebbe livelli di testosterone superiori al limite previsto dall’associazione africana, più stringenti di quelli del CIO.
Si inizia a parlare del caso della psicoterapeuta danese Lotte Ingerslev che gestisce un blog gender critical. In un articolo la Ingerslev parlava dell’attivista Nadia Jacobsen e del fatto che proponesse contenuti erotici parlando di lei al maschile (elemento maschile abbastanza evidente nonostante il trucco e parrucco femminile nei contenuti proposti dall’attivista). Nadia Jacobsen ha citato in giudizio la psicoterapeuta per misgendering.
Mentre a Londra c’è stata un’azione di disturbo contro la LGB Alliance, no-profit di cui ci siamo già occupati e che si è distinta per portare avanti le posizioni di gay, lesbiche e bisessuali senza tutta la paccottiglia woke di molte altre associazioni. Il loro evento annuale è stato spostato in un’altra sede dopo che quattro ragazzine attiviste trans hanno liberato 6.000 grilli nella sede prevista per il convegno.
Regno Unito: avanti tutta con la cancel culture
Prosegue imperterrita la corsa della cancel culture nel Regno Unito. Il precedente governo Tory aveva fatto un tentativo per limitare i poteri dei consigli municipali in merito alla ridenominazione delle strade (proposta simile a quella lanciata durante il convegno Machiavelli Cultura del 2023). Si trattava di una proposta di legge per rendere queste attività possibili solo dopo referendum con una soglia dei due terzi favorevoli. Tentativo all’acqua di rose, e solo una proposta di legge, che ovviamente è stata rapidamente abbandonata da Angela Rayner, vice-premier del governo Starmer e Secretary of State for Housing, Communities and Local Government.
Starmer nel frattempo ha fatto rimuovere un ritratto di Gladstone, il leggendario primo ministro britannico, dal n.10 di Downing Street perché agli inizi della sua carriera Gladstone era a favore della schiavitù, e il padre del futuro primo ministro fu tra i più grandi proprietari di schiavi della sua epoca. Pure la scelta dei ritratti a Downing Street è a discrezionalità del Primo ministro di turno, e il quadro in questione era solo una copia. Per chi pensa si tratti solo di una questione di ispirazione politica e non di cancel culture poi Starmer ha fatto rimuovere da Downing Street anche un ritratto di Shakespeare.
Dalla Scozia la notizia che l’Aberdeen Art Gallery, museo fondato nel 1884, stia ridenominando le opere che possano avere titoli con terminologia «offensiva». Ma non ci sono solo i “vecchi quadri” a essere razzisti. Anche la fotografia ha un passato razzista e coloniale. Riferisce il «Telegraph» che in occasione della mostra «The 80s: Photographing Britain» alla Tate, i cartelli, raccontano il passato “sessista e razzista” della fotografia, di come essa fosse “un valido strumento del potere coloniale” attraverso immagini “alterate e che hanno creato stereotipi razzisti che hanno legittimato la missione degli imperi”. Pensa te.
Nel frattempo non crediamo che la cosa valga solo per la vecchia Inghilterra, oramai bollita a tal punto dal regime di Starmer da respingere una commissione d’inchiesta sul caso delle grooming gang, per evitare d’essere tacciati di razzismo e colonialismo. Anche a Roma riprende il tema decolonialista. Per il momento è apparentemente al ribasso, i nomi delle vie rimangono, ma cambieranno le didascalie e descrizioni. Sembra poco, ma come ben sappiamo, the spin must go on…
Regno Unito. Viva il woke (basta che non chiedono soldi)
Starmer è estremamente allineato all’ideologia woke, fintanto che non diventa una questione di soldi. A differenza dei libtard a stelle-e-strisce, sempre munifici quando si tratta dei programmi di compensazione economica, Starmer lo scorso ottobre si è detto contrario a compensazioni economiche per gli Stati che facevano parte dell’impero coloniale britannico. Pure l’unione degli stati caraibici non demorde e vuole tornare alla carica nel 2025 con richieste ancora più circostanziate.
Galles: Re Artù queer e scontro fra cani infedeli e maomettani
Dal Galles (ormai appuntamento fisso della rubrica) la notizia che Re Artù fosse queer. Nella foga woke di individuare una storia remota LGBTQ+ che ha già portato ad includere il Vallo di Adriano come esempio di storia queer (vedi il Bollettino n. 4) è ora il turno di una figura mitica come quella di Artù. A dirlo è il consiglio comunale del Denbighshire, in quanto secondo la leggenda Re Artù si vestì da donna in un’occasione per incontrare una ragazza in quelle terre. Non un travestimento bensì un caso di cross-dressing più che sufficiente a renderlo queer.
Nella foga di rendere il Galles un paese anti-razzista i responsabili del verde pubblico hanno poi ricevuto l’indicazione di creare delle aree verdi “dog-free”, ovvero vietate ai cani, allo scopo di non infastidire le persone di quelle religioni che non apprezzano il miglior amico dell’uomo, come l’Islam. Se non fosse per l’ideologia woke dietro l’operazione, si tratterebbe anche di una cosa sensata.
Wokkate e buona amministrazione
San Francisco, che appena pochi anni fa voleva spendere milionate di dollari per rinominare le scuole del distretto compresa quella dedicata a Lincoln, rischia di dovere chiudere il 9% delle scuole del distretto che servono circa 2.000 scolari per problemi di bilancio. Dimostrazione che a chi domanda “le wokkate a te cosa tolgono?” la risposta è “una buona amministrazione”.
Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo sulla legislazione australiana in merito ai crimini d’odio, e in diverse puntate del bollettino abbiamo parlato di come la nuova legge britannica abbia intasato la polizia. Il think-thank britannico Policy Exchange finalmente mette nero su bianco quello che qualunque persona di buon senso ha sempre pensato: queste legislazioni servono solo a distrarre la polizia dai suoi compiti.
Sempre nel Regno Unito, per la prima volta in dieci anni, sono in aumento i casi di morti di neonati e partorienti. Non ci sono ancora studi a riguardo, e le cause potrebbero semplicemente ricadere nel generico degrado della sanità pubblica britannica. Tuttavia la giornalista Suzanne Moore, premio Orwell 2019, non ha paura a citare l’elefante nella stanza con un pezzo dal titolo eloquente: «Il tempo sprecato per l’ideologia trans ha comportato l’aumento delle morti di donne incinte nell’ambito del servizio sanitario nazionale»

Enrico Petrucci
Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’informazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).
Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è redattore capo di "CulturaIdentità" ed è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).
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