di [molongui_byline]
L’amaro risveglio d’una nazione
Negli ultimi anni, la questione delle cosiddette “grooming gangs” (“bande di adescatori”) nel Regno Unito ha raggiunto il punto di non ritorno nell’opinione pubblica. Questa pratica disgustosa di prostituzione forzata ha visto bande organizzate di uomini, principalmente di origine pakistana, sfruttare sessualmente giovani ragazze bianche, spesso minorenni, in diverse città britanniche. Il risveglio alla consapevolezza di questo fenomeno è stato tardivo e doloroso, e si può dire che la nazione si è destata solo dopo che il danno era già stato fatto. Proprio in questi giorni, lo scandalo è deflagrato in un infiammato dibattito pubblico dopo che sono emersi nuovi casi di abusi in varie città del Regno Unito, come Oldham, e sono stati rivelati, tramite gli atti processuali, dettagli raccapriccianti sulle angherie subite da giovanissime ragazze.
Lo scorso settembre aveva riacceso il dibattito un editoriale sul “Telegraph” firmato dall’ex ministra tory Suella Braverman. La politica d’origine indiana, nota per la sua intransigenza verso gli islamisti, evidenziava come i predatori sessuali delle grooming gangs siano quasi tutti immigrati pakistani, accusandoli di avere “atteggiamenti culturali completamente incompatibili con i valori britannici”. La Sinistra ha invece cercato di minimizzare o relativizzare la questione. In questi primissimi giorni del 2025 Jess Phillips, sotto-segretario per “la Salvaguardia e la Violenza contro Donne e Ragazze” (sic), ha rifiutato la richiesta del Consiglio di Oldham (sobborgo di Manchester) per un’inchiesta ufficiale governativa sulla prostituzione minorile. Kemi Badenoch, la nuova leader dei conservatori, ha risposto invocando un’inchiesta a livello nazionale, ma è stata a sua volta attaccata da Nigel Farage, capo di Reform UK, il quale ha avuto gioco facile nel sottolineare l’inattività dei Tories quand’erano al governo (nel 2022 anch’essi rifiutarono un’inchiesta pubblica su Oldham).
Una storia di negligenza e insabbiamento
Le radici di questa crisi risalgono almeno agli anni ’90, ma è solo con il nuovo millennio che i casi hanno iniziato a emergere pubblicamente. La deputata laburista Ann Cryer e il documentario di Channel 4 Edge of the City sono state tra le prime voci, all’inizio degli anni Duemila, a portare all’attenzione nazionale il fenomeno dell’adescamento, direttamente fuori dai cancelli delle scuole, di ragazzine bianche da parte di gang asiatiche. I loro moniti furono rapidamente soffocati dall’allarme “razzismo”. La carriera politica della Cryer finì da lì a poco, mentre la trasmissione del documentario di Channel 4 fu rinviata su richiesta di polizia e associazioni sedicenti “anti-razziste”.
La prima esplosione mediatica che il sistema censorio non seppe contenere avvenne a Rotherham, cittadina dello South Yorkshire, nel 2011. Quell’anno Andrew Norfolk pubblicò sul “Times“ una serie di articoli d’inchiesta sulla prostituzione minorile. Il giornalista, per sua stessa ammissione, aveva titubato per anni prima di affrontare seriamente il tema, poiché temeva di favorire l’estrema destra. Nello stesso periodo l’attivista nazionalista Tommy Robinson (attualmente incarcerato a causa di un suo documentario, Silenced) cominciava a promuovere campagne contro le gang di stupratori stranieri.
La fonte primaria di Norfolk fu Jayne Senior, che guidava un’associazione locale per la protezione dei minori. Già nei primissimi anni 2000 un membro di quell’associazione, Adele Weir, aveva dettagliatamente informato la polizia e l’amministrazione locali di quanto stava accadendo. Sebbene la Weir avesse documentato 54 casi di bambine abusate dalla famiglia Hussain, le autorità di Rotherham – una roccaforte laburista – avevano rifiutato ogni evidenza, accusandola di falsificazione e razzismo. La Weir fu fatta oggetto di intimidazioni e furto di materiale documentale, finché fu ridotta al silenzio.
L’orrore disvelato: il Rapporto Jay
Tre lustri (e innumerevoli vittime) dopo, non si poteva più fingere che il problema non esistesse. Le autorità commissionarono perciò un’indagine alla professoressa Alexis Jay, che vide la luce nel 2014 col titolo Independent Inquiry into Child Sexual Exploitation in Rotherham (1997 – 2013). Il rapporto Jay era dirompente. Rivelava che almeno 1.400 bambine (in una città di 100 mila abitanti!) erano state abusate sessualmente nei sedici anni precedenti. Quasi tutte le vittime erano bianche, quasi tutti gli stupratori pakistani (sebbene solo il 5% degli abitanti di Rotherham fosse d’origine pakistana).
I dettagli erano scioccanti: bambine che venivano drogate, minacciate, picchiate e costrette a farsi violentare ripetutamente da numerosi uomini. Non violenze occasionali, ma ragazzine a malapena adolescenti che venivano ridotte per anni a schiave del sesso per cerchie di immigrati. Polizia, politica e servizi locali avevano mostrato una reticenza scioccante ad agire, per paura di essere accusati di razzismo o di turbare la “coesione comunitaria”. Ciò aveva permesso ai predatori di operare indisturbati per anni e, notava con angoscia la Jay, a continuare a commettere i loro abusi persino nel momento in cui usciva il suo rapporto.
Solo a partire dal 2016 sono state pronunciate le prime condanne contro gli stupratori di Rotherham. L’ultimo gruppo di 7 uomini ha ricevuto la sua condanna nel 2024. Tutti i condannati (almeno 36) sono di etnia pakistana, eccetto forse uno di possibile origine iraniana.
Oltre Rotherham: lo scandalo si allarga
In quegli anni e in quelli successivi casi simili sono stati scoperti in città come Rochdale, Huddersfield, Telford e Oxford, con schemi di abuso che mostravano notevoli somiglianze: gruppi di pakistani che adescavano giovanissime ragazze bianche e le riducevano in schiavitù sessuale, mentre le autorità chiudevano non uno ma entrambi gli occhi.
A Rochdale, ad esempio, una serie di indagini fallimentari da parte della Greater Manchester Police ha lasciato le giovani vittime alla mercé dei loro aguzzini per quasi un decennio. Le storie di queste giovani donne raccontano di adescamenti fuori da scuola, iniziazioni ad alcool e droghe, violenze di gruppo da parte di uomini prevalentemente pakistani, minacce di ritorsioni se avessero cercato aiuto. Più inchieste hanno rivelato che la polizia e il consiglio locale di Rochdale (a netta maggioranza di sinistra) hanno fallito nel proteggere queste ragazzine. Nel 2012 nove uomini, tutti di origine pakistana, sono stati condannati.
Dal 2018 sono 41 gli individui, apparentemente tutti pakistani, condannati per gli abusi sessuali a Huddersfield. Le vittime erano giovani ragazze, alcune delle quali avevano solo 11 anni all’inizio degli abusi.
Telford è stato il teatro di reati sessuali di scala paragonabile a quella di Rotherham, con abusi documentati fin dagli anni ’80 e che hanno coinvolto oltre 1.000 minorenni, come appurato nel 2022 dall’indagine ufficiale di Tom Crowther. Indagine che il Consiglio locale, di marca laburista, aveva cercato di evitare in ogni modo.
Nella nota città universitaria di Oxford, a partire dal 2013 è stato condannato un totale di 21 uomini d’origine pakistana.
Casi di grooming gangs sono venuti a galla in numerose altre città inglesi, come Newcastle, Bristol, Aylesbury, Peterborough, Keighley, Bradford, Oldham, Halifax, Banbury, Derby, Brighton. La lista è sicuramente più lunga, perché si è solo cominciato a fare luce sull’orrendo fenomeno criminale.
La negligenza istituzionale non si è limitata dunque a una singola città o a una sola forza di polizia. Il problema è stato sistemico, con un fallimento diffuso da parte delle autorità nel proteggere i più vulnerabili della società. Le vittime sono prevalentemente ragazze bianche di famiglie povere; i perpetratori quasi tutti pakistani, o comunque d’origine straniera, tutelati in nome del multiculturalismo. I condannati autoctoni sono pochissimi: con almeno 150-200 individui che hanno ricevuto sentenze relative alle grooming gangs, sono noti solo un paio di casi di delinquenti indigeni.
Censura e insabbiamento: come le autorità hanno soffocato lo scandalo
L’approccio delle autorità verso queste grooming gangs è stato caratterizzato da una forma di censura e copertura che ha permesso agli abusi di continuare indisturbati.
Malcolm Newsam e Gary Ridgway, ad esempio, hanno documentato la negligenza della polizia di Manchester in numerosi rapporti ufficiali, prima di dimettersi nel 2024 per protesta contro la mancata collaborazione delle forze dell’ordine alla loro indagine. Il giornalista Charlie Peters, di “GB News”, ha incontrato numerosi genitori delle vittime in varie città: tutti hanno testimoniato di come la polizia non solo ignorasse le loro denunce, ma addirittura intimasse alle vittime e ai loro parenti di non creare problemi, pena l’arresto.
Nel 2022 è stata pubblicata la Independent Inquiry into Child Sex Abuse (IICSA), a opera di una commissione ufficiale istituita nel 2015 e dal 2016 presieduta dalla professoressa Alexis Jay. L’indagine non ha riguardato solo le grooming gangs, ma ha toccato anche quel tema. L’IICSA, pur facendo alcune concessioni al politicamente corretto (ad esempio rilevando che “solo” la stragrande maggioranza dei perpetratori, ma non proprio tutti, è pakistano d’origine), certificava che il fenomeno è diffuso in ampie zone di Inghilterra e Galles, con abusi particolarmente nocivi e degradanti. I fallimenti delle autorità, dovuti alla paura di passare per “razzisti”, sono stati sottolineati una volta di più.
Anche i politici hanno contribuito a questa fallimento. Alcuni membri del Partito Laburista, come l’ex leader Jeremy Corbyn e il sindaco di Londra Sadiq Khan, sono stati accusati di minimizzare la questione o di negare l’esistenza di un problema specifico legato a bande di uomini di origine sud-asiatica. Nel 2017 Corbyn costrinse alle dimissioni dal ruolo di shadow secretary la deputata di Rotherham Sarah Champion, “rea” di aver affermato l’esistenza d’un problema legato a “uomini pakistani britannici che stuprano e sfruttano ragazze bianche”. Il sindaco Khan, anch’egli d’origine pakistana, ha descritto le affermazioni riguardo l’etnia degli aggressori come “dog whistle politics” (in sostanza sarebbero un modo per convogliare sottili messaggi razzisti al pubblico).
Il ruolo controverso di Keir Starmer
Keir Starmer, attuale primo ministro del Regno Unito, è stato direttore delle Public Prosecutions (DPP) dal 2008 al 2013, anni in cui queste grooming gangs operavano indisturbate. Durante il suo mandato come DPP, Starmer ha supervisionato il Crown Prosecution Service (CPS), responsabile di decidere su incriminazioni e accuse penali.
Tra i critici di primo piano c’è l’ex poliziotta Maggie Oliver, protagonista di alcune delle iniziali operazioni investigative contro le grooming gangs, prima di dimettersi polemicamente in risposta a quello che percepiva come un fallimento sistemico nel proteggere le vittime di abusi sessuali. La Oliver fu protagonista della Operation Span, che portò nel 2009 a identificare la rete di stupratori che sfruttava le ragazzine nell’area di Manchester. Il CPS, all’epoca supervisionato da Starmer, decise di non procedere con le accuse contro alcuni degli uomini coinvolti, ritenendo poco credibili le vittime perché note come alcoliste o drogate.
Anche Elon Musk in questi giorni sta scagliandosi contro Starmer per il suo ruolo come DPP. Alcuni critici suggeriscono che l’attuale Primo Ministro abbia promosso una politica di “sensibilità culturale” che ha ritardato e in alcuni casi impedito le indagini e le accuse contro queste bande.
La dimensione culturale e le critiche al multiculturalismo
Esiste una corrente di pensiero che cerca di minimizzare la questione, asserendo che la maggior parte degli abusi sessuali nel Regno Unito è commessa da individui di etnia caucasica. Questo argomento è intrinsecamente fallace. Dove sarebbe la notizia nel fatto che in Inghilterra la maggioranza dei crimini sia commessa da inglesi? È ovvio sia così, dato che sono l’etnia maggioritaria. Ciò che si ignora completamente è la sovra-rappresentazione degli uomini di origine sud-asiatica nei crimini sessuali, e specificamente nel fenomeno delle grooming gangs.
Secondo un rapporto del 2017 della Quilliam Foundation, condotto da ricercatori britannico-pakistani, ben l’84% degli individui condannati per crimini di grooming gang era di origine sud-asiatica, nonostante tale comunità rappresentasse solo il 7% della popolazione britannica. Questi numeri evidenziano una sproporzione significativa che non può essere semplicemente liquidata come un riflesso della demografia generale, ma piuttosto come un chiaro indicatore di una problematica specifica all’interno di questa comunità.
Per decenni, bande composte in grande maggioranza da uomini pakistani britannici hanno deliberatamente preso di mira e abusato ragazze minorenni bianche. E le autorità non hanno fatto nulla perché non volevano provocare tensioni razziali. Hanno letteralmente dato la priorità alla coesione comunitaria sulla salvaguardia e sicurezza di donne e ragazze.
Accusare chi solleva il problema di essere razzista o di promuovere una narrazione xenofoba è un tentativo di evitare un’analisi critica delle pratiche culturali che possono contribuire a tali crimini. Non si tratta di discriminazione nociva, ma di riconoscere un fenomeno reale e affrontarlo con le misure adeguate per proteggere i più vulnerabili.
Conclusione
Non solo i fatti ma anche i numeri del fenomeno appena descritto sono raggelanti. La già citata Sarah Champion, deputata di Rotherham impegnatasi a tutela delle vittime, ha ipotizzato che il totale delle vittime nel Regno Unito potrebbe raggiungere la cifra
monstre di
un milione. Si tratta di una congettura priva di evidenze fattuali o statistiche, ma tuttavia non così inverosimile se pensiamo alle almeno 1.400 vittime nella sola Rotherham. Gli abitanti di questa cittadina rappresentano lo 0,18% della popolazione di Inghilterra e Galles; proiettando il dato sulla popolazione nazionale otterremmo un numero vicino alle 800 mila vittime. E consideriamo che le vittime stimate dal rapporto Jay riguardano solo un periodo limitato di tempo, e che cominciano a comparire le prime evidenze di bande adescatrici anche in Scozia.
La saga delle grooming gangs nel Regno Unito è un capitolo oscuro che ci obbliga a riflettere criticamente su come la società gestisce la diversità culturale, la sicurezza dei suoi giovani e l’efficacia delle istituzioni. Nonostante gli sforzi recenti per affrontare il problema, rimane la sensazione che molto sia stato fatto troppo tardi, e che il silenzio e la paura di affrontare verità scomode abbiano causato danni irreparabili a generazioni di giovani donne. La vera sfida ora è non solo portare giustizia per le vittime ma anche ricostruire la fiducia in un sistema che ha fallito in modo così eclatante.
P.S.: e in Italia?
Dalla prospettiva italiana, quanto venuto alla luce in Gran Bretagna deve far riflettere e invitare alla massima vigilanza. Senza voler criminalizzare un’intera nazionalità, è evidente come la diaspora pakistana nel Regno Unito abbia mostrato una innegabile, sproporzionata propensione allo sfruttamento sessuale di adolescenti bianche. L’etnia autoctona non è stata presa di mira per puro caso: le carte processuali abbondano di riferimenti al linguaggio razzista che i criminali pakistani usavano con le loro vittime bianche, definite proprio “white bitches“.
I pakistani in Italia sono ormai oltre 200 mila e costituiscono una delle nazionalità più rappresentate negli sbarchi di clandestini degli ultimi anni. Una seria indagine dovrebbe essere condotta sui fattori socio-culturali che hanno predisposto i pakistani nel Regno Unito a perpetrare i crimini sopra descritti. L’individuazione di tali fattori potrà permettere di cogliere il livello di rischio in Italia e lavorare per prevenire eventuali riproposizioni dell’orribile scenario britannico.
Daniele Scalea
Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.
Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).
Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.
Grazie per rendere pubblici questi orrori che mi spaventano. Ho viaggiato in Pakistan ed è meglio che non commenti. L’islamismo mi terrorizza. Che delusione UK, ho vissuto 15 anni a Londra che ho molto amato ma questo fatto mi ha scioccato per la mancanza di intervento
Mi domando perché queste cose le devo venire a sapere da voi e da pochi altri e non siano in prima pagina su tutti i media… chissà perché
I media sono controllati dagli ashkenaziti, gli stessi che controllano e pianificano l’immigrazione nel continente europeo al fine di creare la razza meticciata.
Articolo sicuramente molto interessante. Unico appunto è relativo ad una omissione di fondo, e cioè che tali fenomeni presuppongono ambienti caratterizzati da un gravissimo degrado sociale nei quali i “reclutatori” trovano le loro vittime. Pensare che tutto sia dovuto alla presenza dell’immigrazione pakistana, come si finisce per essere indirizzati, semplifica la complessità del fenomeno. Quindi se da un lato le omissioni, peraltro bipartizan, erano dettate dal timore di accuse di razzismo, non escluderei che ci fosse anche la volontà di evitare di prendere atto della situazione di emarginazione di alcuni strati della popolazione inglese.
Strano che in famiglia non ci si fosse accorti di nulla, compreso il rischio di gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili.
Sono cose che si noterebbero,e ne sarebbero capaci di notarlo persino genitori poveri noi
Buongiorno Centro Machiavelli,
Vi ringrazio per il vostro lavoro, vi ho scoperto da poco e sono contento di scoprire nuove risorse e soprattutto nuove difese contro il “nemico”. Io, sui social, dove sono presente da poco (e che non amo molto), oggi ho pubblicato quanto segue. Una precisazione: non lo riporto qui per notorietà o per presunti obblighi di condivisione social, ma perchè è necessario essere consapevoli, denunciare, parlare di queste cose, fare rete! Fatta questa doverosa premessa, aggiungo che per quanto mi riguarda collego l’inarrestabile declino della società occidentale al femminismo. Ecco quanto da me oggi pubblicato.
IL G3NOC1D1O DEI BAMBINI BIANCHI IN UK E UE
Ne parlo nel mio libro, il primo volume della Trilogia del Tridente, dedicato al femminismo, la madre di tutti i nostri mali. E dal cuore così scrivo a mio figlio Telemaco: “Se inviti il terzo mondo a casa tua diventi terzo mondo; l’Italia ogni giorno di più diventa un paese del Terzo Mondo, e non può che peggiorare, figlio mio”.
Solo a Rotherham, nel corso di 10 anni, gang di “groomers”, ma sarebbe corretto dire di stupratori e assassini, di violenti criminali razzisti, hanno abusato di minorenni britannici. Questi orribili crimini sono stati coperti, così come lo sono ora, dal governo e dalle istituzioni. Si stima che abbiano abusato di almeno 1400 minori. I fatti di Rotherham non sono un caso isolato. Si sono ripetuti a Rochdale, a Oldham, a Bradford, in tante altre città. E anche in Europa, in Finlandia, sono accaduti a Oulu. La lista è senz’altro più lunga, sia in UK che sul continente. E le modalità? Sempre le stesse. Bande di violenti criminali psicopatici, perlopiù di origine pakistana o magrebina, hanno abusato d minori perlopiù bianchi. Un’arma di guerra, uno stupr0 di massa perpetrato ai danni dei bianchi.
Gli “stupr1 di Capodanno”, fatti barbari, avvenuti anch’essi in diverse città d’Europa, non sono niente, sono una barzelletta rispetto alle reali dimensioni del fenomeno. Sono la punta dell’iceberg.
E in Svezia? “La Svezia è in preda a un aumento della violenza delle gang e delle sparatorie che ha colto di sorpresa cittadini e leader. Le parole del primo ministro, Ulf Kristersson, quest’anno: “La Svezia non ha mai visto nulla di simile. Nessun altro Paese in Europa sta vedendo qualcosa di simile”». Dal 2008 al 2024 la Svezia è scivolata dal 14esimo al 28esimo nell’Indice di Pace Globale (GPI), il principale strumento di misurazione della pace globale, prodotto dall’Istituto per l’Economia e la Pace (IEP). La Svezia è oggi seconda solo al Messico, nel mondo, per attentati con esplosivi. La città di Malmö, oltre ad essere “la capitale europea delle bombe”, è stata a più riprese definita anche la “capitale dello stupr0” d’Europa”.
E vogliamo parlare del fenomeno delle spose bambine?
Cito, sempre dal mio libro: “Nel 2011 l’Home Office’s Forced Marriage Unit, un’istituzione inglese nata proprio per far fronte al problema, ha riportato circa 1500 casi di matrimoni forzati nel Paese, ma secondo il governo inglese sarebbero molti di più, dai 5.000 agli 8.000, tra cui moltissimi casi non denunciati. In Germania si parla di 3.000 casi l’anno, che coinvolgono soprattutto ragazze della comunità turca: secondo una relazione governativa il 27% di loro avrebbe rischiato di essere uccisa a causa delle violenze corporali estreme. In Francia si arriva addirittura a parlare di 60mila vittime l’anno». Eccoli i prodigi del multiculturalismo, la straordinaria ricchezza della diversità, la certezza dell’integrazione riassunti in poche righe!”
“Se importi il Terzo Mondo, diventi il Terzo Mondo”.
L’Occidente ha deciso di suicidarsi, le “nostre” donne non fanno più figli, gli uomini sono stati femminilizzati, apriamo le porte a orde di criminali che violentano e uccidono i nostri -pochi- figli nei modi più abbietti, e che cosa facciamo? Non facciamo niente.
Forse è giusto così, figlio mio. Meritiamo davvero l’#estinzione.
#terzomondo #tommyrobinson #rotherham #rochdale #bradford #oulu #oldham #malmo #sposebambine #islam #groomers #groominggangs #genocidio #genocidiodeibianchi #matrimoniforzati #finedelloccidente #gliuominiricevonofiorisoloquandomuoiono #ulisseyagorossini #sostituzioneetnica #invasione #declinodelloccidente #trilogiadeltridente #immigrati #stranieri #migranti #integrazione #arricchimentoculturale #stupro #stupri #multiculturalismo #diversità #inclusione #stupridicapodanno #stupridimassa #stupridiguerra #risorse #denatalità #calodemografico #glaciazionedemografica #invernodemografico #antifemminismo #Antisessismo #ilfemminismoèuncancro #nientedinuovosulfronteoccidentale #antifemminista #antisessismo #declino
Gentile Centro Machiavelli, siamo in guerra contro un nemico temibile e agguerrito, e a mio modo di vedere, purtroppo, questo guerra la stiamo perdendo. Mi fa piacere sapere che non siamo soli, come spero faccia piacere a voi sapere che non tutti ignorano la realtà e non tutti stanno e staranno zitti.
Un augurio di buona continuazione e buon 2025.